Niente a che vedere col successivo AMORE TOSSICO, cui un titolo così sembrerebbe addicersi alla perfezione. In realtà siamo più dalle parti del poliziottesco, visto che il personaggio intorno al quale sembra ruotare l'intera vicenda è il commissario De Stefani (Marcel Bozzuffi) più che il gruppo di adolescenti tendenzialmente tossicomani in cui si mette in luce Massimo (Bud Cort). Esiste ad ogni modo un curioso mix tra le due realtà, con il regista (Lucio Marcaccini) che prova a farle convivere seguendo la traccia scritta da lui stesso con Vincenzo Mannino e José Maria Sanchez. Il commissario...Leggi tutto parte indagando sul furto di una preziosa tabacchiera per ritrovarsi in breve nel mondo della contestazione giovanile a sfondo comunista, dove il problema droga è tangibile. La storia si snoda toccando più sfere sociali (il proprietario della tabaccheria e suo figlio appartengono ad esempio alla classe benestante), di tanto in tanto divaga e si concede persino un lungo break onirico che dovrebbe farci vivere negli intenti le strampalate visioni prodotte dalla droga. Il film di Marcaccini è insomma un grosso calderone in cui emerge la figura del commissario ben tratteggiata da Bozzuffi (un'ottima performance, pur se minata da un'inevitabile banalità di fondo) e dove la sceneggiatura - parrà strano - riesce a mantenere una sua coerenza e una sua logica. Si è visto di peggio nel genere, insomma, e ROMA DROGATA una sua certa dignità ce l'ha. Ovviamente nei limiti del prodotto di serie B girato con quattro lire...
Mediocre mix tra droga movie e poliziesco. Mi aspettavo decisamente di più e ho fatto fatica a seguire il banale intreccio fino in fondo. Si salvano le musiche, la Grapputo che ha una bella scena di sesso con Cort e il ritratto di una invernale Roma anni '70. Particina per Patrizia Gori.
Trattasi di un mix tra poliziesco, politico e droga movie che personalmente non ho particolarmente gradito. Forse la parte poliziesca l'ho gradita un po' di più di tutto il resto e ammetto che vi sono alcune sequenze d'impatto ben riuscite (soprattutto il finale è molto bello). Eccellente invece il comparto musicale, a partire dalla canzone di apertura e chiusura cantata da Sammy Barbot (We've got a lord) per arrivare al resto delle colonne sonore con Tony Esposito alle percussioni.
Misto davvero malriuscito di poliziesco e film-droga. Mai mi sarei aspettato attori come Bozzuffi così fuoriforma in questo noiosissimo film! Da salvare possiamo dire che c'è poco o niente. Nella lunga serie di film "di genere" prodotti nel 70 possiamo tranquillamente considerarlo come uno dei peggiori.
La droga si era già vista nel nostro cinema, ma solo a livello marginale: qualche giovane "fatto", qualche spacciatore arrestato ecc... Qui si inizia fin dal titolo a darle più spazio, anche se a dominare è la componente poliziesca (abbastanza mediocre peraltro) mentre l'approfondimento sociale è ancora in secondo piano. Alla fine, tolta qualche scena di contestazione giovanile, resta un poliziottesco come tanti altri... Buone le musiche, film mediocre.
MEMORABILE: Notare, in una delle prime scene, un notevole rifacimento semi-strumentale di "Custar Pie" dei Led Zeppelin!
Sbirciando con la coda dell'occhio i modelli "neri" d'oltreoceano, Marcaccini elabora un droga-movie poliziesco col piede nella realtà giovanile romana post-68. Nel film convivono in superficie vacui discorsi libertari, spunti d'indagine sociale sul mondo della tossicodipendenza e sprazzi surreali di body-art psichedelica, trascinati dalla stupenda colonna soul/rock di Albert Verrecchia. Nonostante le palpabili potenzialità, il regista manca di affrontare con la dovuta profondità le varie tematiche rappresentate. Bozzuffi, solido e determinato come sempre, non delude.
MEMORABILE: La sequenza onirica di antropofagia rituale, che ricorda quella vista ne Il profumo della signora in nero; l'epilogo gettato alle ortiche.
Non ci siamo. È un deja-vu di argomenti sviluppati molto meglio in tanti altri film contemporanei, mi dispiace solo per il cast. Brano di titoli di testa e di coda a dir poco orrido. Sono interessanti le allucinazioni durante il droga-party, originale il confronto Cort-Bozzuffi che anzichè avvicinarli li allontana ancor più creando un equivoco dopo l'altro e discreta la scena finale con la gabbia ornitologica. Tutto qui... ma è davvero poco, anche perché gli argomenti sociali e le problematiche giovanili son solo rasentate.
Se siete tra quelli che ritengono indispensabile che un film (specialmente un poliziesco) abbia una trama avvincente, evitate accuratamente questa pellicola di Marcaccini. Se invece, come me, andate in brodo di giuggiole per freakerie e sballi onirici vari, non perdetevela per nessuna ragione! Roma non è drogata, è drogatissima. Assumi la sostanza e parte il trip! Diavoli, orge, inferno, cannibali...non ricordo esattamente cosa ho visto ma era grandioso, tutto "distorto". Stupenda colonna sonora di Albert Verrecchia. Introduce Sammy Barbot (!).
Un semplice furto porta la polizia a scoprire un mondo "fatto" nel vero senso del termine, ove i giovani infarciti di ideologie libertarie si dedicano alla smodata assunzione di sostanze stupefacenti arrivando alle estreme conseguenze. In alcune sequenze appare come un film documento frammisto ad un poliziesco di bassa lega. Onirico e spiazzante il lungo ed ipnotico intermezzo musicale.
Dal titolo pensavo ad un poliziottesco, invece il film di Marcaccini è decisamente distante dal filone tanto in voga nel periodo; il regista cerca piuttosto di creare un originale mix tra film verità sul mondo della droga e poliziesco (non tipicamente all'italiana, direi piuttosto alla francese). L'esperimento riesce a metà, risultando confuso a tratti e rendendo difficile la visione a causa di un ritmo non proprio spigliato, appena ravvivato dalle ottime musiche settantiane. La parte migliore rimane il lungo e visionario trip psichedelico.
La commistione di genere tra poliziesco sociale e giovanilismo velleitario è decisamente unica; ma il miscuglio di carte è tale che non si riesce a capire dove si volesse andare a parare. Una trama assolutamente improbabile (che ruota attorno al furto di una tabacchiera) vede un Bud Cort tossicofilo (più che tossicomane) preso di mira dal commissario Bozzuffi (che in fondo pensa che "la droga vera" è altra, non le "sigarette d'erba"). Interessanti alcune scene di massa "rubate" durante veri cortei in piazza, sceneggiatura non all'altezza.
MEMORABILE: Il commissario: "Dov'è sua figlia?" -"Partita... mi ha detto che aveva bisogno di fare un viaggio" -"Sì, ma non il viaggio che pensa lei"
Accozzaglia di tematiche dalla riuscita paradossale, a cominciare dal titolo ingannatore. Viaggi lisergici e stralci di poliziottesco, sesso promiscuo e rituali da comune hippy (incluso un pizzico di splatter), ce n'è per tutti i gusti. Ma dal punto di vista strutturale è il nulla assoluto. Zero trama-filo conduttore, zero ritmo, zero dialoghi, zero cast. Interessante il commento musicale per gli amanti del genere. Per il resto, sparisce dalla memoria subito dopo la fine (sempre ammesso che ci si arrivi)!
Pasticciaccio tossico: figli della borghesia romana, figli dei fiori, pseudo comunisti, pseudo anarchici, pseudo ladri, droga leggera, droga pesante, manicomi & cotillon. Veramente un pastrocchio d'altri tempi che tuttavia mantiene il suo (scarso) fascino italico.
Irrilevante nel suo mini intreccio poliziesco tessuto senza il minimo senso di ritmo e azione (che in effetti non ci sono proprio), il film dell’ignoto Lucio Marcaccini è da considerarsi nulla più di un reperto d’epoca, una testimonianza degli anni Settanta nella loro estetica psichedelica (il lungo viaggio allucinatorio tra droga e body-art, le musiche) e in frammenti di società (la tossicodipendenza nei quartieri alti) e politica (le contestazioni studentesche di stampo comunista). Cast multicolore: dall’ex Harold Bud Cort ad un Arena in versione boss mafioso, sino alla poetessa Rossella Or.
MEMORABILE: Leopoldo Trieste killer armato di... gabbia per uccelli.
Dei polizieschi anni '70 ha solo il titolo e la figura del commissario onesto dalle mani legate, peraltro ben interpretato da Bozzuffi. Per il resto è un vero e proprio droga-movie, sceneggiato però senza verve e a cui l'interminabile sequenza onirica rischia di assestare il colpo di grazia. Discreto Cort, bella e brava la Grapputo, nutritissimo l'elenco dei caratteristi (Alberti è il solito questore, Arena il pusher, Trieste il killer, poi la Czemerys, Balbo, Raho, Cundari...) Mediocre, ma chi ama il genere un'occhiata gliela può dare.
MEMORABILE: Qualche battuta di Bozzuffi; Il finale.
Si ha la sensazione, visionandolo, che il carneade Marcaccini abbia “abusato” delle sue capacità intellettuali ancor più che registiche. Se infatti è tangibile lo sforzo di “agganciare” il poliziottesco alla realtà della contestazione e alle sue derivazioni, il risultato denota un frettoloso sguardo di maniera rispetto a fenomeni complessi come consumo di droghe e coperture “istituzionali”. Resta uno psichedelico ufo del cinema italiano, con un Bud Cort dall’occhio inspiegabilmente sbarrato e un convinto Bozzuffi. Notevole finale col killer Trieste. Perché Arena fa il mafioso siciliano? Per la panza?
MEMORABILE: La soundtrack di Albert Verrecchia; Il “trippone” ultra kitsch; La visita a casa della strafatta.
Pur rimanendo forzatamente a metà tra il poliziesco e il film-denuncia sui problemi giovanili, il semisconosciuto Marcaccini firma comunque un buon prodotto grazie anche alle ottime musiche psichedeliche di Albert Verrecchia che ben si adattano all'ambientazione e soprattutto alla lunga scena dell'allucinazione di gruppo. Il sempre bravo Bozzuffi spicca in un cast di caratteristi, mentre il giovane Bud Cort sembra stralunato oltre il dovuto.
In bilico tra dramma a tinte lisergiche e poliziesco poco convincente, si regge a malapena. L'intreccio è semplice e scorrevole ma tutto è trattato in modo superficiale, a partire dagli effetti della droga sulle vite dei vari personaggi (tranne in un caso): più che "tossici" sembrano ragazzi che di tanto in tanto si divertono a sballarsi, tra una manifestazione antifascista e una cena al macrobiotico. Finale comunque amaro. Consigliato solo agli irriducibili amanti degli anni Settanta (che trasudano da ogni fotogramma).
Le uniche cose da salvare di questo mediocre film poliziesco/droga-movie sono: il lungo trip psichedelico durante il party e la colonna sonora di Verrecchia. La parte investigativa invece è molto confusa e il ritmo è lento. In definitiva qualcosa di originale c'è, ma come dicevo si tratta di un prodotto mediocre.
Pseudo-poliziesco in tutto, la pellicola, made in '70, è un film moraleggiante sul dilagare del fenomeno tossicodipendenza di quegli anni in Italia, modello importato dal '68 d'oltreoceano. Le tappe per la scoperta dei criminali sono alquanto mosce, ma si salvano alcuni "siparietti" in puro stile allucinatorio-psichedelico. Nessun approfondimento serio e politico sul tema.
MEMORABILE: La sigla d'inizio interpretata dall'allora sconosciuto Sammy Barbot.
Non malvagio prodotto affine al "poliziottesco" ma con prolungati momenti "psico/weird" tipicamente 70s che francamente ci stanno pure discretamente, nel contesto complessivo. Un po' "socio-politico" con le contestazioni ideologiche dei soliti figli di borghesi ricchi (che vanno alla manifestazione e poi al ristorante macrobiotico); il commissario quasi progressista (che contesta i genitori e fa il liberale coi le droghe leggere); il mafioso spacciatore cattivissimo e la coppia che cerca la propria "India" per scappare dalla società "che ti opprime..."
MEMORABILE: Il rampollo e la sua festa... e la fine della festa!
Occasione sprecata: argomento (quello della droga) sfruttato abbondantemente nel cinema italiano (e non). Purtroppo si crea un ibrido tra "poliziottesco" e analisi sociologica che non funziona. Privo di ritmo, ha dalla sua una certa originalità (vedi tutta la scena del droga-party), ma si arriva ai titoli di coda con difficoltà. Neanche gli attori riescono a salvare l'operazione.
Premessa: non è un poliziesco ma il viaggio di Bozzuffi, nei panni di commissario, nel mondo dei ragazzi che si sballano di droga e urlano contro polizia e borghesia alternativamente, tranne poi fruire dei beni della seconda per farsi nuovamente di droga. Ho comunque apprezzato il trip onirico tossico del giovane Rudi che finisce in tragedia come la vasta presenza di caratteristi, da Alberti a Savona. Sorvoliamo poi sulla sigla dell'intruso Sammy Barbot. Ho visto di peggio.
La colonna sonora di Verrecchia è ormai un piccolo classico della tarda psichedelia europea e ha buon gioco nel risucchiare tutto l'interesse della pellicola (la sequenza centrale, quasi un videoclip indipendente). Il resto (nonostante le buone prove di Bozzuffi e Cort) si perde in considerazioni sociologiche da Pleistocene e in un parallelo intreccio poliziesco un po' urtante nella sua prosaicità.
Psichedelico, cervellotico, effimero: cinema puramente ascrivibile al suo tempo e pertanto oggi troppo datato e malamente invecchiato. Gli attori fan quel che possono ma è la sceneggiatura a non funzionare e la regia non aiuta a risollevare le sorti di una pellicola priva di spessore e di interesse. Il film rimane a testimonianza di una carenza di stile che, volenti o nolenti, ci era propria (l'abbigliamento, gli arredamenti, la musica e le auto)...
A metà fra poliziesco e droga-movie si sviluppano le vicende di Bud Cort, criminale per amicizia che si trova invischiato in una storia più grande di lui. Il soggetto poteva avere qualche spunto interessante, ma il cast - nonostante la presenza di caratteristi di peso come Arena e Trieste - non prende il volo, tanto per usare una frase ricorrente nel film. Si salva un Bozzuffi magistrale che s'impadronisce del suo splendido personaggio (un commissario di sinistra e senza pistola) e solleva il livello mediocre del prodotto finale. Per appassionati!
MEMORABILE: "Io non ho seguito le tue mosse, le ho guidate" (Bozzuffi a Bud Cort).
Film decisamente confuso che mescola varie situazioni senza definirne nessuna come principale, anche se in teoria il racconto verte sulla figura di Cort (qui inguardabile con barba ma sempre bravo). Un po' poliziottesco, un po' New Hollywood, un po' film di denuncia; ma i pesci non abboccano all'amo e si pastrocchia non poco. La scena del trip è orrenda e sembra venire da un altro film. Bozzuffi è credibile ma sprecato anche lui per mancanza di messa a fuoco. Cosa voleva dire il regista può essere intuito, ma è un pasticcio che cuoce lento.
MEMORABILE: Il finale con Trieste killer, alla Di Leo (la scena che mi è piaciuta di più).
Un commissario di polizia indaga su alcuni crimini commessi nel giro dello spaccio di droga, tra studenti contestatori, ricchi viziati e criminali mafiosi. Pasticcio invedibile, senza trama e senza motivazioni, una successione di scene senza molto senso, girate con un'estetica tra psichedelia e documentario, probabilmente già vecchia all'epoca, oggi francamente tremenda. Abbastanza incredibile vedere nel cast il bravo Bozzuffi. Regista sconosciuto anche ai documentatissimi estensori dello Stracult. Un motivo ci sarà.
Più che un poliziottesco, il film di Marcaccini è un giallo alla Agatha Christie tagliato (male) con abbondanti dosi di acido lisergico, politica alla "volemose bbene", reperti sessantottini che erano obsoleti anche all'epoca, qualunquismo, mafia-movie ed elementi pruriginosi un tanto al chilo. Sorprendentemente, però, il film funziona e il suo altissimo tasso trash rende il tutto assolutamente divertente e adorabile, a cominciare da un Bud Cort spaesatissimo nelle improbabili vesti di un liceale. Film assurdo ma godibilissimo. Ottima OST.
MEMORABILE: Le allucinazioni lisergiche dell'amico del protagonista durante il festino.
Guazzabuglio piuttosto indigesto in cui a salvarsi sono certe belle sequenze lisergiche e le magnifiche musiche, genuinamente psichedeliche. Per il resto è una storia che non prende mai una direzione precisa, in bilico tra poliziottesco, droga-movie e blanda rappresentazione delle probematiche giovanili post-sessantottesche, con annessi corollari politico-esistenziali e un Bud Cort che, con quei suoi grandi occhi sempre spalancati, sembra chiedersi "Cosa ci faccio qui?". Bozzuffi, al solito, solido come una roccia. Film invecchiato male.
Film multiforme: c'è il classico poliziesco, la frecciatina ai "pariolini" post Circeo '75 (c’è anche la Grapputo, “regina” del sottogenere) e, come da titolo, storie di trafficanti di droga e, di conseguenza, di tossicodipendenti. L'unica regia di Marcaccini si traduce in un potpourri di generi allora di tendenza nel cinema italiano, con un occhio particolare a talune sfumature noir. Il risultato non è eclatante, con la sensazione di scene malamente assemblate. Qualche scivolone trash (gli effetti delle droghe: una coreografia onirica), ma una visione la merita.
MEMORABILE: "Giovanni, anche tu impazzendo per il tango, sarai sembrato un rivoluzionario".
Incredibile pasticcio tra il thriller, il poliziottesco e la visualizzazione degli effetti della droga. Peccato che il thriller sia risibile, che il poliziottesco non sia per niente credibile tra reati inesistenti e un commissario Bozzuffi da operetta e che nella scena dell'incubo si conferisca all'eroina un effetto psichedelico che è invece l'opposto di quanto avviene in realtà. Bud Cort, dopo aver interpretato l'ottimo Harold e Maude, si trova qui spaesato tra discorsi anticapitalistici al limite dell'assurdo, scene rubate a manifestazioni vere e attori mandati allo sbaraglio.
MEMORABILE: Il commissario che chiede al testimone di accusare Maurizio Arena di fronte all'interessato.
Se il titolo è un format che strizza molto l'occhio al poliziottesco, lo sviluppo si dimostra tutt'altro: sì, c'è Bozzuffi poliziotto e un'indagine appena appena accennata, ma sostanzialmente il film si snoda su un'analisi della società dell'epoca e una fotografia del fenomeno droga su più classi. In questa seconda veste è interessante e presenta ben visibile l'estetica anni '70. Molto particolare, astenersi non amanti del cinema del periodo.
Curioso film, che si avvale di un cast e di location di ottimo livello (almeno per il genere) nonostante il budget non eccelso a disposizione, ma che contiene cose assai contrastanti. Nessuno tiene i bimbi lontano dal cadavere? Che razza di omicidio è quello con una pistola da una distanza del genere? Ma il ritmo non manca (come il qualunquismo, peraltro…), Bozzuffi è un grande professionista e il lungo trip è interessante, anche se è talmente chilometrico da dare l’impressione che sia stato allungato a dismisura (quasi un quarto d’ora!) proprio per arrivare ai canonici 90’.
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HomevideoXtron • 6/05/14 15:42 Servizio caffè - 2190 interventi
Il dvd Rarovideo
Audio italiano e inglese
Sottotitoli in inglese
Formato video 1.85:1 anamorfico (buon master)
Durata 1h26m14s (cut) (*)
Extra 2 trailers, intervista a Giulio Berruti
Che RaroVideo provveda a sostituire queste copie (e chi fa l'authoring per conto loro, direi), si è appurato trattarsi di un authoring fatto male. Nello specifico, il problema della durata e dei due minuti mancanti nella riproduzione è da imputare a questi due files presenti nella struttura del dvd:
VTS_01_0.BUP
VTS_01_0.IFO
che riscritti poi con software dedicati (cosa testata) permettono di vedere la sequenza allucinatoria per intero e riportano poi la lunghezza corretta a 88'54".
a giudicare dal commento di uomomite deve essere qualcosa di oltre l'incredibile, parente non troppo alla lontana di acid delirio dei sensi. piatto ricco mi ci ficco!
MusicheGestarsh99 • 14/04/19 17:43 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Uno dei brani migliori contenuti nella soundtrack originale del film, sempre ad opera del compositore franco-italiano Albert Verrecchia (il pezzo fa qui da colonna sonora a un gustoso slide-show di tutti gli interpreti del film - accreditati e non - che è stato possibile riconoscere grazie ai gestori del canale che ha pubblicato il video-montaggio):
Scusate, ma solo io mi sono accorto che fra i ragazzi partecipanti al “festino tossico”, nucleo principale del film, c’è un giovane ma riconoscibilissimo “Jimmy il fenomeno “ ??
Scusate, ma solo io mi sono accorto che fra i ragazzi partecipanti al “festino tossico”, nucleo principale del film, c’è un giovane ma riconoscibilissimo “Jimmy il fenomeno “ ??