Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.
Maggiore catturato e torturato torna alla base ma, quando scopre qualcosa di sospetto, viene considerato mentalmente infermo. Interessante pellicola che affronta a latere i traumi bellici ma che, al fine di rimpolpare la trama, inserisce la solita love story che sembra destinata a un triste epilogo: poco importa, giacché il regista non dimentica qual è il fulcro della trama e lo spettatore non vede l'ora di vederci chiaro. Per quanto riguarda la "cornice" va comunque detto che il ritmo è regolare, la fotografia bella e la ricostruzione dell'epoca riuscita. Buona la prova del cast.
Vanzinata, figlia dei tempi, che parrebbe nata sull'onda di varie soap come Dynasty, Dallas e Beautiful, così come su ispirazione di certo cinema a sfondo finanziario alla Wall Street; si potrebbe riassumere come "anche i ricchi piangono", mettendo in scena una vicenda di affari, tradimenti e litigi familiari di un gruppo di milionari. A chi possa interessare è dura a dirsi; impossibile immedesimarsi con i protagonisti, immersi tra sfondi italiani cartolinati, macchine di lusso e contratti loschi. Cast quasi tutto estero, sul quale spiccano un viscido Zane e una disinibita Paul.
Brooks è fatto così; all'infuori di Frankenstein Junior, raramente è riuscito a proporre altre parodie capaci di esprimere qualità elevata per l'intero arco narrativo. Anche qui si conferma dunque la presenza di pause e momenti esageratamente rozzi a scapito del tasso di buon umorismo, ma occorre pure dire che gli alti di questo film (per lo più provenienti da Lord Casco e dal suo entourage) in qualche circostanza rasentano la genialità; per questo nel complesso si può parlare di film simpatico e abbastanza soddisfacente. Così così il doppiaggio, con apice negativo nella androide.
Cavani scompagina, frantumandole, le linee abituali delle rappresentazioni legate ai temi della Shoah per cogliere dai frammenti il senso complesso del rapporto vittima carnefice, istruendolo a modello universale. Senza scenografie sfarzose ma con pervasive atmosfere decadenti, viscontiane, la regista ricorre ad ambientazioni asciutte per conformare il più possibile il presente ai flashback del lager in un continuum anche cromatico. Prevale una forte empatia per la coppia. Il carnefice diventa vittima quando è fuori dagli schemi del potere e dentro quelli indifesi dell’amore.
La metamorfosi della farfalla di Gaston Velle non è solo la rappresentazione fantasiosa e fantastica di un fenomeno assolutamente naturale ma è anche il disvelamento dell'inganno che sta alla base dei meccanismo che rende così affascinante il cinema. Poco alla volta si assiste al processo di trasformazione che trova poi nella parte finale il suo culmine. Tutto avviene come al rallentatore e poco alla volta si arriva al finale rivelatore che mette le cose in chiaro. L'opera, considerando l'epoca di realizzazione, riesce nell'intento di incuriosire e di rendere speciale la normalità.
La bellezza di questa serie tratta dai romanzi di Giorgia Lepore è da rinvenirsi nel perfetto connubio tra drammi umani e indagini poliziesche. Non esiste mai uno squilibrio tra le due variabili, equilibrate dall'ottima prova registica di Bonito e, soprattutto, dalla scelta azzeccata del cast. Beranek è l'immagine del ribelle che nasce dalle proprie ceneri, Ferracane un vero fuoriclasse, con le sue espressioni sempre aderenti al pezzo, Irene Ferri icona di una sensualità che deflagra attraverso trame intricate e lacrime all'ordine dei minuti. Ottima altresì la colonna sonora.
Facile intrattenimento ricavato da una semplice contrapposizione tra due belle ragazze di un liceo, di cui una (quella brava, buona e dolce) arriva nella nuova scuola perché trasferitasi dalla zia che la ospita dopo che la madre (Orsini) ha deciso di ricoverarsi per disintossicarsi dalla dipendenza dagli antidolorifici. A ragione, possiamo dire, visto che la sera in cui la donna aveva perso in un colpo solo il lavoro e il nuovo compagno, aveva rischiato di perdere pure la figlia in un incidente d'auto causato da chiara alterazione. Così non poteva andare avanti, lo sapeva pure...Leggi tutto lei, e infatti decide di ricoverarsi e di piazzare la giovane Dylan (Bass) dalla sorella, sposata e con una splendida e spaziosissima villa sul lago.
Comincia per Dylan - suo malgrado - una nuova vita; e si adatta, facendo subito amicizia con una compagna, Julia (Slaughter), dimostrando quanto sia preparata negli studi e avvicinandosi allo sportivone belloccio della classe, Jonah (Gass), che al contrario qualche problema con i voti ce l'ha. Per questo l'unico professore che si vede in scena (de Vries) chiede a Dylan di agire praticamente da tutor con il buon Jonah, facendo tuttavia così infuriare (prevedibilmente) la di lui ragazza, Tiffany (Cummings). Questa, che vede la nuova arrivata come il fumo negli occhi, quando capisce che le sta forse pure rubando il boyfriend, perde il senno e comincia nell'ombra una lotta senza quartiere, escogitando ogni giorno qualcosa per mettere Dylan in cattiva luce. Peggio ancora va quando scopre che sempre Dylan, per festeggiare i suoi sedici anni, ha affittato la più prestigiosa sala della zona soffiandogliela (senza saperlo), dal momento che pure Tiffany l'aveva già immaginata come sede del party per il suo compleanno, negli stessi giorni.
Insomma, ce n'è abbastanza per trasformare la maliziosa Tiffany in una iena di inaudita cattiveria, ai confini della macchietta (e pure oltre, a volte), pronta addirittura - saputo che la madre della sua rivale è ricoverata in clinica - a sfruttarne le debolezze per far guadagnare a Dylan una pessima fama. A quel punto Jonah, che ha capito tutto, comincia a guardare le due ragazze sotto una luce diversa e a capire chi sta decisamente esagerando...
In poche parole la storia di una rivalità scolastica, estremizzata e con una divisione oltremodo netta tra i buoni e la (unica) cattiva, quest'ultima spalleggiata da un'amica (Noelle) di lei succube. Giorno dopo giorno c'è da scoprire cosa Tiffany inventerà, con quel suo bel visino illuminato da una luce di crudeltà degna di un'aguzzina: non arretra di fronte a nulla mentre a Dylan tocca sempre di subire senza alle volte nemmeno comprendere il comportamento degli altri compagni contro di lei. Un thriller strutturato in modo elementare, che non lascia nulla da scoprire e semplicemente reitera la stessa situazione per l'intera durata, studiando comunque decentemente i dialoghi e aiutato da una regia (di Michael Feifer) che mostra buon senso del ritmo.
Accettabile la direzione degli attori, con Kate Orsini particolarmente sopra le righe nello strabuzzare e spalancare gli occhi come davvero fosse vittima di allucinazioni. Proseguendo, e dovendo far capire che le cure hanno almeno in parte funzionato, si tranquillizza e lascia spazio alla figlia; perché protagonisti sono i giovani, con gli adulti relegati in ruoli minori. E difatti tutto sembra semplicizzato, sentimenti compresi, con una vittima fatta precipitare dalle scale e piazzata lì cadavere forse solo per giustificare la catalogazione fra i thriller. Finale che più tirato via non si potrebbe, giusto per chiudere in qualche modo perché non c'era più tempo...
Thriller televisivo di discreta fattura, emerge leggermente dalla media in virtù di interpreti in parte e soprattutto di una soluzione meno telefonata del previsto. L'inizio, a dire il vero, non è dei più promettenti, con la classica famiglia americana composta dal padre Max (Hindle), la madre Zara (Plante) e la figlia Rose (Sharp), all'ultimo anno di liceo. I tre sembrano il ritratto della concordia, anche se quando Rose si presenta da Haley (Heffern), la consulente scolastica, sembra possa nascondere qualche aspetto di un carattere meno solare di quanto appaia. Si...Leggi tutto dimostra piuttosto insofferente agli occhi della donna, che raccoglie le impressioni di tutti al fine di consigliare loro il meglio per la continuazione degli studi. Haley però sembra metterci particolare attenzione, per entrare nelle grazie della ragazza, che ha una sola vera amica (Bent) e forse è meno espansiva di quanto non voglia far credere. Tra le due si stabilisce presto un legame particolare, e intanto veniamo a sapere che Rose è stata adottata e ha da tempo l'ossessione (comune a tutti i personaggi nelle sue condizioni, in questo tipo di film) di ritrovare la propria madre biologica.
La relazione con Haley si intensifica e Zora comincia moderatamente a preoccuparsi (non è normale scambiare decine di sms con la consulente scolastica), fino a quando scopre - ed è la prima grande sorpresa - che la donna è in realtà proprio la sua madre biologica, fattasi assumere in quella scuola per poterla avvicinare e ristabilire con lei un rapporto perso da diciotto anni, da quando fu costretta a darla in adozione. Sulle circostanze in cui la cosa capitò Haley mantiene il riserbo, ma intanto la bomba è scoppiata...
Rose si trova molto bene con la “nuova” madre e Zora saggiamente non vuole - almeno sulle prime - impedire che le due si frequentino. Quando però la presenza di Haley nella vita della ragazza e di conseguenza nella sua si fa invadente, Zora ne parla col marito e insieme decidono che è arrivato il momento di verificare, attraverso un test del DNA, se Haley è davvero chi sostiene di essere. Ma le cose andranno diversamente da come ci si aspetterebbe e le carte si rimescoleranno un po', con il film che riesce a piazzare un altro paio di colpi di scena ben assestati.
Se però la sceneggiatura di Dave Florez è piuttosto ben congegnata, a non lasciare del tutto soddisfatti è la regia di Alex Caulfield, tarata su schemi prettamente televisivi e incapace di far montare la tensione come dovrebbe (e potrebbe). In compenso la direzione del cast è buona: Moniqua Plante più di tutti riesce a rendere credibile il proprio personaggio di madre in difficoltà nel capire bene cosa le stia capitando intorno. Di carattere forte e nello stesso tempo ragionevole, di quella saggezza tipica di certe madri, Zara regge in gran parte su di sé il film condividendo il ruolo maggiore con la figlia ma anche con Haley, creando un bel gioco di relazioni che s'incrociano. E anche Jay Hindle, nel ruolo di suo marito, è meno insignificante dei maschi che solitamente bazzicano questi film televisivi, dipinti quando va bene come dei babbei.
Brava Megan Heffern in quella che è la figura più ambigua: lascia trasparire dallo sguardo una sincerità d'animo che sembrerebbe poco confacente al personaggio, ma come detto non tutto è come sembra. A Natalie Sharp tocca una Rose che delle tre è la più combattuta, inevitabilmente indecisa sulla parte con cui schierarsi. Il finale è goffo ed è un peccato, perché era stato preparato con cura, ma chiude degnamente una produzione che si segue nel complesso piacevolmente (se si tengono sempre ben presenti i limiti - soprattutto tecnici - di questi film).
A volte i film giapponesi sembrano scritti (e diretti) da un bambino impazzito d'improvviso. E quando si sconfina nel fantasy e cominciano ad apparire mostri di varie fogge la follia diffusa aumenta, fino a creare opere uniche e impensabili da replicare altrove. Prendiamo questo GOTHIC LOLITA BATTLE BEAR, ad esempio (tratto da “Sewing Man Nuguruma”, un romanzo di Kenji Ohtsuki). Il supereroe al centro della storia è Nuigulumar, una candida ragazza che prende potere da un orsacchiotto rosa e si trasforma fondendosi con lui: si riveste come d'incanto di una tutina rosa...Leggi tutto coperta di batuffoli sparsi e gli avambracci diventano cactus di moquette. Le compare un bottone sull'occhio (tipo benda) come ha l'orsetto e ciò che in definitiva ci appare di fronte è qualcosa di indescrivibile e indubbiamente comico.
Ma c'è una storia dietro, che parte da un pianeta esploso da poco. Gli abitanti, in fuga, migrano nello spazio fino a raggiungere la Terra in forma di batuffoli di cotone. Molti finiscono negli oceani o in terra scomparendo, ma due di loro, Dumuva e Deparza, entrano nel corpo di altrettanti orsacchiotti di peluche prendendone possesso. Il primo finisce regalato alla bella Kyoko da sua madre, il secondo capita nelle mani di un uomo frustrato alto 145 cm che cova propositi di vendetta contro il mondo. Kyoko tuttavia non sembra molto interessata al suo regalo e ne entra così in possesso Yumeku (Nakagawa), la giovanissima zia imbranata appena arrivata da lontano a raggiungere la “sorellona” (cioè la madre di Kyoko). Non ci vorrà molto perché Yumeku si renda conto di come l'orsacchiotto che chiama Pugnetto possa animarsi, parlare, tirar pugni e, dulcis in fundo, permetterle di unirsi a lei per diventare Nuigulumar. Per combattere chi? Ma l'orsetto Deparza e il suo perfido proprietario, naturalmente, anch'egli capace di trasformarsi in orsone gigante (ama definirsi il vendicatore di peluche)!
In realtà il nemico vero è rappresentato dall'orda di zombi che sta invadendo la Terra e che spuntano un po' qua e un po' là, spingendo Nuigulumar a intervenire per proteggere chi è in pericolo. E pure per salvare Kyoko, rapita dal cattivone (e dai suoi due sgherri, Lolita e Billy) che di lei s'è invaghito. Il film è tutto un turbinare di effetti speciali digitali, tra litri di sangue fasullo che sprizza dal corpo degli zombi squartati e dalle loro vittime, fulmini e saette, trasformazioni di ogni tipo... il tutto accompagnato da una colonna sonora pronta a esplodere nel finale, con canzoncine (cantate dalle ragazze protagoniste) che tanto ricordano quelle dei robot d'un tempo. In aggiunta, brani più rock danno ritmo all'avanzata di zombi che scatenati ballano (!) mentre invadono un festival musicale, mescolando coreografie danzanti e divoramenti.
Non bastassero queste follie, ci sono pure un adulto vestito da neonato mezzo maniaco sessuale, utile solo a schiacciar bottoni con la testa, e quattro belle ragazze adoratrici del perfido guerriero che custodisce Deparza: nella seconda parte queste d'improvviso si alzeranno in cielo in circolo scoprendosi il petto e lanciando raggi distruttori dai capezzoli (la chiamano “energia imbarazzante”!), devastando la città sotto di loro che neanche un attacco di quaranta bombardieri... Seguirà, infine, il previsto scontro totale tra i due eroi orsetto!
Va detto che il film non è affatto tirato via come si potrebbe credere. Gli effetti, per quanto ovviamente digitali e al risparmio, sono realizzati con cura, la tecnica di Noboru Iguchi (un regista che ha all'attivo una quantità di film esageratamente demenziali) è buona e il divertimento – almeno per chi sa a cosa va incontro – non manca. Anche perché il ritmo è scatenato, i personaggi un po' scemi ma simpatici, la protagonista dolcissima e vedere un orsacchiotto di peluche (animato molto bene) che parte all'attacco soddisfa, persino quando emette pesanti flatulenze giallognole per stordire l'avversario. Può insomma valere la pena, se si è in vena di divertirsi un po' con un film i cui dialoghi (e pure il resto, ovvio) sarebbero per noi impensabili, oltremodo ingenui. D'altra parte cosa pensare di una supereroina il cui costume nasce dopo propria espressa richiesta ("Voglio essere un eroe carino e coccoloso") all'orsetto che ha il potere di crearlo mentre i due stanno cadendo da un palazzo?
Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA
L'ISPETTORE DERRICK
L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA