Alle 10.30 di una sera d'estate - Film (1966)

Coppia in crisi con figlioletta e amante di lui capita in un paesino spagnolo dove un giovane macchiatosi di un delitto passionale è ricercato dalla polizia. Sceneggiatura troppo letteraria (da Marguerite Duras) e poco convincente nella seconda parte; peccato, perché la prima possiede un'atmosfera insolita e intrigante, sospesa e promettente, grazie soprattutto a una Melina Mercouri intensa come sempre, sbronza e sofferta (e ben diretta dal narito) e alla splendida fotografia di Gabor Pogany.

Molto imperniato sul personaggio della Mercouri, una donna da tempo in crisi e che si trova di passaggio in un paesino spagnolo dove si è consumato un delitto d'onore e è in atto una spietata caccia all'uomo. Una serie di visioni e situazioni surreali la porteranno a prendere una decisione sacrosanta e sarà una frase infelice in una circostanza di gaudio artificiale a rigenerarla del tutto. L'alcool è una brutta bestia, ma attenzione alla volontà residua, che è la parte ancora viva: può scatenare reazioni che han l'effetto di una marea montante...

Due nomi: Melina Mercouri e Gabor Pogany. Lei, incarna una moglie in piena crisi, figura tormentata e mutevole che appare ora rozza e sciatta, ora amorevole e voluttuosa; lui, immortala artisticamente interni in luce soffusa, esterni notturni piovosi ed esterni diurni torridi. Su queste due preziose risorse lavora la regia di Dassin con movimenti di macchina fluidi ed elaborati, dal notevole impatto emozionale. La Schneider questa volta è solo una bella statuina, in attesa di animarsi, nuda, nella scena di sesso con Finch.