Esordio del regista e dell'ex wrestler/MMA Punk, che sopperisce ai probabili limiti attoriali con una mimica efficace e divertente, dagli esiti positivi; la storia impiega un po' troppo a entrare nel vivo ma assicura un'ultima mezz'ora delirante e grottesca che riporta alla mente certo horror anni '80. Tra liquami disgustosi, esplosioni splatter e un'antica casa di sicura presa, il film trova una sua originalità seppur lo script tenda a risultare un po' confuso nel finale; non del tutto riuscito ma piuttosto godibile, nonché ben confezionato.
Da uno spunto abusatissimo (la vecchia casa con spiriti inquieti e un delitto del passato che ne impregna, letteralmente, le mura), Stevens trae un film particolarissimo, ipnotico, quasi onirico, travalicando il genere. Un horror femminista che ibrida sapientemente suggestioni da ghost story classica e splatter, supportato da una location di fortissimo impatto.
Maritino "modello" svolge lavori di ristrutturazione nella nuova residenza (aspettando la moglie incinta) che è un ex bordello; una sera ha una scappatella con un avvenente giovane del luogo. Ghost story ben confezionata e dai presupposti interessanti, con trovate brillanti (la storia dell'ex bordello, i liquami, lo sperma), ma con alti e bassi e alcune spigolosità in una sceneggiatura acerba dovute a un soggetto un po' frastagliato; in ultima analisi i pezzi del puzzle non sempre si incastrano bene, e anche quando lo fanno non sempre entusiasmano. Intrattiene ma può deludere.
MEMORABILE: Il protagonista che ascolta quotidianamente in cuffia extreme metal; I credits con (oggi) inusuali caratteri goticissimi.
In attesa di diventare padre, un tizio inizia a ristrutturare una grande casa con qualche problema come ogni casa maledetta che si rispetti. Inoltre una bella sconosciuta, alle cui grazie il bischero ha dapprima ceduto, inizia a molestarlo sessualmente... Non è l'originalità il punto forte di questo esordio registico quando una certa abilità nel bricolage che finisce per produrre un film ibrido ma con un proprio carattere. L'ex wrestler Brooks sembra il gemello diverso di Carrey ed il suo personaggio non suscita alcune empatia ma è giusto così, mentre lascia perplessi l'epilogo.
MEMORABILE: L'essudazioni di liquidi organici da pareti e condutture; Le biglie "changelinghiane".
Prima opera per Travis Stevens, che dentro la sua casa vittoriana sputa fuori rimandi e omaggi a capolavori come Amityville horror e Repulsione, fino ad arrivare anche a produzioni più attuali tipo American horror story e Madre! Ma “La ragazza del terzo piano” è anche un film con un piccolo mondo tutto suo, coraggioso e oltraggioso, che sacrifica la coerenza e la verosimiglianza per mirare alla potenza del simbolismo e del surrealismo. Da vedere.
Ovviamente il vero cattivo è il solito maschio sessista e violento, mentre il fantasma malvagio è una ragazza che è stata sfruttata sessualmente dai cattivoni ricconi della città; ovviamente risolveranno le cose la moglie tradita e una specie di madre spirituale che ci riserva il solito pippone finale. La cosa migliore è CM Punk che almeno nella prima parte sembra una specie di Bruce Campbell alle prese con la Casa maledetta. Dal clima scanzonato si passa ad uno più serioso e horror, che convince meno, anche per il solito moralismo politically correct. Buoni effetti speciali slime.
La tagline italiana della dimora raimiana, quel “Sembra una casa normale, da fuori....”, sembra fargi da zerbino. Che interni di gran gusto, però: bandoli di matassa che si perdono e spezzati si ritrovano legati, brulicanti pruriti sessuali di un passato boudoir e di un presente fedifrago, fantasmi dai corpi straziati e riassemblati su fiumane di liquami vari e privi di natura certa. Ricompone il tutto l’immobilismo mascellare di CM Punk, strepitosa teatralità da wrestler su fissità recitativa, e lo inclina in parte solo l’epilogo stereotipato. Eccitantemente stiloso.
La casa che grondava sperma. O la casa-Cosa, come in Robak. Cose che entrano e cose che escono, come quando Cronenberg mette il trait d'union tra Raimi e Damiani. Cose che rotolano e rimbalzano, come in Medak (e/o Haneke). Cose dalle parti dell'indescrivibile, come in Barker e congreghe meta-corporee/identitarie, come in Yuzna (con quel tot di Kubrick). La paura fa 90, la citazione 80. Sgorgante fluidi ma tutt'altro che fluido, incapace di incastrare i componenti lanciati, sovramoralizzato a 1000: cosa è bene e cosa no, chiesa-casa vs casa chiusa, donna yeah uomo bleah - e film pure.
Una coppia di fidanzati in cerca di una svolta nella loro relazione sentimentale compra una casa da ristrutturare. L'uomo, mandato in avanscoperta a fare i primi lavori, troverà una casa alquanto particolare e verrà sedotto da una procace vicina di casa. A memoria d'uomo una casa grondante fluidi e umori corporei come questa non si era mai vista. Questa caratteristica scopre sin da subito un po' le carte, ma nonostante questo il film rimane (s)gradevole. C.M. Punk come protagonista potrebbe essere già un motivo sufficiente per vedere il film, ma gli spunti di interesse sono tanti.
MEMORABILE: Il primo sopralluogo nella casa; Gli effetti speciali.
La ragazza del terzo piano non esiste, esiste la solita casa infestata da spettri che un uomo tatuato e caparbio cerca in tutti i modi di restaurare, in un braccio di ferro con la morte. Il film non si discosta dal sotto-genere horror, con qualche trovata originale e molto splatter, ma il finale è tra quelli che i più "scafati" avranno immaginato comunque. Liquami di vario colore e di consistenza appiccicosa hanno una parte importante.
Fin da subito si capisce il concept di questo piccolissimo film indipendente, che si vede avere poche risorse e che fa affidamento su poche cose essenziali ed efficaci, come alcune scelte interessanti di make up e di regia. Il cast non è il massimo, ma ciò che conta sono l'anima e il racconto di una storia con casa infestata, leggermente diversa dal solito e che presenta momenti di spavento molto ben realizzati. Il genere horror, si sa, vive di stereotipi e topoi narrativi ripetitivi, ma in questo caso il regista riesce ad esprimere bene la sua originalità.
Per rifarsi una credibilità agli occhi della moglie, un marito (e un uomo) non proprio esemplare si mette a ristrutturare un ex bordello che ne ha viste di tutti i colori e altrettanto farà con il neo-carpentiere. Prima di venire al sodo, il regista guadagna tempo nel centellinare, tra una martellata e l'altra, indizi allusivi e presagi sull'imminente. Solo nella parte finale lo script coagula con qualche discreta trovata, ma il gap tra realismo del bricolage e il misterico tra le mura non trova una sutura accettabile, per non parlare dell'epilogo appiccicato lì tanto per.
MEMORABILE: Le biglie rimbalzanti; Il loggione dei voyeurs; Il discorso della dirimpettaia; La bella col martello in mano.
Pescando a piene mani dalle suggestioni di Cronenberg e Raimi (aggiungendo pure un protagonista che ricorda Bruce Campbell) il regista riesce a confezionare un horror più che godibile, che pur non brillando per originalità gioca bene le sue carte riuscendo a creare una giusta atmosfera di tensione fino alla fine. Nessun particolare sussulto, la soluzione finale è abbastanza prevedibile ma rimane un lavoro interessante, con quel retrogusto indie dell'horror anni '80.
Alle prese con la ristrutturazione radicale del vecchio immobile in cui dovrebbe andare ad abitare con la moglie Liz (Dunn), il fedifrago e truffaldino Don (Brooks/Punk) non può fare a meno di ricadere nella tentazione con la misteriosa Sarah (Brooks), che non ha tuttavia alcuna intenzione di mollare la presa... Se lo si prende come divertito omaggio di genere senza alcuna ambizione superiore riesce addirittura a regalare delle genuine soddisfazioni; merito di un efficace, sebbene non sempre centrato soggetto-pastiche e delle riuscite interpretazioni fisiognomiche dei protagonisti.
MEMORABILE: Martello in cantina; Il destino del cane Cooper; Massacro finale.
Spunti originali non ce ne sono: la storia è, infatti, un po' prevedibile. Si prende un po' qua e un po' là da tante pellicole di genere e non. Eppure il film riesce a reggere abbastanza bene fino all'epilogo che regala il solito, prevedibile, "sussulto" finale. Non male le scenografie della casa e gli effetti speciali, a tratti grandguignoleschi. Cresce lentamente per raggiungere l'apice nell'ultima mezz'ora. Cast non particolarmente all'altezza, specie i due protagonisti. Probabilmente non casuale la somiglianza di Phil Brooks con il Campbell di Raimiana memoria.
Che i terzi piani siano funesti non è una novità. Questo film saprebbe anche ritagliarsi una sua dimensione (la casa che gronda sperma e defeca biglie si fa sicuramente notare per morbosità, oltre a offrire begli interni), ma la storia evolve in un modo che lascia non appagati; sembra una via di mezzo fra un The woman in black molto meno spaventoso e un Ultima notte a Soho assai meno raffinato. CM Punk, da sempre eccellente oratore nel mondo del wrestling, da attore non ha lo stesso carisma (non che gli altri siano tanto meglio) e il suo personaggio non fa simpatia. OST promossa.
MEMORABILE: Stranissimo vedere CM Punk sbarbato; Le biglie, che paiono una versione in scala ridotta di certe sfere assassine.
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Una piccola rettifica a margine (che faccio solo perché vedo tornare l'argomento più volte nei commenti): CM Punk è tornato attivo come wrestler nel roster della All Elite Wrestling già a partire dallo scorso agosto.