Una presenza costante nel film di Alan Parker, sono i ventilatori. Da qualche parte ho letto che il regista li ha messi per sottolineare meglio l'atmosfera calda e afosa di New Orleans. Non sono convinto di questa interpretazione, anche perchè le numerose pioggie e le ambientazioni sudicie e disordinate, danno a sufficienza la sensazione di fastidio sulla pelle (se poi si visiona il film in una serata estiva, e senza condizionatore, il senso di appicicaticcio è completo). Penso piuttosto, e anche banalmente, che i ventilatori, alcuni più veloci di altri, qualcuno quasi fermo, e uno che si ferma, se ricordo bene, come la grande ruota panoramica a Coney Island, o le scarpe da tip tap del bambino nero, che smettono di ritmare sul marciapiede, rappresentino la vita. La vita gira, gira velocemente o lentamente, nel suo corso, fino ad arrivare inevitabilmente alla fine, e fermarsi. Di vita terrena, naturalmente si tratta, quella a cui noi diamo, di solito, la massima importanza. Il film, invece, punta sull'importanza del dopo, dell'altra vita, la vita dell'anima che, non muore mai, a differenza del corpo che finirà col disintegrarsi lasciando "solo" ricordi in chi vorrà ricordare, o alla meglio, lasciando opere utili a chi rimane e a chi verrà dopo, a far girare la sua propria ruota di vita terrena.