Noir convenzionale girato nel 1971 e che sette anni dopo venne rieditato spacciandolo per poliziesco (sull'onda del successo di Antonio Sabato, qui protagonista) col fuorviante titolo di CASO SCORPIO: STERMINATE QUELLI DELLA CALIBRO 38. Siamo invece nell'ambito del classico gangster movie un po' alla francese (vedi LO SPIONE di Melville, ad esempio), con un rapinatore (Sabato) che, arrestato dopo un furto, viene fatto scappare di galera dal cervello dell'operazione (Van Johnson) per fargli recuperare il malloppo dai due complici datisi alla bella vita. Visto che il grande capo non vuole sporcarsi le mani nel “recupero crediti"...Leggi tutto libera il rapinatore, gli fa fare una bella plastica facciale (il risultato è un Sabato ripulito e più sexy), gli affianca una sua donna di fiducia (Lucretia Love) e lo spedisce a vendicarsi di chi l'ha mollato in mano ai poliziotti. La storia, bene o male, sta tutta qui. Il resto è solo azione alla buona, agguati e scontri a fuoco, bar malfamati e ricattatori poco prudenti. Tra i due ex complici di Sabato spicca un Klaus Kinski più ambiguo che mai, freddo e spietato come gli si conviene, e lo scontro finale non potrà che avvenire tra i due divi del film. Niente di particolare da segnalare: i mezzi sono con tutta evidenza molto pochi, la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, i dialoghi non brillano particolarmente (anche se la raffinatezza di Van Johnson quando spiega a Sabato perché l'ha liberato è rimarchevole). Finale ridicolo e poco plausibile, in linea col clima da noir raffazzonato che regna fin dalle prime scene; dovremmo infatti essere a Vienna, ma della capitale austriaca si vede poco o niente. Discrete le musiche di Savina.
Dozzinale e raffazzonato gangster-movie all'italiana, basato sul classico meccanismo della vendetta dopo una rapina. A Sabàto praticano la plastica facciale, ma la sua espressione è sempre la stessa e appare estraneo alla vicenda che lo vede protagonista; Kinski giocherella con le le sue glaciali mimiche e Johnson è abile tessitore. Parte rilevante per Goffredo Unger, storico maestro d'armi del nostro cinema d'azione.
Vienna: durante una rapina Paul (Antonio Sabato) viene tradito dal gruppo di malfattori e lasciato tra le mani della polizia. Evade, si sottopone a un intervento di chirurgia per cambiare connotati e diventa Frank. Poi si reca in Francia in cerca dei traditori. Inguardabile e tedioso noir confezionato con locandina e (successivo) titolo da giallo, per sfruttare il filone all'epoca in voga e generato dalla triade di prodotti diretti da Argento. Già dall'inizio, con un Sabato biondo, parrucchino e sopracciglia fittizie -che nascondono un naso posticcio- ci si rende conto della qualità. Tremendo.
Noir che è una mezza delusione. L'idea era più che buona, ma si ha la sensazione che sia stata portata male sullo schermo (forse perché non c'è uno specialista?). La lentezza si fa sentire e le scene d'azione pura sono poche. Nemmeno Sabato e Kinski riescono a far decollare il film.
Noir di bassa qualità, con un Antonio Sabato che regala veramente poco e un Kinski che serve solo a riempire di bei nomi la lista del cast. Il film è lento e assume un significato trasparente e già visto. Il protagonista nell'arco della fase iniziale del film si ridicolizza con un parrucchino e un naso finto. Brutto cinema.
Solido noir. Per lo più la sceneggiatura è meticolosa, gli intrecci della storia vengono ben descritti. Direi un film che sta al passo col tempo perché non tradisce il cinema noir (nel pieno boom del periodo) ma al contrario lo identifica non male. Nel cast c'é qualcosa da rivedere (probabilmente la parte del protagonista). Bellissima la lotta finale fra Kinski e Sabàto.
Montero ha fatto di meglio: già vedere Sabato (non eccezionale caratterista del 70) biondo con naso finto fa pensare più a un film di serie Z che a un noir. Tolto questo imbarazzante dettaglio, il film è un mediocre misto tra thriller e poliziottesco. Sprecato Kinski.
Da rivalutare (per quanto come impostazione abbia una vagonata di precedenti), visto che sembra quasi un western ambientato ai giorni nostri. Le eliminazioni dei traditori sono tanto rocambolesche quanto originali, la tensione di fondo non cala mai e pure i cambi di ambientazione, da Vienna a Marsiglia per finire ad Algeri, si fanno rispettare. Sabàto è il classico attore anarchico, la Love fa la sua parte in maniera disinvolta.
Noir davvero deludente che, partendo da un'idea abbastanza buona, riesce a buttare tutto o quasi all'aria per via di una trama malissimo sviluppata e di un ritmo davvero blando e che mal si addice a un film del genere. Inoltre l'azione latita e gli elementi thrilling non sono poi all'altezza, sebbene con qualche piglio qua e là interessante. Inoltre il cast pur essendo molto buono è piuttosto sprecato: impalpabile Sabato con un orrendo naso finto e un crine biondo che gli sta orridamente e malissimo utilizzato Kinski. Mediocre.
Superata la delusione nello scoprire la mendacia del titolo argentiano, non rimane che godersi un pulp gangsteristico vecchio stile senza commettere il madornale errore di prenderlo sul serio (cosa difficile in un film che si apre con un Sabàto capello biondo e naso posticcio e prosegue con il tribunale più finto mai visto e personaggi con nomi quali “il Droga” e Mark Facciaunta). Se ne trarrà un divertimento spensierato, sorretto da una buonissima confezione (regia, musiche, fotografia) e da dilettevoli dosi di sensualità e azione violenta.
Titolo altisonante che apostrofa un poliziesco anni '70 centrando poco la trama del film. In breve, un rapinatore fatto evadere dalla gattabuia si concentra per operare una vendetta patita per anni, oltreché per recuperare un bel malloppo. Antonio Sabato si conferma interprete mediocre, mentre Kinski e Van Johnson fungono solo da specchietti per le allodole. Facilmente dimenticabile, perché simile a tanti prodotti contemporanei.
MEMORABILE: Il naso "vero" e la capigliatura fintissima di Antonio Sabato prima dell'intervento chirurgico che lo renderà... riconoscibilissimo!
Spaghetti-gangster da guardare in leggerezza, quasi come leggendo un fumetto pulp scalcagnato e curioso; i toni, le situazioni sopra le righe, le facce (si osservino la maschera di Sabato e le espressioni di Kinski), l'andamento lunatico, le beffe, le tracotanze e le esagerazioni dialettiche sono materia prima per una sorta di western impazzito e traslitterato, condotto in porto (al suono di bella musica) da un timoniere scapestrato, forse ubriaco, ma al quale non manca l'occhio vigile per il figurativismo di genere.
A dispetto del titolo non dobbiamo attenderci né occhi né ragni, ma un noir dalla storia che più classica non potrebbe essere, con il tradimento, l'evasione, la vendetta e un bottino da recuperare. Ovviamente gli esempi migliori restano lontani, ma siamo comunque nell'ambito di quella serie B che emana il tipico fascino del cinema anni '70 e che quindi si lascia vedere senza troppi rimpianti. Sabato ha fatto di meglio, Kinski e Johnson procedono con il pilota automatico, la Love soddisfa l'occhio maschile. Discrete le musiche di Carlo Savina.
Il titolo che ammicca alla moda del thriller animalesco non fa che aumentare ulteriormente la delusione per un banale gangster movie, in realtà prigioniero di stilemi pure da spionistico del decennio precedente (il super-colpo, l'espediente del cambio di identità con tanto di plastica facciale). Pesa la povertà di realizzazione (ci si sposta fra Vienna e Marsiglia senza in realtà mai muoversi dai dintorni di Roma): prima della plastica Sabato ha un naso finto da veglione del martedì grasso ed è inutile scomodare Kinski, che non fa che accendersi sigarette da seduto.
MEMORABILE: Sabato biondo (chissà se ossigenato o parruccato) nella rapina, proposta come prologo e poi di nuovo insistentemente come flashback.
Consideraro l'esordio con Antonio Sabato con naso finto e capelli biondi, tutto lasciava presagire un film orrendo. In realtà non lo è; possiede invece buoni colpi, pur galleggiando nella mediocrità. La storia è quella solita della vendetta tra ex-complici e il tutto scorre senza sussulti o scene particolarmente memorabili. Il ritmo non è male, ma i dialoghi e il cast deludono: neanche Klaus Kinski riesce a salvare la baracca. Il finale è forse la parte migliore. Uno di quei film che si possono anche guardare, ma si dimenticano presto.
Sotto certi aspetti raggiunge il massimo “cult di genere”. Location di lusso, belle signore, sigarette sempre accese e whisky perennemente in primo piano. Sabato è l’antieroe malsano ma con un obiettivo ben preciso, partendo da uno status estetico “da paura” e finendo con un look da “dandy” che pare piacere molto alle donne. Vicenda classica, col focus sui malviventi, in cui la polizia si vede poco e quando c’è non è proprio efficacissima (finale escluso). Quando ci sono soldi e rancori in ballo, spesso il “noir” termina in modo oscuro e molto tragico, come accade in questo film.
MEMORABILE: Il micidiale look iniziale di Sabato; Lui esce dalla doccia e trova una donna nuda mai vista nel letto.
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Incredibile trucco per Antonio Sabato, qua costretto a recitare una doppia parte.
Per dare l'idea di un nuovo look, prima dell'intervento chirurgico all'attore è stato infilato in testa un parrucchino fiammeggiante ed una ridicola mascherina nasale, per nascondere la quale sono state aggiunte sopracciglia che lo rendono simile a... un uomo lupo!