Comincia come un perfetto clone dei tanti CANNIBAL HOLOCAUST: giungla sudamericana ripresa dall'alto e poi subito i due esploratori che si fanno strada tra i rami mentre l'inquadratura saetta da un giaguaro a un serpente. È solo un'illusione: SAVANA VIOLENZA CARNALE, nonostante i primi promettenti dieci-quindici minuti, in cui vediamo tra l'altro una realistica amputazione di una mano e nei quali ci viene spiegato, grazie a un flashback, che la violenza carnale del titolo è stata subita dalla ragazza che i due esploratori trovano incatenata in una baracca, è un film d'avventura piuttosto tradizionale, girato in Bolivia in una natura senza...Leggi tutto dubbio suggestiva ma che resta anche l'unica attrattiva del film. C'è il supercriminale fuggito dal carcere (quello cui viene amputata la mano) con alcuni amici che si riappropria del bottino che aveva nascosto, c'è il padrone buono della fazenda che si porta la donna violentata a vivere con lui e che fa vincere al suo cavallo il concorso ippico (non si capisce cosa c'entri la cosa col resto della storia), c'è il classico furto del bestiame. Il tutto incorniciato dalle solite sparatorie, dai duelli a colpi di machete, da un paio di stupri (all’acqua di rose) e dal finale “e vissero felici e contenti”. Un film d’avventura esotica in piena regola, diretto dal buon Roberto Bianchi (Montero) con mano ferma ma una povertà di idee (nonostante l'apparente complessità dell'intreccio) desolante. La recitazione, come le musiche di El Macho (?), sono nella norma, ma il coinvolgimento nell'azione è nullo. Poco sangue e scene di violenza tra animali insertate a sproposito e prese da chissà dove (la fotografia è differente).
Il tema è quello prelevato, di peso, dai "cannibal" (però non si addentra nell'antropofagia) e racconta (malissimo) delle azioni del solito gruppo di sadici intenti a violentare fanciulle nel bel mezzo della natura selvaggia. Pura "sexploitation", di quella grèzza, (poco) sporca e cattiva. Sceneggia Piero Regnoli, dirige il papà di Mario Bianchi e presenzia il "cattivo" spagnolo (da quella nazione provengono parte dei capitali investiti nella coproduzione) di nome Aldo Sambrell. L'erotismo è appena accennato, anche se il regista è ad un passo dall'hard (Erotic Flash è del 1981).
Brutto e noiosissimo film. Tra stupri e ambientazioni tropicali una ridicola storiella che vede il solito gruppo di brutti ceffi (capeggiato dal mitico Aldo Sambrell) fare il bello e il cattivo tempo ai danni di una sfortunata ragazza. Non è estremo come potrebbe sembrare leggendo la trama nel retro della copertina del vhs, né ci si deve fare ingannare dal VM18. Una schifezza noiosa, forse il peggior film del valido Bianchi Montero.
Un manifesto e un titolo fuorvianti per questa pellicola, che ben poco ha a che fare sia con il genere "cannibal" (se non per la suggestiva ambientazione) che con quello erotico (a parte qualche breve nudo e un paio di stupri appena accennati). Trattasi invece di un film avventuroso, con alcune reminescenze da spaghetti-western (il bestiame, le sparatorie, i cavalli); la prima mezz'ora non è nemmeno malaccio, con un'amputazione splatter bella trucida e qualche cattiveria ben riuscita, poi il film deraglia verso una cronica assenza d'idee.
Il perfetto esempio di brutto film, quello che ci propina il regista; ambientato in Colombia, è caratterizzato da un cast scadente, un soggetto che ruba da vari generi in auge all'epoca (dai cannibalici ai rape and revenge), una fotografia pressoché inesistente e un montaggio folle in cui nella stessa sequenza si passa dal buio pesto alla luce del tramonto. Pessimo su tutta la linea.
Decisamente da dimenticare per i tanti minuti in cui non accade nulla di meritevole di attenzione. Malgrado un inizio traballante in cui si voleva impressionare con qualche sequenza apparentemente audace, presto calano le tenebre della noia eterna. È la classica situazione in cui dietro tanto fumo si cela davvero poca sostanza, oltretutto per niente originale e presa in prestito in malo modo da altre pellicole. Superfluo discutere di altri dettagli tecnici quando non funziona alla base.
Pensate sia un cannibal movie? Vi sbagliate. Tipico titolo fuorviante per attirare lo spettatore a vedere una pellicola insulsa, noiosa come poche, nella quale di sangue se ne vede solo un po' all'inizio e alla fine. In mezzo tocca sorbirsi un'ora e mezza di quasi nulla, tanto che è difficile assegnare un genere, con l'aggiunta di un'imbarazzante storia d'amore e una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Recitazione ai minimi storici, che sfiora il ridicolo in alcune scene. Da evitare assolutamente.
Roberto Bianchi Montero HA DIRETTO ANCHE...
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