Tremendissimo film di Tinto Brass, che mostra il suo talento nei primi due minuti di pellicola e poi decide di non usarlo più, preso com'è da una pessima messa in scena che anziché apparire erotica, purtroppo, si fa grottesca ed insopportabile, popolata pure da personaggi antipatici. L'unica cosa da salvare è l'opima Stefania Sandrelli, che fa scorgere la patonza e ostenta tettone che innestano, inesorabili, fantasie facilmente immaginabili nelle menti degli allupandi ed allupatissimi spettatori di sesso maschile. Ciononostante, è da evitare.
Orrenduccia commediola sexy duecentomila volte inferiore alle orrenducce commediole sexy tipiche dei '70. Stefania Sandrelli qui è come la "Fanta": no l'è bona ma l'è tanta. Le ambientazioni polverosamente stantie provocano ancor più un senso di rigetto nei confronti di un film tutto sommato miserabile, che non avendo storia certa è avulso dal suscitare anche la più misera sensazione di sorta. Per fortuna la produzione "brassiana" vede pellicole migliori di questa che, pur provandoci, non ci riesce mai.
Film che fece epoca, anche se resta mistero capirne i motivi. A meno che non lo si consideri (più per intenzioni -date anche dall'allegorico titolo- che per fatti) come uno dei primi soft-porno (terreno di futuro lavoro del regista) che ha sdoganato la famiglia borghese, portando il sesso nelle comuni sale cinematografiche (addio alla squallida "Luce Rossa"). Per il resto la Sandrelli è bravissima come attrice e Brass dimostra uno stile geniale nella composizione della prima mezz'ora del film (che mostra poi invece la corda, visto che non c'è una storia).
Successo spropositato ed inspiegabile per questo polpettone soft core di Tinto Brass, tratto da un romanzo di un autore giapponese con l'azione trasferita a Venezia attorno al 1940. A parte la presenza di una Stefania Sandrelli in gran forma, tutto è da dimenticare: trama, sceneggiatura (ridicola) e prove (imbarazzanti) degli altri attori, diretti da un Brass che nella sua smania di trasgressione finisce per essere quanto mai convenzionale e noioso.
Mah... a parte la bella ambientazione veneziana (quasi) fuori dai luoghi comuni, il film è abbastanza noioso e si basa essenzialmente sulle riprese ginecologiche della protagonista, visto che la trama a mio avviso è confusa e il protagonista doppiatissimo è ridicolo. Mi fa un po' sorridere Branciaroli, qui giovanissimo e imberbe, poi diventato (insieme ai suoi splendidi occhi) un bravo e serioso attore di teatro.
Un'occasione mancata: ottima, infatti, l'idea di partenza, tratta da uno splendido romanzo di Tanizaki. Pessima, come quasi sempre, la trasposizione di Brass che riempie il film di scene noiose e un po' volgarotte (compreso il suo topos per eccellenza: il pissing) e non riesce a districare una sceneggiatura confusa e farraginosa che alterna fantasia e realtà. La Sandrelli è mediocre. L'ambientazione di stampo fascista è ridicola. Tuttavia in futuro il regista farà ben di peggio. Grande scandalo (eccessivo) e successo di pubblico (immeritato).
Celeberrimo film di Brass generalmente criticatissimo, in realtà non così malvagio. La storia è vuota e lentissima e dopo un'ora e 50 di film si inizia a pensare che sia tutto un pretesto, ma il film è ben diretto (nonostante qualche parentesi un po' squallida), ben musicato da Morricone e ben interpretato. Piuttosto spinto, ma già all'epoca si vedeva di molto peggio.
Lui anziano e lei giovane ravvivano la loro unione leggendo a vicenda i diari segreti pieni di confidenze erotiche. Dal bellissimo romanzo di Tanizaki, un film curato, con il sapore di una Venezia decadente e decaduta che intacca con la sua salmastra umidità i corpi degli attori. Ma non parlerei di erotismo, piuttosto di voyeurismo: non c'è brivido erotico in questo come in altri lavori di Brass, solo osservazione di sederi in primo piano. E se tutta la storia confluisce sempre verso il fondoschiena della Sandrelli, la noia ben presto incombe.
Vabbè, confrontare pagina scritta e trasposizione sullo schermo lascia spesso e volentieri il tempo che trova, ma come non rimpiangere che le stupende pagine di Tanizaki non abbiano trovato un interprete più atto a coglierne lo spirito reticentemente erotico, sottilmente sadico? Qui invece è tutto esposto, volgarmente, come le cosce aperte di una Sandrelli strabordante nelle carni, immemore del proprio passato cinematografico, senza che questa esibizione di ciccia riesca a suscitare altro se non ilarità (involontaria) e soprattutto noia.
Affetto da attacco di dietrologia mi dico: se "La chiave" non avesse avuto velleità pseudoartistiche e si fosse chiamato "la chiave della dottoressa del distretto militare", staremmo a discutere di un altro cult trash? Un film erotico è un film erotico. La Sandrelli ai tempi riempiva tutte le riviste del settore con il suo enorme culo, quindi funzione assolta. Regista come al solito rimandato a settembre, ma se si paragona ad altri suoi film, questo è oro. A proposito di dietrologia, non mi riferivo al solo significato etimologico, ma anche ai fondoschiena.
Uno dei film di Tinto Brass che ha avuto grande successo di pubblico e che ci fa godere delle grazie della bellissima Stefania Sandrelli. La storia di corna tra la Sandrelli e il marito più anziano di lei non è che sia così originale e non spiega l'ampio consenso ricevuto dalla gente. Rivisto poi a distanza di anni non sembra proprio un granchè. Francamente evitabile.
Forse la massima espressione dello zio Tinto, eccitante e sessualmente carnale come pochi. La Sandrelli in intimo è dà mille e una notte, quando fa pipì per le calli è da antologia. Brass, però, oltre la giocosità sessuale, ci infila un vago sentore di morte e di morbosità nel personaggio di Finlay, quando scopre le grazie della Sandrelli con una lampada o en travesti in intimo lui stesso. Fantastici gli "onirismi" con la Sandrelli debosciata e lesbo e un Brass prete incazzoso. Stupendo lo score di Morricone stile mazurchetta. Top brassiano.
MEMORABILE: L'erezione equina di Branciaroli, con tanto di nitrito!; i dialoghi sessual deliranti di Finlay; il finale con la "marcetta" morriconiana.
A posteriori si può dire che Brass giri uno dei suoi migliori film sul suo chiodo fisso: il posteriore. Dalla sua regia ordinaria sa ricavare una sfumata ma percepibile raffinatezza. Col pretesto della storia di un elementare triangolo con le relative gelosie, il Tinto tinge un discreto manifesto voyeur. La chiave del film è Stefania Sandrelli che, concedendo con grazia la visione delle sue abbondanti grazie, si è ritagliata un posto di riguardo tra i migliori ruoli erotici di un'attrice italiana. La musica di Morricone somiglia a Ortolani. ***
È un Brass che sfrutta al massimo la bellezza di una splendida Stefania Sandrelli, nel fiore dei suoi 37 anni e che rimane l'unico vero e valido motivo per vedere il film. Poco azzeccata invece la coppia Sandrelli-Finlay, che non riesce a trasmettere alcunchè di erotico nelle loro evoluzioni e di fatto la regia di Brass si concentra da subito sui soliti primi piani da culomane. Bella l'atmosfera umida e sognante di Venezia il giorno dell'annuncio dell'entrata in guerra dell'Italia...
Regia statica e sceneggiatura pedestre, che non valorizza gli interessanti sottintesi dell'infedeltà "telecomandata" della protagonista, infedeltà rassicurante sia per l'uomo (che vede perversamente confermato il suo potere nella coppia), che per la donna (che può autoassolversi come moglie compiacente, anche se fedifraga). Valorizzatissima, invece, la nudità accogliente e materna della Sandrelli, rassicurante anche quella: come film erotico, è quindi eccitante quanto una camomilla. Bevuta da un biberon...
MEMORABILE: Finlay obbligato dalla moglie a indossare la sua biancheria intima in pizzo nero.
Noioso, vuoto e banale erotico del maestro Tinto Brass. Sembra di vedere il Samperi ultima maniera, non capisco dove sia la trasgressione e lo scandalo (?) in un filmetto da niente. Non scarso ma alquanto mediocre, consigliato solo ai curiosi e ai fan della Sandrelli anni 80.
Virata definitiva di Brass verso l'erotico tout court, confortata da un fragoroso successo, in gran parte dovuto all'opulenta Sandrelli, sempre cagna a recitare ma sorprendentemente (per le aspettative del tempo, e dato il curriculum) disponibile ad assecondare il regista. Purtroppo però il film è lento e noioso. Grande apparizione di Tinto dal confessionale, e cammei tognazziani, babbo (un ubriacone in strada) e figlio (Ricky, anche aiuto-regista, che guida i goliardi)
Alla vigilia dell'entrata in guerra dell'Italia fascista si svolge questa vicenda voyeuristica di grana alquanto grossa. Nonostante le decadenti ambientazioni lagunari, si mostra costantemente il sedere della tonica Sandrelli (e anche qualcos'altro), ma il plot narrativo è tendente allo scontato e il tanto decantato erotismo si manifesta, presumibilmente, a livello mentale (ma bisogna sforzarsi parecchio). Ingannevole.
Noioso e scialbo. Qualche sprazzo di buona regia in una Venezia mai esibita ma assolutamente clamoroso il fossato dell'impuducizia che attraversò al tempo la Sandrelli, accompagnata da una sensualità esplosiva pari al suo fisico. Imperdibile trent'anni fa, malinconico adesso.
Una Venezia diversa da quella delle immagini da cartolina fa da sfondo a questa commedia erotica e pruriginosa, in cui ognuno sembra coinvolto a scavare sempre più dentro se stesso alla ricerca di fantasie precedentemente sconosciute. La Sandrelli, che all’epoca viveva scarsa popolarità professionale, rivela doti che le varranno fama internazionale e prevale, inevitabilmente e giustamente, sugli altri interpreti. Impossibile non apprezzarne anche le giunoniche qualità fisiche. Brass offre la sua opera migliore (o la meno peggio, fate voi).
MEMORABILE: La Sandrelli che viene fotografata mentre dorme (pare...), con un faro puntato contro; I vicoletti (calli) notturni di Venezia.
Tra i più noti lavori brassiani, forse perché tra i primi effettivamente piuttosto spinti; ma come con tutti i film del regista, quel che poteva suscitare scalpore all'epoca, al giorno d'oggi fa sorridere. Detto questo, il film è chiaramente indicato per i fans della Sandrelli; per il resto, la trama è come sempre basata sul rapporto di coppia tormentato e sui tradimenti e le manie sessuali, spesso con esiti grotteschi. Si salva la bella ambientazione lagunare e alcuni tocchi di regia e montaggio di buon livello, ma rimane per brassiani doc.
Basato sul romanzo di Jun'ichiro Tanizaki rappresenta un opus fondamentale nello studio dell'erotismo brassiano. Il concerto di voyeurismo e feticismo, con gran sfoggio del posteriore della protagonista, consegna allo spettatore l'esemplificazione della sua forma mentis. E la lettura di questa tribolata storia porta a scandagliare l'animo di chi vive in segreto le proprie più ardite perversioni, sino a prosciugarne l'essenza vitale. Emblema della carica erotica della Sandrelli basti la di lei imago sdraiata sulla sabbia in reggicalze.
Soggetto che trasportato fuori dai suoi luoghi e dalla sua cultura originale (il Giappone del romanzo di Jun'ichirô Tanizaki) e adattato in una Venezia dell'epoca del fascismo, perde già molto della sua comprensione di fondo. Una buona mano la dà anche Tinto Brass trasformando la vicenda in una storia di voyeurismo pruriginoso, che trova in una Sandrelli opulenta al punto giusto (intendo dire nel pieno di una bellezza matura) la complicità necessaria (complicità che il regista è sempre riuscito a ottenere dalle sue interpreti). Mediocre.
Film che regge solo per la presenza di Stefania Sandrelli, tonica come non mai. La storia è flebile. Mentre l'inizio è promettente, da metà in poi il tutto scade in un pruriginoso rituale. Brass dimostra di saperci fare con la telecamere, anche se forse è eccessivo con i primi piani del lato b (suo pallino!). Visto ora mostra diversi limiti; all'epoca poteva apparire "trasgressivo".
Molto (davvero molto) inferiore alla sua fama. Fama non spiegabile se non con categorie che attengono al comportamento irrazionale del pubblico; e ci si chiede: sarà stato tutto merito della Sandrelli? Oggetto banale, condotto con spocchia e senza ispirazione; spesso irritante, più fastidioso che deludente; dotato di alta caratura pressappochista e votato a impaludamenti piccolo-borghesi. Infine: ostinata devastazione di un soggetto preso da una sorgente letteraria che meritava ben altro smalto filmico. Uno dei peggiori Brass di sempre.
All'epoca fece grande scandalo. Ora lo scandalo è che questo pessimo film abbia fatto successo. Trattasi di softcore noiosissimo, con un cast mediocre e dove Stefania Sandrelli, altrove brava attrice, risulta completamente fuori luogo nel ruolo. I pruriti che vorrebbe creare si trasformano velocemente in risate o sbadigli. Dura pure quasi due ore. Tremendo.
Questione di libido e di corna in una borghesissima famiglia veneziana nel 1940. Il nocciolo della questione è fin troppo puerile per giustificare quasi due ore di film, eppure Tinto Brass riesce a imbastire con un certo mestiere un erotico piuttosto spinto dove le burrosità di una non più giovanissima Stefania Sandrelli la fa da padrona. Lo straordinario successo di pubblico, in effetti, è dovuto solo a lei e al suo celeberrimo reggicalze inquadrato da varie angolature. La cosa però inizia e in parte finisce qui per l'inconsistenza della vicenda.
Film inspiegabilmente divenuto cult, non certo migliore delle bistrattate pellicole scollacciate seventies, che erano peraltro più genuine, meno pretenziose e anche decisamente meno volgari, senza la necessità di indugiare ripetutamente su peluria femminile e genitali maschili in perenne erezione. La storia è tirata per i capelli (corna in famiglia, sai la novità), i dialoghi sono imbarazzanti per povertà e banalità, l'opera si regge sulla sola performance di una Sandrelli in forma fisica strepitosa, disinibita ed eroticamente ispirata. Un po' poco, per un presunto capolavoro.
Marito e moglie confidano le loro perversioni nei loro diari. Idea di partenza che affronta il perbenismo e le voglie insoddisfatte (con corredo fascista che serve solo come connotazione temporale), poi il film si trasforma in un esercizio di stile per voyeuristi delle grazie della Sandrelli. Sceneggiatura che perde anch’essa di importanza, specie dopo la tresca di Branciaroli con fidanzata/figlia che stuzzica la madre. Brass comunque si esprime al meglio in qualche inquadratura e nell’uso di una fotografia retrò. Discrete le musiche di Morricone, con vari cambi di stile.
MEMORABILE: Lo sviluppo delle foto in camera oscura; La Sandrelli che passeggia a Venezia; Finlay che collassa in collant.
Ci sono qui già tutti i temi cari al regista, in primis la sua visione del tradimento come afrodisiaco, tanto da rendere superflui quasi tutti i film che girerà in seguito (la lettura del diario segreto, per esempio, tornerà in Monamour). Qui però c'è Stefania Sandrelli, che oltre ad essere la sua migliore interprete dopo la svolta erotica, è di una bellezza e di una sensualità memorabili. Ottimi i costumi e suggestiva la cornice veneziana. Cult immancabile per gli amanti del genere.
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HomevideoZender • 20/07/13 14:03 Capo scrivano - 48839 interventi
I tagli che vengono apportati alla versione tv toccano momenti... uhm... essenziali? Sono curioso di vederlo, ma non ho voglia di comprare il dvd (non è che Brass mi faccia una gran simpatia).
Rebis ebbe a dire: I tagli che vengono apportati alla versione tv toccano momenti... uhm... essenziali? Sono curioso di vederlo, ma non ho voglia di comprare il dvd (non è che Brass mi faccia una gran simpatia).
Credo, almeno. Non l'ho mai visto cut, ma credo che in tv non ci siano andati con mano leggiadra per via di tagli
Rebis, il dvd uncut della Raro dovresti beccarlo in Sala Borsa a Bologna. O almeno l'anno scorso mi pare proprio ci fosse. Occhio a non prendere quello Medusa (mi pareva d'aver visto anche quello) dato che coincide con il master mediaset.