La carenza di una vera "star" femminile (debutto ufficiale per Pamela Prati, vero nome Paola Pireddu) viene aggirata con l'escamotage di affiancarle un "fisico" dignitoso come quello della Navarro (aka Susan Scott), che non mostra -per fortuna virile- particolari inibizioni al momento di rimuovere vestiti (pur attillati). Banfi ormai è lanciato in soggetti cretini (forse neanche sceneggiati) e tira fuori il meglio dell'improvvisazione da cabaret. La musica, sempre presente, non risolleva il clima di mestìzia che alberga nell'intero film.
MEMORABILE: L'orgia finale, interrotta dal colpo di fucile e relativa fuga di massa.
Nel suo periodo di massimo fulgore cinematografico Lino Banfì girò moltissimi film dalle alterne fortune commerciali ma dal simile (limitato) spessore cinematografico. Questa pellicola si inserisce ottimamente nel filone erotico-pecoreccio in cui eccelse l'attore pugliese ma è nel complesso una delle meno divertenti: situazioni comiche riciclate da innumerevoli film precedenti, battute poco divertenti e cast (a parte Banfi) decisamente debole.
Ma basta!!! Al miliardesimo film-pochade all'italiana Banfi ha chiarito essere un attore dal repertorio limitatissimo. Anche Totò faceva brutti film ma nonostante ciò era un genio. Quindi la giustificazione che Banfi era costretto da copioni beceri non regge. Questo, coproduzione spagnola con una starlet così poco memorabile come la Prati (sembra un trans), è tra i meno riusciti di un universo cinematografico che oggi sembra così poco politically correct ma che all'epoca era solo volgare. Nieves Navarro solleva la desolante situazione tette-culo.
Da parte mia è di culto as-so-lu-to. Banfi recita la parte del barone Patané talmente sopra le righe da farlo diventare uno dei suoi ruoli più divertenti. Anzi, il ruolo è doppio visto che nella prima parte lo vediamo anche nei panni del nonno sporcaccione. Certo tecnicamente si è visto di meglio, anche restando nella filmografia di Michele Massimo Tarantini, ma la storia è perfetta per le corde del comico barese ed il film guadagna punti su punti. Imbambolata ma da sturbo l'esordiente Pamela Prati, che non avrà mai grande fortuna col cinema.
Un Banfi scatenato così non lo avevamo mai visto: un susseguirsi di urla, gestacci, versi in pieno stile "banfesco" fanno da cornice a questa classica commedia degli equivoci (se così vogliamo chiamarla). C'è una giovane Pamela Prati (alla faccia a quelli che dicevano che era un travestito) e un nonnino che non è altro che Banfi sulla sedia a rotelle. Forse uno dei migliori film diretti da Tarantini.
Una delle tante, troppe, commedie scollacciate dell’epoca da dimenticare senza se e senza ma. Non ci sono idee, non fa ridere (nonostante la presenza di Banfi) e l’unica cosa che il regista e gli sceneggiatori riescono ad esprimere, come purtroppo spesso accade in pellicole di questo tipo, è una certa volgarità gratuita. Francamente evitabilissimo.
Premessa: non ho mai visto delle "belle" commedie sexy all'italiana, ma devo dire che nel filone in questione questo film si piazza sopra a molte soldatesse, insegnanti, liceali e via dicendo... anche solo (unico motivo, a dire il vero) per un Banfi che ha presenza fissa (e non come in molti altri prodotti analoghi), strepitoso, dall'improvvisazione ed espressività unicche, in grado di far ridere sempre nonostante il suo personaggio sia visto e stravisto. Ma il film funziona solo per i primi 45 minuti, dopodichè avanza faticosamente verso un finale quasi inesistente.
MEMORABILE: Banfi che scivola dal letto mentre cerca di spiegare alla moglie la questione del figlio omosessuale.
Banfi e Tarantini han fatto di meglio, ma tuttavia questa pellicola non è malaccio; figlio ambiguo, padre (sempre Banfi) pervertito, moglie obesa e con la lacrima facile, domestica disponibile e una giovanissima Pamela Prati in buonissima forma (anche se la sua sensualità esploderà solo anni dopo). Afrodisiaca la Navarro, che nel lotto delle donne straccia la giovane Prati.
Ha un sapore retrò, un po' anni cinquanta, questa farsa banfesca, e in questo si distingue, in parte, dalle altre similari e coeve. Sarà lo sfondo provinciale meridionale, sarà il luogo comune dell'anziano patriarca che per concedere l'eredità vuole la prova della virilità del nipote, saranno le donne né vigilesse, né dottoresse e neppure studentesse, ma semplicemente mogli o amanti, sarà che non ci sono hotel a Cortina o garconierre a Roma, ma una casa ipotecata e un albergo familiare... Sapore di tradizione, e Banfi mattatore unico dà sfogo alla sua comicità alle cime di rapa: saporito!
Ennesima commedia pecoreccia per Banfi, che nel periodo ha interpretato una quantità impressionante di pellicole (tutte più o meno uguali). Ovviamente c'è da aspettarsi ben poco dalla trama, che sembra uscita da una di quelle barzellettacce da scuole medie; qui il termine "trash" è davvero calzante, anche se il film s'è ritagliato una certa fetta di estimatori grazie agli innumerevoli passaggi tv, alla prova di Banfi (particolarmente manicomiale e su di giri) e all'esordio della Prati. Qualche risata comunque la strappa. Per completisti...
Classica commedia sexy anni '70/'80, retta per lo più dal carisma (un po’ ripetitivo) del cinetico Lino Banfi, vede l’esordio alla recitazione cinematografica (si fa per dire) della Pamelona Prati che, avendo una sola freccia nell’arco, svolge con diligenza il suo compitino. E’ un prodotto mediocre, comunque nella media del genere.
Spinto e volgaruccio, come andava a quei tempi. Si mette in mostra lo scatenato Lino nazionale e pure si mostrano le forme di alcune belle di turno dello scorso secolo (molte ancora belle adesso, detto sinceramente). Il film non è tra quelli di punta del protagonista e del leggendario regista specializzato nel genere, ma non è nemmeno tra i peggiori. La storia, piuttosto banale, è comunque utile per rappresentare il repertorio di battute necessario per motivare lo spettatore a sorridere e forse ad arrossire un poco (almeno nel tempo della prima visione).
Uno dei migliori film di Lino Banfi. Scatenatissimo barone Patanè, con il padre allupato più di lui e figlio gay. Un po' ingessata la Prati in una delle sue prime apparizioni e notevole la non più giovanissima Navarro. C'è anche Bruno Minniti (il grande maestro Marozzi di Pierino torna a scuola) come cugino che cerca di sfilare la Prati al figlio del barone.
MEMORABILE: Il Banfi-nonno allupato e la scena dal notaio dove spiega ai presenti i trascorsi piccanti della sorella "strozzaminchie".
Il figlio del conte è o non è omossessuale? Su questa labile premessa Tarantini imbastisce una commedia degli (grossolani) equivoci. Ovviamente la trama è un mero pretesto per mostrare un Banfi mattatore costantemente “urlante” e in splendida forma qui in un doppio ruolo (padre-nonno). Le gag, seppur di grana grossa, alla fine divertono almeno per un'ora grazie alla verve degli interpreti e sia Susan Scott che una giovane Pamela Prati non mancano di allietare mostrando le loro (nude) grazie. Uno dei più riusciti “Banfi movies” del periodo.
MEMORABILE: Il Banfi nonno allupato; Una splendida e giovane Pamela Prati.
Lo stimato barone Patané è terrorizzato all'idea di avere un figlio omosessuale. Si affida a una procace donna che lo sposi e lo renda padre, così facendo anche aumentare il patrimonio familiare. Banfi si muove in questa debole commedia streotipata tra le solite problematiche sessuali, gli altrettanto usuali nudi offerti abbondantemente alla mdp (la Prati è una statua da ammirare dal busto ai piedi) e un finale sarcastico (forse l'idea migliore di tutto l'impianto). Gli appassionati non se lo perderanno, ma non si soffocheranno dalle risate.
Un simpatico e divertente Lino Banfi salva una commediola scollacciata da una scontata noia mortale, considerando che il resto del cast non risulta affatto all'altezza della situazione a cominciare da una spaesata quanto insipida Pamela Prati. Gag e battute grossolane completano il tutto.
Farsaccia banfica delle più sbracate, malgrado l'apporto nominale di quattro sceneggiatori si regge tutta sui cachinni del Nostro, che si disimpegna con la generosità di quando era vivo. Anche un po' fuori tempo massimo il canovaccio, che se fosse in vigore il disegno di legge Scalfarotto - Dio liberi - sarebbe da codice penale. La Prati ha il fisico ma non il carisma.
Pochade dal sapore pecoreccio frutto di una co-produzione italo-spagnola. D’ambientazione pugliese con forti connotazioni meridionalistiche, il film di Tarantini poggia le basi sul brio di Banfi (che interpreta un duplice ruolo) cui girano attorno, tra mille banalità, tutta una serie di caratteristi e una giovane Pamela Prati agli albori nel ruolo pruriginoso della vicenda. Film un po' poverello e con una scenografia barocca che appesantisce la visione. Poche risate (grasse).
Scombiccheratisssima commediaccia, retta (ma solo fino ad un certo punto) dal solo Banfi, che però deve riempire il vuoto del soggettino con urla costanti, mandando troppo presto in overdose lo spettatore. Il cast di contorno è mediocre, tolta la sempreverde Susan Scott: statica la Prati, esagerati gli altri italiani, mediocrissimi gli spagnoli. Qualche momento è persino imbarazzante.
Non ancora "scoperto" da Luciano Salce, Banfi in una interpretazione dove gli si lascia grande spazio, che lui sfrutta esibendosi nelle sue gag e smorfie più datate. Anche l'aspetto, con capelli che non ricordo in nessun altro suo personaggio, è piuttosto buffonesco e, insieme a un tono continuamente troppo alto della sua voce, non giova alla commedia. L'argomento omosessualità è trattato ancora alla vecchia maniera: la voce che il nobile del luogo (un Banfi donnaiolo) ha un figlio gay fa ridere tutto il paese. Super il lato B della Prati.
Questa coproduzione italo-spagnola si regge come al solito quasi tutta sulle spalle di un immenso Banfi splendidamente esagitato, che alla fine ha la meglio su una sceneggiatura ovvia e confusa, cucita su una trama improbabile. Divertenti alcuni siparietti prelevati dall'avanspettacolo, soprattutto quando all'attore pugliese viene fornita una spalla adeguata come la splendida e brava Navarro. Lei e la Prati si offrono generose agli sguardi degli spettatori più lubrici, come è buona norma in questo tipo di film. Per simpatizzanti del genere.
MEMORABILE: "E come disse il dottore all'ammalato pazzo/togliti la tonaca che mi si rizza... la gamba" "Eh?" "Eh, forse dovevo dire il chezzo" Banfi superstar...
Non tra i film migliori di Lino Banfi ma comunque godibile e divertente anche se - e questo va detto - si regge esclusivamente sulle spalle del protagonista molto più di tanti altri suoi lavori. Le gag infatti sono esclusivamente sue e, tolte quelle, resta una commedia piatta e con quasi nessun guizzo se non nel finale. Caratteristi e comprimari nella norma, Pamela Prati bella ma inespressiva. Simpatica la colonna sonora.
MEMORABILE: Le comparsate ricorrenti dell'esattore.
Deboluccio e monocorde poiché tutto costretto sulle spalle comiche di Banfi. Il pugliese fa gli straordinari con le sue impennate irose e gli sbalorditi strabuzzamenti, ma il contesto è assai gracile e l'anonimo cast (al di là di certe coloriture regionalistiche) non si erge mai a spalla credibile del Nostro (a parte Hernández con cui vengono inscenati i duetti più saporiti). Una Prati polposa quanto immobile perde il derby con la Scott, aristocraticamente sexy.
Divertente commedia erotica pruriginosa e a volte un po' scurrile con un Banfi scatenatissimo nel ruolo di un donnaiolo (eredità paterna) che non vuole accettare l'omosessualità del figlio. Bravi i comprimari, buono il ritmo, esilarante il main theme, azzeccata la scelta della Prati (per fortuna doppiata), il cui aspetto androgino conferisce maggiore ambiguità all'intera vicenda. Finale a sorpresa che strappa grosse risate grazie alla mimica facciale di Peppino.
Filmettino ambientato nella provincia pugliese che racconta il “dramma” di un padre erotomane (Banfi) di fronte alla possibilità che il figlio sia gay. La storia sarebbe pure interessante (in mezzo c’è anche una eredità che verrà consegnata a Banfi solo quando diventerà... nonno di un maschietto) ma la recitazione appare troppo forzata. Banfi si sdoppia nel ruolo del padre e del nonno di famiglia con esiti alterni. Tutto il resto più o meno latita (anche la bella Ria De Simone è fuori contesto) e il film alla fine risulta un po’ noioso e poco divertente. Un’occasione sprecata?
Un amante del Banfi prima maniera non può che trovarlo divertente, nella duplice veste di un dentista e del suo anziano padre. Perennemente su di giri con urla e schiamazzi e battute dai doppi sensi che nemmeno i peggiori bar di periferia oserebbero ripetere. Il soggetto è un derivato greve del Bell’Antonio di Brancati, solo che questa volta non è l’impotenza, ma la presunta omosessualità dell’erede la pietra dello scandalo. Non poteva esserci substrato migliore e qualche risata ci scappa, nonostante i difetti sparsi. E poi non dura chissà quanto.
Ennesima commedia scollacciata all'italiana che vede come unico grande protagonista il solito Lino Banfi alle prese questa volta con un figlio apparentemente omosessuale e con un paese pronto a dileggiarlo per questo. Tra i tanti film dell'epoca questo non è assolutamente tra i più divertenti e le ragioni possono essere individuate nella mancanza di una spalla comica per il protagonista (Banfi è costretto ad interpretare anche il ruolo di suo padre) e di una sceneggiatura priva di dialoghi esilaranti. Sicuramente da menzionare ci sono le curve di una giovanissima Pamela Prati.
Commedia con risvolti erotici tipica del periodo che vede Banfi protagonista assoluto. Situazioni già viste e risate scarse. La presenza femminile, vera protagonista di altre pellicole, stavolta è leggermente latitante eccettuata la statuaria Scott, perché la Prati appare troppo acerba e la De Simone una comprimaria. Nel complesso una delle tante commedie del periodo che non lascia grandi ricordi.
Commedia sexy assolutamente evitabile, con un difetto troppo grosso: non fa praticamente mai ridere. Se si esclude qualche momento, peraltro sempre targato Lino Banfi (qui in doppia versione), il resto del film è noioso, con situazioni già viste e ripetute all'infinito per mancanza cronica di idee. La prima mezz'ora non è neanche male, è dotata di un buon ritmo, ma nella seconda metà il film crolla, diventando caotico e ancora meno divertente. Nella confusione si salvano la bellissima Susan Scott e una divertente Ria De Simone. Tra gli esempi più mediocri del genere.
Una delle varie commedie sexy nostrane a cui il politicamente corretto anni Duemilaventi ha donato un notevole valore aggiunto, in grado di rendere esilaranti - per contrasto - certe scene comiche che altrimenti non sarebbero andate oltre uno spassoso cattivo gusto. Va detto che nell'ultima parte la trama degenera nella pochade più insensata e che nei pochi momenti in cui il qui scatenatissimo Banfi non è in scena il livello scende veramente a livelli infimi. Nonostante la deriva casta del filone da inizio anni Ottanta in poi, qui i nudi non mancano e la volgarità regna.
Uno di quei film che ci fanno capire quanto siano mutati i tempi; nel senso che al giorno d'oggi, con il politicamente corretto a farla da padrone, una simile sceneggiatura sarebbe improponibile. Comunque un prodotto di grana grossa, in cui uno scatenato Banfi prova a reggere la baracca come meglio può poco aiutato dal resto del cast, con la parziale eccezione della Navarro, mentre Pamela Prati è indubbiamente bella ma decisamente acerba (non che in futuro sarebbe troppo migliorata). Evitabile.
Banfi mattatore, senza Vitali, senza Edwige, con l'acerba Pamela e la matura Nieves e altri attori spagnoli in virtù della coproduzione. Ma Lino gioca in casa, sfrutta la splendida cornice naturale e dei palazzi tranesi e sfodera un'interpretazione irresistibile. Il suo barone Patané è uomo di famiglia ma donnaiolo, nevrotico nel rapportarsi alla moglie grassa, al figlio ambiguo e all'amante ninfomane. Tra corna, tradimenti e prove di virilità, si mette alla berlina l'ignoranza della pettegola gente di paese e l'ipocrisia della famiglia tradizionale.
MEMORABILE: Pamela sulla cyclette; Il gesto dell'ombrello all'usuraio; Le lettere anonime.
Disonorato nell'orgoglio paterno e virile e deciso a risessualizzare "correttamente" il figlio gay per meschine questioni testamentarie, Banfi ce la mette tutta: sbraita scalpita strepita rimeggia smorfieggia volgareggia, ma è una tigre che si dimena all'interno di una gabbia vuota: la sinossi non tocca il rigo e mezzo e la sua estensione sceneggiaturale è estranea e refrattaria ai concetti di fantasia sviluppi e variazioni e per conseguenza anche quanto a comicità non si passa il metraggo a tergersi le lacrime per eccesso di risa. La Prati è un bellissimo vedere. Il solo, del resto.
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Nell'intervista concessa a Stracult qualche anno fa, la sexy-attrice Nieves Navarro aveva di Lino Banfi un'opinione un po' diversa rispetto all'immagine tutta rosa e fiori cui siamo abituati: "Banfi era simpatico ma insicuro, insicuro [...] lui era uno che stava sempre coi dubbi, come se dovesse fare Amleto".
Bè ma capita a tutti di essere insicuri sul set! Anche i più grandi come Sordi, Manfredi, Gassmann ecc hanno avuto talvolta insicurezze sul set, per cui mi pare normalissimo che anche Banfi le avesse. Più che di insicurezza io parlerei di precisione: evidentemente il buon Lino ci teneva a fare le cose per bene anche in contesti un po' pecorecci come questo film qui. Del resto se volevi aggiungere un minimo di qualità...
DiscussioneZender • 28/08/13 18:15 Capo scrivano - 48960 interventi
Incontrai anche Villaggio (all'epoca lavoravo in aeroporto e vedevo prendere l'aereo un po' tutti) e con me è stato molto maleducato. Conobbi anche il caratterista Stefano Antonucci il quale lavorava come dipendente dell' Alitalia, il quale mi confermava che con i fan non aveva sempre un buon rapporto.
DiscussioneRaremirko • 17/10/15 23:35 Call center Davinotti - 3863 interventi
Raremirko ebbe a dire: Quanto era bona la Prati, e che fisico che aveva.
Concordo, pure in Riflessi di luce non scherzava... ;)
DiscussioneRaremirko • 19/10/15 00:13 Call center Davinotti - 3863 interventi
Tersilli ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Quanto era bona la Prati, e che fisico che aveva.
Concordo, pure in Riflessi di luce non scherzava... ;)
Segno subito il film :)
DiscussioneReeves • 21/08/20 10:54 Contratto a progetto - 801 interventi
intervengo nel dibattito con forte ritardo, per segnalare che quanto a fisico Nieves Navarro non le era seconda. Segnalo inoltre la presenza di Bruno Minniti, il rambo all'italiana che qui ha un ruolo brillante evidentemente non adatto a lui
intervengo nel dibattito con forte ritardo, per segnalare che quanto a fisico Nieves Navarro non le era seconda. Segnalo inoltre la presenza di Bruno Minniti, il rambo all'italiana che qui ha un ruolo brillante evidentemente non adatto a lui
Concordo pienamente. La Navarro aveva un fascino decisamente superiore che aumentava grazie alle sue qualità attoriali non trascurabili. Ricordo che ha attraversato oltre 25 anni di cinema in pellicole non secondarie con partner che vanno da Totò a Lino Banfi interpretando ruoli diversissimi ed attraversando molti generi del nostro cinema B dallo spaghetti-western al giallo, dalla commedia erotica al poliziottesco fino a spingersi ai limiti del porno a fine carriera senza mai perdere un grammo del suo sex appeal. Direi che le due attrici non sono nemmeno lontanamente paragonabili.
DiscussioneReeves • 27/08/20 08:27 Contratto a progetto - 801 interventi
Pessoa ebbe a dire:
Reeves ebbe a dire:
intervengo nel dibattito con forte ritardo, per segnalare che quanto a fisico Nieves Navarro non le era seconda. Segnalo inoltre la presenza di Bruno Minniti, il rambo all'italiana che qui ha un ruolo brillante evidentemente non adatto a lui
Concordo pienamente. La Navarro aveva un fascino decisamente superiore che aumentava grazie alle sue qualità attoriali non trascurabili. Ricordo che ha attraversato oltre 25 anni di cinema in pellicole non secondarie con partner che vanno da Totò a Lino Banfi interpretando ruoli diversissimi ed attraversando molti generi del nostro cinema B dallo spaghetti-western al giallo, dalla commedia erotica al poliziottesco fino a spingersi ai limiti del porno a fine carriera senza mai perdere un grammo del suo sex appeal. Direi che le due attrici non sono nemmeno lontanamente paragonabili.
Bene, siamo in due. E su youtbe c'è un'intervista che dimostra che ha anche una bella testa, nel senso che fornisce risposte intelligenti