Ad Antonio Sabato versione picciotto ammazzano il fratello in seguito alla più classica delle faide mafiose. Lui evade e si appresta a continuare la catena, ma durante la fuga fa sosta in un villone di campagna dove poco dopo di lui giungono i proprietari, una coppia di novelli sposi che si prepara a prendere possesso della villa regalata loro dal padre di lei. Sabato li accoglie ad armi spianate e comincia la sua personale rivisitazione delle ORE DISPERATE e dei CANI DI PAGLIA. L'azione si ferma alla villa (con qualche break esterno alla centrale di polizia o sul gruppo di mafiosi...Leggi tutto che sta cercando l'evaso), dove lei prova a resistere alle tirannie di Sabato mentre il marito si dimostra coniglio raro. Anzi, non solo non cerca mai di rispondere alle violenze di Sabato ma se la prende con la bella e provocante moglie, che a suo dire dovrebbe stuzzicare di più Sabato finanche a concederglisi. E quando lei obietta "ma sono tua moglie", lui le dà apertamente della puttana rinfacciandole un passato evidentemente non così moralisticamente irreprensibile. Del film, salvo questi improvvisi e benvenuti sussulti di umorismo involontario, non c'è proprio nulla che possa valere la visione: attori ingessati, budget risicatissimo, dialoghi da mani nei capelli e una regia che non sa bene cosa inventarsi per mandare avanti una storia che fino all'ultima scena si rivela insignificante e di rara scontatezza. Poche pure le scene di nudo.
Mafia movie vecchia maniera per Imperoli, con tanto di faida che sembra più sarda che siciliana. Sabàto perde l'ennesimo treno per il cinema di serie A buttando alle ortiche un bel personaggio. Molti spunti interessanti, soprattutto durante il sequestro, sono stati colpevolmente tralasciati dalla sceneggiatura che mostra evidenti falle logiche. Un incedere progressivo e meno grossolano degli eventi gli avrebbe dato spessore. In media con i prodotti simili del periodo, senza spunti memorabili. Per appassionati.
MEMORABILE: Disgustosa le scene al mattatoio, assolutamente gratuite.
Interessantissimo noir sceneggiato da Luigi Montefiori in arte George Eastman. Un ottimo sicilan-mafia-movie con atmosfere tipicamente western. Il film in questione resta comunque un pezzo estremamente raro. Misteriosamente assente dal panorama home video italiano e altrettanto misteriosamente scomparso dalla programmazine televisiva.
Deliziosissimo noir del bravo Imperioli, interpretato discretamente da Sabato, Richardson e dal compianto Dottesio. È il classico noir anni 70, ma invece di temi mafiosi o criminali è trattato il tema della vendetta personale; non manca una spruzzata di sentimento ed erotismo. Film rarissimo che merita una edizione in dvd.
Infimo e indegno della fama di culto di cui gode. Tolta la parte centrale in villa che gioca d’anticipo su Vacanze per un massacro, questo noir diretto da Imperoli – regista più meritevole di essere ricordato per le sue commedie erotiche con la Guida – pecca di debolezza, ingenuità e approssimazione, oltre che di personaggi terribilmente insulsi (su tutti, quello di Richardson). La trama procede per intimidazioni, qualche nudo elargito dalla Brown, tentativi di stupro e fucilate, con la faccia di Sabàto fossilizzata in un’unica espressione.
Poco da salvare, secondo me. Dopo un bell'inizio a luparate il film si trasforma nella solita storia del sequestro di 2 riccastri da parte del bandito, con susseguente ribaltamento dei ruoli tra i 2 uomini; purtroppo però la sceneggiatura non approfondisce assolutamente nulla, e quando la Brown (bellissima, va detto) dice "ti amo" a Sabàto non si riesce a non sorridere sarcastici. Produttivamente è un film poverissimo (il commissariato ricreato in due squallide stanze), sorprende però sentire una canzone di De André nella colonna sonora (Amore che vieni, amore che vai).
Questo noir d'ambientazione sicula non mi è affatto dispiaciuto; infatti, oltre alla location insolita (con scenari talvolta quasi da spaghetti-western), può vantare un impatto rozzo e barbaro assai efficace: tra fucilate devastanti, maschilismo da osteria, canzoni cantautoriali che contrastano con la violenza generale, Sabàto imperturbabile eroe negativo, mucche abbattute al macello (dal vero!) e finale alla Merola-movie, il film si ritaglia un posto nella memoria del cinefilo. Ritmo altalenante e storia d'amore evitabile, ma il resto merita!
Un evaso trova rifugio in una villa ove albergano due laidi sposini. Nonostante l'impegno la pellicola è carente, la narrazione cerca l'inganno ma tutto termina e pare risaputo. Sabato continua col monocordismo interpretativo e cerca proseliti, la Brown è piacevolmente nuda!
Discreto. Sottolineate e non con ironia ma con violenza profusa a piene mani, vigliaccheria e ruffianaggine di un sequestrato, faide, omertà, sfiducia nelle forze dell'ordine e nelle istituzioni, vendette, conti da regolare come ragioni di vita... un po' tutto un deja vu. Come già altrove il regista utilizza brani celeberrimi di De André per contornare i momenti più tragici e non è un errore perché calzano bene... Imperoli più che moralista è cronista, uno che semplicemente espone le cose così come stanno. Questo film però non è il suo meglio...
Dall'Arancia meccanica dei cagnolini arrabbiati il congedando Imperoli passa a spremere le arance rosse di Sicilia - quelle coltivate a canna di lupara - in un mafia/noir campagnolo di fuga, sequestro e vendetta pilotato a serbatoio in riserva dall'uccel di bosco Sabato (doppiato male e nemmeno in siculo...) L'incipit ingrana con ruspante efficacia cardiaca (la corsa tra i campi, la perlustrazione della villa isolata) ma tutto il prosieguo scema nella "sincope" di Stoccolma, troppo compresso tra precipitosi innamoramenti, improbabili cinismi coniugali e magrissimi segmenti di burocrazia investigativa.
MEMORABILE: Attilio Dottesio nei panni di boss paraplegico sballottato a destra e a manca come un pacco postale...
Ingredienti tipici dello spaghetti-western (faida a suon di fucilate, vendetta da compiere, paesaggio arido) riadattati in chiave poliziesca, come imponeva la moda dei '70. Sommario nelle psicologie dei personaggi e sbrigativo nella narrazione, ma diretto con rozza efficacia e la costante presenza dei carabinieri lo rende più moderno e quindi più credibile del similare Quelli che contano. Sabàto è monocorde, la Brown tanto deliziosa quanto improbabile, ma io film come questo non li stroncherò mai...
MEMORABILE: La parte iniziale e quella conclusiva.
Pur girato con pochi soldi, il film ha dalla sua la fotografia di Romano Albani e Mario Imperoli, regista dai modi e tempi tutti suoi che sapeva caratterizzare le attrici come pochi altri. E se Sabàto è stranamente efficace, le attenzioni vanno tutte su Ritza Brown, bellissima e nudissima, a cui è riservata anche una scena di stupro di rara crudezza che sembra anticipare Avere vent'anni e Sotto accusa. Viscidissimo John Richardson.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
HomevideoZender • 21/05/08 08:04 Capo scrivano - 48874 interventi
Come ben dice il nostro caro Geppo: Misteriosamente assente dal panorama home video italiano e altrettanto misteriosamente scomparso dalla programmazine televisiva. L'unica edizione preziosa è la VHS tedesca "Olympia" in lingua italiana. Esiste anche una vhs canadese, a quanto pare, di pessima qualità.
Eco allora, in tutto il suo splendore, la vhs Olympia in questione:
Zender, quel mio "cagnolini arrabbiati" non si riferisce al film di Bava ma al semiomonimo pariolini-movie dello stesso Imperoli,
Come cani arrabbiati (1976).
P.S.: Il nome del regista riportato nella scheda ha una i di troppo (Imper-I-oli) che andrebbe cestinata ;)
DiscussioneZender • 1/06/12 19:17 Capo scrivano - 48874 interventi
Sì, certo, evidentemente quando ho richiamato il titolo mi è comparso anche quello di Bava e avendo fatto in velocità ho selezionato quello. Grazie della correzione.
Durante il film una radio accesa trasmette le note riconoscibili di uno stupendo brano di Fabrizio De Andrè, tratto dal suo terzo album registrato in studio, Volume III (1968):
Sembra proprio che Imperoli avesse un debole musicale per il grande Fabrizio De Andrè, infatti dopo aver inserito ben due brani del cantautore genovese nel precedente Come cani arrabbiati (ossia La canzone di Marinella e La ballata di Michè), anche qui gli porge i suoi omaggi infilando via radio un altro suo meraviglioso pezzo: Amore che vieni amore che vai, del 1968.
DiscussioneZender • 4/06/12 15:00 Capo scrivano - 48874 interventi
Non ho capito perché hai diviso le due informazioni, Gest (entrambe interessanti ed entrambe riguardanti le musiche). Giusto parlarne in MUSICA.
Quella che avevo messo in Generale era un'ipotesi personale, nel senso che potrebbe trattarsi solo di coincidenze e non di preferenze registiche (infatti ho scritto "sembra che Imperoli avesse un debole per De Andrè"...)
DiscussioneZender • 4/06/12 16:52 Capo scrivano - 48874 interventi
Beh, ma in musica è lecito fare ipotesi e discutere, è solo curiosità che è strutturato in modo diverso.
di questo film in pratica circolano tre master: questo della Olympia, la New Pentax e uno marcato Bruno Vani: ci sono differenze nella durata e nelle edizioni ? quello di Vani dura 86' 48" compresi i cartelli di fine primo tempo/secondo tempo