Inizia col botto, ma poi il film cala vistosamente di ritmo. La cosa però sembra voluta e ci può stare, perché il cubo è un rompicapo con trappole mortali; e se non ci si muove con cautela si può solo sperare in una morte rapida e indolore. Claustrofobico all’ennesima potenza, con stanze che mutano solo per colore e trappole e con un gruppo male assortito di cavie (gli attori sono il vero punto debole), che dovrebbero almeno cooperare. Piuttosto pesante, ma comunque originale e con un bel finale.
Ottimo esempio di come si possa realizzare un buon film contando più sulle idee che non su effetti speciali costosissimi per ritoccare lo sfondo di una inquadratura. Non è perfetto, nella parte centrale il ritmo scade di brutto, il cast non è, come dire, entusiasmante e qualche clichè di troppo rischia di rovinare tutto. Ma il film non affonda, anzi, alla fine dei conti risulta originale e meritevole perché ha un'anima. Cosa (non da poco) che i successivi sequel non avranno.
Film insolito che fa respirare un'atmosfera profondamente kafkiana. I personaggi si trovano intrappolati in un cubo, all'interno del quale ci sono stanze cubiche comunicanti tra loro, e non hanno la minima idea del perché e di che cosa debbano fare. La situazione li porterà attraverso vari stadi: dalla cooperatività all'aggressività verso gli altri. Il film ha qualche vistosa caduta di tono e non si capisce poi bene dove voglia andare a parare ma il risultato finale è discreto.
Pur essendo la sua opera prima, Natali costruisce un piccolo gioiellino di rara bellezza e grande efficacia narrativa che, nonostante la pochezza di mezzi a disposizione, riesce a coinvogere lo spettatore dall'inizio alla fine (enigmatica) della pellicola. La dimostrazione palese di come sia ancora possibile realizzare buoni film senza spendere un capitale, facendo leva soprattutto sulla forza delle idee. Consigliatissimo agli amanti del genere.
Incredibilmente - nonostante la pochezza del budget (che ricorda molti, troppi recenti casi di opere "indipendenti") - The Cube è destinato a lasciare il segno. Ancora più incredibilmente se lo si considera per quel che è: quattro attori, quattro mura (le stesse che ruotano e si (ri)combinano) ed un trama furbetta quanto poco chiara, che lascia perplessi per la vacuità dello script, destinato a non trovare soluzione sino a rimanere ancorato ad una irrisolta "metafora". Noioso come pochi, riesce comunque a generare due (ben peggiori) seguiti...
Sicuramente il Cubo ha rappresentato una novità degna di menzione. L'idea era molto interessante e, tutto sommato, è stata sviluppata degnamente. Certo non è un film di Spielberg, ma si ricorda nel tempo e non è affatto poco. Il cast non eccelle, ma non so se con degli ottimi attori si sarebbe finiti per ricordare più loro dell'opera e quindi, forse, va bene così. Sicuramente un Unicum. Sequel e prequel non all'altezza. Da vedere!
Film tutto basato sulle ancestrali paure dell'ignoto con spunti claustrofobici, Cube ha dalla sua l'idea, quanto meno originale ed alcuni effetti e scene (tipo quella iniziale) di sicura presa sul pubblico. Purtroppo la sceneggiatura sfrutta male la buona idea di partenza ed il film perde progressivamente di mordente. Inoltre il cast appare piuttosto raffazzonato (degno di un film low budget del resto) con volti poco noti e di scarsa presa professionale.
Ha un suo perché questo Cube, e riesce anche interessante. Certo, gli attori sono tutti di scarso peso, in altri film a basso costo si è visto di meglio. La sceneggiatura è angosciosa al punto giusto ma per forza di cose ripetitiva. Come i dialoghi che a un certo punto diventano banalotti. Ma il ritmo tiene e supporta bene l'idea iniziale. Classico scontro tra caratteri diversi all'interno del gruppo e finale un po' vuoto.
Futurista e labirintico, riesce a costruire una tensione buona e quasi costante utilizzando la vertigine dell’infinito e dell’inesplicato, che cela le trappole mortali più crudeli e fantasiose. Gli attori non hanno grandi capacità – cosa peraltro non indispensabile in un film come questo, dove gli individui sono pupazzi in balia delle insidie – ma i loro personaggi sono ben differenziati e tipizzati (l’autistico, il paziente, l’anziano, il violento…) e nel complesso funzionano. Perversamente enigmistico.
Il budget ridotto non basta a giustificare la pochezza del risultato: a parte la scenografia minima ma funzionale, tutto in questo film (non così tanto claustrofobico, peraltro) sembra convergere verso l'ennesima opera facile e furbetta con l'ormai insopportabile metafora sui limiti dello scibile umano. Heisenberg e la sua indeterminazione mietono successi da decenni, ma i registi migliori sono quelli che hanno cercato di andare oltre. Ben fatta, però, la scena iniziale ad effetto.
Perchè questo film resterà nella memoria dello spettatore? Per il cast? Ne dubito, gli emeriti sconosciuti che lo componevano sono rimasti sconosciuti. Per la sceneggiatura? Non credo, pur se la storia è ben sviluppata (nei limiti del possibile dato che a disposizione Natali aveva solo una stanza illuminata in maniera diversa). Credo che questo film sia diventato un Cult per la forza di quell'unica idea che desta stupore (le trappole), angoscia (le stanze) e invidia (diamine, avrei voluto pensarla io!). Un grande esempio di cinema fatto con una sola grande idea.
MEMORABILE: Le trappole; gli scarponi-ricognitori; i calcoli matematici per uscire dal Cubo.
Alla fine, un buon film: originale ed angoscioso, il fattaccio. Rinchiusi senza cibo ed acqua, con un bel bottone per salivare qualcosa (deve essere davvero orribile, avere sete in quella situazione) e tante meningi da spremere per uscire, per salvarsi la vita. C'è anche un po' di splatter inaspettato, anche se la scena del tipo fatto a fettine era stata ampiamente divulgata. Passa il tempo, con le situazioni che si fanno complicate, mentre i ruoli divengono palesi e il dramma pure. Ben organizzato e realizzato di conseguenza. Preciso e regolare, come un cubo.
Bellissima rivisitazione sul tema della manipolazione di massa, proiettata in uno scenario rudimentale, monocorde e claustrofobico (la scenografia consiste sostanzialmente in stanze vuote ed uniformi) che ispirerà numerose pellicole a venire. Mai valutato come meriterebbe, "The Cube" ha i grandi meriti di essere un prodotto perfettamente a metà tra tradizione e avanguardia, di risultare contemporaneamente autoconclusivo e aperto alle più disparate chiavi di lettura. Uno dei migliori film degli anni 90, in assoluto.
Personaggi stereotipati oppure criptici (l'idiota sapiente in grado di riconoscere i numeri primi) interpreti da attori modesti, trama lambiccata, dialoghi poco interessanti... eppure è tale la potenza dell'idea scenografica che il film si impone all'attenzione: un cubo di Rubik in cui ogni cubetto corrisponde ad una stanza ruotante, alcune stanze contengono trabocchetti mortali, oltre sono solo di passaggio. Il sogno di un sadico oppure il test ideato da un'intelligenza aliena? Idea bella ed originale che riscatta una realizzazione mediocre.
Alcune persone si ritrovano all'interno di una struttura cubica, apparentemente senza via d'uscita. Peccato che al suo interno siano disseminate trappole mortali. Ottima l'idea di base che si distingue per originalità, a mio avviso non ben supportata da un cast abbastanza sottotono. Rimane comunque una piacevole sorpresa e quindi un buon film da vedere.
Film estremamente claustrofobico e psicotico, non affronta il tema che vuole proporre con lucidità di idee, rimane superficiale nella reattività di personaggi che non danno corpo alla situazione di esasperata tensione a cui sono sottoposti, la recitazione è scarsissima come la regia. Rimane una buona idea di base, ma che non è riuscita a decollare e a prendere forma rimanendo un film incompreso e archiviabile.
La cosa più incredibile è che una storia collocata interamente in un misterioso cubo labirintico non sia affatto claustrofobica! Mancano l'angoscia e il senso della chiusura, ci sono invece avventura e puro gusto logico-matematico, come in un prezioso videogame. Il film, insomma, incuriosisce razionalmente, ma delude emotivamente: i reclusi in fuga verso la salvezza sono tipi, non persone; e le inquadrature rispondono alla spettacolarità, non al cinema del dubbio. Un'occasione persa: i simboli si banalizzano e i corpi non hanno anima.
All'epoca della sua uscita, nonostante qualche idea presa in prestito dalla fantascienza classica, era un film davvero innovativo. Questa è la maggior forza di "Cube", unita all'idea vincente delle trappole mortali (la macchinosità e la ferocia delle stesse verranno riprese, in modo diverso, da I 13 spettri e dalla saga di Saw, per citarne un paio). Non manca una metafora di fondo nichilista, forse prevedibile ma comunque efficace. Buoni gli SPFX e nella media gli interpreti, volutamente stereotipati. La tensione è gestita con gran sapienza.
Nonostante alla prima visione sia rimasto colpito non poco dall'originalità del soggetto, con gli anni mi accorgo che era qualcosa di non prettamente nuovo. Cube però ha dalla sua una messa in scena essenziale, un cast discreto e l'inconfondibile aria da b-movie (o da produzione indipendente, che dir si voglia) ha indubbiamente contribuito alla buona riuscita del film. Insomma, è un soggetto ben affrontato da Natali, un po' horror, un po' fantascienza; merita senza dubbio una visione.
Claustrofobico film di fantascienza che per chi conosce bene il genere appare poco originale per via di elementi che ricorrono sovente in pellicole come queste. Per di più il cast non è irresistibile (i protagonisti non sono conosciuti e non sono neanche capaci a recitare); la regia è terribile, difatti si fa fatica a capire quando i protagonisti cambiano cubo passando attraverso le porte stagne, il regista continua ad inquadrare i poveri malcapitati senza che lo spettatore sappia dove si trovano. Sconsigliato.
L'idea non è banale e una scenografia che si limita ad un'unica stanza cubica (variano i colori ma la struttura è sempre la stessa) e vuota di certo non si dimentica. Il film scorre bene, mantenendo viva l'attenzione dello spettatore fino alla fine. I personaggi sono abbastanza schematici e la sceneggiatura rivela alcune lacune logiche nel momento in cui si trova lo schema con cui i cubi si spostano, ma presi dalla narrazione ci si passa sopra. Interessante. Con due inutili seguiti.
Paura, paranoia, angoscia, disperazione... Inquietante, claustrofobico, dal ritmo incalzante... un vero capolavoro! Uno dei film più originali ed avvincenti che io abbia mai visto! Affascinante Nicole De Boer nella parte di una brillante studentessa di matematica.
MEMORABILE: L'orrenda fine di Alderson; Worth scaraventato da Quentin in un altro settore scoppia in un riso isterico: "Scricciolo!; Il vecchietto!
Non esiste niente di simile a "Cube" perché è così dannatamente pazzesco che è paragonabile sono ai suoi sequel. L'originale trama è la cosa che mi ha sorpreso maggiormente, perché è l'ambientazione più claustrofobica che abbia mai incontrato in un film. Oltre alle ambientazioni, gli enigmi, il gioco di squadra e la combinazione dei protagonisti sono tutti veramente azzeccate. Il film gioca tanto anche sui singoli attori: ogniuno di loro è un pezzo dell'enigma, come qualsiasi cosa all'interno del cubo. Se siente amanti del weird non perdetevelo.
Ottimo esordio di Vincenzo Natali, all'epoca indicato da alcune riviste erroneamente come regista italiano (!), in realtà americano cresciuto in Canada. Ispirato da un episodio di Ai confini della realtà, Natali costruisce un gioiello di inventiva e caratterizzazione, dimostrando talento nella costruzione della tensione e inventiva macabra. Avrà modo di ripetersi solo molti anni dopo con Splice.
Alcune persone devono cercare una via d'uscita attraverso migliaia di stanze cubiche collegate l'una all'altra in modo da formare una struttura cubica enorme. L'idea è originale e affascinante e sicuramente poteva essere sfruttata meglio, ma nonostante questo e nonostante anche il budget basso, il film riesce a coinvolgere e intrigare come pochi altri. Ottimo, davvero Ottimo.
Poco efficace questo gioco nel mega-cubo, dove si poteve e si doveva osare di più. Prima mossa sbagliata sono i protagonisti: prevedibili e poco interessanti. Seconda mossa: le stanze con i diabolici trabocchetti sono sfruttate pochissimo, peccato. È ovvio che in una dimensione claustrofobica così ripetitiva (cambiano solo i colori delle stanze) è necessario prevedere in sceneggiatura qualcosa di più interessante. Poca roba.
Originale thriller di fantascienza, che con pochi soldi e pochissimi effetti (l'ambientazione inoltre è praticamente sempre la stessa) riesce a creare tensione. Il cast non comprende volti noti, ma ognuno riesce a cavarsela nella sua parte e i colpi di scena stupiscono quanto basta. Forse la vicenda scade un po' nella seconda parte, ma il finale risolleva tutto lasciando un discreto mistero. Non eccezionale, ma sicuramente da vedere almeno una volta.
Geniale film di Natali. La struttura cubica, spiegata dai protagonisti a voce, sembra molto complessa così come il suo funzionamento, ma in realtà non lo è affatto e quei numeri "astronomici" che sembrano fare tanta paura sono facilmente affrontabili con in mano una calcolatrice. Apprezzo l'applicazione dell'equilibrio di Nash nella pellicola, la quale sembra anche permeata da un significato filosofico che stento a comprendere. Purtroppo la fotografia, la regia e il cast pessimi rendono questo lavoro non più che discreto e originale.
Come in un immenso cubo di Rubik, un variegato gruppetto di persone prova a trovare la combinazione giusta per uscirne vivo. Della serie "claustrophobia-movie", ancora una pellicola che sfrutta le reazioni di paura dello spettatore, spargendo note di panico, sviluppate su un racconto, forse prevedibile, ma discreto anche nella resa descrittiva dei personaggi e nella morale finale. Per nulla disprezzabile.
Ambientare l'intero film in un cubo ha di sicuro inciso non poco sul budget di produzione. Resta il fatto che la trama è interessante, anche se frequentemente la narrazione rallenta e perde energia. Lo si vede comunque volentieri (peraltro una sola volta), non foss'altro per quel che di inquietante riesce a comunicare. Attori non sempre all'altezza ma, ribadisco, credo non sia semplice dare grandi svolte interpretative in un tale contesto.
Un vero e proprio cult, in anticipo sui tempi (e infatti anticipò anche la saga di Saw che a questo piccolo gioiellino deve abbastanza). Il cubo si palesa da subito come una fusione di thriller/horror/sci-fi con una bella spolverata di matematica. Un finale davvero metaforico lascia poi la possibilità di unire diverse chiavi di lettura che si compenetrano a vicenda tra cui: il cubo-prigione che è la figurazione dell'orrore che è sepolto nella nostra mente e di come basti qualche stanza isolata per farlo emergere. Da tramandare.
Ossessionato dalle volumetrie e dalle possibilità trigonometriche (e di esuberazione scenografica e illuminotecnica) dello spazio, Natali si gioca con questo film la sua cartuccia più carica di polvere pirica, eleggendo a imponderabile e darwiniana macchina letale il gran reame della matematica (e delle sue variabili), in un tesseract le cui facce sono quelle della morte. Un’idea talmente forte, specie quanto a resa visiva, da farsi largo tra madornali buchi di script e vacui personaggi-pedina buoni per il toto-morto. Quando Asimov, Heinlein, Borges, Barker e Lem fanno l'orgia alla lavagna.
Esordio superlativo per Natali, che ahimé non raggiungerà più questi livelli. Il film genera una tensione costante per tutta la sua durata, attraverso il senso di claustrofobia e alla disperazione dei protagonisti che non a caso hanno nomi di prigioni americane (Leaven, Holloway, Rennes, Quentin e Worth). Le trappole mortali e gli enigmi matematici da risolvere per uscirne vivi sono geniali e verso di essi la saga di Saw ha senza dubbio un debito enorme. La presenza del ragazzo autistico, che si rivelerà fondamentale, è fortemente simbolica.
MEMORABILE: Cosa c'è là fuori? La sconfinata stupidità umana.
A metà tra thriller e fantascienza, questo film "claustrofobico" (sei persone chiuse dentro un cubo senza via d'uscita...) si segnala per l'originalità. La prima parte funziona meglio: buoni i dialoghi tra gli attori e la creazione di un continuo stato di tensione e malessere. Nella seconda parte il ritmo cala e un po' ci si annoia, ma rimane comunque un film riuscito, che merita la visione.
Come in Saw lo spunto inventivo iniziale è la cosa migliore. Lo slancio, assecondato dalla nostra curiosità, si perde, però, coll'avanzare della trama per colpa dei soliti vizi: recitazione mediocre e isterica, coprolalie, mancanza di un'autentica profondità simbolica, spiegazioni da esaurimento. I personaggi son fatti con lo stampino: il paranoico, l'uomo d'ordine, lo schizofrenico, la secchiona: una sfilata di caratteri che inonda da anni il genere fantastico/poliziesco a ogni livello. Merita un'occhiata.
Ottimo thriller fantascientifico in grado di sfruttare al massimo una striminzita ma brillante idea di base (sconosciuti rinchiusi in un pericoloso cubo di Rubik devono trovare la via di fuga). Non c'è molto tempo per approfondire le relazioni e le personalità dei personaggi, ma la visionarietà degli ambienti, la palpabile suspense, la capacità di Natali di creare un clima minaccioso dal nulla, la semplice genialità del plot (che si apre pure a riflessioni non troppo scontate) riescono a sollevare il film al rango di piccolo capolavoro. Cult!
MEMORABILE: Le terribili trappole nascoste che uccidono in modi a dir poco originali (su tutte il taglio a cubetti della prima vittima), in anticipo su Saw.
Thriller claustrofobico, girato con un modesto budget, ma che nonostante tutto è divenuto una sorta di cult tra gli internauti di fine millennio scorso. In realtà non proprio originalissimo (soprattutto nelle caratterizzazioni) e non sempre lineare nella narrazione. In realtà è una sorta di esperimento antropologico sulla natura e sulle reazioni dell'uomo quando viene messo alle strette. Regia ondivaga con un cast di quasi sconosciuti non sempre funzionante. Qualche discreto spunto qua e là e nulla più. Finale più irritante che utile.
Più importante da un punto di vista storico, per aver avuto la straordinaria capacità di anticipare un filone che nel corso dei Duemila è stato più che florido. Esiste un grosso però: da un punto di vista fotografico è ai limiti dell'imbarazzante (il low budget sembra ancora più low), gli attori sono mediocri e la storia dopo un incipit folgorante riesce a intrattenere più da un punto di vista emotivo che cerebrale. Il classico film che si basa su un'unica grande idea sviluppata non sempre all'altezza.
MEMORABILE: L'incipit; La corda creata con i vestiti; I calcoli fattoriali.
L'idea di ambientare il film all'interno di un misterioso cubo è accattivante ma purtroppo, seppur ottima sulla carta, perde di mordente a causa di una recitazione fastidiosa e di una costruzione dei personaggi stereotipata che si riversa in dialoghi ridicoli e cliché infiniti. Il repentino cambio d'animo dei prigionieri che passano da perfettamente lucidi a irati e irragionevoli in pochi secondi rende indifferenti alla loro sorte. Ma i particolari irrisolti quanto affascinanti, le numerose domande insolute e l'atmosfera kafkiana valgono la visione.
Dieci piccoli casi umani sottomessi all'insensata geometria delle cose: idea interessante, sviluppo molto meno. Forzata, soprattutto a una seconda visione, appare l'evoluzione narrativa della vicenda, popolata di personaggi stereotipati: lo scemo geniale, il criminale oscuro, il poliziotto represso, la dottoressa infelice, la studentessa arguta, l'architetto preda di un disegno più grande di lui... Manca ancora lo stroncante spiegone teleologico, che però già s'intravede all'orizzonte. Ai titoli di coda ci si chiede: e allora?
Un ormai vecchio e caro b-movie di fantascienza in cui una idea semplice semplice, ma non per questo meno stimolante, è declinata fantasiosamente da Natali, tra incomprensibili spiegoni matematici messi lì un tanto al chilo e personaggi talmente stereotipati da risultare amabili. La breve durata permette un ritmo alto e senza fronzoli, qualche trappolone è ben congegnato e qualche momento splatter ci sta sempre bene. Come la Settimana Enigmistica, vanterà numerosi tentativi di imitazione. Dalle sale di agosto all'immortalità.
Sei persone sono intrappolate in una struttura senza uscita. Clima da fantascienza basato su una serrata claustrofobia e percorso da lievi venature horror. L’idea della ricerca della salvezza è semplice e viene ravvivata da ragionamenti matematici e da dialoghi troppo carichi di livore. Alla lunga la tensione scema, anche se i giochi di inquadrature funzionano e il finale non delude. Gli attori, dal fare televisivo, mostrano i loro limiti.
MEMORABILE: Il cubo da fuori; I cambi di colore dei settori.
Cosa rappresenta il Cubo? Forse è metafora dell'esistenza stessa, con i malcapitati che devono sfuggire alle trappole della vita per arrivare all'agognato paradiso (cui infatti giunge soltanto il soggetto "puro")? Natali firma il suo capolavoro di fantascienza filosofica azzeccando sia l'ambientazione asettica e claustrofobica sia le splendide scenografie del Cubo e del suo Esterno (peraltro a basso costo) sia l'atmosfera paranoica. Non mancano alcuni buoni momenti splatter con trucchi prostetici e le ingegnose trappole, in stile Saw (ma meno cruente). Attori discreti.
Un'affascinante struttura purista e futuribile all'interno di un concetto a sua volta purista e semplice pur nella sua complessità interna: un cubo come unica ambientazione, che racchiude, imprigiona e uccide chi non segue le sue leggi puramente matematiche. Cosa ci sia dietro questa macchina inumana non è dato sapere, se non da ipotesi dei personaggi che tentano di uscirne (caratterizzazione basilare, consueta ma funziona). Anticipa Saw e Escape room per la sceneggiatura con stanze-trappola ad enigmi, anche se in un contesto decisamente sci-fi (ma non mancano crudi gore SFX).
Ludico (in pieno mood B-movie), tragliente (letteralmente) e fumettaro (Natali nasce come storyboarder), rimane uno degli utlimi sinceri acuti orrorifici di fine secolo scorso; di quelli a loro agio nel loro statuto indipendente e fieri dei pochi, ma ben sfruttati mezzi a disposizione (cast permettendo). Tra stivali, algebra e sangue - si ramifica nelle sue tese geometrie, risultando meno claustrofobico e sadico di quanto vorrebbe, ma coinvolgente nella progressione delle trappole letali. Se si aggiungono poi (probabili) alieni e sovrastrutture militari, la distopia è servita.
MEMORABILE: Il gioco di trappole e colori nelle stanze; Il finale che canta l'inettitudine.
Un film che crea quasi un nuovo paradigma narrativo. Un enigma meraviglioso inserito in un giocattolo mostruoso. Il film di Natali si propone come uno dei più originali di sempre, riuscendo con una scenografia fissa e due luci colorate a creare un incubo immaginifico di proporzioni colossali. Eccellenti relazioni matematiche e analisi sull'umanità, che è possibile leggere a numerosi livelli. Attori non eccelsi ma tutto sommato funzionali. L'aspetto grezzo della messa in scena è funzionale allo scopo. Un capolavoro del genere.
Gruppo assortito si ritrova in un misterioso e pericoloso luogo senza sapere come né perché. Riusciranno a uscirne? Film economico (è girato in una singola stanza cambiandone i colori delle pareti) che però rende piuttosto bene, ritmo non frenetico ma va bene così (i Nostri devono studiare e conoscere l'ambiente con prudenza, data la sua letalità). Piace l'alone di mistero che circonda l'intera faccenda, meno certi evitabili dialoghi (solo discreto il cast). Il disadattato cervellone potrebbe essere una forzatura, ma il prequel lo giustificherà. Nel complesso buono e innovativo.
Per essere un cubo diciamo che sfaccettato non è propriamente l'aggettivo che gli si attaglia. Pattern del film dall'idea così f(i)ondante da far sì che gli autori per scelta o più verosimilmente necessità non siano in grado di tener dietro alla sua potente molla, accontentandosi di sparare palline di carta. Come poi accadrà alla saga enigmistica (che da questa ontologicamente deriva) ad urtare son soprattutto i dialoghi regressivi che minano ogni "suspensione" e i personaggi monodimensionali. Certo scenograficamente il film ha ancora una non comune tenuta e Natali muove bene la mdp.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
CuriositàBrainiac • 19/08/09 18:11 Call center Davinotti - 1466 interventi
Alcune curiosità su questo claustrofobico film:
Tutti i personaggi hanno il nome di un penitenziario.
La compagnia degli effetti speciali C.O.R.E. ha collaborato gratuitamente.
Uno dei primi copioni prevedeva che i protagonisti trovassero del cibo alieno, ma l'idea fu abbandonata poiché costituiva un indizio troppo chiaro sulla natura del cubo.
La dimensione esterna del cubo è detta "424 feet, square" (inteso come "un quadrato di 424 piedi", tradotto erroneamente nei sottotitoli inglesi, italiani e nell'audio italiano come "132 metri quadrati", mentre corretto è 130 metri lineari (di lato). Infatti 426 piedi sono 129,24 metri, da cui, con stanze cubiche di 5 metri di lato, risultano 26 × 26 × 26 = 17 576 stanze cubiche, come poi affermato dai protagonisti.
I numerosi "cubi" attraverso i quali i protagonisti fuggono verso la via d'uscita in realtà erano sempre lo stesso. Per girare il film, infatti, fu costruito un solo cubo i cui lati misuravano 14 piedi (poco più di 4 metri) e le cui pareti erano ricoperte di pannelli colorati che venivano sostituiti di volta in volta.