Già dalla chitarra di Brian May che personalizza straordinariamente il jingle della 20th Fox si può capire quanto il film sappia toccare le (sei) corde giuste. E anche l'ingresso di Freddie Mercury di spalle che sale sul palco del Live-Aid di Wembley (uno scenario ricreato magnificamente) regala un incipit emozionante preparandosi a racchiudere, con il riallaccio alla medesima esibizione del 1985 nel finale, la storia degli anni più importanti del gruppo. Gli ultimi sei (cioè fino al 1991, anno della morte di Freddie) verranno riassunti in poche frasi sui titoli di coda. Scelta inusuale, ma che permette di non disperdere troppo una lunga avventura già così inevitabilmente monca, idealmente suddivisa...Leggi tutto in quattro capitoli contrassegnati da altrettanti brani epocali: i primi dischi ("Killer Queen"), l'apoteosi ("Bohemian Rhapsody"), l'interazione col pubblico ("We Will Rock You"), la svolta dance ("Another One Bites The Dust"). In mezzo, tra una festa e un incontro coi discografici (splendido quello con l'immaginario Ray Foster interpretato da Mike Myers doppiato da Pino Insegno), rivive il rapporto di sincera amicizia tra i quattro componenti di un gruppo musicalmente fuori dagli schemi ma lontano dagli eccessi tipici delle rock-band del tempo. E' il solo Freddie (Malek) a concedersi una vita di stravizi, imputabili a un carattere da primadonna da contrapporsi tuttavia a una timidezza insolita che il film ben sa rendere: il dolcissimo rapporto con Mary (Boynton), l'ispirazione improvvisa, quella voce inimitabile diventata da subito il carattere distintivo della band. La regia elegante sa mettersi al servizio della storia e soprattutto della musica, lascia spazio a brani memorabili editandoli con grande cura (senza così far gridare al sacrilegio i fan), creando una piacevole armonia con le immagini e aggiungendovi qua e là simpatici interventi grafici. Colpisce soprattutto l'attenzione riposta nella ricostruzione storica: non solo nella lunga parentesi al Live-Aid - dove i movimenti di macchina, le discese della stessa tra la folla, i primi piani e il suono esaltano la forza dell'evento superando i limiti delle riprese dell'epoca - ma anche nelle altre esibizioni: "Killer Queen" in playback a Top Of The Pops con gli identici costumi e le scenografie della BBC, lo storico video in abiti femminili di "I Want To Break Free", "Love Of My Life" cantata a una voce dall'intero stadio... E' come osservare la realtà da un'angolatura inedita, passeggiare nel backstage, godersi la musica incontrando il mito... E' insomma il meglio che il cinema di oggi può arrivare a offrire per oltrepassare la barriera del tempo. Un plauso al casting, che oltre a scovare in Rami Malek un eccellente clone di Freddie (molto fa la dentatura, naturalmente, ma l'interpretazione è comunque impeccabile) sa richiamare subito alla mente anche May, Deacon e Taylor attraverso un perfetto lavoro sul look. Dal punto di vista del fan, ovviamente felice di risentire ciò che ama, un lavoro straordinario che chi conosce solo alla lontana i Queen non potrà inevitabilmente mai apprezzare allo stesso modo di un fan. Cinematograficamente non tutto è equilibrato al meglio e qualche intoppo (in particolare nei momenti più intimi) si ravvisa, ma nei dialoghi emerge chiara la qualità della sceneggiatura, non priva della giusta dose di ironia. Così come la regia sa cogliere le espressioni giuste, inserire intervalli di necessaria riflessione, lasciare relativamente in ombra la malattia, non calcare la mano sull'omosessualità di Freddie (per quanto naturalmente mai celata), commuovere quando è il momento, esplodere musicalmente nel finale a Wembley (quella dei Queen fu unanimemente o quasi ritenuta la miglior performance dell'evento) con la Rhapsody, “Radio Gaga”, “Hammer To Fall” e l'inno “We Are The Champions”. Divertente la (pur breve) genesi immaginata per il capolavoro riconosciuto che dà il titolo al film, così come quella per “We Will Rock You”, testimonianza della voglia di arrivare più vicino ai propri fan e di stupire. Forse non si coglierà appieno lo spirito del gruppo, la singolarità della loro proposta, la complessità di un personaggio sfaccettato e controverso come pochi, ma è indubbio che i brividi di quelle note e di una voce senza tempo trapassano in questo caso agilmente la fredda barriera dello schermo sublimandosi nella grandiosa cornice del Live-Aid per un finale da lacrime agli occhi.
Non male questo racconto che omaggia la storia dei Queen, nel quale domina e spicca l'interpretazione eccezionale di Malek, che meglio di così non poteva fare. Ed è proprio lui che dà senso a una sceneggiatura un po' troppo insignificante e celebrativa, che non affonda mai il colpa, non rischia ma mette solo in luce i lati positivi ed è confezionata ad hoc per i fan. Nonostante ciò il film è godibile e scorrevole e le scene dei concerti lasciano qualcosa a livello emotivo, anche a chi non è un vero e proprio cultore del gruppo inglese.
I biopic sono infidi, figuriamoci quando hanno l'ardire di raccontare una star mondiale, icona conclamata. Mandela diceva: "Sembra impossibile finché non viene realizzato". Sembrava impossibile. Eppure. Malek è riuscito, anche attraverso movenze al di là di ogni ragionevole dubbio, a interpretare magistralmente Mercury. E Singer a cimentarsi in questo film coraggioso e titanico. Notevole, comunque, l'intero cast. Forse ci si sarebbe aspettati qualcosa di più pruriginoso (Freddie non si è fatto mai mancare nulla di vizioso), ma la scelta registica garbata è apprezzabile.
La bellezza delle musiche dei Queen e l'incredibile somiglianza (fisica e gestuale) degli attori con i componenti della band rendono parte di questo film veramente memorabile. Il problema è che appena si entra nel privato e nel quotidiano della band il film diventa noioso, lento e indubbiamente posticcio; senza contare che nulla aggiungono alla curiosità voyeuristica di chi ha approcciato questo film sperando di scoprire qualcosa in più su Mercury. Non si può fare un film ordinario quando si parla di eccessi. Doppiaggio pessimo.
Innanzitutto il pezzo evocato dal titolo è "cosa di Freddie" - così veniva chiamato inizialmente il brano - e, difatti, tutto ruota attorno a lui e al suo alter ego. La caratterizzazione è ottima e, per fortuna, non ci viene raccontata pedissequamente tutta la storia dei Queen (e per chi già la conosce, non si avverte minimamente il bisogno di risentirla!). Il pregio del film è proprio il riuscire a far "arrivare", con soluzioni divertenti o toccanti, il sentimento provato dal protagonista (quello è!) durante i momenti eccezionali della sua "straordinaria" vita.
MEMORABILE: La "maschera" di John Deacon; "Sembri una lucertola incazzata!"; L'"entrata" nel tour-bus; Le scritte fluenti delle date dei concerti; Il Live Aid.
Si esce dal cinema emozionati e appagati. Qualche inesattezza storica, d’accordo, ma nel complesso il film è ben girato. La scelta del cast, di certo non facile, risulta vincente, con un Rami Malek molto bravo e un Gwilym Lee incredibilmente somigliante a Brian May. La vera amicizia tra i quattro componenti della band, la personalità di Freddie Mercury e la sua omosessualità, vengono raccontate in modo equilibrato, forte ma mai sopra le righe. La straordinaria musica e il talento istrionico del protagonista vengono esaltate da un'ottima regia.
MEMORABILE: Il Live Aid, che in alcuni momenti non si capisce se sia una ricostruzione o quello vero.
Il film piace e piacerà sicuramente alle nuove generazioni e non solo. E' un prodotto ben studiato, per ricreare l'atmosfera celestiale di un gruppo che ha fatto la storia. Forse i fan che hanno seguito e che seguono i Queen rimarranno delusi dai particolari. Ci sono alcuni errori, anche grossolani, riguardanti la vita dei quattro membri del gruppo, però si tratta indubbiamente di un prodotto che non delude; anzi, aumenta di più l'amore verso questi quattro miti che hanno saputo offrire al mondo un nuovo tipo di musica e spettacolo. Purtroppo il doppiaggio italiano non si dimostra all'altezza.
Se il rischio di qualsiasi biopic è quello di essere superficiale e freddamente cronachistico, Bohemian Rhapsody, pur con qualche caduta, riesce a tenere la barra dritta e a coinvolgere. Alla vita personale di Mercury, resa senza mai cadere nel morboso o nel patinato, sono legati i making of di alcune opere fondamentali, non senza pretestuosità e furbata per ingraziarsi i fan. Il casting è strabiliante e si fatica a distinguere gli originali dagli attori. Un po' tirato per le lunghe il Live Aid, ma il film alla fine si fa voler bene.
Sarebbe necessario conoscere bene l’indiscusso artista, nonché personaggio a dir poco alternativo, il suo iter (l'attendibilità), comparando le esibizioni, per dare un giudizio più completo su quest’opera cinematografica. Comunque, basandosi su ciò che l’occhio ha visto e il cervello ha elaborato, non si può non apprezzare la performance del protagonista, che non aveva certo un compito recitativo facile. L’immedesimazione è piuttosto evidente; e il resto del parco attorico, che diventa inevitabilmente condimento (anche se di buon livello), comunque non sfigura. Nel suo genere, riuscito.
MEMORABILE: La nascita delle canzoni, partendo da un'intuizione (la forza creativa del gruppo); "Essere umano è una condizione che richiede un po' di anestesia".
Fare un film su una band leggendaria come i Queen non era facile, vista anche l'enorme mole di materiale da raccontare, ma Bryan Singer non delude e dà alla luce un biopic unico ed emozionante. Le inesattezze storiche sono diverse, ma si tratta più che altro di licenze poetiche che comunque non deturpano il film. La storia si concentra principalmente su Freddie e il suo rapporto con gli amici (veri e finti) non scavando in profondo nella vita privata del cantante. Straordinario Malek, molto immedesimato nella parte. Pessimo il doppiaggio italiano.
MEMORABILE: Tutti i concerti e le canzoni; La straordinaria somiglianza del cast con i Queen originali.
Film sulla vita del cantante Freddie Mercury, leader dei Queen, che va dal 1970 fino al Live Aid del 1985. Il prodotto funziona grazie ai somiglianti attori chiamati in causa e alle incredibili e ancora orecchiabili canzoni dei Queen. Molto riuscite le sequenze dove i quattro creano "Bohemian Rapsody" e "Another one bites the dust"; immancabili i manager senza scrupoli, le litigate di gruppo e le scene private e familiari di Freddie. Bryan Singer gira un film un po' ruffiano e alla "volemose bene", non appesantito da trasgressive scene omosex.
MEMORABILE: La commovente scena dove Freddie comunica agli agli altri membri del gruppo d'aver contratto il virus HIV dell'AIDS.
Gli estimatori di una delle più grandi rock band del pianeta possono considerarsi soddisfatti di una trasposizione cinematografica rispettosa della parte creativa del lavoro di Mercury (che occupa com'è ovvio la parte preponderante della pellicola) e soci, resa in maniera davvero spettacolare grazie alla travolgente interpretazione di Rami Malek e che termina in crescendo con la travolgente esibizione del Live Aid. Qualche incertezza narrativa nella parte riguardante il privato dell'artista, che non intacca la qualità del lavoro di Singer.
Da fan dei Queen resto soddisfatto a metà; d'accordo, la somiglianza degli attori è innegabile (su tutti Deacon e Taylor) e poco si può appuntare a Malek, che tuttavia tende a diventare una scimmiottatura di Mercury, alla lunga. Tutta la pellicola ripercorre abbastanza fedelmente la loro storia ma manca di introspezione e pertanto di empatia. Restano ottime le ricostruzioni dei concerti e le prove attoriali, eppure qualcosa manca ancora.
Tutto molto ben ricostruito ma poco graffiante, senza particolari sorprese (e infatti è la rappresentazione dell'esplosione artistica di una band storica di cui i fan sanno ovviamente già tutto). Peraltro, salvo la parentesi della malattia (un aspetto ben esposto) e il genio espressivo del cantante (al quale Malek regala una prova brillante), non è che la gavetta artistica dei Queen sia stata particolarmente travagliata; anzi, salvo il mancato riconoscimento iniziale, fila poi tutto liscio e senza intoppi. Il pezzo forte è ovviamente il concertone del 1985.
E' stato fatto un lavoro impressionante sui personaggi e sulla resa musicale dei pezzi storici della band. Meno convincenti la parte centrale del racconto e la resa narrativa di una storia che può essere accusata di tendere al celebrativo nascondendo un po' di sabbia sotto al tappeto. Malek, certamente aiutato da protesi dentarie e supporti vocali, riesce a far rivivere degnamente l'anima di Freddie e il film, pur con i limiti tipici dei biopic, si guadagna un buon voto.
Ecco un film che mette in seria difficoltà il mio giudizio critico, travolto come sono dalle emozioni scaturite davanti alla parabola di una delle band più uniche della storia del rock. Il suo protagonista è superbo: Malek riproduce la gestualità di Freddie in maniera maniacale ma gli stessi comprimari sono impressionanti. Somiglianze a parte, tocca fare i conti con qualche falso storico (o, se preferite, licenza artistica), ma il piano emozionale è davvero preponderante, la regia lo esalta (magari qualche volta in modo manicheo) e il risultato è commozione.
Luci e ombre per questo atteso biopic sui Queen e Freddie Mercury. La storia segue abbastanza fedelmente la loro carriera, dagli esordi sino al trionfo del Live Aid. Rami Malek se la cava in modo dignitoso ma la trasgressiva vita del vocalist viene edulcorata. La parte musicale, ovviamente, è ottima. La ricostruzione perfetta del concerto di Wembley vale da sola la visione.
Grande prova di Malek, ma anche del resto del cast, con menzione speciale per Lee e Leetch, rispettivamente nei panni di Brian May e del viscido Prenter. Divertente il cameo di Myers, anche se il suo personaggio è un po' troppo stereotipato. Molto convincente la messa in scena dei grandi concerti, da Wembley al Live Aid. Poco importa se la trama presenta qualche piccola incongruenza storica per restare nei tempi (il film dura comunque più di due ore), si tratta pur sempre di un film e non di un documentario. Emozionante.
MEMORABILE: Mercury di spalle a inizio film che sale sul palco del Live Aid; L'incisione di "Bohemian Rhapsody"; La ricostruzione dei grandi concerti della band.
Pur nei limiti del genere biopic, l’operazione può dirsi riuscita: il film è apprezzabile ed emozionante, capace di restituire correttamente l’unicità dei Queen e del suo leader Freddie Mercury nel panorama musicale. Uno punto di forza è certamente l’interpretazione di Malek, bravissimo nel riprodurre fedelmente la mimica e la postura del leader dei Queen. Meno convincenti forse i retroscena privati. Spettacolare il finale col concerto del Live Aid a Wembley.
Erano ormai tanti anni che se ne parlava senza che il film venisse alla luce. Ora che ha invaso i cinema c'è da dire che è valsa la pena attendere. Solo parziale l'aderenza con il reale: il fan "integralista" ha già fatto notare quanto certi dettagli siano solo a uso cinematografico e non abbiano aderenza con quanto effettivamente successo. In ogni caso, questi non dovrebbero toccare la valutazione del mero film: stupendo, spettacolare, con interpreti che hanno studiato i personaggi al meglio. Le lacrimucce scendono. Musica al top.
MEMORABILE: Il Live Aid: esibizione e ricostruzione dello stadio con il pubblico.
Di buono ci sono la somiglianza degli attori e una regia raffinata, di mediocre c'è la caratterizzazione dei personaggi, compresa quella del protagonista col quale non si riesce mai a empatizzare, di assolutamente pessimo c'è il doppiaggio. Come biopic musicale non vale Control di Corbijn, forse siamo più dalle parti del Jim Morrison di Stone e infatti anche qui si rischia l'effetto caricatura, se non altro per quei denti posticci. Di grande impatto visivo la ricostruzione del Live Aid (vale uno dei tre pallini). Un film discreto e molto ruffiano.
Biopic girato molto bene da un sorprendente Singer (noto per film più commerciali), che non eccede nella drammatizzazione ma anzi cerca di raccontarci Mercury per quello che è stato: un grande artista, con i suoi pregi e i suoi difetti. Bravissimo Malek a immedesimarsi sia nei gesti che nella voce, ma gli altri Queen sono veri e propri sosia. Scorre veloci, senza intoppi, aiutato sicuramente dai splendidi pezzi del gruppo. I venti minuti di ricostruzione del Live Aid fanno guadagnare mezzo punto, un'impennata inaspettata. Notevole.
Una piacevole storia raccontata con passione e che narra la nascita del mitico gruppo dei Queen attraverso gioie e dolori focalizzandosi in particolare sulla vita del leader Freddie Mercury. A fare da cornice ci sono una parte dei grandi successi musicali che hanno fatto epoca. Nelle oltre due ore di durata ci sono dei perdonabili momenti di stanchezza, ma lo spettacolo è assicurato.
Classico film in cui testa e cuore dicono due cose molto diverse. Sul piano emozionale non ce n'è, soprattutto se si è fan dei Queen: il film coinvolge, commuove e gasa lo spettatore grazie alla splendida musica del gruppo. Per il resto è vero che si tratta pur sempre di un film, ma la ragione spinge a chiedere perché tanti, enormi ed incredibili strafalcioni "storici" alcuni anche un po' "infamanti" su Freddy: solo voglia di fare più spettacolo, dabbenaggine (improbabile) o c'è dell'altro? Ottimo Malek ma bravi anche gli altri. Doppiaggio discutibile. Risultato nella media dei biopic.
Ventisette anni dopo la scomparsa di Freddie Mercury arriva questo film che racconta la storia del suo storico gruppo. Il regista giunge subito in medias res senza perdere troppo tempo in preamboli. La storia ha qualche incongruenza (Mercury non era così effeminato e scoprì di avere l'Aids dopo il 1985), ma è godibile e i momenti musicali sono trascinanti. Efficace Rami Malek nel ruolo del cantante, ma tutto il resto del cast è valido. Consigliato anche a chi non è strettamente fan dei Queen, anche se si potevano aggiustare certe cose.
MEMORABILE: La nascita di Bohemian Rhapsody, di "We Will Rock You" e di "Another One Bites The Dust".
Biopic filologicamente trascurabilissimo ma dal discreto impatto emozionale, con una classicissima storia di ascesa, declino (con annessi vizi e dipendenze) e rivalsa in cui la buona scrittura e la regia attenta riescono a trascinare lo spettatore nel flusso senza fargli troppo percepire il senso di déjà vu. Cast mediamente notevole, col vertice rappresentato da Gwilym Lee, un Brian May espressivo e somigliantissimo all'originale. Per gli appassionati del gruppo, i brani più noti fino al 1985 sono grossomodo presenti, in ordine un po' casuale.
Il film ruota attorno alla figura di Mercury più che al gruppo in generale, ma visti l'impatto culturale e la singolarità del cantante, la scelta è senz'altro benvenuta. A parte qualche piccola banalità concentrata nella prima parte (i contrasti familiari, l'amore a prima vista), la pellicola si sviluppa in modo sufficientemente maturo, fino al bel climax musicale conclusivo che omette saggiamente il declino fisico degli ultimi anni del protagonista. Cast adattissimo, storia interessante e musica sublime. Non imprescindibile, ma un bel biopic.
MEMORABILE: La "nascita" di We will rock you; Il finale al Live Aid.
Una carrellata veloce sulla carriera dei Queen, dal primo incontro all'esibizione al Live Aid. Impossibile pretendere in due ore grande profondità nella ricostruzione di quindici anni di carriera. Al centro del film, oltre alle celebri canzoni del gruppo, c'è la vita di Freddie Mercury, interpretato magistralmente dal bravissimo Rami Malek. Vengono tratteggiate la sua curiosa personalità e lo straordinario talento, l'amore della sua vita, gli amanti interessati, la solitudine, gli eccessi, la scoperta della malattia. Superficiale e intenso.
Si stenta a capire la critica che lo ha affossato, così come il pubblico che l’ha osannato. Senza infamia né lode. Da apprezzare tantissime scene, la prova attoriale di Malik, superba, la somiglianza coi membri della band reale (Brian May su tutti), la storyline con Mary, il Live Aid e, ovviamente, la colonna sonora (vincere facile). Molto meno il racconto di alcuni passaggi della vita di Freddie troppo sbrigativi e troppo cinematografici, la discontinuità temporale e la mancanza di profondità di un conflitto interiore.
MEMORABILE: La luce dell'abat-jour; Il saluto alla mamma che lo guarda in TV; Il paziente dell'ospedale che lo saluta con un "eh-oh".
Singer accetta una sfida che avrebbe fatto tremare i polsi a molti: portare su schermo un'icona assoluta del rock e della musica tout court. Malek altrettanto coraggiosamente incarna con passione i vizi e le virtù di Freddie, leader assoluto di una band leggendaria. Non tutto va per il verso giusto ed escluse alcune licenze poetiche, la parte centrale cede a un didascalismo che ribadisce in modo superfluo concetti assodati. Ciò non toglie che l'ultima mezz'ora con la riproduzione perfetta del Live AID sia da brividi. La musica dei Queen fai il resto.
Poco curato dal punto di vista filologico, banale e stereotipato nel tratteggio della vita privata e nello scandire i passaggi della scalata al successo: eppure questa biografia del leader di una delle più importanti bande rock mai esistite riesce a farsi seguito con interesse per merito della buona prova del cast a partire da Malek che, quando si esibisce in movimento sul palco, sembra davvero Mercury redivivo, e del fascino delle canzoni a cui fortunatamente è lasciato ampio spazio, in grado di suscitare ricordi e emozioni anche a coloro che non sono mai stati fans del gruppo.
Un bio-pic più che sui Queen, su Mercury, com'era prevedibile; Malek fa un bel lavoro anche se a tratti un po' troppo caricaturale, oltre a essere eccessivamente magro; molto ben scelti gli altri tre della band. A trionfare è ovviamente la musica; alcune scene in studio e live sono molto ben ricostruite e rappresentano la parte migliore del film, che altrove invece si concede più di una licenza storica. Peccato anche aver interrotto la storia in un momento significativo della band, anche se così sicuramente il film guadagna in ritmo e pathos.
MEMORABILE: Le registrazioni di "Bohemian Rhapsody"; Il Live Aid.
La musica dei Queen ritorna maestosa e potente. La Vita di Mercury va in scena unita a quella del suo gruppo, anzi della sua famiglia. Sentire un disco registrato in studio non vale un centesimo rispetto alla loro musica live: nel rock non si fa il playback! I Queen non suonano in playback! Il film è soprattutto musica: quella giusta, quella rock, quella che ti carica e ti fa passare le paturnie della vita. Senza la musica si è peggiori. Lo ha capito anche il grande Mercury e quando è tornato a farla davvero, anche per poco, siamo stati tutti più felici.
Un'opera eccessivamente mainstream che se ne infischia della veridicità storica per elevare i momenti di pathos (la dichiarazione ai compagno prima del Live Aid) grazie alla perfetta ricostruzione storica dei concerti. Mancano la profondità e la drammaticità che (per esempio) Corbijn aveva saputo donare a Control. Si assiste a un carrozzone celebrativo che annovera grossomodo tutti i pezzi più conosciuti della band. La buona resa delle canzoni e qualche scelta stilistica interessante salvano la pellicola. Ottima la somiglianza di Lee, meno quella di Malek.
MEMORABILE: Il rapporto con Mary; La nascita di talune canzoni; Il Live Aid, ovviamente.
Non è un vero biopic (la storia di Freddie e soci è a dir poco romanzata e perfino l'ordine cronologico delle canzoni è sballato) ma è comunque un buonissimo film musicale, girato e interpretato con assoluta maestria. I momenti migliori sono proprio quelli musicali, dai primi concerti fino al trionfo del Live Aid passando per la genesi di alcuni brani in studio (anche se qui come già detto non si è rispettata del tutto la realtà). Oscar meritato per Rami Malek. Un film davvero riuscito.
MEMORABILE: Tutto il finale al Live Aid, girato e montato in modo davvero incredibile.
Ripercorsa la storia dei Queen fino al 1985. Film che sembra spaccato in due parti diseguali tra vita del gruppo e Live Aid finale: piattezza narrativa contrapposta all’ultimo brivido emozionale. Dato che due dei tre componenti rimasti hanno partecipato alla sceneggiatura fa specie il rimescolamento temporale delle canzoni (salvo esigenze di drammatizzazione). Il vero merito del film è che fa tornare la voglia di rivedere il Live Aid originale. Malek è più in parte con gli sguardi che con le mosse. Il partner di Mercury è centrato come ruolo.
MEMORABILE: Il look alla festa; L'entrata al Live Aid.
Tutto è incentrato sulla monumentale figura di Freddie, che Malek interpreta egregiamente. La pellicola scorre via che è un piacere nonostante qualche forzatura sceneggiativa. Indubbiamente la seconda parte regala emozioni che colpiscono non solo i seguaci dei Queen ma anche chi ama altra musica. Ottimo nel complesso ma soprattutto mai troppo marcato.
Ricostruire la vita Di Freddie Mercury e dei Queen non è di certo facile, ma Bryan Singer ci riesce molto bene, dirigendo un grande film biografico e, ovviamente, musicale. A farla da padrone è l'incredibile prova di Rami Malek, che quando si esibisce sul palco pare il vero Freddie, artista intramontabile che mai ci si sarebbe immaginato di veder imitato così bene in un lungometraggio. Buono il resto del cast, che passa però quasi in secondo piano. Colonna sonora stupenda, ma qui il merito è tutto dei Queen. Grande cinema.
MEMORABILE: La genesi di Bohemian Rapsody; Il concerto a Londra nel 1985.
Il film non pare quell'ottimo prodotto che tanti acclamano. Sicuramente ben realizzato, davvero bravissimo Malek (ma anche gli altri attori non deludono certo), ma a livello di storia non è così interessante né emozionante. Incredibile la ricostruzione del live AID, con Wembley strapieno di pubblico. Non un film senza cuore né anima, ma oltre alla perfezione formale non arriva granché. Comunque si può capire come abbia i suoi estimatori.
Singer e Malek fanno "un buco nel cielo" soleggiando un recital polifonico reginalmente intonato alle corde della band e alle attese del pubblico: uno spettacolo mainstream trascinante e catalizzatore. Ogni lagnanza piccata su inesattezze o alterazioni impunturate addosso alle vicende originali e al reale svolgimento di taluni episodi biografici è un guardare il dito e non la luna. È cinema e va goduto proprio in quanto show scopertamente romanzato e mitologizzante, senza star lì a puntare la lente dell'anatema sulla veridicità completa dei fatti rappresentati. Non è quello lo scopo del film.
MEMORABILE: La certosina, emozionante ricostruzione dello show offerto dai Queen al Live Aid dell'85.
Anche i non fan della band inglese dovranno ammettere che un film sui Queen era un'operazione commerciale che andava comunque fatta, almeno considerata l'assoluta importanza di Mercury nel mondo della musica pop e rock. A tal proposito la prova di Malek nei panni del vocalist inglese risulta a dir poco travolgente, sia per la straordinaria somiglianza che, soprattutto, per la forte carica emotiva conferita al suo personaggio. Sicuramente un buon film.
Bellissimo film biografico, che riesce a elevarsi definitivamente dalla massa di prodotti simili grazie all'ambiziosa quanto riuscita operazione di riprodurre uno dei live più iconici nella storia della musica. Rami Malek è impressionante e riesce in maniera magistrale a far rivivere un personaggio così importante senza apparire caricaturale. Ottima regia, abile nel risaltare al meglio l'eccentricità del protagonista. Tutto il cast in grande spolvero.
"Tonight I'm gonna have myself a real good time". Questo han pensato i fan (sottoscritto incluso) dei Queen mentre si accingevano a guardare il film. Ed è davvero così, rivivendo la vicenda di Freddie Mercury e della band, un tuffo nel passato corroborato dall'incredibile somiglianza dei quattro attori, dei quali il protagonista ha il compito più arduo, portato a casa con successo soprattutto nel rendere l'umorale vibratilità di Freddie. Le polemichette sulle infedeltà ai fatti storici galvanizzano alcuni. Gli altri si godono lo spettacolo.
MEMORABILE: L'incredibile ricostruzione del set al Live Aid.
Delusione! Sceneggiatura mal curata piena di errori anche gravi e di una banalità disarmante. Ricostruzione del personaggio Mercury appena accennata, per non parlare degli altri membri della band, assolutamente non delineati. Si salva l’attore protagonista, che ricalca in modo eccellente le movenze del cantante sul palco, con una cura maniacale dei gesti e nella mimica facciale. Bella la riproduzione in digitale del Live aid, anche se non emoziona come dovrebbe.
Un buon prodotto sulla nascita di uno storico gruppo e del suo frontman; Malek è minuto e meno somigliante degli altri interpreti, in compenso le emozioni dovute alle canzoni non mancano ed è bello vedere come nascano testi ormai immortali. Cosa resta? Mercury all'inizio sembra somigliante al nostro Renato Zero, poi ci lasciamo trascinare dagli eventi sino al Live Aid. In definitiva si lascia vedere (in originale).
La storia di Freddie Mercury, dagli inizi come manovale in aeroporto al live Aid del 1985 come frontman di una delle rock band più grandi della storia della musica. Ad interpretare il protagonista uno straordinario Rami Malek, giustamente premiato con l'Oscar. Singer decide di mostrare la fragilità dell'essere umano che in un mondo fatto di squali rischia più volte di perdersi. Ogni canzone è una scarica di brividi lungo la schiena e un momento indimenticabile della nostra vita.
Quello che si dice di un buon film. Storia dei Queen, in particolare del cantante Freddie Mercury, figura complessa e più amata della band. Ben scritto, e anche se non mancano delle discrepanze cronologiche, il film coinvolge e non solo sotto l'aspetto musicale. Il cast risulta di buon livello, ma Rami Malek è una spanna sopra gli altri: da applausi!
Scolastico è l'aggettivo più esauriente, per il biopic di Singer. In effetti, sia il versante stilistico (narrazione piana, alternanza condiscendente di scene madri e momenti musicali, regia asetticamente professionale) che quello contenutistico, con la focalizzazion incolore e "educata" del personaggio Mercury e il corollario decisamente esanime del resto della band, tendono essenzialmente a sfumare i contorni puntando su un pathos sicuro quanto convenzionale. La performance "conigliesca" di Malek intriga e caratterizza.
Pessimo tentativo (da parte di May e Taylor) di far passare Mercury come la "pecora nera" della band (viene infatti ingiustamente incolpato di aver quasi provocato lo scioglimento dei Queen). B-movie fuori tempo massimo: sembra un tipico prodotto americano degli Anni Cinquanta, figlio di un puritanesimo ipocrita che scinde le persone in buone (i colleghi di band, sobri padri di famiglia) e cattivi (Freddie e Prenter, che il destino ha punito per la loro licenziosità e scorrettezza). Messa in scena grottescamente posticcia (trucco, parrucco, vestiario, location, recitazione).
MEMORABILE: Il disgustoso cameo di Adam Lambert nei panni del camionista che fa colpo su Mercury (sorta di passaggio di testimone tra i due cantanti?).
La regia è impeccabile, a tratti virtuosistica e coinvolgente. L’interprete è notevole, circondato da un buon cast. Ma quello che proprio non va in questa rievocazione di Freddie Mercury e dei Queen è la sceneggiatura, che affossa il film, e non tanto per le licenze storiche (grave quella sullo scioglimento della band), quanto per aver ridotto tutto a una carrellata di aneddoti, senza approfondimento e senza una vera sostanziale narrazione. Opera per fan, insomma, che possono godersi le canzoni come fosse una rigogliosa antologia di videoclip.
Dopo anni di attesa da parte dei fan arriva una pellicola biografica sui Queen e quello che ci si poteva aspettare è stato in buona parte mantenuto. Il film si concentra ovviamente sulla figura di Mercury e ne traccia un profilo abbastanza curato e rispettoso, senza scavare troppo a fondo. La parte musicale ovviamente prende il sopravvento e domina con le splendide note che hanno reso celebre il quartetto inglese. Film tutto sommato agile e snello, riuscito. Strabiliante la somiglianza di Brian May, più che buona l'interpretazione di Malek.
Tutto sommato deludente questa biografia su Mercury e non sono solo le tante inesattezze storiche a lasciare perplessi: il film sembra quasi un lungo prologo alla mitica esibizione al Live Aid. Il risultato finale è un freddo prodotto studiato a tavolino senza cuore e senz'anima che raramente funziona a livello emozionale e in cui la performance mimica di Malek (concerto finale a parte) risulta eccessivamente macchiettistica, non rendendo adeguatamente il tormento interiore per la solitudine dell'uomo. Per il resto approfondimento psicologico nullo; per fortuna ci sono le canzoni.
MEMORABILE: L'esibizione al Live Aid; L'esecuzione di "Love of my Life" a Rio.
Bellissimo elogio ad uno dei gruppi musicali più grandi di sempre. La pellicola ripercorre le tappe della vita del front man mostrandone l’aspetto più umano e debole, quello che solitamente è lontano dai riflettori e si tenta di nascondere, in questo mondo basato sulla perfezione. Da brividi ogni volta che parte ognuno dei famosissimi brani, Oscar meritato per il protagonista.
Notevolissimo musical/biografico sui Queen che pone particolare accento sulla poliedrica figura di Freddie Mercury, interpretato da un Rami Malek molto, molto ma molto somigliante. Vengono trattate le origini di Freddie e del gruppo, gli esordi, i primi amori di Freddie (che saranno poi gli unici in fondo, i più grandi e lo accompagneranno fino alla fine), i primi contatti discografici, l'origine dei cavalli di battaglia, la fama, la gloria, la malattia, la fine. Intenso, commovente e da vedere.
MEMORABILE: Le sessioni in studio; Il concerto a Wembley nel 1985.
La grandezza della musica dei Queen traspare intatta nella sua interezza e ogni appassionato non potrà che dirsi soddisfatto del lavoro svolto da Singer. In modo veloce e spiccio ci presenta l’ascesa al successo del gruppo, riuscendo a entusiasmare a sufficienza e curando i dettagli nel minimo particolare. Il focus è ovviamente su Mercury, mantenendo lo stesso registro nel narrare gli angoli bui. Il lavoro svolto dagli attori è encomiabile, il Mercury di Malek, in particolare, è semplicemente straordinario. Film incentrato maggiormente sulla celebrazione e va bene lasciarsi andare.
Il film in termini di sceneggiatura e ricostruzione filologica del personaggio non convince troppo. Tuttavia riesce a cogliere lo spirito da performer di Freddie Mercury e soprattutto fa centro lasciando ampio spazio alle iconiche canzoni dei Queen. Da questo punto di vista il finale è davvero ben realizzato, trascinante ed emozionante. Nel complesso un buon film!
Film di difficile lettura. Perfetto nelle parti musicali, salva la performance al Live Aid, decisamente troppo lunga; impressionante dal punto di vista recitativo, ma anche di trucco e parrucco, zoppica un po' nella storia: non tanto per il fatto di appiattirsi sui problemi esistenzial-sessuali di Mercury con le tragiche conseguenze che ebbero su di lui, ma per aver lasciato troppo sullo sfondo le dinamiche, musicali e non solo, che hanno reso i Queen una band di culto con fama quasi paragonabile a quella del Beatles. Finendo perciò per diventare didascalico e un po' banale.
Film che narra l'ascesa dei Queen e del suo leader Freddie Mercury. Non perfetto; si vive più nel ricordo della star ben interpretata da Rami Malek che dalla storia, non particolarmente "epica". Non è male neppure il resto del cast, ma nell'insieme l'opera manca di mordente, se si eccettua il finale, che risolleva nettamente il tutto col memorabile concerto.
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DiscussionePanza • 15/02/20 13:27 Contratto a progetto - 5239 interventi
Zender ebbe a dire: Infatti, bisognerebbe indagar bene sulla cosa, è strano che Imdb non lo inserisca, visto che gli n.c. li mette di solito.
Allora, da quanto ho potuto leggere ad un certo punto Singer è stato licenziato e dunque è subentrato Fletcher (poi non accreditato) che ha diretto alcune scene. Qua viene spiegato che cosa ha diretto Fletcher:
E' un dato di fatto incontrovertibile che Fletcher abbia completato il film e sinceramente non capisco come mai Imdb non lo inserisca.
Comunque per tagliare la testa al toro scriverei una bella nota che spiega la cosa.
DiscussionePanza • 18/02/20 15:31 Contratto a progetto - 5239 interventi
Zender ebbe a dire: Sì, bisognerebbe trovare qualche altra fonte che lo confermi, perché vedo che Imdb non l'ha mai inserito.
Guarda la dichiarazione del montatore nell’articolo che avevo linkato l’altro giorno.
DiscussioneZender • 18/02/20 17:38 Capo scrivano - 48356 interventi
Sì certo, è la fonte dell'articolo e l'avevo letta, parlavo di un'altra fonte a parte questa.
DiscussionePanza • 18/02/20 17:53 Contratto a progetto - 5239 interventi
Tra i molti articoli in merito al subentro di Fletcher c'è questa intervista al regista in cui racconta di aver diretto più o meno il 30% del film:
DiscussioneZender • 18/02/20 18:15 Capo scrivano - 48356 interventi
Ok, aggiungiamolo.
DiscussioneDaniela • 18/02/20 18:18 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Zender ebbe a dire: Sì certo, è la fonte dell'articolo e l'avevo letta, parlavo di un'altra fonte a parte questa.
Le fonti sono molte, è certo che Fletcher sia subentrato alla regia dopo il licenziamento di Singer e che quindi non solo abbia diretto alcune sequenze ma anche seguito il montaggio finale.
Davvero inspiegabile perché non venga citato su IMDB nella scheda dedicata al film, però la cosa è menzionata nella scheda IMDB a lui dedicata, dove si legge nella mini-biografia:
Dexter Fletcher is an English actor and director best known for Press Gang (1989) - where he played opposite real-life partner (at the time) Julia Sawalha - as well as directing Eddie the Eagle - Il coraggio della follia (2015) and Rocketman (2019), and finishing off Bohemian Rhapsody (2018) after Bryan Singer was fired.
Oltre alle cose inventate di sana pianta ci sono almeno un paio di canzoni inserite in momenti cronologicamente sbagliati: 1. Durante la tournée del 1974 viene eseguita Fat Bottomed Girls che però è un brano contenuto in Jazz del 1978. 2. Dopo la sequenza nella quale Mercury mostra la sua nuova casa a Taylor (all'inizio della quale compare una sovraimpressione riportante Londra 1980), si passa alla scena che mostra la genesi di We Will Rock You. Tale brano è contenuto, però, in News of The World del 1977.
Curioso, infine, come il discografico che osteggia Bohemian Rhapsody sia interpretato da Myke Myers, che aveva usato lo stesso brano in modo comicamente riuscito in una scena Fusi di Testa.