Note: Aka "5 tombe per un medium". Il regista Massimo Pupillo firmò il film col nome del produttore Ralph Zucker per non sovrapporre il suo nome con un altro film da lui diretto girato consecutivamente.
Pupillo ha diretto pochi film e solo tre sono ascrivibili al genere horror. In ordine cronologico: questo, Il boia scarlatto e La vendetta di Lady Morgan. In assetto di realizzazione la qualità andava via via calando. Certo è che all'estero è stato diverse volte consultato (anche a livello universitario) proprio per questa "trilogia". Nello specifico questo è uno dei migliori gotici italiani: per sceneggiatura, per realizzazione e non da ultimo per le buone interpretazioni.
Uno dei migliori gotici italiani, che può vantare la presenza della bellissima Barbara Steele la quale ci concede un meraviglioso e sensuale bagno di schiuma. Tema musicale adatto e tema della vendetta finale su colpevoli e innocenti che verrà ripreso anche in Contronatura di Margheriti. C'e pure il bravo Luciano Pigozzi. Effetti speciali efficaci realizzati in modo molto inventivo.
Gotico italiano scarsamente riuscito, che per lungo tempo non sa quale strada intraprendere. All'inizio sembrerebbe quasi di assistere ad un giallo in piena regola, fino a quando sceglie quella più semplice: una goffa e risibile, a mio avviso, soluzione di stampo orrorifico. Peccato perché lo spunto di partenza non era male, ma la regia (senza nerbo) e la sceneggiatura (prevedibile) vanificano tutto. Anche il cast, fatta eccezione per la Steele (abitudinaria di questo genere di film) è davvero scarsamente in vena. Trascurabile.
Buon film horror di Massimo Pupillo. Vi si ritrovano molti cliché del genere gotico e la presenza della scream queen per eccellenza Barbara Steele. La pellicola si ascrive al thriller oltre che all'horror, soprattutto per la prima metà del film, per poi virare verso elementi tipici del cinema di terrore. Abbastanza forte, per l'epoca, la scena di un morto bruciato in viso dall'acido. Finale girato forse un po' velocemente. Bello comunque.
Decoroso per almeno due terzi, anche in virtù di un opportuno bianco e nero, cala pesantemente con la resa dei conti, ove si paga anche la povertà dei mezzi, che non fanno scaturire né il magico né la tensione, fino al finale, fastidiosamente sbrigativo. Quando è in scena, la luciferina Steele ruba lo sguardo a tutti. Il servo basso è, ovviamente, Pigozzi. Ambientazione britannica, resa inverosimile da legioni di pini marittimi (siamo, nella realtà, a Castelfusano)...
Nel genere gotico, si distingue per la relativa velocità d'azione e per qualche elemento splatter d'avanguardia. I tempi sono comunque antichi ed il mostrato è quello possibile dell'epoca, per mezzi e censura. La Steele è "sinistrosamente" sensuale mentre è nel bagno coperta solo di schiuma e non manca nemmeno l'accenno saffico con la figliastra, alla quale chiede di essere massaggiata "più giù". Il mistero procede bene e si giunge ben tonici al finale, povero nella realizzazione e davvero troppo sbrigativo. Ma questo pestifero prodotto è da vedere!
Primo capitolo del trittico horror di Pupillo, in classico bianco e nero d'epoca e pienamente in linea con gli stilemi dell'horror casereccio dei primi anni '60. L'idea di fondo non è malvagia, ma è vanificata da una regia debole e indecisa sul registro da imboccare (giallo o horror puro?), così che il film procede senza una solida guida, sbandando spesso vistosamente. Ai soliti Rizzo, Brandi e Pigozzi, si affiancano il bravo Riccardo Garrone e la dark lady ufficiale del filone, una Barbara Steele con lo sguardo ancora più spiritato del solito.
MEMORABILE: Il dittafono a cilindro con incisa la canzoncina per bambini che contiene il segreto per salvarsi dall'attacco delle forze del male.
Discreto gotico d'annata, invecchiato come il buon vino, con alla base una sceneneggiatura che, nonostante non brilli per originalità, riesce comunque a catturare lo spettatore. Qualche sequenza buttata lì c'è ma, tutto sommato, si sorvola tranquillamente sulla cosa, soprattutto se si pensa che trattasi di un film italiano. La voce del medium incisa e le canzoncine sono degne di brividi. Alla base un episodio di cronaca nera riletto in chiave horror. Da vedere.
I testimoni di un macabro omicidio vengono fatti fuori uno dopo l'altro per vendetta in un'antica villa che in passato era un lazzaretto. Il film è un ennesimo esempio di gothic-movie all'italiana Anni Sessanta, dove s'aggiungono componenti a tema sovrannaturale ed effetti speciali notevoli per l'epoca. L'inizio è intrigante, nel secondo tempo s'appesantisce un po' per poi "resuscitare" nel finale.
La storia di 5 tombe per un medium è molto semplice, il solito ritorno dall'aldilà per una vendetta; ma è il clima, l'aria pesante e "ammuffita" della magione, gli occhi degli attori che ad ogni sguardo ingannano "confessando" e alcune scene notevoli a dare al film qualcosa in più del "classico" fascino da genere. La morte dell'uomo sulla sedia a rotelle è un tocco di gran classe per tensione, angoscia e realizzazione non banale, così come l'indimenticabile, tragico, ultimo respiro tra le corde dell'arpa.
Aiuto notaio giunge in un castello su richiesta di un testatore... che però risulta essere trapassato da un anno. Impossibile! No, se costui da vivo aveva bazzicato le arti medianiche. Il regista innesta su un gotico classico elementi di indubbia originalità (untori, monatti, appestati...) e, aiutato da una buona fotografia, riesce nella piccola impresa di rendere interessante un prodotto dal budget nullo. Alla rivoluzione sessantottina mancano ancora tre anni, ma qui si possono già scorgere i primi sintomi: schiene nude, insospettabili tocchi splatter.
Ligia ai canoni narrativi ed estetici del gotico italiano anni Sessanta, la trama riserva qualche tocco originale confondendo i limiti tra realtà (il complotto) e soprannaturale, con la vendetta perseguita tramite i leggendari untori, ritornati in vita sotto forma di zombi. Tranne che per la morte di Ennio Balbo tutte le scene sanguinose e orrifiche avvengono svogliatamente fuori campo, mentre la schiena nuda della Maravidi e il bagno della Steele accendono fiammelle d’erotismo oggi appena percepibili. Patetica la canzoncina sull'acqua pura.
Ottimo esempio di slow gotico. Il film si snoda soporifero ma tonitruante, incanutito ma seducente, lambendo più volte i confini del solito (ig)noto, salvo poi trovar originali impennate in grado di trasformar il biroccio di Pupillo in un più confortevole e lussuoso calesse. L'indagine poliziesca e l'excursus nelle vendette dall'oltretomba trova così una curiosa amalgama, corroborata dalla buona resa degli ambienti, penalizzata però da un cast provincial-notarile in cui gli spiritati occhi della Steele brillano più ipnotici che mai. Cult(o) da altarino.
MEMORABILE: Il "telegrafo" che comunica con l'oltretomba; La bimba che canta la nenia sul bordo-vasca; La Steele che si abbandona a Garrone; La pioggia finale.
Non erano molto indicati i nomi italiani a quei tempi per un horror gotico italiano che invece, visivamente, è il più italiano di tutti (eccetto Un angelo per Satana, ambientato in Italia;) non solo per gli esterni girati presso il lungomare romano con tanto di pineta (ripresa ottimamente in inverno con una fotografia spettrale), ma anche per la fisionomia degli attori, tra cui spicca Riccardo Garrone (quasi soffocato da Barbara Steele in una scena di sesso). Un film che ha poche parti buone e ottimi spunti non risolti al meglio.
Realizzato e recitato in modo molto professionale, senza mai esagerare; gli effetti speciali (che oggi fanno sorridere) per l'epoca non erano male. Questo gotico di Pupillo risulta gradevole seppure la sceneggiatura potesse nel finale essere sviluppata un po' meglio e con maggiore mordente. Immancabile presenza di Luciano Pigozzi.
Finchè si mantiene nell'ambito della linearità il film è godibile, ma difetta un po' di quella tensione che si respira invece nel finale, che risulta però sbrigativo e leggermente sconclusionato. Merita comunque la visione, anche perché la mano di Pupillo appare, per certi versi, audacemente in anticipo rispetto ai tempi. Nel cast ben figurano Brandi, la Steele (poteva mancare?), Balbo, Rizzo, Garrone e la Maravidi; poco sfruttato Pigozzi. Splendida la fotografia di Di Palma. Tre pallini, anche se non proprio pieni.
Sgangherato ma immaginifico gotico all'italiana con il quale Pupillo fa un decisivo passo avanti rispetto all'indifendibile Boia scarlatto. Su una struttura da "giallo testamentario" che esonda gratuitamente nell'horror tombale, l'opera scivola tra tagli di montaggio rabberciati e pregevoli soluzioni visive (l'ampolla di orchidee che si svuota nelle tenebre, le soggettive fluttuanti). C'è l'antica magione, il retroscena occultistico, la provincia abbietta, la pioggia lustrale in anticipo su Suspiria, Barbara Steele che emerge dalla vasca spumeggiante: non manca niente insomma, neppure la noia.
Thriller e occultismo s'incastrano bene in tutti i loro ingranaggi; la storia però non è troppo entusiasmante: più che altro mi han molto colpito i riferimenti alla peste medievale, specie per l'allucinante descrizione degli untori e delle terribili condanne alle quali dovevano sottostare. E' un film che calza alla perfezione ad attori quali la Steele e Pigozzi, ma anche la Till nel ruolo della cameriera introversa mi è piaciuta molto. Ovviamente sconsiglio la visione a chi non apprezza le forze medianiche o non ama (o non crede) al soprannaturale...
MEMORABILE: Il pugnale con la lama sporgente dal cassetto.
Gotico molto convenzionale ma tutto sommato accettabile, troppo latineggiante nelle ambientazioni e per questo senza particolare atmosfera, ma risollevato da una cast di discreto livello. Qualche eco complottistico nel copione, pur senza uscire dall'horror, ma le sorprese latitano. Qualche timidissimo accenno saffico e omicidi che, nell'edizione estera, includono un po' di frattaglie d'altri tempi. Nient'altro da segnalare.
Il miglior film di Pupillo (e anche l'unico che il regista non firmò) è una variazione con innesti soprannaturali del classico giallo all'inglese a sfondo testamentario. Certo, con le facce di Pigozzi, Rizzo e Garrone (quest'ultimo accreditato come "Richard Garret") gli pseudonimi anglofoni servono a poco, ma il celebre castello Sacchetti-Chigi è valorizzato come non mai e gli effetti speciali osano pur senza eccessi.
"Mio marito è morto un anno fa", dice una protagonista e il regista piazza subito lampi ed effettacci da Frankenstein junior. Poi arriva Pigozzi e l'effetto "Aigor" è completo. Gotico senza invenzioni degne di nota, piatto e già visto; talmente risaputo che persino i cigolii inducono alla pennichella. Il volto antico di Barbara Steele e il suo sguardo meduseo, valgono, però, una fugace occhiata.
Gotico italiano di epoca classica che inizia come un giallo ma viene subito perturbato da elementi soprannaturali, che prenderanno il sopravvento fino alla fine. Pur soffrendo di qualche segno di invecchiamento, fra cui anche una certa mancanza di ritmo, il film possiede diversi momenti di interesse e presenta pure alcune scene piuttosto estreme per l'epoca, fra cui si conta almeno un episodio splatter. Per i curiosi e gli appassionati del genere è un peccato perderlo.
MEMORABILE: Le incisioni sul rullo; Il carro dei monatti; La morte del paralitico.
Uno dei tre horror diretti da Pupillo con una curiosa storia fatta di vendette e untori. Notevole la presenza d Riccardo Garrone come notaio subdolo e amante di una Barbara Steele sempre affascinate. Effetti speciali risibili (a volte sembra di stare in Frankenstein junior), ma il film ha una sua grezza efficacia e per i fan del genere merita una visione.
La storia in sé non sarebbe neanche malaccio, con l'idea dei monatti rievocati dal negromante per compiere le sue vendetta. Chissà cosa avrebbe prodotto nelle anni di un Bava o di un Margheriti... Invece qui la regia appare statica e banale, quasi da sceneggiato televisivo RAi anni 60, il bianco e nero non aiuta così come l'ambientazione che più che mitteleuropea appare decisamente ciociara. Scarsetto il cast, con una Steele poco sfruttata e messa a margine. Si salvano alcune buone trovate come il tipo che fa uno strano harakiri...
MEMORABILE: L'ascolto della registrazione con cui il negromante rievoca i monatti (simile all'incipit della Casa); Il ridicolissimo sibilo dei fantasmi.
"Ammazzalo!" urlerà - spiritata, con gli occhi luciferini - Barbara Steele nel flashback che illumina il concitato e teatrale finale... Parola indispensabile per dare risalto all'enigma cardine di questo horror imbevuto di paranormale e speziato di giallo, capace d'intrattenimento in forma d'antiquariato gotico. Visione fluida, accattivante, di quel tipo d'artigianato nobile che si muoveva senza pretese ma con disinvoltura - e misurata follia nel calibrare gli ingredienti (poveri ma genuini).
Horror gotico invecchiato ancor più di quanto dica la sua data di produzione e che ha perso completamente d'interesse, se mai l'ha veramente avuto. Le atmosfere di contorno sono notevoli ma è l'intreccio a non convincere. È tutto piuttosto scontato e in alcuni momenti perfino poco comprensibile, vuoi per una sceneggiatura confusa, che rallenta e accelera senza senso, vuoi per una resa tecnica abbastanza mediocre. Recitazione non male, con l'iconica Barbara Steele sempre adatta al genere. Film lento e realizzato mediocremente; nonostante la breve durata si boccheggia presto.
La prima ora farebbe classificare il film nella categoria del giallo all'inglese con tocchi soprannaturali; negli ultimi ventisei minuti, invece, spazio al gotico purissimo con tocchi di fantasia degni dei capolavori assoluti del genere. Certo, l'ambientazione "straniera" è alquanto risibile, Pigozzi pare più un Franco Citti "ingobbito" che un inquietante giardiniere e la sceneggiatura - pur notevole e con tocchi marcati da tragedia shakespeariana - presenta qualche lacuna, tuttavia l'indubbio mestiere di Pupillo rende il tutto - grazie a una regia raffinata - davvero godibile!
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Ho preso la sinister,ottima edizione e soprattutto presenta extra succulenti,oltre alle scene alternative c'è un documentario di quasi mezz'ora con interviste a un divertente Riccardo Garrone,al critico cinematografico Fabio Melelli che racconta aneddoti e una chicca,ovvero un intervista d'epoca (1993 mi sembra)dello stesso Melelli al regista Pupillo !
Poi c'è anche il bel trailer originale.
Davvero una bella edizione per uno dei migliori gotici !
Dal dvd Sinister, che tra gli extra propone le sequenze alternative per il mercato anglofono, risulta che in questa versione l'uso della violenza è molto più esasperato: [SPOILER] nell'incipit infatti un uomo viene calpestato dai cavalli fino a fargli uscire un bulbo oculare dall'orbita; il vecchio disabile poi non si suicida impiccandosi con una corda (come nella versione italiana) ma si infilza con una spada, con tanto di interiora che fuoriescono dalla pancia 0_0
Inoltre la versione per il mercato estero millanta nei titoli di coda una - poco credibile - ispirazione a Poe...
B. Legnani ebbe a dire: Per 24 ore sarà visibile in chiaro un'intervista a Garrone. La ha postata Caddeo sulla pagina FB di ROBERTO POPPI.
Aggiungo che Pupillo afferma in questa intervista che in realtà si firmò Zucker per un altro motivo rispetto a quanto detto in Note. Fu per non sovrapporre il suo nome con un altro film da lui diretto, che fu girato consecutivamente.
Rivisto nella discreta edizione DVD Sinister, che tuttavia rispetto al film che ricordavo presenta una scena alternativa:
SPOILER Quando il paralitico (Ennio Balbo) si suicida, lo fa impiccandosi, mentre nella versione più cruenta lo fa trafiggendosi con un lungo coltello, in una delle prime scene veramente splatter del cinema italiano.
Tra l'altro, risulta anche più verosimile.
La versione VHS Shendene & Moizzi (serie Dèmoni & Streghe n. 14, 2000) presentava invece la versione più cruenta che, forse, era anche quella originale.
La scena in questione viene comunque riproposta negli extra del DVD, come viene ricordato più indietro da Ciavazzaro.
In arrivo il bluray per la neonata Mafarka Home Video.
Dovrebbe uscire il 1/12 (10/12 per i rivenditori). Se si pre-ordina presso la stessa Mafarka (vedi loro pagina facebook) il prezzo è 14.99 (s.s. incluse) invece che 17.99
Apprezzabile il blu-ray della Mafarka che offre il film al meglio delle sue possibilità, master perfetto (a parte un paio di fotogrammi, giusto per fare il pignolo che spacca il capello in 4), definizione elevata, bianco e nero bilanciato; audio pulito e sufficientemente chiaro.
Mi sarebbe piaciuto se l'edizione in questione avesse contenuto anche la versione americana (contenente un paio di sequenze splatter) o per lo meno se tali scene fossero state inserite tra gli esaustivi ed eccellenti contenuti speciali. Un grosso plauso a questa nuova casa editrice.