Un cult per lungo tempo ricercato dai collezionisti. E non se ne capisce bene il motivo, vista la qualità modesta del film. Tuttavia, pur se datato, IL BOIA SCARLATTO resta uno dei più insoliti omaggi al sadismo su celluloide (non per niente sette anni dopo l'uscita venne rieditato col titolo di IO... IL MARCHESE DE SADE) nonché uno dei primi esempi di massacro collettivo alla HALLOWEEN. Protagonista è Mickey Hargitay (fisico erculeo e recitazione assurdamente enfatica) che nei panni del boia del titolo (con passamontagna rosso, mascherina nera alla Diabolik e look alla Argos col petto scoperto),...Leggi tutto dopo aver rinchiuso un gruppo di fotografi e modelle giunti lì per un innocente servizio nei sotterranei del suo castello, prende a torturarli con macchine medievali quali la “Vedova di Norimberga” (ma non era la Vergine?) e altre di sua originale creazione. Mentre compie i suoi atti di sadismo, poi, pronuncia frasi da esaltato imbevuto di Nietzsche producendo un effetto fumettistico unico. Siamo nei pressi del trash puro, laddove le bizzarrie si moltiplicano e il boia salta da una vittima all'altra ghignando e gridando. E non si capisce nemmeno se la cosa è voluta; se cioè il regista Massimo Pupillo (che si firma Max Hunter) volesse invece girare veramente un film del terrore. A noi non resta che goderci le varie Femi Benussi, Moa Tahi e Rita Klein mentre si contorcono seminude tra gli strumenti di tortura. Bella la colonna sonora di Gino Peguri, che sfrutta in maniera insolita archi e timpani, approssimativi gli effetti speciali di Carlo Rambaldi (c’è un ragnone ridicolo...). L’Eastmancolor regala alla pellicola quell’effetto kitsch di cui necessitava per restarci impressa come oggetto anomalo del panorama gotico italiano dei Sessanta. Molto dinamica (numerose le risse), ma anche noiosa.
Secondo gotico (dopo 5 Tombe per un Medium) della triade diretta da Massimo Pupillo, regista che è stato convocato in aule americane come esperto di cinema horror grazie alla direzione di questi film. La storia ruota attorno alle vicende di una troupe che si intrufola, senza licenza, in un castello per realizzare un servizio fotografico. All'interno del tetro locale, però, qualcuno entra in sintonia con la personalità dissociata del "boia scarlatto", un tetro figuro, omicida giustiziato e sepolto nello scantinato.
A tratti retorico e ridicolo...
Grossissima delusione: un film molto mediocre con recitazioni così così (o sopra le righe come nel caso del protagonista), scade alcune volte nel ridicolo. Ben fatte invece le scene di lotta. C'è poco da salvare se non l'ambientazione nel castello di Balsorano e le scenografie che vengono messe in risalto dall'Eastmancolor. Datato.
Gustoso fumettone, firmato Massimo Pupillo. Certo, fare il paragone col precedente capolavoro 5 tombe per un medium è molto difficile, però il film ha delle belle trovate e conta su un buon cast, (tra le ballerine vediamo una giovanissima Femi Benussi). Non male il livello di sadismo, eccessivo per l'epoca (in una scena si vedono pure delle chiappe femminili!!!). Ottimo tema musicale, bravo Hargitay.
Tentativo horror di Pupillo piuttosto mal riuscito. Lontano anni luce dal bel gotico Cinque tombe per un medium, questo film non suscita paura né suspense, solo risate gratuite ed in gran numero. I dialoghi presentano battute che talvolta sfiorano il ridicolo, le luci non creano atmosfera e le musiche non seguono l'andamento delle scene come dovrebbero. Dulcis in fundo, il cattivo della situazione è un risibile maniaco cultore del corpo che porta al collo un medaglione stile rapper americano dei nostri giorni. Incredibilmente trash.
In realtà, più che aderire in qualche modo al genere gotico (anche per via del solito "tòpos" del corpo di ballo femminile che pernota al castello, qui sostituito dalle attrici e attori di un fotoromanzo horror), il film pare piuttosto rifarsi al fumetto-nero (Kriminal, Jinfernal, Sadik e simili). Secondo alcuni è a questa pellicola che s'ispirerà nel 1966 il fotoromanzo nero - appunto, come quello che girano i protagonisti - "Killing" (il cui protagonista era interpretato da Aldo Agliata). Comunque, anche secondo me, è un film sopravvalutato.
La parte migliore è la prima, quella scherzosa, che è gradevole specialmente nel momento delle fotografie destinate alla pubblicazione horror della quale Alfredo Rizzo è editore. La parte horror è invece involontariamente comica, con Hargitay, autonominatosi "Boia Scarlatto", che parla di sé in terza persona, come Giulio Cesare e Diego Armando Maradona, muovendo al riso lo spettatore... C'è una giovane e bellissima Femi Benussi. Integralmente girato al castello Piccolomini di Balsorano.
Uno dei punti più bassi toccati dal gotico italiano degli anni d'oro. Contesto da Corman dei poveri, scenografie rutilanti scopiazzate da Bava - così come è baviano il giuramento di vendetta nell'incipit - attori pessimi, dialoghi bambineschi con un Hargitay fumettistico che gesticola vaneggiando di superomismo ed eugenetica, scene di lotta e tortura da spanciarsi dalle risate e un ragno finto che prepara quello di Nuda per Satana. Tra le ballerine, Barbara Nelli e l'hawaiana Moa Tahi.
Pellicola indefinibile, a tratti gustosa a volte noiosa. Sicuramente trash, forse anche violenta per l'epoca, non manca di presentare belle donne in gran forma(e). Mickey Hargitay interpreta il ruolo con parossismo, caricando la figura con il solito eccesso (vedi alcune scene di Delirio caldo), ma forse la cosa non è del tutto negativa. Comunque l'attinenza fumettistica è palpabile e divertente, mentre le torture a ciclo continuo sono un ulteriore componente curioso del film. Colonna sonora più che discreta. Complessivamente non male, dopotutto!
Un ridicolo fumetto, con una colonna sonora circense; difficile definire questo prodotto un film, essendo caratterizzato da una sceneggiatura zeppa di lacune (le finestre del castello puntellate, quella usata per entrare spalancata). Trucchi da comics e delle ridicole mascherine ne fanno un filmetto da quattro soldi. Peccato solo per il castello, una splendida location sprecata per "film" come questo.
Per lo spettatore dell'epoca, che si aspettava un vero horror, fu probabilmente una delusione. Per il trashomane di oggi è una festa di riferimenti: da Bava a Polselli, da Cascino ai foto-fumetti con la "K" di quegli anni. Pagliacciata deliziosamente dilettantesca, fieramente incurante del ridicolo, il film ripaga l'occhio con un luccicante eastmancolor d'altri tempi e con un succulento cast femminile che mostra generosamente quel poco consentito dall'implacabile censura del 1964. Certo, girato dieci anni dopo sarebbe stata un'altra storia....
MEMORABILE: Gli abiti di scena delle "attrici" del fotoromanzo, fra cui una giovanissima Femi Benussi: alle prime armi, ma già da togliere il fiato.
Sullo stile dei fumetti neri come Kriminal, che cominciavano ad uscire in edicola lo stesso anno di questa pellicola e che tanto scandalo facevano mostrando le prime ragazze seminude e tanta violenza. Il film riprende questi ingredienti assieme alla componente, consolidata nelle pellicole d'ispirazione fumettistica, umoristica. Ci sono le torture, che oggi sono poco incisive ma divertenti e sexy. Alcuni effetti sono poco riusciti (vedi la scena del ragno). La trama poteva offrire di più.
MEMORABILE: Il costume da boia scarlatto che indossa Mickey Hargitay.
Nettamente inferiore, dal punto di vista cinematografico, a 5 tombe per un medium, deve il suo abusato (per i miei parametri) valore “cult” a una mal (congeg)nata naivetè, capace di mettere una pacchiana omologante sordina a ogni estemporaneo tentativo di ristabilire la cornice gotica, perdipiù nella sua variante sadico-erotica. Certo l’abborracciato cast non aiuta le intenzioni di Pupillo, che tuttavia oltre a poter contare sulla fumettistica insanità mentale (in corpore sano) di Hargitay, riesce anche a mandare a segno un paio di memorabili trashate.
MEMORABILE: Il mitico ragnone; Le efferatezze del Boia Hargitay nella camera delle torture.
Insulso finto horror che inscena nel castello di Balsorano un colorato fumetto nero (i personaggi lavorano proprio a un prodotto del genere nella trama) con qualche accenno sadico nemmeno troppo audace. Oltre a irritare nelle parentesi umoristiche (gli esempi analoghi di Argento e DiLeo sono il magistero della comicità in confronto), il film scade sovente nel ridicolo involontario, dominato da scazzottate risibili e interminabili e da dialoghi infantili e retorici. Gradevole la OST lounge.
MEMORABILE: La vergine di ferro erroneamente chiamata "vedova" di Norimberga; La scena con il ragno finto.
Elevato al rango di cult per la sua atmosfera da fumettaccio nero, il film di Pupillo si rivela abbastanza disastroso, piattissimo nella sua fase preliminare (tutto il primo tempo) e poco convincente anche quando si giunge al sodo, con Hargitay "boia scarlatto" più wrestler che re del terrore che infligge blandissime torture efficaci solo quando fanno ridere (l'incredibile barile rotante con lama sfilareggiseni). Luisa Baratto unico elemento degno del gineceo (anonima anche la Benussi), fotografia e ambientazioni di qualità accettabile.
Divertente e sregolato gotico fumettistico che fa dei suoi colori estremamente saturi, del bizzarro sadismo che lo permea, del suo indimenticabile villain i propri punti di forza. A una prima parte lenta e con siparietti comici imbarazzanti segue una seconda metà dove il trash e l'assurdo prendono il sopravvento, in un bel guazzabuglio di risate e torture elaborate e gustosamente inverosimili. Ottima la figura del boia, che palestrato e con la mascherina sembra uscito da qualche B-movie messicano. Un film brutto ma piacevole e molto godibile.
Il boia scarlatto: una simpatica, magnetica boiata che sembra una parodia e non lo è. Impossibile fare giustizia sommaria stroncandolo di netto: sfilata di bellezze femminili, colori rutilanti, follia e trash d'annata, macchine di tortura fuori controllo, delirio verbale e visivo, trama da fumettaccio sexy-horror pulp in odore di bruciato. È un imperdibile spasso tipicamente sessantiano (mescolanza di audacia e ingenuità) al suono di musica lounge ora avvolgente ora strombazzate, ben ambientato (il castello) e con momenti topici da antologia.
MEMORABILE: Gli abiti succinti delle ragazze; La ragnatela; La macchina che sfila reggiseni e taglia seni.
Un terribile boia con mantella rossa viene interrato e si conserva integro per secoli nei sotterranei di un castello. Quando un gruppo di fotografi con succinte modelle entrerà nella dimora, il suo spirito si rianimerà. Horror gotico con venature sexy d'indubbia efficacia scenica (colori vispi, torture, scene pruriginose), che però sconta il prezzo di una scrittura dei dialoghi e una sceneggiatura che inevitabilmente, forse già allora, scivola nel trash. La paura si trasforma in ghigno, che è forse l'ancora di salvezza dell'opera di Pupillo.
Un gotico tutto particolare questo di Pupillo, evanescente e un po’ sfilacciato nella narrazione e con l’estetica tipica degli anni Sessanta. Il castello di Balsorano è l’unico elemento inattaccabile con la sua inequivocabile bellezza, mentre il resto è ben poca cosa, per quanto un appassionato di genere possa sporadicamente assaporare qualche folata di paradossale fascino. Menzione d’onore per il ragno velenoso che se la batte con quello di Murder obsession di Freda. Consigliato a chi non riesce a rinunciare proprio a nulla.
Terribile fumettone sadico-horror con belle cadute nel ridicolo. La storia del tenutario del castello posseduto dallo spirito dell'antico boia puritano (ambedue sono culturisti) fa già sorridere. Se a questo si accosta un caravanserraglio a mezzo tra caste prurigini e goffe sessioni di tortura, allora la frittata è fatta (esemplare, da tal punto di vista, la scena della super-ragnatela con signorina imprigionata). Hargitay si limita a sbraitare scioccamente, il resto del cast alza un po' il livello specie quando il film, nella prima mezz'ora, non si prende sul serio.
Ridicolo tentativo di horror-sexy nazionale, con Mickey Hargitay reduce dai film mitologici che interpreta una sorta di culturista nobile che cerca di preservare la purezza della razza massacrando i poveracci che nel suo castello vengono a girare un fotoromanzo. Direi che si sente molto il budget limitato, nella trascuratezza con cui vengono girate le scene. I mostri sono tremendi, nonostante li abbia creati Carlo Rambaldi.
MEMORABILE: Lo strip fatto con le lame per le donne legate.
Alla ricerca di un luogo adatto per scattare foto di copertine di romanzi horror, un gruppo di sprovveduti capita nel castello dove secoli prima venne rinchiuso in una Vergine di Norimberga il famigerato "boia scarlatto" .. Film che fa il verso ai fumetti sadico/erotici del periodo risultando brutto oltre l'immaginabile in ogni suo aspetto, a parte la dignitosa fotografia. Il culmine del ridicolo lo raggiunge il guittesco Hargitay quando, gonfiando i muscoli nel suo costumino rosso latex, si complimenta con se stesso per la purezza del suo corpo o si cimenta in patetiche torture.
MEMORABILE: Il marinaretto; Il ragnone mortale; La giostrina pungi-tette; L'ost che procede per conto suo; Il lamento: "Il mio corpo puro è stato contaminato!".
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Esce - sperando che questa volta sia la versione integrale - anche per la francese Artus Film, il tredici giugno.
Queste le specifiche tecniche del dvd, riportate sul sito della Artus :
Formato video : 1.85:1
Durata : 83 minuti
Audio : francese, italiano
Sottotitoli : francesi
Mi è arrivato il dvd ARTUS FILMS: durata 82'50", contro i 82'40" della vhs Shendene, quindi versione UNCUT!!! Titoli in italiano. Traccia italiana e sottotitoli escludibili. Colori bellissimi e audio più che buono. Extra: presentazione del film a cura del critico francese Alain Petit, galleria fotografica e trailer degli altri film gotici della collana. Voto 8.
In rete ho trovato un'immagine del Principe Junio Valerio [Scipione Ghezzo Marcantonio Maria] Borghese, chiaramente riferibile a Palazzo Farnese di Artena, al noto camino con la notissima grottesca.
Fotogramma preso dalla trasmissione "Il Golpe Borghese - La storia siamo noi".
Nel documentario Boia, mascere e segreti: l'horror italiano degli anni Sessanta. diretto da Steve Della Casa e presentato a Venezia, c'è un'ampia sequenza che confronta la versione italiana e quella francese.
DiscussioneZender • 11/06/20 19:14 Capo scrivano - 48360 interventi