Una storia dopotutto semplice: una coppia si innamora, si sposa e dopo molti anni passati bene insieme decide per il divorzio. Da qui quella che era una commedia graziosa, intelligente e niente più, si trasforma in una lotta senza quartiere: nessuno dei due vuole mollare la casa (i figli a quanto pare non interessano) e vivendo sotto lo stesso tetto i dispetti si fanno da innocui a tremendi in un'escalation di follia che rasenta l'incredibile. A raccontare la vicenda dei coniugi Rose è l'avvocato divorzista di lui, Danny DeVito (regista già qui ben più maturo che nell'esordio GETTA LA MAMMA DAL TRENO), il quale per convincere un...Leggi tutto suo cliente gli fa rivivere in flashback il dramma dei due, passo dopo passo. Si potrà rimproverare a DeVito qualche esagerazione, ma come black comedy THE WAR OF THE ROSES funziona in maniera egregia. Inutile dire che se non va trascurato l'ottimo lavoro in regia di DeVito, gran parte del merito della riuscita è da ascrivere ai suoi due straordinari protagonisti: Michael Douglas e Kathleen Turner sono una coppia formidabile, che interpreta i ruoli immedesimandosi alla perfezione: le occhiate omicide della Turner fanno paura e la malcelata misoginia del copione condanna il povero Douglas ad agire di riflesso riprendendo in parte quello che era il suo personaggio nell’altrettanto eccellente ATTRAZIONE FATALE. Numerose le scene da ricordare, da Douglas che orina sul pesce alla Turner che calpesta col suo fuoristrada la macchina d'epoca del marito. Buon ritmo, notevole inventiva (anche in alcune inquadrature piuttosto inusuali per una commedia) e un finale coerente che chiude in bellezza. Calibrata la sceneggiatura, che riserva per De Vito attore una parte da lui molto valorizzata.
La Guerra dei Roses è una commedia al veleno. E di veleno ce n'è in abbondanza, nei rapporti tra marito e moglie interpretati dagli ottimi Douglas/Turner. Addirittura spaventa un po', nel vedere fin dove possano portare le piccole o grandi incomprensioni non affrontate a tempo debito. Insomma, quello che era nato come un matrimonio tra due innamorati diventa un inferno. Una lotta senza regole con colpi bassi a profusione, battute mortificanti e molto altro. L'arbitro: un ottimo Danny de Vito.
Divertente (ma non solo) black comedy, La guerra dei Roses non fa solo ridere ma anche riflettere sul perverso meccanismo del deterioramento dei rapporti amorosi. Ovviamente estremizzando il tutto, la nervosa (ed ottima) regia di De Vito (che si riserva anche un bel ruolo) ci mostra il competo repertorio di bassezze e meschinerie che solo chi si è molto amato può arrivare a compiere. Bravissimi Douglas e la Turner nei panni della (ex) coppia d'oro miseramente naufragata. Da vedere.
Bell'esempio di black comedy che vede i coniugi Roses (Douglas e la Turner) come terribili duellanti. L'atmosfera dell'agiata famiglia evapora velocemente, dalle discussioni si passa agli agguati senza risparmiarsi colpi bassi. Nel mezzo, il loro avvocato (De Vito) che tenta di fare da paciere (ovviamente non ascoltato) comunque distaccato e divertito. De Vito conduce il film con dissacrante ironia, senza prendersi troppo sul serio. Non è un cult ma è decisamente ben fatto.
Commedia molto amara che sicuramente raggiunge lo scopo di far riflettere su cosa può diventare un innamoramento folle quando tutto diventa routine e incominciano a sorgere le incomprensioni. Tutto ovviamente viene esagerato e spinto fino alle estremissime conseguenze. Dei due protagonisti la palma per la migliore interpretazione spetta indubbiamente alla Turner, molto più efficace di Michael Douglas. È sul versante del "divertimento" che a mio giudizio la pellicola perde colpi, risultando meno efficace di quanto il soggetto facesse pensare.
Un tema abusatissimo poteva essere trattato, ormai, solo in questo modo, spingendo a fondo il pedale del grottesco fino a estreme conseguenze. Ritmo indiavolato, e contesto ottimale per sapienti gigioni, che si prodigano nel loro repertorio (la Turner era particolarmente tagliata per questi personaggi): per un attimo passa davanti agli occhi una possibile versione italiana con - poniamo - la Bobulova e Silvio Orlando, e la tristezza prende il sopravvento. De Vito è doppiamente demiurgo, dietro e davanti la cinepresa. Buono.
Da un racconto di Warren Adler e sceneggiato da questi in collaborazione con Michael Leeson, rimane a tutt'oggi la miglior regia di De Vito. Splendida Black Comedy con un ritmo implacabile e un cast che strappa applausi a scena aperta. Douglas è bravissimo come ben poche volte gli è capitato e l'affiatamento con una splendida e bravissima Turner è magistrale. Completa il cast un altrettanto memorabile De Vito nel ruolo dell' avvocato/narratore. Diverse le scene da ricordare. Classico.
All'epoca della sua uscita, l'accoppiata Douglas/Turner imperava sul grande schermo, con le sue varie avventure in luoghi esotici. Questo film fu spiazzante, parte come una delle tante commedie leggere girate dalla coppia ma si trasforma presto in una lucida, agghiacciante e fin troppo realistica, pur negli eccessi, rappresentazione della degenerazione di un rapporto di coppia. L'inarrestabile corsa alla reciproca distruzione dei due coniugi è ormai entrata a far parte dell'immaginario collettivo. Un classico, nel suo genere.
Se molto spesso la vita di coppia è difficile, il divorzio è molto peggio e questo film lo dimostra arrivando a mostrarcene le estreme conseguenze! Gustosamente sadico, una bella commedia nera, con Douglas e la Turner molto ispirati in un crescendo di cattiverie quasi insostenibili (basti pensare al pranzetto "canino" che la Turner offre al marito!). Ottimo gioiellino.
Divertente commedia nera sui rapporti di coppia che regala parecchie risate grazie ad una buona regia, ad una sceneggiatura brillante e ben ritmata (anche se a volte eccede non poco) e ad un cast ben assortito in ottima forma. Sicuramente meritevole di essere visto.
Terzo ed ultimo film del terzetto Kathleen Turner/Micheal Douglas/Danny de Vito, con de Vito che esordisce alla regia. A differenza dei film della "pietra verde", questa Guerra dei Roses è una commedia nera dai toni acidi e ricca di colpi bassi. Due coniugi lottano per il possesso d'un elegante casa e a nulla valgono le preoccupazioni dei figli, della governante tedesca e dell'amico più caro che fa l'avvocato divorzista. Ci si diverte da morire, letteralmente!
Un'ottima regìa per Danny DeVito, comunque decisamente più noto come attore. Per una volta il titolo non esagera affatto: quella alla quale assistiamo è infatti una guerra bella e buona, e come tale non potrà che finire male... Molto divertente, di quell'umorismo nero che le commedie yankee ci regalano raramente. Nota di merito per il grande Michael Douglas, ben doppiato da Oreste Rizzini.
MEMORABILE: La Turner che si prende gioco del cane del marito.
Commedia divertentissima e nerissima, scorrevole e piena di idee brillanti. La sceneggiatura è perfettamente strutturata, ricca di dettagli e piena di dialoghi deliziosi. Bravi i due protagonisti (Michael Douglas e Kathleen Turner) e simpaticissimo De Vito nei panni del narratore/avvocato divorzista.
Coppia benestante divorzia e il rapporto si trasforma in un implacabile e crescente lotta all'ultimo sangue. Commedia nera, cinica e spietata, realizzata con una leggerezza del tocco registico almeno pari alla crudeltà della storia raccontata. Insomma, un vero gioiello che sceglie il linguaggio del paradosso per affondare con sarcasmo nelle pieghe e nelle piaghe di un amore finito che lascia dietro di sé solo odio, dispetto e macerie. Evitabile la cornice rétro del narratore. Notevole la prova degli attori. Decisamente ottimo.
Divertentissima commedia molto diversa dalla classica americana. I dialoghi tra i due coniugi sono favolosi e molto azzeccati. Stupendo anche il modo in cui marito e moglie distruggono la casa coniugale che nessuno dei due vuole lasciare. Finale un po' troppo cruento, ma d'altra parte inevitabile.
Sarà che le mie storie d'amore somigliano molto allo svolgimento di questo film, fatto è che "la guerra dei Roses" ha un posto riservato nella mia personale classifica dei film più belli. La cosa che mi fa impazzire è il doppio passo (termine nutuato dal calcio moderno) che riesce a fare senza nessuna sbavatura, naturalmente. Danny De Vito è un grande regista, mette insieme due attori che "cromaticamente" sembrano incompatibili riuscendo nel miracolo. Alcune scene infine, credo mi siano state rubate! Danny, sei un mito!
La migliore regia di Danny Vito e grande occasione per Douglas e Turner, entrambi in gran spolvero, per questa commedia nera, comicamente feroce ma non irrealistica, che ritrae, con inesorabile scansione, le tappe della guerra domestica in cui due ex coniugi divorziati si contendono il territorio senza esclusione di colpi. Qualche difetto (Marianne Sagebrecht è sprecata, un paio di passaggi sono superflui) ma molte virtù, compresa la capacità di non ritrarsi davanti all'eccesso e di concludere con un epilogo di rara perfidia.
La distruzione dell'istituzione familiare by De Vito. Douglas e la Turner si massacrano per una materialità che esemplifica ciò per cui molte persone davvero vivono. Ci si malmena, si distruggono elementi apparteneneti al coniuge ormai non più anima gemella, si sputano perfidie inenarrabili. Tutto per quattro mura (stupende, non v'è che dire, ma nessuno è ancora riuscito a portarsele nella tomba). Il piccolo De Vito è il mattatore principe di questa commedia più metaforica che esplicativa.
MEMORABILE: La Turner che tenta inutilmente di corrompere De Vito togliendosi le scarpe e tentando un malizioso "piedino" conoscendo la debolezza del piccoletto.
Troppo lunga la parte iniziale idilliaca e perfettina, interrotta dalle incursioni del DeVito narratore, intento a cianciare e fumare. Dal malore di Douglas in poi il film impenna, presentando il progressivo disfacimento matrimoniale in modo corrosivo e sfrenato. È un sincero spaccato di realtà: le litigate più furibonde a casa mia sono state originate proprio dai preparativi dell'albero natalizio, dal russamento di qualcuno o da una forchetta che striscia sul piatto. Affiatati tra loro ed in palla i protagonisti, soprattutto la Turner donna tosta.
MEMORABILE: Douglas dopo aver sfranto il gatto con la sua macchina: "...e poi dicono che hanno sette vite... mah...".
Non è facile portare sullo schermo quei confetti avvelenati che sono spesso le famiglie, ma per fortuna questo film svolge il compito in maniera egregia. Douglas e la Turner rivaleggiano in bravura in questo sottile gioco al massacro che può essere scatenato anche dalla minima inezia. Il tutto commentato in modo cinico e disilluso da De Vito. Molto amaro, ma sicuramente una novità rispetto al classico family movie a stelle e strisce. Per una serata in famiglia.
E' proprio una guerra, scatenata dalla Turner, donna di una perfidia e cattiveria gratuita fuori dal comune (bravissima, meritava l'Oscar), che trascinerà il marito in una serie di botta e risposta sempre più pesanti e devastanti. Certo, è tutto esagerato, pompato all'ennesima potenza, ma si prova un perverso piacere a vedere i due coniugi che si scornano, non risparmiando i colpi più bassi (lui la ama ancora, mentre lei lo disprezza, lo detesta dal profondo del cuore). Simpatico anche DeVito. Non ci sono praticamente pause, fino al giusto e tremendo finale (la mano rifiutata). Notevole.
MEMORABILE: Il vicino di barella di Douglas: "Mia moglie mi ha accoltellato con la lima da unghie...studia da manicure; "Ora credo che andrò a pisciare sul pesce"
Questa è una commedia che non stanca e, per la simpatia dei protagonisti, quasi dispiace il finale. Una coppia unita da tanto amore sfocia in qualcosa di mai previsto. E l'avvocato Danny DeVito si diverte a raccontare le vicende della famiglia Roses che aveva tutto e desiderava ancora. Il cast è ottimo.
MEMORABILE: La Turner che con il gippone tenta di investire la Morgan del marito.
Divertentissima commedia che vede come regista Danny De Vito. Le interpretazioni di Douglas e della Turner sono da storia del cinema. Le vicessitudini che vedono coinvolta la coppia-scoppiata Douglas-Turner riescono a divertire ma, allo stesso tempo, a far riflettere in maniera molto buona su come, l'incomunicabilità della coppia, possa portare ad istinti primitivi e brutali. Qiundi tanto divertente quanto crudele.
Commedia nera quasi perfetta. È paradossale che il miglior film di Douglas Jr. sia una commedia... Dialogi sempre sopra le righe, dispetti a non finire, La guerra dei Roses diverte moltissimo e non ci sono pause. La Turner è perfetta. Buona la regia di DeVito.
Che fine ha fatto l'amore tra Barbara e Oliver? La stessa fine di Baby Jane, mi pare: le punte di sadismo reciprocamente distruttivo sono simili in entrambi i film! Una guerra domestica assume dimensioni epiche, senza perdere in credibilità: con un brivido, pensiamo che in una situazione simile potremmo ritrovarci tutti: i Roses non fanno altro che dare sfogo ai loro (ma anche ai nostri) peggiori istinti. Senza freni, senza remore, senza morale... ma una morale c'è: non esiste un modo civile per divorziare. Parola di De Vito, avvocato divorzista!
MEMORABILE: Il pranzetto "canino" servito da Barbara a Oliver. Il lampadario che oscilla come un pendolo...
Attore dal talento inversamente proporzionale all'altezza, De Vito ha sempre privilegiato, nelle sue incursioni registiche, gli eccessi familiari (fino al "familismo" di Hoffa). In tal senso i Roses è il suo capolavoro, candidandosi altresì ad esser la commedia americana moderna più livorosa sulla coppia alto-borghese. Il suo valore aggiunto è un tono iperbolico che, pur esplicitandosi come grottesco, resta sempre in equilibrio sulla sottile fune del verosimile. Spassoso eppure serissimo ritratto di (una certa) famiglia. Feroce Turner, autoironico Douglas.
Danny De Vito racconta una storia di amore finito male con un gusto e un compiacimento fuori dal comune. Ne nasce un film avvincente, divertente e molto fantasioso. Un gran numero di scene - ad esempio l'ondeggiare dei protagonisti sull'enorme lampadario dell'ingresso - rimangono impresse; personalmente non mi hanno convinto molto soltanto gli intermezzi in cui De Vito narra la vicenda nel suo studio, che interrompono un po' troppo la storia principale.
Classica commedia nera, diretta da DeVito con grande senso del ritmo e una terribile quanto divertente escalation di dispetti operati dai due coniugi protagonisti. Douglas e la Turner al loro meglio, lontani dai personaggi che li avevano resi celebri come coppia, entrambi canaglieschi e dispettosi. La sceneggiatura brilla per cattiveria, la regia riesce a non essere banale. Un cult degli anni ottanta.
Ormai classica black comedy dal sapore piacevolmente retrò dedicata al naufragio violento dell'amore tra Douglas e Turner. Il punto di forza, oltre alle interpretazioni dei due attori principali (sempre molto affiatati), sta senza dubbio nel ritmo dato alla pellicola da un DeVito invero sorprendente dietro la MdP e molto sornione davanti. Certo tutto è esagerato (e per questo divertente) ma non è troppo inverosimile che la potenza dell'innamoramento venga sgonfiata da trivialità come il ronfare o da orripilanti porcellane. A modo suo ma fa riflettere.
Grande film di De Vito, magistrale nel descrivere lo sviluppo di un rapporto di coppia con la nascita dei figli, l'acquisto di una nuova casa e il successivo deterioramento, causa cambiamenti di idee, di interessi e così via. Bravissimi gli interpreti, con la Turner (moglie perfida e di una freddezza inimmaginabile) di poco superiore a Douglas. Parte in sordina e decolla letteralmente nella seconda parte, lasciando lo spettatore a bocca aperta in più occasioni. Un classico!
Il titolo funziona in inglese, che usa il gioco di parole riferito alla guerra delle due rose (York e Lancaster). Per altri versi il film funziona benissimo anche in italiano, pur se gli americani amano stare un po' sopra le righe. Ben diretto, ottimamente recitato, con una storia semplice ma ben sceneggiata. È la storia amara, tragicomica di un amore andato a male (come spesso finisce nei nostri tempi di grande libertà coniugale). Non è il mio genere di commedia ma è ottima.
MEMORABILE: Naturalmente l'episodio dell'orina nel piatto cucinato da lei, che poi si vendica col fuoristrada sull'auto d'epoca di lui (ottima simbologia).
Straordinaria black comedy diretta e interpretata in modo magistrale. La coppia perfetta, bella, ricca e di successo, inizia a dare segni di cedimento (la lite per i colleghi di lui, il nuovo lavoro di lei, i figli) in una escalation di accuse e ripicche reciproche che si fanno man mano sempre più grottesche e divertenti. Quando infine resteranno solo Douglas e la Turner nella casa, inizierà il lungo e folle match finale. Si ride spesso e non di rado ci si riconosce pure, il che è piuttosto spaventoso ma è anche la più grande forza del film.
Più che raccontare il declino di un matrimonio ci si focalizza sul rancore e i suoi effetti. Influente la regìa di DeVito, che si ritaglia il ruolo di moralizzatore e di guida giuridica (il preambolo e gli eccessi nel finale potevano essere studiati meglio). La coppia protagonista non appare molto amalgamata all’inizio ma nel crescendo della battaglia si tengono bene testa e il fisico atletico della Turner si nota. Convivenza cruenta ma senza sangue, poteva avere derive splatter specie dopo il volo dal lampadario in cui i due non si fanno un graffio.
MEMORABILE: La spaccata della Turner; Le smorfie di Douglas a tavola.
Passano gli anni e una coppia, un tempo felice, si ritrova a combattere una guerra familiare spietata pur di accaparrarsi la casa coniugale. De Vito firma una black comedy riuscitissima sotto tutti i punti di vista. Azzeccata la scelta dei due attori principali, azzeccatissima l'idea di rivestire di humour nerissimo una trama intrisa di cattiveria e di cinismo. Da antologia le bassezze che i due coniugi perpetuano per ferirsi l'un l'altra, segno di un rapporto logoro, paradossali se vogliamo, ma non inverosimili.
MEMORABILE: Non esiste vittoria, solo gradazioni di sconfitta; Douglas fa la pipì sul pesce cucinato dalla moglie.
Drammatica storia della fine di un matrimonio, con un crescendo di violenza domestica raccontato con approccio grottesco e ironico, ma con riferimenti concreti alla lucida follia che accompagna spesso le cause di separazione. Danny De Vito riesce a imprimere un efficace tono di cinica disillusione a un film che lascia il segno, tanto da essere spesso citato per alludere a come possano finire rovinosamente i matrimoni. Convincente la recitazione della coppia Douglas/Turner.
Cinismo, cattiveria, ferocia, per una black comedy che inizia leggiadra e si conclude a tinte horror (il lampadario, la soffitta, Douglas e la Turner quasi spettrali alle finestre). De Vito ammicca a certo cinema zemeckisiano, con funamboliche riprese raimiane (la soggettiva dei piatti "volanti") e tinge di nero i colori pastello della middle class americana, con puntate nel cianuro più corrosivo (da antologia il paté di cane e la cena andata in rovina). Tra colpi bassi e tiri mancini, la coppia Douglas/Turner fa faville e De Vito se la ride sotto i baffi.
MEMORABILE: Douglas sega i tacchi delle scarpe della moglie; Il feticismo dei piedi di De Vito col piedino sotto il tavolo; Piscio di pesce; Chiuso nella sauna.
Non approcciatevi a questo film come a una commedia, sarebbe un errore: è una pellicola amara, che lascia l'amaro in bocca e che, soprattutto, fa riflettere. Douglas e la Turner - ben doppiati! - recitano ottimamente e la sceneggiatura valorizza in modo adeguato i due attori. Unico appunto, i due avrebbero dovuto essere "alla pari", come difetti e colpe, mentre più si procede con la visione, meno l'odio della Turner per Douglas diventa giustificabile. Accompagnato da una meravigliosa colonna sonora, è un grande film: da vedere.
MEMORABILE: Gli intermezzi che hanno De Vito come narratore e l'interessante morale finale; La "spartizione" delle stanze per vivere insieme nella casa.
Commedia divertente con Danny De Vito dietro la macchina da presa, oltre che attore. Il film è molto piacevole e analizza con humour il difficile mondo dei divorzi, con una bella critica di sottofondo al materialismo e allo yuppismo del periodo. Il film insomma regge molto bene, con alcune scene veramente notevoli, anche se va detto che ogni tanto si fa ripetitivo e alcuni collegamenti sono un po' deboli o perlomeno scontati. Ottimo il cast. Assolutamente godibile.
Un grande film, che mescola sapientemente commedia e dramma regalandoci scene indimenticabili. Un cast in formissima, partendo dai protagonisti per proseguire con Danny DeVito (anche regista del film) che si ritaglia un ruolo davvero niente male. Il ritmo si mantiene sempre costante, le risate non mancano e anche il finale è degno, in quanto ha il merito di fuggire dalla zuccherosità che talvolta contraddistingue la fine di questa tipologia di film. Un classico!
MEMORABILE: Douglas che sabota la cena della moglie,
Prima l'idillio, poi il matrimonio, quindi la separazione devastante che diventa guerra senza esclusione di colpi. Riuscitissima black comedy firmata Danny DeVito che trasforma il romanzo di Warren Adler in un conflitto familiare cruento ma non del tutto difforme dalla realtà. Michael Douglas e la Turner sono gli eccellenti protagonisti, superbi nel rendere credibili i due agguerriti coniugi che ne combinano di tutti i colori fino all'estremo atto finale. DeVito si ritaglia il doppio ruolo di avvocato e narratore da "quarta parete". Geniale e imperdibile.
MEMORABILE: Oliver fa la pipì sul pesce; Barbara finge di aver cucinato il cane di Oliver"; Barbara distrugge la macchina di Oliver.
Apice del De Vito regista, oltre che interprete. Quindi Douglas (Rizzini) al top, qualche spanna sopra i precedenti avventurosi la sua accoppiata con la Turner (mitica e perfetta nel ruolo di consorte disamorata), la miglior black-comedy sul mercato è servita. Tra i sintomi dell'ernia iatale e il livello del cinismo togato, ci si scompiscia nel fallimento. Morale a scelta, tra tragedia fisica e pacifico compromesso, rimane sempre quella che sembra proprio una narrazione divorzile senza eguali. Merito del romanzo di Adler? E siamo solo a fine anni ’80.
MEMORABILE: Padre e figlio prima della partenza per il college; La lettera di addio alla moglie; Il pesce al piscio; Bello cane; La strategia finale di Gavin.
Notevole black comedy di DeVito, che porta la satira coniugale borghese a livelli sublimi di cattiveria e scorrettezza (con qualche naturale edulcorazione filo-mainstream). Il dolce idillio dei primi anni di convivenza, la prigionia del materialismo e la svalutazione del sentimento, gli attriti silenti, i rancori mal sepolti e infine l'odio senza frontiere. Douglas è uno spasso, ma il connubio di sensualità e accanimento paraomicida della Turner lascia di stucco, anticipando la furia distruttiva della signora ammazzatutti. Ottimo crescendo di gag crudeli, fino alla chiusa nerissima.
MEMORABILE: La cena feticistica; Il sospetto infarto di Douglas e l'indifferenza della Turner (con confessione a letto esilarante); La pipì sul pesce; Il paté.
Definirla commedia nera potrebbe essere riduttivo e insignificante. Questo è un autentico Shining matrimoniale, per certi versi molto simile ad Antichrist di Lars Von Trier, la cui differenza è soltanto nel genere (il secondo è più estremo solo visivamente). Il film naturalmente si sorregge tutto sul graduale disfacimento affettivo della coppia (causato inizialmente da Barbara, e subìto quasi interamente dal povero Oliver), e la cui escalation di violenza con epilogo tragico non è altro che una metafora moderna sull'incomunicabilità tra uomo e donna. Astenersi romantici.
Il fatalismo letterario di Warren Adler riletto da Danny DeVito, che qui - oltre a ritagliarsi un curioso ruolo da mediatore feticista - dirige una folle storia d’amour fou, un role-play cinico e bizzarro che corre a rotta di collo verso un’inarrestabile tragedia. Grandiosa l’escalation finale, con un uso sapiente del montaggio e degli spazi. Bravo Douglas, perfetta, glaciale la Turner. Si ride sì ma a denti stretti.
Cinque secoli dopo la Guerra delle Rose in Inghilterra, il conflitto emigra nelle colonie americane con altri due Rose coinvolti in un'altrettanto sanguinosa faida famigliare. La discesa agli inferi di un matrimonio in un gorgo di umorismo nero pasteggiando tra le macerie di un amore finito. Esagerato? Caricato al paradosso? Beh, non proprio: la realtà può essere anche peggiore. All'elenco delle bassezze umane mancano infatti le false accuse di violenze o di abusi sui figli; qui ci si limita ai beni materiali. Diverte molto e amaramente, almeno fino a quando non ci riguarderà.
MEMORABILE: "Sei piombata di botto nel più profondo strato di merda fossile uscita dal buco di culo del più stronzo degli ominidi" (l'originale è tutt'altro).
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In un trailer italiano che annunciava la sua uscita in vhs, il titolo viene scritto ed enunciato come "La guerra dei Rose" senza la "S" finale.
(Trailer visionato nella vhs da vendita di "Trappola di cristallo").
Stavolta a sfidarsi sono i figli, ma sembra un progetto tipo il non ancora realizzato Spy 2 di Renny Harlin, visto che di fratelli coltelli ce ne sono stati taaanti al cinema. Voi che dite in proposito?
DiscussioneZender • 9/09/14 16:53 Capo scrivano - 48854 interventi
Ah speravo che richiamassero Douglas e la Turner, visto che si tratta una volta tanto di un sequel e non di un remake come ci si potrebbe aspettare. Invece stavolta sono i figli, i protagonisti. Bah...
Discussione124c • 9/09/14 17:43 Contatti col mondo - 5193 interventi
Zender ebbe a dire: Ah speravo che richiamassero Douglas e la Turner, visto che si tratta una volta tanto di un sequel e non di un remake come ci si potrebbe aspettare. Invece stavolta sono i figli, i protagonisti. Bah...
Infatti, stavolta, nemmeno de Vito dirige.
DiscussioneAle nkf • 9/09/14 21:08 Contatti col mondo - 14031 interventi
Sarà probabilmente un sequel che verrà dimenticato ben presto. L'unica cosa che fa ben sperare è che dopo 25 anni se non ne valesse davvero la pena, avrebbero lasciato perdere... Bisognerà trovare dei figli all'altezza... (non di De Vito s'intente!)
Diciamo che non se ne sentiva il bisogno, ma si spera sia un bel film.
DiscussioneZender • 10/09/14 07:53 Capo scrivano - 48854 interventi
Ale nkf ebbe a dire: L'unica cosa che fa ben sperare è che dopo 25 anni se non ne valesse davvero la pena, avrebbero lasciato perdere... Bisognerà trovare dei figli all'altezza... (non di De Vito s'intente!) Su questo ho seri dubbi. Ormai ci si attacca a qualsiasi cosa pur di tirar fuori un film che possa contare su qualche fan del vecchio film preso di mira...
Discussione124c • 10/09/14 12:31 Contatti col mondo - 5193 interventi
Ale nkf ebbe a dire: Sarà probabilmente un sequel che verrà dimenticato ben presto. L'unica cosa che fa ben sperare è che dopo 25 anni se non ne valesse davvero la pena, avrebbero lasciato perdere... Bisognerà trovare dei figli all'altezza... (non di De Vito s'intente!)
Già, di certo non credo che tireranno in ballo Sean Astin, che interpretava il figlio maschio dei Rose.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv ( "I Filmissimi", lunedi 2 novembre 1992) di La guerra dei Roses: