Roma, novembre 1848: il Papa fugge dalla Capitale e se ne va a Gaeta, nonostante le suppliche di Ugo Bassi (Jacques Perrin), chiedendo ai francesi che intervengano contro i rivoluzionari italiani per restaurare a Roma il potere temporale. I francesi di Luigi Napoleone rispondono calando in Italia e combattendo contro i popolani e i garibaldini (il cui capitano, Livraghi, è interpretato dal buon Luca Barbareschi): il film di Luigi Magni (autore di soggetto e sceneggiatura, non nuovo a operazioni storiche simili) racconta questo travagliato periodo della storia patria (fino al 1849, cioè all'esecuzione di Bassi e Livraghi) concentrando l'interesse su nobiltà e proletariato...Leggi tutto romano. Tra i primi, chiaramente dalla parte del Papa e dei francesi, troviamo un marchese (Alberto Sordi, straordinario in una parte a lui da sempre congeniale), suo figlio dall'animo rivoluzionario (Massimo Wertmüller) sposato con una donna bellissima (Elena Sofia Ricci) ma che se la fa con Livraghi, dall'altra invece Ciceruacchio (Manfredi, versione “caffè Lavazza”) e suo figlio Lorenzo, alle prese con i primi amori. Le vicende si incastrano bene con la storia reale e Magni ha il grande merito di saper far recitare tutti benissimo (anche Serena Grandi nel ruolo della governante del marchese); pur tuttavia il film manca di incisività e nonostante i buoni intenti educativi (coproduce Raidue) la storia finisce per annoiare proprio quando cerca di avvicinare quanto più possibile la realtà. Notevoli l'impegno produttivo e la cura per le scenografie, superflui i siparietti canori della Ricci e di Manfredi. Sono ad oggi operazioni datate, ma girate con amore e indubbio gusto.
Il film sarebbe anche passabile, ma il cast è assemblato in modo abbastanza tremendo, con Barbareschi e Perrin sempre in scena. Sordi disegna una figurina molto divertente ma poco di sostanza, tuttavia i suoi momenti sono gli unici che risvegliano dal torpore. Manfredi fa Ciceuracchio, ma il suo personaggio resta troppo in ombra ed esce di scena senza troppo clamore. In generale sembra una fiction, per giunta invecchiata male.
Film girato con intento educativo, con le solite tirate anticlericali, anche se qua e là appare fugacemente a qualche personaggio l'angelo del Castello (Sant'Angelo). Una bella contraddizione. Il più addentro nella parte è sicuramente Sordi. Gli altri se la cavano discretamente (da non dimenticare che sia la Grandi che Perrin sono doppiati, quest'ultimo dal bravo Massimo Ghini); il personaggio di Wertmuller a volte è poco comprensibile nel suo sviluppo. Didattico.
Il film riprende l'ambientazione (la Roma del potere clericale) di un precedente film di Magni, Nell'anno del signore, spostando l'azione dal 1825 al 1849 anno dell'esilio del Papa a Gaeta e dell'arrivo delle truppe francesi nella città eterna. Il film meritevole perché illustra un momento storico poco conosciuto, si limita ad una rappresentazione didascalica dei fatti senza avvicinarsi più di tanto ai personaggi che rimangono figure di sfondo. Non particolarmente in parte Luca Barbareschi. Meglio il resto del cast.
Magni torna sull’argomento Roma papalina ottocentesca (la storia della Capitale - in definitiva - è l’asse portante della carriera del regista romano). Come al solito Magni la butta sul laicista ma con l’arguzia della farsa che mitiga tutto. Il parterre de roi utilizzato permette di soddisfare tutti i gusti, anche se i ruoli appaiono non sempre calzanti (in definitiva è un "polpettone" natalizio 1990).
Classica ricostruzione alla Magni, che racconta un periodo non troppo conosciuto di storia italiana con una chiave riuscita a metà tra l'ironia e il dramma storico. Sceneggiatura e ritmo non sempre riescono a tenere banco, ma il cast superlativo e l'ottima messa in scena sopperiscono a qualche mancanza. Manfredi e Sordi svettano ovviamente sui colleghi più giovani, tra i quali si segnala comunque la brava Ricci e un Barbareschi abbastanza in parte. Belle le musiche di Piovani.
Magni ritorna ai toni del suo capolavoro In nome del Papa Re, ma non riesce ad amalgamare una storia convincente e il risultato finale è lungi dall'essere perfetto. Il film è infatti una raccolta di situazioni e personaggi certo interessanti ma incrociati in modo confuso nella storia della Repubblica Romana. Barbareschi funziona poco, Manfredi è perfetto nel ruolo (anche se più folcloristico che funzionale), Sordi eccelso. Rimangono buoni spezzoni come l'arringa finale di Ciceruacchio e la lotta verbale tra Sordi e il figlio.
1848: anno della Repubblica Romana tra echi di storia e vicende dei singoli. Magni rende omaggio a qualche figura pro Repubblica nel contesto della Roma papalina aiutata dai francesi. A parte gli attori di nome (che al limite riecheggiano vecchi personaggi), sembra di vedere una fiction di buona qualità: televisivo il messaggio di cambiamento, microstorie d'amore anche di ragazzini e qualche sparuto combattimento. Contesto ambientale discreto.
MEMORABILE: Il monologo di Manfredi prima della fucilazione.
Terzo capitolo sulla nuova Roma repubblicana, quando i fermenti di un' Italia finalmente tale sono oramai dilaganti e più che maturi per cambiarne la storia. Purtroppo non ci troviamo più negli anni '70 e la "manovalanza attoriale" non è propriamente all'altezza della situazione, con la coppia Barbareschi/Ricci davvero poco incisiva. Restano gli stralci nostalgici di una commedia storica, i cui fasti antichi però si palesano appena. Decadente.
Magni torna a riesaminare episodi poco noti della storia della Roma preunitaria con una commedia che vanta un ricco cast e un budget discreto. La sceneggiatura, in bilico fra verità storica e l'intrattenimento, risulta spesso troppo didascalica a scapito sia dei mostri sacri (Manfredi e Sordi) per i quali è un limite, sia dei comprimari (Barbareschi, Ricci), che talvolta faticano a starle dietro. L'eccessiva frammentazione delle tante vicende parallele (vere o presunte) toglie vigore narrativo. Notevoli scenografie e costumi. Gli appassionati del genere possono dargli un'occhiata.
MEMORABILE: La fucilazione di Ciceruacchio e di suo figlio, compreso il discorso che precede l'esecuzione.
Il terzo "capitolo" della trilogia di Luigi Magni si rivela il meno convincente, nonostante un nutritissimo cast di grandissimi attori fra i quali spiccano Sordi (qui senza infamia e senza lode), nel ruolo di un cinico marchese, e l'ottimo Manfredi. Nonostante una discreta sceneggiatura il film tuttavia soffre di una eccessiva lentezza che ne appesantisce la visione.
Luigi Magni sapeva fare di molto meglio, soprattutto quando come in questo caso trattava uno dei suoi temi preferiti, la Roma papalina, il potere temporale della Chiesa e i movimenti che a quel potere si opponevano. Qui i tempi sono dilatati, gli attori fanno il minimo indispensabile e alcuni dialoghi (come quello sul fucile con il ragazzino) sono pieni di inutile retorica.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneGugly • 27/09/15 20:36 Archivista in seconda - 4712 interventi
Beccata a film iniziato, ci sono dei dialoghi in più che chiariscono la versione già conosciuta.
Es.
- Il figlio maggiore di Ciceruacchio scappa lasciando il padre e Lorenzo a combattere per la Repubblica Romana;
- Lungo dialogo tra Eufemio e la sorella che riferisce pensieri della moglie;
- Dialogo tra Eufemio e Cristina in cui lei spiega come ha conosciuto l'amante;
DiscussioneZender • 26/08/17 21:57 Capo scrivano - 48839 interventi
Mah, non saprei in effetti. Io l'ho sempre visto in una puntata e bisognerebbe capire in quante serate è stato trasmesso la prima volta. Perché due ore è una durata contenuta per giustificare due puntate...
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv della long version (martedì 24 marzo 1992, la seconda parte andò in onda giovedì 26) di In nome del popolo sovrano:
Anche qui si potrebbe aggiungere al cast Costantino Meloni? Interpreta Lorenzo, il figlio che Manfredi (Ciceruacchio) si porta appresso nella sua avventura.
DiscussioneZender • 19/06/24 08:43 Capo scrivano - 48839 interventi