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Tutti i commenti e le recensioni di Charlie says

TITOLO INSERITO IL GIORNO 20/05/19 DAL BENEMERITO HERRKINSKI
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Herrkinski 20/05/19 03:33 - 8740 commenti

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In tempi sensibili verso il genere femminile la Harron affronta la vicenda Charles Manson dal punto di vista delle tre "Manson girls". Ripercorrendo la storia in flashback si tenta un'analisi della psicologia delle ragazze discretamente riuscita; ad affascinare però resta più che altro l'ennesima ricostruzione della setta e dei personaggi coinvolti, con un eccellente Smith nei panni di Charlie e un'atmosfera 60s veramente ben resa grazie alla cura di costumi e ost. Forse meno viscerale di The Manson family ma decisamente più compiuto; ben fatto.

Paulaster 11/12/19 10:04 - 4908 commenti

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Le ragazze di Manson vengono condannate all'ergastolo. La fase carceraria serve solo per arrivare ai titoli di coda mentre il flashback con la famosa nottata a casa Polanski viene solo sfiorato. Per il resto è un continuo "Charlie dice..." che dimostra il lavaggio del cervello ma anche la pochezza della sceneggiatura. Protagonista maschile che sembra più un abile calcolatore che un pazzoide invasato. Ruoli femminili di scarso spessore. Regia più televisiva che altro. Meglio La fuga di Martha, nel genere “setta”.
MEMORABILE: Il cordone ombelicale staccato a morsi; La contraddizione della camicia di cervo; Il taglio a zero palesemente finto.

Il ferrini 6/01/20 18:33 - 2695 commenti

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Se Tarantino si è preso varie licenze nel raccontare questa vicenda, Charlie Says invece è molto fedele alle cronache conosciute. Suggestive le parti ambientate nel '69 allo Spahn Movie Ranch, mentre il presente nel penitenziario è certamente più debole. Convincente Hannah Murray nei panni di Leslie Van Houten (alla quale Harkema aveva già dedicato un'interessante pellicola) e piacevole anche la colonna sonora, che fra l'altro include un'esecuzione "live" di "Look At Your Game Girl", pezzo realmente di Manson. Un buon film.

Xamini 13/09/20 23:04 - 1295 commenti

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È la vicenda in sé ad avere magnetismo, in particolare il suo centro di gravità, quel Charles Manson interpretato qui da un Smith in parte, sebbene il punto di vista sia quello di alcune sue seguaci, alcune delle ragazze da lui circuite, che vissero nel ranch e furono protagoniste dei noti episodi di cronaca. Al di là della tecnica, il racconto alterna la prospettiva postuma (dalla prigione) ai ricordi del passato, per provare a spiegare la psicologia di queste ragazze. Che riesca o meno nell'intento, il film riesce a catturare, a farsi seguire e a stendere il velo di un'alternativa.

Schramm 3/02/21 10:49 - 4036 commenti

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Dopo aver imperdonabilmente bonificato l'Acheronte di Bateman, la Harron persevera verseggiando "m'illumino di Manson". Per filologicamente beneducata che sia, gli esegeti della Summer of Love e del true-crime devono rivedersela con una vicenda tutta sangue sudore lacrime sperma sottoposta a lavaggi rapidi e risciacqui che smacchiano a fondo. Il Lavasbianca è il punto di svista delle tre erinni di Charlotte, semplificate come povere plagiate da compatire. Se il crimopic tiene, si deve a Smith, abile nel sottrarre Manson al rischio del bozzetto clownesco. Non poco, ma non abbastanza.

Buiomega71 19/06/21 01:16 - 3109 commenti

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La Harron sforna il suo film migliore, dà a Manson ciò che è di Manson (e non aveva dato a Bateman), ricostruisce abilmente l'atmosfera dei fine anni 60 e i barlumi del cinema settario (impeccabile la scenografia sozza e olezzosa del ranch Spahn) non rinunciando a tocchi exploitation (il viscido mister Spahn masturbato da Squeaky, il cordone ombelicale strappato a morsi, sempre da Squeaky, i brevi ma feroci massacri Tate/La Bianca) e un tocco femminista che scava nel profondo delle psicologie delle tre adepte mansoniane. Un po' garantista, ma tra i più riusciti sulla "family".
MEMORABILE: Manson bussa alla porta e apre una radiosa, quanto educata, Sharon Tate; L'orgia e l'introduzione al cunnilingus; Le danze hippie alla Miklós Jancsó.

Enzus79 1/10/21 21:24 - 3267 commenti

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Tratto dalla storia vera della Manson Family, fondata dal suo "guru" Charlie. Film che non incarna totalmente la figura controversa di uno dei personaggi più folli esistiti negli States. La piattezza è alquanto disarmante e fa sembrare la durata di quasi due ore più lunga di quel che è. Discreto il cast (Matt Smith tutto sommato convincente), così come la colonna sonora.

Anthonyvm 5/05/25 00:25 - 6555 commenti

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La Mary Herron di American psycho torna ai serial killer, ma questa volta accantona la fiction e riesamina la storia di Charlie Manson da un punto di vista muliebre. Descrivendo la corruzione e il subdolo assoggettamento delle tre famigerate "ragazze", la regista offre una più ampia panoramica di denuncia sociale, allacciandosi indirettamente a temi quali gli abusi domestici, la spersonalizzazione femminile e le relazioni tossiche. Una prospettiva interessante, che tuttavia fa apparire spesso deficitario il reparto propriamente cronachistico. Cast e ricostruzione d'epoca molto buoni.
MEMORABILE: La masturbazione geriatrica; Charlie ostetrico; L'esibizione live di Manson; Le brevi e antiexploitative, ma nondimeno violente, sequenze delittuose.

Mary Harron HA DIRETTO ANCHE...

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  • Discussione Herrkinski • 25/08/19 20:44
    Consigliere avanzato - 2663 interventi
    E' ora al cinema.
  • Discussione Digital • 25/08/19 22:16
    Portaborse - 4156 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    E' ora al cinema.
    In "ben" 27 sale. Prevedo un successone al botteghino!
  • Discussione Herrkinski • 26/08/19 02:31
    Consigliere avanzato - 2663 interventi
    Digital ebbe a dire:
    Herrkinski ebbe a dire:
    E' ora al cinema.
    In "ben" 27 sale. Prevedo un successone al botteghino!

    Peccato, è un buon film. Il nuovo di Bellocchio esce in 22 sale... Francamente non capisco molto le dinamiche dietro alla distribuzione cinematografica ma con un numero così esiguo di sale non so come si possa rientrare nelle spese produttive di un film, specialmente di un film italiano che magari all'estero viene anche distribuito relativamente; forse è più che altro una sorta di pubblicità prima di finire sul mercato delle piattaforme streaming.
  • Discussione Buiomega71 • 19/06/21 10:11
    Consigliere - 27174 interventi
    Charlie dice, Charlie fa...

    Così che Mary Harron sforna il suo film migliore, dopo una sfilza di sonore delusioni (il grottesco che non si confà in Ho sparato a Andy Warhol, il pessimo stregonesco da Cioè The moth diaries e soprattutto la rovinosa trasposizione di American psycho), che la sua uscita più felice pareva essere l'episodio, mix tra La fabbrica delle mogli e L'invasione degli ultracorpi, di Fear Itself.

    La Harron dà a Charlie ciò che è di Charlie (e che non aveva dato a Bateman, anche se quest'ultimo personaggio di pura fantasia) e ricostruisce, quasi miracolosamente, l'atmosfera dei fine anni 60, la puzza e l'afa del ranch Spahn, la scelta dei volti e delle ragazze della family tipiche di quegli anni (da non sottovalutare i peli sotto le ascelle e la pianta dei piedini sporchi di Sadie) e un Charlie Manson tra i più credibili e impressionanti che siano mai apparsi sullo schermo (ora guida spirituale, ora "padre incestuoso", ora filosofo, ora grottesco pifferaio di Hamelin, che lascia libero arbitrio ai suoi adepti, ma non esente da attimi di rabbia dettati dalla frustrazione personale: l'insalata che sà di piscio, le botte a Sadie che cerca di difendersi)

    Un notevole scavo psicologico nella mente  e nei ricordi delle tre "ancelle" mansoniane (soprattutto di Lulù/Leslie), prettamente femminile e femminista, come il punto di vista della storia che si spezzetta in flashback (dal braccio della morte ai ricordi di cosa succedeva all'interno della family e del costante lavaggio del cervello che Charlie prodigava alle sue "vittime"), dove la Harron crea il suo alter ego nei panni della psicologa Karlene Faith, che si prende a cuore la deriva e il destino delle tre assassine.

    La Harron sfugge al facile richiamo del sangue e alla fiera delle atrocità (rapido, ma comunque pur sempre feroce, l'atroce esecuzione ai danni di Sharon Tate-lo squarcio sulla faccia dato dal fendente del coltello di Tex Watson-, più lungo e efferato il massacro dei coniugi La Bianca, con la signora La Bianca che urla e cerca di difendersi, suo marito legato e incappucciato steso a terra, e sprizzi di sangue che imbrattano il volto di Leslie, e che rimandono agli schizzi ematici di American Psycho e al diluvio "universale" ematico di Moth Diaries), per concentrarsi sulla vita e sui dettami della comune mansoniana, tra sesso libero, provini musicali, nuove "assunzioni" , raduni di "hells angels" alla Richard Rush, furtarelli notturni nelle case dei ricchi e dei deliranti monologhi di un Charlie sempre più carismatico (l'helter skelter, i Beatles, il pozzo senza fondo, gli elfi e gli angeli) che predica l'uccisione dell'ego.

    Barlumi da cinema settario, dove la Harron non rinuncia a qualche colpo basso (il vecchio e viscido mister Spahn che si fa masturbare da Squeazy e che palpeggia come i vecchiacci arteriosclerotici palpano le badanti, la ragazza della family costretta da Charlie a spogliarsi davanti alla comune al fuoco di bivacco, che mostra una profonda cicatrice sulla schiena "I tuoi genitori hanno permesso che il tuo corpo fosse fatto a pezzi", la sequenza del parto con cordone ombelicale strappato a morsi da Squeazy, e non ultima la scena dell'orgia, dove Charlie impartisce lezioni di cunnilingio a Tex, discquisendo con un pistolotto sul sesso orale).

    Di mezzo discorsi sul lesbismo, sulla letteratura, il pre veganismo (Charlie dice di non mangiare animali morti, almeno finchè, per far bella figura sul produttore musicale Terry Melcher, si fa commisionare una giacca in pelle di cervo, contraddizione che balza subito agli occhi di Leslie, liquidata con le solite filosofie mansoniane da quattro soldi , tirando il ballo nientemeno che Gesù Cristo), ravanando nei cassonetti dell'immondizia e praticando danze hippiesche in peregrinaggio sulle colline degne di Miklós Jancsó.

    Almeno tre momenti da antologia ( Manson si presenta nudo, durante un bagno nella lercia tinozza, ad una nuova potenziale adepta, questa lo sfancula per la sua maleducazione, Charlie fa altrettanto, Manson bussa alla porta di una villetta e le apre una radiosa, quanto educata, Sharon Tate, Sharon Tate intevistata in tv e le domande sul lato oscuro dei film di Polanski che lei paragona con l'appassire dei fiori-di incredibilie somiglianza Grace Van Dien-e Sadie che prega di spegnere la televisione) per un biopic che, pur non raccontando nulla di nuovo, riesce a penetrare in profondità, con un chiusa in stile Sliding doors (o come ha poi ripetuto Adrian Lyne nell'Amore infedele) che regala sincera commozione.

    Forse un tantino garantista, mettendo in luce il potenziale plagio e vittimismo delle tre assassine, ma sicuramente tra i migliori film sulla family insieme al Bel Air di Tom Gries.

    Parchi ma incisivi gli SFX di un redivivo Ed French.

    Una delle didascalie finali, informa che nè Leslie Van Houten nè tantomeno Patricia Krenwinkel hanno voluto partecipare alla realizzazione del film.

    Caso quasi più unico che raro su dei titoli di testa di un film, dove, all'inizio, appare a caratteri cubitali DALLA REGISTA DI AMERICAN PSYCHO.


    Ultima modifica: 19/06/21 14:42 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 19/06/21 10:34
    Consigliere - 27174 interventi
    Ottimo il dvd edito dalla Mustang Entertainment

    Formato: 2.35:1
    Audio: italiano, inglese
    Sottotitoli: italiano, italiano per non udenti
    Come extra solo il trailer
    Durata effettiva: 1h, 46m e 03s

    Immagine al minuto 00.51.47. Charlie (Matt Smith) mostra il suo pezzo musicale (con tanto di coriste) al produttore discografico Terry Melcher.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images57/PDVD-199.jpg[/img]
    Ultima modifica: 19/06/21 17:08 da Buiomega71