il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

GRANDI MAGAZZINI
differenze tra le due versioni
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360716 commenti | 68524 titoli | 26996 Location | 14225 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Con la grazia di un Dio (2023)
  • Luogo del film: Il locale sulla spiaggia dove Luca (Ragno) ha un faccia a faccia col malavitoso Massimo (Ottobrino)
  • Luogo reale: Club Vela, Lungomare di Pegli 42, Genova, Genova
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  • Film: Ciliegine (2012)
  • Luogo del film: Il locale dove Amanda (Morante) festeggia il Capodanno insieme agli amici e dove conosce Antoine (El
  • Luogo reale: Champigny sur Marne: Bodega Feria, 13 Boulevard des Alliés, Francia, Estero
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Luca Torraca

    Luca Torraca

  • Vincent Nemeth

    Vincent Nemeth

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Artemio77
Mentre è in tensione per le note note di Williams, fissando una nera pinna che suggerisce mostri antichi che salgono dalla notte dell'oceano per divorare, lo spettatore si sorbisce "La Bibbia", "Il vecchio e il mare", "Moby Dick", un saggio d'antropologia, Il mostro della laguna nera e pure uno spaccato di critica sociale (sull'Orca ci sono il borghese, il proletario e il ricco). Senza che questo appesantisca di un grammo la fruizione di un thrilling/fantastico che avvince. Una delle più memorabili fusioni di entertainment e cinema d'autore mai realizzate. Geniaccio di uno Spielberg!
Commento di: Cerveza
Notevole flusso di dollari e luci colorate per questa produzione Disney rivolta anche a un pubblico adulto. Sforzo che si palesa con altalenante efficacia, passando da suggestivi panorami spaziali a dettagli scadenti, soprattutto riguardo i robot, che paiono riproduzioni in plastica destinati alla grande distribuzione. Pochi fondi da investire anche per un ritmo narrativo decente a descrivere la megalomania di questo capitano Nemo aggiornato. Nonostante il buco nero fosse in grado di offrire notevoli spunti, rimane sullo sfondo, dando comunque inspiegabilmente il titolo al film.
Commento di: Cerveza
Vigilia di Natale, la maestose Galeries Lafayette fanno da teatro a una rapina da cento milioni di franchi. Un caper movie tutto da ridere, condotto da una banda di ladruncoli messi insieme alla bell'e meglio, che propone una comicità convenzionale e prevedibile, perfetta per un pubblico famigliare che vuole passare un ameno pomeriggio al cinema durante le feste. Dinamico ma elementare, vivace ma privo di trovate originali o battute particolarmente argute. Nel complesso è dignitoso ma trascurabile, come le canzoncine beat-chic di Marie Laforêt (lei, di contro, splendida).
Commento di: Anthonyvm
Classicone del cinema per famiglie e adorabile musical ricco di arie memorabili, retto da un ottimo comparto attoriale ma soprattutto dalla magistrale precisione compositiva di Robert Wise, capace di esibire un registro espressivo multiforme, che spazia dalla zuccherosa leggiadria dei siparietti canori alla cupa gravità delle sezioni drammatiche (il finale), tra splendide scelte cromatiche e inquadrature pittoricamente seducenti. La graziosità dei brani e la piacevolezza dei protagonisti riescono miracolosamente a non passare mai per melensaggine, a prescindere dall'età del pubblico.
Commento di: Siska80
Rimasta da poco vedova, una donna cerca di andare avanti finché nel giardino di casa appare regolarmente una misteriosa figura... Peccato, perché l'idea di base non è malvagia e l'apparizione col volto coperto da un velo è abbastanza inquietante: il problema però è che essa da sola non basta a creare la giusta atmosfera tensiva, anche perché di veri spaventi non ce ne sono (probabilmente l'ambientazione prevalentemente diurna non agevola i brividi che certe situazioni sinistre dovrebbero provocare). Il cast, d'altro canto, non offre qui una prova degna di nota e la fotografia non va.
Commento di: Rufus68
Traduzione fedele del romanzo di Wells, si fa notare per la solidità della messa in scena (d'ambientazione inglese) e per la compattezza del cast. Il personaggio centrale ha una forza diversa da quella del film culto di Whale (come la psicopatica megalomania), ma rimangono intatte le sequenze grottesche-brillanti nella locanda o nelle fasi quasi slapstick della fuga. L'inserzione di un segmento romantico non stona con l'insieme anche se rimane un corpo estraneo al corpo della vicenda vera e propria. Gli effetti speciali vantano sempre una loro suggestività.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Christian Clavier padre della sposa per una delle mille varianti dell'incontro tra famiglie di ceto differente, i cui figli dovranno presto concretizzare la loro relazione in qualcosa di più serio. A dire il vero nessuno dei quattro genitori è al corrente della loro volontà di unirsi in matrimonio: sanno semplicemente di doversi finalmente conoscere dal momento che comunque Alice (Coullod) e François (Pesten) hanno una relazione da tempo. Gérard (Bourdon), il padre di lui, è un concessionario Peugeot che passa il tempo a spiegare ai suoi clienti quanto...Leggi tutto le macchine francesi siano meglio di quelle tedesche, inutilmente veloci, mentre Frédéric Bouviere Sauvage (Clavier), che vive in una tenuta smisurata insieme alla moglie Catherine (Denicourt), orgogliosa delle proprie radici italiane, ha vigneti in quantità e produce un grand cru delizioso. Raggiunti i due ricchi nobili nel loro vero e proprio castello, Gérard e la moglie Nicole (Testud) si mostrano cortesi e, in attesa dell'arrivo dei figli, sembra possano stringere amicizia.

Senonché Alice, di professione chimica, ha pensato bene di fare ai quattro genitori una singolare sorpresa: insieme a François ha prelevato in gran segreto loro tracce di DNA e le ha fatte analizzare in modo da poter capire in quali paesi abbiano davvero le loro radici. Già stupiti e spiazzati dall'annuncio di un matrimonio che soprattutto Frédéric non avrebbe mai voluto ("Il figlio di un garagista!"), siedono tutti al tavolo pronti ad aprire per la prima volta le buste contenenti la verità sulle loro origini. Comincia Gérard ed è subito uno shock: per il 50% è tedesco! E' un attimo che Frédéric inizi a prenderlo in giro ironizzando pesantemente sul passato nazista del poveretto, sconvolto dalla notizia...

Il sarcasmo si spreca, e per quanto Frédéric cerchi di fargli capire che si sta solo scherzando, è inevitabile che gli animi si scaldino. Ma le sorprese ovviamente non sono finite e su questo gioca il film, anche se l'idea non è poi così straordinaria: difficile ricavare un gran numero di battute da un passato che in fondo non può troppo variare la vita di ognuno di loro. Sono solo curiosità sul proprio albero genealogico, in fondo, che tuttavia il film cerca di sfruttare per un continuo gioco ad offendersi non troppo scherzosamente. E se le mogli sono inizialmente piuttosto composte (almeno Nicole, perché invece Cathrine trasecolerà), la parte del leone spetta ai mariti, commedianti di lungo corso chiamati a dare verve a una sceneggiatura piuttosto stanca.

Lo schema utilizzato è sempre il medesimo e l'ingenuità con cui le due famiglie si affrontano (i due figli restano regolarmente in secondo piano, spalle che non lasciano certo il segno e si limitano a rimproverare, quando è il caso, i genitori) dà l'impressione di un film per famiglie dall'umorismo molto blando, mai incisivo come forse avrebbe potuto essere. La morale è ben facile da immaginare e traspare dalle frasi della figlia, che ricorda come il possedere geni di paesi diversi sia un arricchimento e non un difetto.

Bisticci e riconciliazioni quindi, frecciatine e spazio alla difficile comunicabilità tra due mondi diversi, che provoca attriti e risentimento prima di una sorta di poco credibile accettazione delle proprie radici che genera un solo momento realmente divertente: l'incontro di Gérard col padre, che svelerà buffi aneddoti del passato che il primo ascolterà sconvolto. Per il resto una commedia innocua, con rari spunti comici dai bonari contenuti razzisti (nei confronti dei portoghesi, in particolar modo) e piuttosto puerili. Si è visto di molto meglio, oltralpe.

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Buon sangue non mente: Lucius (Mescal), figlio del defunto Maximus Decimo Meridio (Crowe), ne eredita lo spirito combattivo e la straordinaria abilità gladiatoria, ma ancora non ne è conscio. Lo chiamano Annone e se ne sta in Numidia (l'antica Tunisia), dove è sposato e si prepara a respingere da una fortezza sul mare l'attacco in massa dei romani comandati da Acacius (Pascal), che con grosse navi armate di catapulte si dirigono verso le mura africane. La resistenza di Annone e i suoi è strenua, ma dopo una feroce (e spettacolare) battaglia, le legioni imperiali...Leggi tutto hanno la meglio: la sposa di Annone viene uccisa e lui deportato a Roma (con sbarco a Ostia), dove è accolto dai due fratelli imperatori Geta (Quinn) e Caracalla (Hechinger) e dal console Macrinus (Washington), che presto avrà modo di saggiare il temperamento combattivo dell'uomo.

Scelto per combattere nelle arene e nel Colosseo, Annone passa da una vittoria all'altra dimostrando il suo grande valore già nella prima sfida contro un gruppo di scimmie inferocite. Macrinus lo ammira e grazie a lui vince pure belle scommesse, mentre i due imperatori assistono a mirabolanti incontri che vedono il barbaro Annone lottare contro un gigantesco rinoceronte e addirittura una nave nemica in un Colosseo riempito d'acqua e di squali (!!!) nella scena più delirante e grottesca del film. D'altra parte non è alla credibilità storica che Ridley Scott guarda, preferendo preoccuparsi di fornire uno spettacolo all'altezza delle aspettative. Se però con il primo GLADIATORE in qualche modo era riuscito nell'intento, complice un protagonista tagliatissimo per la parte come il giovane Russell Crowe, qui non può che pensare a tenere un ritmo sostenuto (d'altra parte sono due ore e mezza, da reggere) e adattarsi a caricare il più possibile di eroismo un Paul Mescal che il grande carisma di Crowe non ce l'ha.

E' questo il primo evidente difetto di un sequel che cede innanzitutto nel cast: se Mescal non ha lo sguardo intenso né la fisicità del suo predecessore, non gli è granché superiore la sua antitesi romana, ovvero l'Acacius di Pascal (oltre che di cognome i due attori si somigliano pure in volto, creando talora un po' di confusione). Connie Nielsen nel ruolo della madre di Annone si vede poco per poter incidere e Denzel Washington svolge il compitino senza brillare (anche se surclassa in classe il resto del cast). Quanto ai due imperatori sadici, sanguinari e tirannici come ci si aspetta, si rivelano soprattutto due simpatiche macchiette.

A indisporre è l'abuso di computergrafica, che fa sembrare case e templi artificiosa paccottiglia priva della necessaria tridimensionalità. Si intuisce che i mezzi ci sono, ma le ricostruzioni sono talmente tante e invasive che nulla finisce con l'apparire realistico. Il Colosseo infestato da squali poteva essere un'idea folle quanto spassosa, ma l'azione si concentra più sugli scontri tra le due imbarcazioni, con i pescecani che spuntano qua e là attaccando di striscio un paio di gladiatori restando poi in secondo piano a fare da simpatico contorno alla scena.

Quanto alla storia, elementare, fa più che altro da riempitivo tra uno scontro in arena e l'altro, con scampoli di complotto e tentativi di rovesciamento dello status quo utili giusto a dare un minimo di consistenza a personaggi altrimenti inutili. La presenza della scimmietta Dondo nel gruppo aumenta la sensazione di film per tutti, al quale si aggiunge timidamente, qua e là, un po' di sangue (terribilmente digitale). Ad ogni modo Scott ci mette il mestiere e ogni tanto regala scampoli di talento, la fotografia è scintillante e alla conclusione si arriva senza grandi affanni, il che è già un buon risultato...

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Favoletta moralisticheggiante sulla differenza di classe sociale azzerata dall'improvviso tracollo finanziario del benestante, il film di Fabrizio Maria Cortese si riallaccia a una tradizione che in Italia ha ampie radici con le quali si sono cimentati un po' tutti i nostri commedianti, da Pozzetto ad Abatantuono. Il gioco è sempre lo stesso: trasferire il ricco nell'ambiente del povero per vedere come si comporta alle prese con le difficoltà di ogni giorno,...Leggi tutto col lavoro che manca e con ristrettezze economiche di ogni genere.

In questo caso la famiglia che vive nel lusso più sfrenato è quella di Edoardo Mariani (Ruffini) e sua moglie Giovanna (Spada), genitori di tre figli che dire viziati è poco. D'altra parte è talmente caricaturale, il disegno di ogni singolo personaggio della famiglia, che sembra a tratti di avere a che fare con una parodia, nonostante nel film ben poco si rida: papà è sempre impegnato col telefonino, mamma lo accusa di ignorarla ma poi pensa alle corse dei cavalli, i due figli maggiori (perché la piccola, dolcissima, è l'unica che pare conservare una sufficiente dose di umanità) frequentano compagnie di ragazzi ultrasnob che guardano con disprezzo chi svolge lavori meno finanziariamente gratificanti; come Rosa (Cucinotta) ad esempio, collaboratrice scolastica (bidella non si dice più) nella scuola della giovane Emma Mariani (Savignani) nonché moglie di Ottavio Crocetti (Memphis), ex compagno di classe e grande amico di Edoardo, dal quale quest'ultimo si era staccato dopo averlo visto baciare la donna di cui s'era innamorato e alla quale aveva chiesto di consegnare una musicassetta con le musiche che lei preferiva (erano gli Anni 80, come ben si vede nel prologo).

Ora Ottavio lavora come giardiniere nel golf club frequentato da Edoardo dove bazzica pure Mimmo Versi (Tognazzi), traffichino che gestisce gli investimenti milionari di Edoardo. Quando Mimmo viene arrestato, Edoardo capisce che per lui, truffato senza pietà fino all'ultimo euro, si prospetta un lungo periodo nero all'insegna della povertà più nera, dalla quale Ottavio si offre di sottrarlo offrendogli di stabilirsi in una sua piccola casa nel paesello dove vive (siamo in Basilicata, nel potentino). Tutto ciò che prima era la norma diventa un miraggio e ovviamente i poveri, che nel film sono sempre e solo di buon cuore, faranno capire agli amici cosa significa vivere una vita dura in un appartamento piccolo e cadente, invece che in una moderna villa nel verde.

Insomma, il canovaccio è elementare e per sorreggerlo serviva almeno una sceneggiatura in grado di dargli per quanto possibile degna forma. Invece, benché questa sia stata scritta dal regista con Federico Moccia (qualche timido spunto azzeccato nel disegno dei ragazzi si vede), c'è poco da stare allegri. I personaggi sono tutti altamente stereotipati, con Memphis che con la sua aria da cane bastonato incapace di sorridere si mostra oltremodo comprensivo nei confronti dell'amico in difficoltà, Ruffini costretto a fare buon viso a cattivo gioco e la Spada nel ruolo di partner incapace di sopportare la vicinanza dell'altra madre (la Cucinotta), al contrario sempre pronta ad aiutarla.

Di banalità in banalità si toccano tutti gli argomenti più tipici del campo (dal bullismo in chiave femminile a scuola, reso in maniera davvero sconfortante, fino all'amore) senza che emerga una storia capace di appassionare il minimo indispensabile. La famiglia Mariani, dopo aver messo in mostra tutto il peggio di sé, passa progressivamente al prevedibile tenero idillio con chi ha avuto il merito di accoglierli e aiutarli. A salvare un film scritto senza inventiva e diretto con poca grinta ci deve pensare il cast, se non altro ben scelto e discretamente diretto (per una volta anche nelle giovani leve), che mostra di trovarsi a proprio agio nelle parti assegnate e che nel complesso permette di sorvolare parzialmente sulle carenze delo script. A corredo la piacevole colonna sonora di Stefano Caprioli, che dà ritmo e armonia quando (spesso) mancano.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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