In assidua lotta armata con le endorfine della platea, Gilbey fa del deliverance una questione di ebbrezza, costruisce il film come una pista nera di bob, sguinzaglia l'azione come una cavalcata delle valchirie, le imprime un ritmo tachicardico che non scala mai di un bpm, vi innesta scoppi di violenza impietosi, lo insacca nella sontuosità, con una perizia che mai per un secondo si lascia trovare in scacco, si avvale di eccelsi villain che sono una indimenticabile spremuta di Male, e non presta mai il fianco al buonismo che tutto riassorbe e depotenzia. Un tranquillo weekend di vertigo.
Si corre a perdifiato in questo adventure-thriller rupestre, ove la natura selvaggia delle Highlands scozzesi e le asperrime bellezze scenografiche hanno un peso estetico-emotivo fondamentale per la riuscita dell'opera. Da par suo Gilbey seleziona e raggruma, con brillante abilità, l'action spasmodica e i colpi bassi del classico manhunt-movie e la suspense acrofobica del filone "arrampicate mortali", scapicollandosi tra vertiginose scalate, torrenti impetuosi e precipizi a picco sul vuoto. Il melting pot di stereotipi narrativi non grida al miracolo ma lo sfarzo tecnico-spettacolare altrochè.
MEMORABILE: Il ritrovamento nel bosco della bambina serba, segregata in una mini-cisterna nascosta sotto il fogliame.
Durante un'escursione nelle Highlands scozzesi, cinque scalatori scoprono una bambina imprigionata in un buco sottoterra. E' l'inizio di un incubo... Film che alterna scene in cui la tensione nasce dalle altezze vertiginose ad altre prettamente d'azione, mantenendo per tutta la durata un ritmo piuttosto elevato. A renderlo particolarmente pregevole è però, più che la storia, la straordinaria ambientazione, dalle montagne "aliene" e pervase da senso panico al piccolo villaggio, che una festa paesana trasforma in un luogo di violenza tribale.
MEMORABILE: Le panoramiche delle Highlands, di emozionante bellezza
Al netto del pesante tributo pagato, per tutta la parte iniziale, al week-end di Boorman, il film di Gilbey è solido e ben costruito, con una sceneggiatura articolata (seppur poco credibile in qualche passaggio) e interpreti giusti. La tensione è miscelata con destrezza registica, ed è una saggia scelta quella di rimandare il più possibile troppe spiegazioni, lasciando all'immaginazione il compito di annodare la vicenda. Non delude.
La splendida (e poco praticata dal cinema) ambientazione scozzese dona valore aggiunto a questo buon film di Julian Gilbey nel quale la natura ostile assume parte integrante nella vicende. Molto abilmente il regista sfrutta il contesto ambientale, mantenendo sempre alta la tensione e concludendo efficacemte il film in un contesto più "urbano". Buona sceneggiatura ed un gruppo di interpreti credibili per una pellicola da recuperare.
Non è solo un'escursione di montagna con diverse sorprese, è un escursione tra generi filmici che Gilbey compie con buona perizia e coraggio, sfruttando alla grande le location naturali e passando gradualmente dagli spazi aperti alla caccia negli ambiti più scuri ed angusti. Ritmo alto, sonoro potente ma un tantino invadente, finale troppo action ma comunque pregno di tensione. Bella la galleria di facce raccolte, ce n'è per tutti i gusti.
Thriller-action ben congegnato e diretto che di fronte a un plot adrenalinico e dinamico - ma anche un po' nebuloso e leggermente claudicante - addiziona un'avvolgente scenografia ricca di tenebroso fascino. Lo scenario delle montagne scozzesi è sfondo che benissimo si addice ad una storia di altruismo e vendetta, sacrificio e dignità, amoralità e sgomento, il tutto shakerato e riproposto con buona tecnica e pregevole senso del cinema, stando ben lontano da didascalismi vari. Altro aspetto fondamentale è il gruppo degli attori, credibili e affiati.
E' una piccola perla questo thriller con spruzzate di avventura (all'inizio) ed azione
(nella parte finale, in cui si eccede un pochino). Crea una bella atmosfera di mistero
e di tensione che riesce a mantenere costante per tutta la sua durata senza eccedere in
buonismi e facilonerie di sorta, ma anzi "armandosi" di un discreto tasso di crudeltà. C'è qualche sfilacciatura nelle maglie del plot ma ci si può passare sopra. Ciliegine sulla torta le magnifiche ambientazioni naturalistiche ed una buona tecnica registica. Il risultato finale è decisamente buono. Gilbey va tenuto d'occhio.
L'eleganza del melting pot (è difficile mescolare con cotanta sapienza narrativa generi con i rispettivi stilemi) e la maturità registica mostrata da uno straordinario Gilbey fanno della pellicola un prodotto filmico che va ben oltre ogni più rosea aspettativa. Il film non cede alla tentazione della noia e non arretra mai di un centimetro, garantendo un intrattenimento di indubbia qualità, merito anche di un parterre d'attori superiore alla media. L'incantevole paesaggio scozzese fa da sfondo a una delle opere più intense viste ultimamente. Clap clap!
Buona tecnica, contenuti così così. E pensare che quello strano tubo che emerge dal terreno carica il film di aspettative altissime, poi disattese da un prosieguo che ricalca fin troppo da vicino Un tranquillo weekend di paura per poi sterzare, nell'ultima parte, verso territori differenti (il noir urbano), che però continuano a convincere poco. In soccorso arrivano le bellissime ambientazioni, l'efficiente regia, il montaggio di gran classe (ottima l'alternanza sincopata di riprese aeree e inquadrature in movimento), il discreto cast. Medio.
Quando si hanno a disposizione scenari naturali di siffatta bellezza è facile trarne immagini mozzafiato ma emozionalmente sterili. Non è il caso del film di Gilbey (talentuoso e da tenere d'occhio), un thriller avventuroso a rotta di collo negli scenari montani scozzesi con un cast di facce azzeccate. La spietatezza della natura va a braccetto con quella dell'animo umano e il binomio cacciatore/preda diventa quasi inscindibile. È vero, alcune scelte dei personaggi sono prive di logica, se non ridicole, ma il fiato sospeso e il ritmo non mancano.
Bel thriller dall'ottimo ritmo e dalla trama eccellente. Solo i passaggi cronologici sono troppo compatti: impossibile pensare che tutto accada in un solo giorno. Anche i percorsi e gli incontri tra i protagonisti sono un po' forzati. Il film però sopravvive a queste forzature e rimane un ottimo prodotto, con una trama e un'ambientazione diverse dal solito.
Un gruppo di scalatori, nel corso di un weekend escursionistico, si troverà ad affrontare i pericoli della natura selvaggia ma dovrà pure cercare di sfuggire a una misteriosa e crudele caccia all'uomo. Un adrenalinico mix di generi tra l'avventura e il thriller, trattato con maestria tecnica anche attraverso un montaggio unitario, senza cedimenti ed efficace sul piano emotivo, in cui la suspense rimane alta nel passaggio dalle imponenti panoramiche montane all'inquietante sabba cittadino. Facce giuste per i vari ruoli, musica un po' ingombrante.
MEMORABILE: La fossa col tubo per la presa d'aria; Il taglio della corda e il precipizio; La caduta di Alison; La festa in maschera e la resa dei conti.
E’ una soffocante valanga che si stacca dalla sommità del ghiacciaio e arriva fino alla notte urbana, raccogliendo lungo la discesa tensioni a mille, venti gelidi di guerre mai sopite e straordinari paesaggi mozzafiato. E anche quando i monti mutano in tetti e gli aghi di pino in quotidianità crepuscolari la qualità elevatissima non cala, se non al cospetto di un bodycount innalzato in modo (forse?) avventato. Sean Harris disegna l’odiodo bastardo che non potrai mai dimenticare. Gioiello di rocce e spigoli che non dà la minima tregua.
Notevole l'intuizione che lascia quasi presagire una storia sovrannaturale (i richiami della bimba intrappolata, i paesaggi). Il filmino, purtroppo, poi degenera lentamente a thriller sino a risaputo film d'azione. Attori e regia sono al di sopra della media desolante del periodo, ma anche stavolta non ci si riesce a staccare dai più biechi luoghi comuni (i rapitori spietati giocati come scemotti, gli iniziali dialoghi coprolalici e fatui). Mediocre.
Dai diamanti non nasce niente, da una ragazzina tenuta prigioniera nel sottosuolo di una foresta di montagna nasce una spietata e sanguinosa caccia all'uomo. Action thriller di discreta fattura questo diretto da Gilbey, che, pur non potendo contare su un cast di primissimo livello (ma Melissa George è sempre brava e duttile), dimostra di sapersela cavare e di non cedere alla tentazione del cliché. Qualcosa da rivedere nel finale, che a un crescere esponenziale della tensione non oppone una risoluzione altrettanto soddisfacente.
MEMORABILE: Che lingua parla la piccola prigioniera?
In certi luoghi sarebbe meglio avere le ali, come insegna il rapace all'inizio della pellicola. E non solo quelle, visti i pericoli che dovranno affrontare i protagonisti. La mano registica è buona, come anche le varie interpretazioni; e il ritmo contribuisce a mantenere vivo l'interesse dello spettatore. Meglio la parte nella natura, in cui alle insidie create da un ambiente ostile si aggiungono quelle umane ("Questo è il prezzo della tua nobiltà"). Verso la fine si esagera un po' con gli scontri armati, ma resta un buon prodotto, meritevole di visione.
MEMORABILE: A testa in giù nel panico; Corda tagliata e sassate, con volo particolarmente realistico; "Fai ancora un passo indietro"; "Voglio vederlo morire".
Cinque escursionisti scorrazzanti nelle Highhlands liberano casualmente una bimba rapita. A differenza di altri film, soprattutto di tipo horror, non sono quindi loro a cercar guai, ma comprensibilmente i rapitori non gradiranno. In un crescendo di tensione ben strutturata e con ampie panoramiche su paesaggi selvaggi, il film si dipana con scioltezza fino a una festa paesana riferita probabilmente ad antichi riti pagani locali. Le note negative riguardano il ricorso gratuito alla violenza, sino al finale, evitabile in tal senso, come a voler compensare mancanza di idee.
MEMORABILE: La festa locale; La prigione sotterranea.
Si parte con l'idea che la morte del titolo possa fare capolino mercé qualche imprudenza tra le spericolate arrampicate montane. Poi si teme di essere precipitati in un torture porn e infine si finisce inglobati in un bagno di sangue degno di un film di John Woo. L'adrenalina scorre a fiumi, le riprese verdeggianti fanno da ossimoro emozionale e gli interpreti si muovono in maniera spigliata e funzionale. Ovviamente qualche sospensione dell'incredulità è via via necessaria ma il risultato può gratificare una vasta platea di spettatori.
MEMORABILE: "Ha detto grazie".
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DiscussioneDaniela • 11/01/12 15:51 Gran Burattinaio - 5940 interventi
... io sono di manica più larga di te, e poi ho aggiunto un esclamativo ai tre punti pensando alla Scozia, paese meraviglioso in cui ho trascorso tanti anni fa una vacanza breve e piovosissima, e che spero tanto di poter rivedere...
A favore del film la varietà di situazioni (adventure, thrilling, 'azzi amari, misterico) concentrate in un'ora e mezza: la serata passa bene.
A sfavore, facendo i tignosi, i troppi spari nella parte finale e i tempi di recupero miracolosi della protagonista che sopravvive con troppa disinvoltura a cadute verticali e corpo a corpo con bestioni. Roba che nemmeno Armstrong..
DiscussioneGreymouser • 26/02/12 20:21 Call center Davinotti - 561 interventi
Capannelle ebbe a dire: A favore del film la varietà di situazioni (adventure, thrilling, 'azzi amari, misterico) concentrate in un'ora e mezza: la serata passa bene.
A sfavore, facendo i tignosi, i troppi spari nella parte finale e i tempi di recupero miracolosi della protagonista che sopravvive con troppa disinvoltura a cadute verticali e corpo a corpo con bestioni. Roba che nemmeno Armstrong..
Esattamente quello che intendevo nel mio commento parlando di qualche passaggio poco credibile. Per il resto è un film di notevole energia.
per me rientra nel listino delle migliori visioni del 2012
potrei rispondere con questo alla domanda posta da Buio su questioni davinottiche, non fosse che per ora se la gioca con almeno altri 10 titoli...