il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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364008 commenti | 69038 titoli | 27156 Location | 14350 Volti

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Location Zone

  • Film: Race for glory - Audi vs. Lancia (2024)
  • Luogo del film: Lo stabilimento Lancia, nel cui parcheggio rialzato inizia conteggio delle vetture immatricolate
  • Luogo reale: Centro Sicurezza Stellantis, Cascina Mellano, Orbassano, Torino
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  • Film: Angeli - Una storia d'amore (2013)
  • Luogo del film: Il commissariato di Polizia in cui opera il vicequestore di polizia Luisa (Incontrada)
  • Luogo reale: Commissariato Borgo XVIII, Piazza Camillo Benso Conte di Cavour, Roma, Roma
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Maria De Tullio

    Maria De Tullio

  • Mario Ferretti

    Mario Ferretti

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Redeyes
Esordio per il duo di fratelli che va a cimentarsi in un mondo che anagraficamente li rappresenta. Proprio questa "comfort zone" fa sì che l'intreccio fra commedia e plausibilità ben riesca portando sugli schermi una commedia fresca che, al di là delle velleità di denuncia, mantiene un buon ritmo. Il duo ha un viso pulito e gradevole e anche quando strada facendo si percepisce che non saremo di fronte a un capolavoro che va a novare il genere ma si adegua appoggiandosi su una sceneggiatura lineare, non si finisce per annoiarsi. Ottimo il cast di contorno e deliziose le location.
Commento di: Pigro
Variazione sul tema dei fratelli in lite per l’eredità, qui collocati in uno scenario distopico in cui il suicidio volontario è l’arma per combattere la sovrappopolazione. L’atmosfera thriller con punte di dark humor e pennellate splatter avvolge una resa dei conti familiare e claustrofobica: un campionario di umani senza umanità, con un personaggio particolarmente riuscito nella sua ambiguità, l’addetto all’eutanasia. Una commedia nerissima, caustica, amaramente spietata, per un bell’esordio della regista.
Commento di: Anthonyvm
Storia curiosa ed emblematica, quella dell'isola-utopia costruita da Giorgio Rosa negli anni '60 al largo dell'Adriatico: ponendo in secondo piano l'accuratezza storica per mettere in risalto i contorni idealistici di questo scontro tra Davide sognatore e Golia burocrate, Sibilia si diletta nel tratteggiare i suoi sempre gradevoli profili di eroi anticonformistici coinvolti in disavventure paradossali. Forse per il limitato spessore (anche in senso umoristico) di gran parte dei comprimari, manca il brio di Smetto quando voglio e Mixed by Erry, ma ci si diverte più che a sufficienza.
Commento di: Enzus79
Ispirato dal famoso romanzo di H. G. Wells. Ambientazioni e dinamiche differenti. Interessante per come si sviluppa la trama, benché il finale sia abbastanza telefonato. Suspense e tensione sono ben dosate e non mancano momenti crudi o violenti. Atmosfere cupe molto suggestive. Regia di Leigh Whannel più che efficace, come la fotografia. Molto convincente Elisabeth Moss.
Commento di: Cotola
Lotta tra clan yakuza senza esclusione di colpi e senza alcun rispetto del codice d'onore che esiste in quegli ambienti: ne succederanno di tutti i colori. Primo film di una lunga saga che racconta la lotta per il potere criminale per ottenere e mantenere il quale tutto è "concesso". La storia è abbastanza intricata mentre la regia sceglie la strada della semplicità. Rispetto a tante altre epopee criminali è molto importante l'ambientazione storica in cui sono calate le vicende: un Giappone ancora umiliato e distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale. Il risultato è notevole.
Commento di: Katullo
Tre amici quarantenni si rincorrono intorno a un'eredità difficile da incassare; ne scaturiscono raggiri a raffica, anche tra gli stessi tre, fino ad arrivare al beffardo epilogo. Tratto da un romanzo e tipico del regista, con un timbro fresco, giovane e garbato, il film diverte con leggerezza tra spunti di piacevole sensibilità. Riondino riuscito nella parte del papà single di un adolescente che, vivaddio e per una volta, non gli procura guai, anzi. Roja e lo sfortunato De Rienzo a completare uno spensierato e moderno carosello. La Placido un po' scontata, belle le location.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Chris Wolff, il killer semi autistico cui dà mirabilmente volto e carattere Ben Affleck, era prevedibilmente destinato a proseguire le proprie avventure. Azzeccato come personaggio, mescola in modo intelligente strambe battute e complessi calcoli addivenendo a soluzioni di enigmi apparentemente irrisolvibili. Lo troviamo già nelle prime scene alle prese con gli algoritmi delle app per gli incontri, pronto a crearne una propria! Ma non è questo che il film vuole raccontare, purtroppo, perché ad aspettarci - come nel numero uno...Leggi tutto - è una nuova storia confusa e mal spiegata, che nasconde l'elementarità di fondo dietro a una coltre di inutili farragini, sequenze spezzate, mezze frasi da interpretare.

Si comincia subito con una prima vittima: l'ex direttore dell'agenzia del Dipartimento del Tesoro (nientemeno che J.K. Simmons, in partecipazione "straordinaria") viene ucciso dopo aver consegnato a una pericolosissima killer chiamata Anais (Pineda) la fotografia di una coppia con figlio, da ritrovarsi quanto prima. Marybeth Medina (Addai-Robinson), che ha preso il posto del suo ex superiore appena ammazzato, rinviene sul braccio del cadavere di quest'ultimo una frase che l'uomo si era inciso a chiare lettere: "Trova il contabile". Medina lo fa e viene in contatto con quel mezzo matto di Wolff il quale, analizzati tutti gli indizi e le fotografie lasciate dalla vittima, capisce chi possano essere le persone presenti nella misteriosa fotografia. Per trovarle, però, decide di ricorrere all'aiuto di suo fratello Braxton (Bernthal), che non vede da anni, killer a sua volta e decisamente fuori di testa.

Una coppia esplosiva, ben assortita e capace di infilare, le poche volte che ha lo spazio per ritagliarsi qualche simpatico siparietto, scenette spassose. Entrambi menano come fabbri, sparano, rispondono a modo loro e rappresentano chiaramente il punto di forza del film, quello che lo distingue dalla massa di produzioni di genere affine. C'è una distinzione apparentemente netta tra buoni e cattivi (anche se considerare buoni due assassini mezzi matti non è facile), si punta molto sull'azione e vi si aggiunge una componente di ricerca tecnologica alla NEMICO PUBBLICO attraverso la quale, dalle riprese di telecamere poste al di fuori del locale dove si verifica il primo omicidio, si risale al volto di chi aveva appena parlato con la vittima.

Si infila nella storia un po' di tutto insomma, mentre si continua a gettare fumo negli occhi con nomi da memorizzare e situazioni da ricostruire. Con due ore e dieci di durata si può immaginare quanto una costruzione simile possa diventare faticosa da seguire; e sotto il versante action poco funziona pure il film, con uno scontro finale prolungato quanto insignificante. Insomma, quel che c'è di buono sta tutto nel tratteggio dei due protagonisti, nelle loro interpretazioni e nel gusto di sconfinare talvolta nel grottesco. Concettualmente nulla di nuovo, è evidente, ma Affleck trova nel suo Wolff uno dei personaggi più curiosi e singolari di una carriera in cui poco ha avuto modo di affrancarsi da stereotipi che l'hanno quasi sempre confinato nel novero degli attori validi ma troppo di frequente anonimi. L'affiatamento con Jon Bernthal è ottimo i contrasti tra i due si concretizzano, nei frangenti migliori, in scambi veloci e spiazzanti, al punto da far scomparire velocemente tutto ciò che ruota loro intorno, comprese due partner femminili evanescenti.

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Il sicario è una delle figure più utilizzate al cinema nonché la più sfruttata in ambito noir, anche nella sua variante grottesca: si presta da sempre all'innesto di buone dosi di black humour in sceneggiatura, quindi niente di strano se a interpretare il killer di turno viene chiamato Christoph Waltz, due Oscar all'attivo e una riconosciuta propensione all'ironia certificata dalle esperienze con Tarantino.

La storia è stravista? Certo, indubitabilmente. Il vecchio e il giovane. Danny Dolinski (Waltz) è un sicario in attività da...Leggi tutto trent'anni, vanta trascorsi impeccabili e un'infallibilità garantita. Soffre però di artrite alla mano e, dopo sei mesi di inattività e un'operazione, non può proprio dirsi ancora a posto. I suoi capi quindi gli affiancano, per la nuova missione, un nuovo promettente ragazzotto, Wihlborg (Hoffman), pronto ad essere addestrato. Dolinski dovrà seguire Danny e, se sarà il caso, spiegargli dove sbaglia. La classica coppia scoppiata in partenza: il vecchio si sente ancora in grande forma mentre il giovane vorrebbe solo essere “osservato”, come gli hanno comunicato, non certo instradato. Ma quando i due arrivano al campo da golf dove sta giocando la vittima designata, Dolinski pretende di fare tutto da solo. Si verificherà tutto ciò che chiunque ha un po' di dimestichezza col genere si aspetta.

Ennesimo film che fa mucchio e da rigettare in toto, quindi? No, perché comunque Waltz è uno spasso e Hoffman (figlio dell'ammiratissimo Philip Seymour) gli tiene testa con bravura. La coppia funziona, quindi, e per quanto le dinamiche tra i due siano scontate, vederli recitare con tanta leggerezza, senza scadere eccessivamente nel grottesco ma nello stesso tempo senza mai prendersi troppo sul serio (nel caso di Waltz, perlomeno), è piacevole. E se Lucy Liu fa da contorno senza brillare, prigioniera di un personaggio persino più stereotipato degli altri, poco male: resta in secondo piano, non è lei a fare il film.

Quanto alla vicenda, scelte prima Londra e poi Belfast come teatri dell'azione, si snoda senza intoppi, diretta da un regista che fa quel che deve limitandosi a dare il giusto ritmo all'azione, con veloci siparietti familiari (la madre di Dolinski) e un superiore cinico come da copione che qualche buona battuta (non comica) la piazza e insieme a figure più in ombra contribuisce a riempire lo sfondo necessario. La seconda parte si sposta dalla noir comedy all'azione perdendo per strada l'estrosità di Waltz (di cui resta qualche raro bagliore, che accende i dialoghi qua e là) e seguendo la via maestra del genere senza sorpresa alcuna fino all'epilogo, ma qualche paesaggio irlandese e scontri abbastanza ben coreografati ce la fanno accettare senza problemi.

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Horror comedy per ragazzi a tema zombi prodotta da R. L. Stine (il creatore della collana di libri chiamata “Piccoli brividi”) e tratta da un suo romanzo. Ha la particolarità di annoverare nel cast due grandi comici del fu “Saturday Night Live” come Chevy Chase e Dan Aykroyd e, se per il primo la presenza si limita a una breve quanto anonima apparizione in apertura e chiusura, il secondo è una figura chiave, nel film, seconda per importanza solo ai due protagonisti.

Questi ultimi sono una coppia di giovani amici che si conoscono da tempo: Mike Broadstreet...Leggi tutto (Kazadi), poco contento della sua vita, è considerato dai compagni il classico sfigato, Amy Maxwell (Monroe), già meglio piazzata nella classifica di gradimento scolastico, è, come tutti in zona, appassionata di film horror. D'altra parte c'è da capirla: la città è stata ribattezzata Carverville in onore di Len Carver (Aykroyd), il miglior regista horror di sempre, specializzato in tema zombi. Non fa più film da trent'anni ma, almeno lì a Carverville, viene ancora considerato una leggenda, con orde di fans pronte a gioire per l'annuncio di quello che dovrà essere il nuovo film del loro beniamino dopo tanto tempo.

La proiezione è in programma per il giorno di Halloween nel cinema locale gestito da Richard Landro (Czerny), ma quando Carver si presenta lì con la pizza sottobraccio (su cui svetta l'occhio di Horus, antico simbolo di protezione), si sente male e crolla a terra. Salta tutto, ovviamente, ma Mike, che lavora al cinema come proiezionista, decide comunque – su insistenza di Amy (lui non li sopporta, gli horror) – di montare la pizza e di sedersi nella sala (vuota) con lei a vedere l'ultima fatica di Carver. Quando però la macchina si avvia, il proiettore libera nell'aria una strana sostanza che si diffonde in tutta la città trasformandone gli abitanti in... (ma guarda un po') zombi! I due adolescenti, si capirà poi perché, sono a quanto pare gli unici (insieme a Carver, ricoverato in ospedale) a non subire il contagio e dovranno attivarsi per riportare le cose a posto insieme al regista.

Una trama facile facile che cerca di costruire intorno a Carver un'aura di mistero (si fa per dire) e una storia legata a oscure maledizioni egizie rivelate nel finale da tale Mezmerian (Chase) attraverso uno specchio. Questi è poi lo stesso personaggio che si era visto nell'incipit, nel quale ci erano state mostrate parti di uno dei vecchi horror di Carver.

Girato con maggiori mezzi della norma ma con un make-up zombesco decisamente scarso, il film rinuncia fin da subito a tentare la carta dell'orrore per lanciarsi piuttosto nell'avventura, alla quale si cerca vanamente di associare qualche vaga spiritosaggine. Con un Chase totalmente sprecato (poteva sostituirlo chiunque, in quelle poche pose) e una coppia di ragazzi che non sono il massimo della simpatia, non resterebbe che Aykroyd, a poter dare un minimo di senso al tutto, ma il suo personaggio è debole quanto il resto e non presenta alcuna sfumatura divertente. Un film chiaramente indirizzato a un pubblico giovanissimo che abbia voglia di celebrare Halloween osservando un po' di zombi inoffensivi (sangue? Neanche a parlarne!) che caracollano spaesati o che si siedono in sala al cinema per fissare lo schermo bianco.

La scena migliore è forse quella dopo i primi titoli di coda, con Chase, Aykroyd e gli altri seduti in un ufficio a guardare il film mentre si alza a gran voce una proposta unanime: “Più zombi, ci vogliono più zombi”. Interverrà pure H.R.Stine in video, a benedire (inutilmente) l'operazione. La gag più simpatica è invece inserita ancora prima dei titoli di testa: una voce off su quadro nero tiene a precisare che quella che vedremo non è una storia basata su fatti realmente accaduti e che gli attori che interpretano gli zombi non sono stati in alcun modo mutati o chirurgicamente operati per essere trasformati in reali zombi. Il fatto che il meglio si veda prima e dopo i titoli fa capire l'andazzo...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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