Note: Liberamente tratto da "Cuore" di Edmondo De Amicis. Episodi: "Sangue romagnolo", "Il tamburino sardo", "La piccola vedetta lombarda" e "L'infermiere di Tata".
Scavolini sposta l’azione avanti di un secolo e, anziché narrare le giornate di Enrico Bottini e dei suoi compagni di scuola, propone solo alcuni dei racconti mensili sotto forma di episodi sbrigativi e distinti. Le scenografie sono ridotte all’osso e l’unico momento in cui si avverte il medesimo pathos delle pagine di De Amicis è il commovente “L’infermiere di Tata”, commentato dalle malinconiche note pianistiche di Savina: e così il film si aggiudica due pallini.
Sono quattro racconti celeberrimi del romanzo di De Amicis, trasposti però al XX secolo. Il rendimento è più che buono, tanto in "Sangue romagnolo", con una sorprendente Cumani Quasimodo nel ruolo della nonna, quanto nel "Tamburino sardo" e in "La piccola vedetta lombarda" (uno per ogni conflitto mondiale), mentre "L'infermiere di Tata" prende in esame il duro lavoro degli immigrati: è il più commovente, ma anche il più sedentario e il meno trascinante. I bambini se la cavano egregiamente, anche se Cestiè è un palmo al di sopra e il ritmo non cala mai.
MEMORABILE: I colpi di mortaio con le deflagrazioni al rallentatore; L'aranciata al bar.
Libro Cuore e lacrima movie. Scavolini prende quattro racconti deamicisiani e li sposta nel Novecento. "Sangue romagnolo", più che su Cruciani, vive sugli occhi magnetici della Cumani Quasimodo. "Il tamburino sardo" lascia perplessi: troppa ilarità in una situazione così drammatica ed è incredibile che uno possa correre dopo aver preso un devastante colpo al petto! "La piccola vedetta" è breve e corretto, ben ambientato al Borgo di Rota. "L'infermiere di Tata" è assai statico, ma pervaso da dolcezza. Belli i colori pastello. Povertà di insieme, ma un certo decoro, per quanto convenzionale.
Lungi dall'essere completo (il film non comprende tutto il corpus dell'opera deamicisiana, limitandosi a soli quattro "racconti mensili"), il film suscita aspettative elevate che vengono purtroppo tradite: Scavolini è un regista che aveva dimostrato più volte di avere un'abilità di sperimentazione che qui non troviamo, a parte la cornice più contemporanea rispetto a quella del romanzo. Il compito svolto dal regista risulta discretamente svolto, la partitura musicale e le ambientazioni campestri suggestivi, il tutto però senza grandi entusiasmi.
Scavolini tratta con libertà e solito mestiere alcuni dei racconti dell'opera omonima di De Amicis. I quattro racconti intrattengono senza moralismi o pietismi, e anzi in qualche caso (come la prima storia) sono piuttosto crudi nel raccontare una violenza che non guarda in faccia i bambini. Preso nel suo complesso risulta un film piacevole da guardare, tuttavia le storie singole risultano spesso prive di mordente, fugaci e trattate con un piglio commerciale-autoriale che poco si presta all'operazione, risultando a tratti in uno stile sbilenco.
Discreta riproposizione dell'opera di De Amicis che trasferisce i quattro episodi nel Novecento (il quarto e ultimo è il migliore); in questo modo la retorica del romanzo iniziale è quasi assente e gli ottanta minuti di proiezione non stancano. Gli episodi sono: "Sangue romagnolo", "Il tamburino sardo", "La piccola vedetta lombarda" e "L'infermiere di Tata". Bravi la Cumani Quasimodo, Santoro e Avram. Non esalta ma nemmeno demerita.
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