HARD TARGET è il primo film americano del grande John Woo, senz'altro tra i più dotati (e sicuramente il più formalmente innovativo) registi di action di fine millennio. Purtroppo negli USA esordisce male (HARD TARGET si è rivelato un flop commerciale), soprattutto per la scarsa lungimiranza dei produttori (tra i quali anche el Sam Raimi de LA CASA): i fan di Jean Claude Van Damme, il nuovo Bruce Lee d'Occidente, non trovano l’abituale campionario di pugni e pedate a ogni sequenza (per Woo la pistola come arma mortale resta sacra), i fan dell'azione pura vengno invece frenati proprio dalla presenza del...Leggi tutto kickboxer belga, da sempre garanzia di semplice concentrato di arti marziali che poco spazio solitamente lascia all’azione classicamente intesa. Ed ecco così affossato il film, curioso incrocio tra due mondi diversi ma concettualmente vicini. Woo non rinuncia al suo stile e alcune scene (l’assassinio del barbone di colore, il finale nel capannone tra fuoco e devastazioni di ogni sorta, l’agguato in strada...) sono memorabili, puro concentrato di classe cristallina: rallentamenti, colpi di fucile che provocano sconquassi, sangue in abbondanza, stop-frame, primi piani insistiti e quant'altro ha reso grande John Woo. Purtroppo la scelta di Van Damme come protagonista non si rivela delle più felici, sia per la non esaltante espressività del belga che per il pur limitato tributo inevitabile alle sue capacità marziali (calci circolari immancabili, per esempio, come nella brutta azione di difesa con cui Van Damme esordisce). Inoltre sono presenti in sceneggiatura alcune ingenuità francamente irritanti (si veda il vecchio padre indomito i cui interventi, compreso quello su cui si chiude il film, sono imbarazzanti). Lance Henriksen, al contrario, è semplicemente perfetto!
Approdato a Hollywood, Woo mantiene inalterato il suo stile tutto ralenti e virtuosismi, realizzando uno dei migliori action a stelle e striscie del decennio. Una giostra di rara spettacolarità e orgogliosamente eccessiva, con un'efficace rilettura ironica ed estremizzata delle prodezze superomistiche del buon Van Damme, qui spassoso clochard ex combattente. A coronare il tutto la scelta di rifarsi, nel soggetto, alla Pericolosa partita e seguaci, sostituendo così le classiche vendette a serratissime scene di caccia all'uomo.
L'esordio negli States del maestro di Hong Kong è un film d'azione ben strutturato, non particolarmente innovativo per quel che riguarda la storia, più interessante invece dal punto di vista tecnico (ad esempio l'uso del ralenti, vero trade mark di Woo, cosi come l'ottima coreografia delle scene d'azione, specie quelle a mani nude). In più "Muscles from Brussels" interpreta alla grande il ruolo del cavaliere senza macchia e senza paura e il resto del cast è di ottimo livello (Henriksen ed Vosloo pre-mummia). Un classico...
Sam Raimi e John Woo, produttore e regista, uniscono le loro forze per confezionare questo action movie interpretato da Jean Claude Van Damme. Non è un capolavoro, ma c'è un Jean Van Damme in parte. Da ricordare anche il bravo Lance Henriksen nel ruolo del cattivo di turno, che dal Terminator di James Cameron del 1984 ha consolidato la sua fama da duro e da cattivo del grande e del piccolo schermo. Notevole, infine, l'ormai dimenticata Yanci Butler. Ingiustamente sfortunato al botteghino.
Esordio americano di John Woo in un film che ha per protagonista l’eroe muscolare per eccellenza, Van Damme che il regista utilizza meglio di molti altri suoi colleghi. Ne deriva un film che pur non essendo un capolavoro, è godibile specie (com’era ovvio attendersi) nelle sequenze d’azione dove Woo dà il meglio di sé con momenti tipici del suo cinema che potranno ritrovarsi (copiati più o meno bene) in opere di altri registi in anni successivi. Discreta l’ambientazione a New Orleans.
Discreto. Non è ovviamente grandissima cosa e si sa: Van Damme non è questo grande attore, ma per i film d'azione perlomeno ha il fisico adatto. La storia non è nulla di che, mentre sono abbastanza godibili le scene d'azione. Solo se siete fan sfegatati del genere, ma meno peggio del solito.
Al suo esordio americano Woo impartisce una bella lezione di cinema action. Il cineasta orientale è un fiume in piena e si sprecano le trovate registiche dal forte impatto: ralenti alla Peckinpah, primi piani leoniani, movimenti di macchina esaltanti, spiazzanti fermi immagine e sparatorie acrobatiche il tutto rielaborato secondo il suo consolidato e inconfondibile stile. Persino Van Damme sembra un altro: qui è un credibile eroe indistruttibile, non un palestrato spaccone e poco simpatico. Le fasi finali vanno in calando ma il film regge bene lo stesso
MEMORABILE: L'uccisione del barbone nero tra l'indifferenza della gente di New Orleans.
Forse il miglior film di Van Damme. La trama ha un minimo di originalità che si lascia seguire e le scene d'azione sono puro spettacolo e ben fatte. Bella l'ambientazione a New Orleans sia in città che nelle paludi. Che dire, una visione la merita soprattutto perché Lance Henriksen ogni qualvolta è in scena è stupendo.
Nel suo genere, un buon film d'azione, solido ed essenziale, che sfrutta al massimo la fisicità di Van Damme senza far risaltare troppo i noti limiti recitativi del muscolare attore belga. La vicenda non è originalissima, ma viene rappresentata con energia e forza spettacolare. Simpaticamente sopra le righe l'interpretazione del cattivo di turno offerta da un Lance Henriksen ancora in forma. Le scene di lotta senza quartiere sono in puro stile Woo, quindi eccellenti.
Solo Woo (regista) e Raimi (produttore) potevano render bello un film con Van Damme. Fotografia limpida, montaggio superlativo, azione coreografata ad arte, tocchi di romanticismo e impennate di violenza surreale con un po’ di humor nero. Inoltre Henricksen e Vosloo sono due signori cattivi, l’ambientazione (New Orleans e paludi limitrofe) è interessante, le musciche sono adeguate, mentre la trama è semplice (ma non banale) e scorre liscia senza tempi morti. Da vedere e rivalutare. Attenzione: in prima serata passa tagliato.
MEMORABILE: Il duello finale tra Van Damme e Vosloo, che anticipa la sparatoria allo specchio di Face/Off. “Anche i poveracci si annoiano come te…”
Non solo il miglior action degli anni 90, ma sicuramente il più bel film americano dell'immenso John Woo, che non si è più ripetuto a questi livelli, mettendo in ombra pure Van Damme. Costellato da virtuosismi tipici del regista cinese e zeppo di momenti splatter (resi dal magico trio KNB). Voosloo che spara, con un fucile a pompa, nell'abitacolo di un auto con esplosione di vetri e sangue alla Maniac, sparatorie (con le classiche colombe) al fulmicotone nel deposito di maschere, la soggettiva delle frecce alla caccia ai barboni. Furioso.
MEMORABILE: L'uccisione del dottore a cui viene perforato l'occhio con un proiettile attraverso lo spioncino della porta. Omaggio all'Opera argentiano?
Ottimo film, ben diretto da Woo e ben recitato dal buon Van Damme. Il marinaio Chance Boudreaux aiuta una ragazza a cercare il padre, un barbone scomparso e ucciso da una banda di assassini che si diverte ad organizzare cacce all'uomo... Jean Claude azzecca tutto in questa pellicola, che non può non appassionare i fan dei film d'azione e non solo.
Di classe e d'impatto, violento al punto giusto e ben costruito. Un Van Damme con un mullet che è entrato nella storia è protagonista di questa pellicola di Woo. Le pistole e i fucili prendono il posto delle arti marziali (anche se Van Damme a volte si cimenta in ottime mosse nel suo stile).
Buon action firmato da uno che ci sa fare e che, nonostante ci tempesti di rallenty enfatizzanti, riesce a non far calare quasi mai il ritmo e, qua e là, si preoccupa anche di dare un po' di spessore (il nero ferito chiede aiuto e tutti credono che stia mendicando; lì capirà tristemente di essere ormai invisibile). Gli attori (buoni e cattivi) sono in palla, sparatorie e combattimenti non mancano, oltretutto girati con una certa classe e la resa dei conti non è male (piccola strage e qualcosa di pericoloso nei pantaloni...). Simpatico il vecchio zio distillatore. Nel suo genere, riuscito.
MEMORABILE: Van Damme a uno dei rapinatori: "Adesso metti via il temperino e vai a prendere l'autobus". Per nostra fortuna, il consiglio non verrà seguìto.
L'esordio di Woo nel cinema americano è strepitoso: un action ben girato, con una storia solida, sparatorie e inseguimenti ben coreografati, ralenti a dozzine ma ben studiati. Van Damme è all'apice della sua forma, ma si fa rubare la scena da un simpatico Brimley e da un Lance Henriksen davvero ottimo nei panni del cattivo di turno. Finale pirotecnico ed emozionante.
In un'orgia di ralenti senza precedenti Woo sbarca in America e piazza Van Damme contro Vosloo e Lance Henriksen: loro lo cacciano in venti, lui li massacra peggio di Rambo, sudicio e tamarrissimo con la sua bella da trarre in salvo. Prima del gran finale tra maschere e colombe c'è comunque tanto arrosto, condito con le spezie dello chef che brucia tutto sì, ma per scelta esplosiva. Fuoco, fiamme e sangue, con i calci di JCVD che s'intravedono appena tra le colonne di fumo che Woo alza per coprire gli ovvi limiti della scenenggiatura.
MEMORABILE: Caccia al cimitero e fuori, dove New Orleans non t'ascolta e ti sforellano nell'indifferenza.
Una pellicola davvero insopportabile. Non tanto per la trama (poteva essere una trovata simpatica sviluppata decentemente); la cosa più fastidiosa è lo spropositato numero di ralenti: tantissime scene - anche quando non ce ne sarebbe proprio il bisogno, tipo Van Damme che ricarica l'arma - sono a rallentatore. La fotografia e la regia sembrano quella di una serie tv fine anni 80, i dialoghi pure. I personaggi più interessanti sono quelli dei cattivi: l'androide di Alien e Imhotep de La mummia.
MEMORABILE: La pistolettata allo spioncino; Lo scontro finale con tutte le carnevalate conseguenti; Henriksen si toglie la bomba dai pantaloni.
Il primo film "americano" di John Woo è un classico action movie "Van Damme contro tutti". Pecca nella prima parte, troppo lenta e poco incisiva, ma si rifà bene nella seconda, ove il talento di Woo per l'azione emerge e noi possiamo gustarci buone sparatorie, inseguimenti, incendi e così via. Nel complesso non è affatto male, ma le pellicole del periodo di Hong Kong sono a mio parere superiori.
Dopo i fasti in terra d'oriente Woo arriva a Hollywood e chiama a sé una delle star più importanti dell'action plasmandolo secondo il suo stile. La vicenda della caccia all'uomo è un pretesto per mandare a schermo novanta minuti di adrenalina conditi dagli stilemi classici del cinema di Woo. Azione non stop, ralenti enfatizzanti, colombe che tagliano l'inquadratura e sparatorie dai proiettili infiniti. Non importa se a volte la vicenda fa acqua e se il cast di contorno (a parte l'ottimo Henriksen) è mediocre. E' ancora tempo di eroi.
Film degno di rispetto stante la tecnica con cui è stato girato, soprattutto in relazione agli anni, con idee e inquadrature che verranno riprodotte praticamente all'infinito da molti altri registi. Van Damme, attore protagonista in molti film classicamente tamarri, è qui utilizzato in modo decente e sembra che sappia anche recitare. Divertente, tutto sommato gli si perdonano le incongruenze.
Ridicolo. La caccia all'uomo è ispirata a quella dei Cacciatori della notte, con la differenza che qui la motivazione è più veniale. Le scene di azione sono quelle tipiche dei film americani, ovvero esplosioni (se ne contano a decine) e l'eroe di turno che esce senza un graffio mentre attorno sparano tutti (e muoiono, solo loro). Sprecatissimo Lance Henriksen, il personaggio più convincente è quello che lancia le frecce-trapano e il valido Vosloo, conosciuto per La mummia, di qualche anno dopo. Van Damme combatte poco e spara tanto.
MEMORABILE: Henriksen:" Ora capisci perché vogliamo essere pagati in anticipo?"
Poveri barboni usati come selvaggina da ricconi che pagano per potersi divertire a dare la caccia all'uomo; ma tutto questo attirerà l'attenzione del nostro Jean Claude e per loro saranno dolori. Ottimo action e assolutamente uno dei migliori col divo belga. La trama è semplice ma c'è molta adrenalina con botte, inseguimenti ed esplosioni. Visto all'interno del periodo e del genere a cui appartiene, è assolutamente un film riuscito e divertente.
Il primo film americano di Jon Woo è lontano dalla profondità e dallo spessore dei suoi migliori lavori orientali. Ovviamente gli scontri a fuoco sono diretti con la consueta spettacolarità e la presenza di Van Damme (notoriamente più a suo agio nel menare le mani che nel maneggiare le armi) rende obbligatorio anche qualche combattimento a suon di arti marziali, però la storia ci mette un po' a ingranare e la sceneggiatura, che inizialmente sembrava nutrire delle ambizioni, si rivela abbastanza pressapochista. Azzeccate le facce dei cattivi.
L'esordio americano di Woo ha l'innegabile merito di far passare in secondo piano il repertorio marziale di Jcvd e sopratutto una storia ridicola grazie a ralenti, esplosioni e action. Questo sobbalzare ci ubriaca al punto da dimenticare di guardare quasi un B-movie (riferendosi alla sceneggiatura) e di concentrarci sul mix di adrenalina che ci stiamo gustando. Il cast convince (forse un po' forzato, per come lo conosciamo, il tamarro Van Damme). Un Woo acerbo che si farà.
I cultori di Woo storsero il naso in questo prima sua uscita americana ma il film non è affatto male. Trattasi di robusto action in cui il nostro dà fondo a tutto il suo repertorio di ralenti, sparatorie incessanti con corpi crivellati, azione sfrenata con in più i calcioni in faccia e le piroette tipiche della casa vandammiana. Sia chiaro: non si tratta solo di menare le mani in quanto la regia e la messa in scena sono perfette. Van Damme è quasi simpatico nel suo film forse migliore, Henriksen è letteralmente perfetto come malvagio. Simile ma inferiore a I cacciatori della notte
MEMORABILE: Le frecce all'inizio; Il pestaggio dei bulli con braccio spezzato; La testa esplosa del ciccione; L'inseguimento sulle moto; La fine di Henriksen.
L'esordio americano di Woo si rifà al classico canovaccio de La pericolosa partita, ripreso varie volte negli action a cavallo tra '80 e '90, ma anche a cose come Cobra; buona però l'idea di ambientarlo a New Orleans, location sfruttata piuttosto bene. Non mancano i trademark del regista, così come quelli di Van Damme, che non rinuncia alle sue arti marziali, anche se prevalgono le numerose sparatorie. Ottimo Henriksen, villain a tutto tondo con il buon braccio destro Vosloo; il film intrattiene, la violenza non manca affatto e il mestiere di Woo si nota in svariate sequenze.
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Primo film americano di John Woo, che decise di prendere in considerazione le offerte di lavoro dagli Usa essendo divenuto insofferente nei confronti dei ritmi da catena di montaggio dell'industria cinematografica hongkonghese.
La produzione americana non era però convinta della capacità di Woo di portare a termine il film senza conoscere la lingua e decise di affiancargli come produttore esecutivo Sam Raimi, con l'incarico di prendere in mano la regia in caso di difficoltà da parte di Woo.
Raimi, grande fan del regista cantonese, accettò entusiasticamente, convinto che Woo sarebbe riuscito a portare a compimento il progetto, ed ebbe a dichiarare: "Un Woo al 70% manderà comunque gambe all'aria la maggior parte dei registi d'azione americani che lavorano al 100%".
Prima di scegliere Hard Target per il suo esordio americano, Woo scartò diverse sceneggiature, tra i quali una serie di film di arti marziali - "Dissi ai produttori che non ero più interessato a fare quel tipo di film. Ne avevo già fatti tanti." - e Face/Off, che Woo rifiutò a causa dell'ambientazione fantascientifica che lo script a quel tempo aveva.
Woo avrebbe voluto come protagonista Kurt Russell, che però aveva già precedenti impegni per ben due anni. La Universal voleva come protagonista Jean-Claude Van Damme, ammiratore del regista cinese, che riuscì a vincerne lo scetticismo anche andando personalmente a incontrarlo. Sul lavorare con Damme, Woo ha detto: "Lui era sicuro delle mie capacità, ed io so come far apparire bene un attore sullo schermo, farlo sembrare un eroe. Pensai che potevo fare lo stesso con Van Damme".
La bravura di Van Damme nelle scene d'azione convinse Woo a modificare molte scene per renderle più spettacolari. Su Van Damme, Woo commentò che aveva "un ego piuttosto grande, ma è comunque professionale e cerca sempre di fare un buon lavoro".
Durante le traversie del film in sala di montaggio, Van Damme pagò un suo montatore per fare la sua versione del film. Il montaggio di Van Damme cancella interi personaggi per includere più scene e più primi piani del personaggio da lui interpretato. Interrogato su questa versione, l'attore belga ha risposto: "La gente paga per vedere me, non per vedere Lance Henriksen".