American carnage - Film (2022)

Figli di immigrati clandestini vengono deportati in un centro speciale in circostanze poco chiare. Film fortemente politicizzato e "woke", fa satira di una legge realmente esistente in alcune zone degli Usa sotto il governo Trump; il paragone con i campi di sterminio nazisti è palese, pur se riletto in una chiave mystery, con alcuni slanci da commedia e una parte finale "cannibalica", in un twist ultimamente parecchio sfruttato. La storia è però prolissa, con momenti superflui e troppi elementi frullati insieme; un lavoro da generazione Z, i più maturi potrebbero trovarlo noioso.

Pellicola distopica in cui un candidato presidente ultraconservatore fa incarcerare messicani e immigrati vari con beneficio di riscatto per lavori sociali presso ospizio deluxe. Lo scenario fittizio ricorda le fanta-politiche estremiste e catartico-antisociali mostrate nei vari La notte del giudizio, con focus sull'immigrazione americana e con critica sociale spiccata che mette "a cuocere" anche il tema anzianità (con spunti vicini al recente Old people). Non manca l'ironia, spesso incarnata da alcuni personaggi, ma forse il finale è troppo ottimista. Comunque interessante.

Gli stati disgiunti d’America con criteri di ius soli e risorse umane tutti loro, rovesciati nel melting (Pol) pot da un Leatherface che ha sbancato le presidenziali. È ahinoi più l’embrionalità, l’epidermicità e la stanca residualità della prospezione della sua realizzazione (pur proporzionata al bisogno) e delle proprie possibilità figurate, contratte e meccanicizzate: rabbia-rivalsa sociale transgenerazionale e transnazionale senza sale pepe olio né aceto, cioè un horror senza horror dove il graffio si confonde quel po’ troppo col solletico e mai viceversa. Sormontare, sormontare.