Note: Aka "Le tombe dei sepolti ciechi" o "Le tombe dei morti senza occhi". Seguito da "La cavalcata dei resuscitati ciechi", "La nave maledetta", "La notte dei gabbiani"
Uno dei primi tentativi di dare un seguito al genere “zombesco” nato con l'indimenticato LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI di Romero. Lo spagnolo Amando De Ossorio rielabora l'idea di Romero e la mescola con il mito dei Cavalieri Templari, seppelliti in una città ormai abbandonata della Provincia iberica. Qui vi giunge una ragazza, appena fuggita dal moroso che se la faceva con un'amichetta di lei (un tempo erano lesbiche), entrambi rimasti sul treno. Col suo sacco a pelo, la bella giovane visita la città fantasma ridotta a un cumulo di ruderi; ma la notte qualcosa fa tornare in vita i templari ciechi,...Leggi tutto sorta di monatti incartapecoriti coperti da sai e cappucci sporchissimi. Questa nuova incarnazione degli zombi romeriani è ancora più lenta nei movimenti della precedente e oltretutto penalizzata dal problema della cecità. Eppure le loro vittime riescono a farle: salgono su cavalli che non si capisce bene da dove saltino fuori e, cavalcando sempre al rallentatore (forse la trovata più geniale di De Ossorio) raggiungono tutti. La sceneggiatura è piuttosto ingenua, il cast di certo non brilla, così De Ossorio punta tutto sulle atmosfere. E va detto che l'estrema lentezza con la quale i templari risorgono dalle tombe, il fumo e i rumori sinistri che agitano la notte danno la misura di uno stile personale ammirevole. Anche il finale convince, mentre sono sicuramente deboli le scene di raccordo, che mettono a nudo la povertà dei mezzi a disposizione. Visto oggi il film appare a tratti ridicolo, parzialmente non degno della grande fama che si è guadagnato tra gli appassionati (e che ha fruttato ben tre seguiti: LA CAVALCATA DEI RESUSCITATI CIECHI, LA NAVE MALEDETTA e LA NOTTE DEI GABBIANI), però conserva un certo fascino, offre scene discretamente sanguinarie (senza mai esagerare) e frequenti sprazzi di cinema horror di qualità. Da considerare.
Cinema discretamente ingenuo e raffazzonato, non privo però di una sorta di fascino dovuto più che altro alla presenza dei templari ciechi, notevole invenzione del regista Amando De Ossorio. Le parti in cui sono protagonisti questo nuovo tipo di "zombie" sono le più riuscite del film e quelle che riescono a produrre una certa inquietudine, il resto è nella media di tante produzioni di serie b degli anni '70. Per gli amanti del genere una visione la merita. Non male, dopotutto.
Horror spagnolo, di marca palesemente romeriana, che, pur essendo un po' troppo rozzo e ingenuo, non manca a tratti di divertire ed affascinare soprattutto grazie ai templari ciechi che, ovviamente, sono il piatto forte del film. Sicuramente un po' troppo sopravvalutato ma in ogni caso piacevole e meritovole di una visione soprattutto per gli amanti del genere.
Prototipo e iniziatore della serie dei templari-zombi di De Ossorio. Il regista, con pochissimi mezzi, riesce a creare una sua personalissima interpretazione de La notte dei morti viventi di Romero, spostando la vicenda nelle terre iberiche (con ottimi scenari naturali, specialmente le rovine) e aggiungendo antiche superstizioni alla storia. Il tutto assume connotati spesso onirici, con gli indimenticabili cavalieri-zombi che cavalcano al ralenti, buoni effetti sonori e pure qualche scena splatter. Finale da antologia; il migliore del lotto.
MEMORABILE: I templari-zombi che cavalcano al ralenti; L'assalto al treno.
De Ossorio firma il suo miglior prodotto presentando una pellicola ricca di fascino e d'atmosfera dei bei tempi. Si parte da una moderna piscina e si giunge in un luogo senza tempo, dove gli antichi cavalieri maledetti tornano per portare la morte. Ci sono belle scene che fanno quasi paura e si notano pure brevi accenni all'exploitation. L'atmosfera è cupa ed il male giunge lento ma inevitabile, con poche prospettive di salvezza. C'è pure una scena controversa, dove il sangue "è versato in famiglia". Da vedere e conservarne il buon ricordo.
L'horror iberico colpisce raramente nel segno ma quando lo fa si vede. Riuscito a metà il tentativo di De Ossorio che unisce idee buone (templari zombie/scheletri? Yeah!) a personaggi triti e ritriti (femmine imbecilli, maschi crudeli). Quello che convince di più sono le atmosfere, grazie alle rovine dove si aggirano gli zombie a cavallo, tutto è oltremodo credibile e lascia una piacevole sensazione. Finale assolutamente surreale e che meriterebbe citazioni moderne. Da riscoprire.
MEMORABILE: Inutile violenza sessuale con conseguente vendetta zombesca (contro tutti).
Insieme al franchiano Orloff e al licantropo di Paul Naschy i templari ciechi sono il grande lascito iberico alla mitologia e all'iconografia del cinema horror. Questo è il loro debutto, e senza dubbio il miglior capitolo della tetralogia, nonostante le molte grossolanità e la penuria di pesetas. Gran finalone ferroviario, che rivaluta i vituperati regionali nostrani.
Film che ho potuto vedere nella sua versione originale e mi è parso molto riuscito: ci sono rimandi anche all'antico Egitto. I cavalieri morti sono tra le migliori invenzioni del cinema horror, le musiche con le voci cupe e profonde da canto gregoriano ne fanno un capolavoro gotico, anche se ambientato nel contemporaneo (negli anni 70 quando fu girato, che a rivederli oggi hanno l'aspetto davvero di un'epoca passata). Ci sono stereotipi sessuali del periodo ma anche sangue.
Templari, magia nera, riti sacrileghi, morti viventi ridotti all'osso (sia per il microbudget, che per l'estrema magrezza) e vivi in balia di tutto ciò. E' questo il sunto di una pellicola che può vantare un'ottima ambientazione (le rovine), attori passabili (quasi tutti) e un discreto ritmo, affossato un po' nella parte centrale, ma ritornante (come i resuscitati) nel finale, dove si scatenano; e per i vivi son dolori. Da segnalare: un pazzoide all'obitorio, che sbaglia cadavere e tortura una rana e una mentecatta che, con zombi a 4 centimetri, chiede aiuto al telefono.
Comunque, non male.
MEMORABILE: Per lavoro costruisce manichini e glie l'ha appena spiegato, ma la sua amica la presenta così al fidanzato: "Lei è Betty; fabbrica mummie".
Primo capitolo della mitica saga dei templari ciechi. L'atmosfera è cupa, malsana, le scene notturne ben girate (anche se il terrore alla fine rimarrà anche alla luce del sole). La Fleming come protagonista convince, le scenografie aiutano, l'inventiva non manca. Da citare la baviana scena nel laboratorio dei manichini, l'arrivo dei cari templari. L'inzio di un mito, decisamente il migliore della saga.
MEMORABILE: La ragazza e la resuscitata nel laboratorio.
L'entrata in scena dei resuscitati ciechi in un ralenti inesorabile - terrosi e rachitici dai sepolcri fumiganti, al galoppo di destrieri ciondolandi – è un momento imponente per l'iconografia horror. I ruderi sparsi nell'assolata campagna iberica offrono a De Ossorio uno scenario di grande suggestione ambientale. Il ritmo latita, ma non era un obbiettivo previsto e perseguito; la sceneggiatura riserva evoluzioni inaspettate che solleticano l'attenzione del pubblico più smaliziato. Sopra o sottovalutato - è lo stesso - regala un'atmosfera rara, grandiosa. Finale impavido e nichilista.
È indubbio che il gotico spagnolo respiri grazie ai polmoni di De Ossorio, l’uomo che ha individuato una terza via tra gli zombi e i vampiri: i resuscitati ciechi. La sceneggiatura, discontinua e stitica, si appoggia più che altro su massicci contrafforti estetici (la fotografia post-baviana e il suggestivo impatto dell’abbazia diroccata con cimitero templare annesso) e sonori (minacciosi canti liturgici e rumori di fondo), riscaldandosi con qualche divagazione erotica ed effetto truculento. Mediocre, ma con un peso specifico non trascurabile nella storiografia dell'horror iberico.
MEMORABILE: Le galoppate notturne al ralenti; il rituale satanico.
Non del tutto riuscita ma fondamentale tappa dell'horror iberico e apripista di una saga al cui interno rimarrà l'episodio più decoroso. L'idea dei templari ciechi/zombi è interessante e viene calata in location spoglie ma efficaci che, grazie alla livida fotografia e a una colonna sonora monotona ma calzante, creano un'atmosfera malsana e inquietante. Cast non brillantissimo e povertà di mezzi piuttosto evidente, ma è il classico film tenuto in piedi dalla regia.
MEMORABILE: Le rovine dell'abbazia; Il risveglio dei templari; L'aggressione nel laboratorio; L'assalto al treno.
Horror pieno di falle (lunghi momenti di totale stasi narrativa, una brutta parentesi con coppia criminale, pure con stupro gratuitissimo annesso) ma non privo di elementi stimolanti (la sottotrama saffica, le decise scene splatter, le ambientazioni) e reso imperdibile dal gruppo di révénants più minaccioso e soffocante mai visto al cinema, indimenticabile in quei movimenti al ralenti e con quei mantelli polverosi, sempre accompagnato da un azzaccato, ossessivo commento sonoro. Il resto si dimentica, ma loro no: stupendi!
Ammirevole horror mediterraneo dalle atmosfere sinistre che denotano nella loro grezza semplicità uno stile personale più che apprezzabile. La povertà dei mezzi è lapalissiana e in alcuni frangenti il film è anche un po’ ingenuo, eppure nella costruzione delle scene cardine si intravede quanto De Ossorio ci creda e metta tutta la sua passione. Il Monastero del Cercón è il set ideale e anche il trucco rende giustizia ai templari ciechi; De Ossorio, poi, trova il modo di citare Bava con i manichini e la luce rosso vivo a intermittenza.
Risibile horror andaluso il cui fascino resta personalmente avvolto da fosco mistero. Non a caso restan nella memoria, piuttosto delle rallentate scorribande dei Pauperes commilitones christi (accompagnate da una pomposa musica liturgica), l'incipit in piscina con Fleming e Harp alle prese col disagio dei loro ricordi saffici e Burner a recitar la parte aznavouriana dell'"io tra di voi". Per il resto tutto appare risaputo e modestamente confezionato. Comunque tra fatidici rintocchi mortuari, inseguimenti e sprazzi originali (i manichini) panta rei.
Gli ingredienti per una ciofeca ci sono tutti: storiella che non decolla, ammicchi sessuali furbeschi, calderone di goffe citazioni esoteriche (Templari, Egizi, voodoo...), budget scarnificato... Eppure l'atmosfera malsana e l'azzeccata location inducono a una persistenza dell'elemento perturbante che redime le magre premesse. E un paio di scene (il risveglio fra le tombe fumiganti, la tortura della vergine) valgono il prezzo del biglietto.
Buonissimo zombie-movie europeo (quindi di ispirazione chiaramente romeriana, ma decisamente più spinto sul versante erotico). La storia è molto affascinante, le bellezze dell'epoca non mancano e i templari resuscitati sono ormai un piccolo mito: look semplicissimo, lentezza quasi esasperante, ferocia cieca (per l'appunto). Ottima l'idea di rendere ciechi i redivivi, ma di dotarli di un udito sopraffino (nemmeno il battito di un cuore può sfuggirgli). Le scene notturne offrono un concentrato di tensione sorprendente. Un po' rozzo, ma da vedere.
MEMORABILE: Il violento flashback medievale; Il massacro sul treno; Il finale apocalittico.
Raccontare i film di De Ossorio è difficile oltre che inutile. Il canovaccio è quello solito dei templari maledetti, resi ciechi per i loro sacrileghi rituali, mentre il luogo è quello che resta di una cattedrale diroccata. Intorno si sviluppa una storia allucinata che sembra improvvisata e recitata a "braccio", con donne discinte e situazioni erotiche in bilico tra l'assurdo e il simbolico. Visto da un'altra prospettiva, De Ossorio parrebbe una sorta di Buñuel dell'orrido.
L'impianto è quello di un filmaccio di serie B anni '70, con soprattutto una recitazione che fa pietà. Anche la storia ha non poche falle, con qualche momento di stasi e certe scene superflue (lo stupro?). Eppure rimane un horror a basso costo divertente, con le facce di alcuni caratteristi davvero azzeccate (lo studioso, l'anatomopatologo) e soprattutto con dei riuscitissimi resuscitati ciechi: la loro cavalcata rallentata mi ha ricordato quella dei nazgul ne Il signore degli anelli. Perfetta l'idea del treno per un finale beffardo.
MEMORABILE: I mantelli dei resuscitati ciechi a cavallo.
De Ossorio entra nella storia del cinema horror con i suoi terribili templari che tornano in vita in una cattedrale diroccata. Il film in realtà è ben poca cosa, ma quando arrivano cavalcando mettono davvero paura. Merito di effetti speciali artigianali ma efficaci come il make-up grezzo e polveroso. Anche le tenebrose musiche di Abril non scherzano.
Asciutto, scabro eppure affascinante gotico spagnolo firmato De Ossorio, che riesce in una commistione perfetta tra vari mostri a creare un nuovo incubo. E nel mezzo si trova un po' tutto quello che occorre per fabbricare un buon horror. Naturalmente vi è anche un rovescio della medaglia che mette in luce, in senso negativo, una povertà interpretativa a tratti sconcertante che impatta con una regia invece geniale. Di grande effetto la colonna sonora. Nel complesso un piccolo gioiellino.
Celeberrimo film di De Ossorio che nel tempo ha acquisito una certa fama di cult. Se si prescinde dalla povertà di una produzione spagnola dei primi anni 70 il film non è da buttare. Ossorio, secondo un mood tipicamente sessantottesco, spinge molto sul pedale del pruriginoso (il rapporto lesbo tra le amiche) e su quello erotico (nudi e sesso, hard per l'epoca, oggi acqua fresca), ma il punto di forza sono i templari-zombi che per quanto artigianali rimangono impressi. Molto belle anche le riprese notturne della cattedrale diroccata, che dà un sapore molto gotico al tutto.
MEMORABILE: Le famose cavalcate al rallentatore dei templari zombi; Il rogo dell'amica zombi, in una scena molto baviana; La tortura nel castello templare.
Primo capitolo della quadrilogia dei resuscitati ciechi di De Ossorio, che annoda la vicenda con la stessa flemmatica lentezza con cui si muovono i templari usciti dalle tombe e perdendosi qua e là in divagazioni inutili, come lo stupro o il flashback saffico e quello medievale, ma riuscendo a portare dignitosamente a termine l'impresa. Ovviamente le pagine che restano maggormente impresse sono quelle notturne ambientate nel villaggio diroccato e abbandonato, dove i monaci redivivi affamati di sangue fanno scempio dei malcapitati. Bella la fotografia, modesta la prova degli attori.
MEMORABILE: L'espressione dell'addetto all'obitorio quando scopre i cadaveri.
Orgogliosamente seventies, l’horror di Amando De Ossorio si distingue non solo per essere uno dei migliori epigoni dei morti viventi di Romero, ma anche - e soprattutto - per l’accurata composizione scenica e l’inquietantissima soluzione finale. La recitazione quasi sonnambolica degli interpreti e le spettrali musiche di Antón García Abril, poi, trascinano il tutto in una dimensione onirica quanto spaventosamente grottesca. Un gioiello.
Pur non incantando, è un film che il suo lo fa. Se si ignorano le iniziali schermaglie amorose del tutto inutili, per il resto il film ha numerose buone trovate e scorre sui sicuri binari del classico zombie-horror. E gli zombi stavolta sono dei templari sepolti in un paese abbandonato in Spagna. Questo unisce ulteriore curiosità a un film già di per sé valido, che presenta inoltre una gran bella ambientazione. La recitazione lascia francamente a desiderare, ma non sono questi i film in cui servono prove alla Gian Maria Volonté. Assolutamente godibile, con alcuni momenti notevoli.
George Romero ha fatto scuola con il suo grande successo e Amando De Ossorio riprende il tema degli zombi coniugandolo con la tradizione della cattolicissima Spagna. Ne esce fuori un film sorprendente, con grande suspense, con scene d'azione ben realizzate e soprattutto con uno spessore narrativo non comune nelle produzioni a basso costo. La cecità dei finti cavalieri di Cristo è altamente simbolica.
Cultissimo dell'horror iberico, caposaldo dei cinema scalcagnati di terza visione e dell'era selvaggia delle primissime TV private, palesemente figlio di Romero, dei fumettacci neri horror-erotici come "Oltretomba" e "Terror" e, in parte, di un originale zombie-movie britannico di qualche anno prima. Difetti tecnici ne ha tanti, ma lo spiritaccio polveroso-macabro-catacombale (nonché il ritmo che non lascia spazio alla noia) fa perdonare tutto. Originali le musiche quasi doom-industrial; per i revenants/templari Bianchi copierà attentamente (e pure Hooper, per l'horror campestre...).
Primo e godibile fantastico horrorifico di De Ossorio con protagonisti assoluti i templari scheletrici e videolesi (ma con udito fino). Infastiditi/risvegliati da un'incauta ragazza gelosa, sbucano da avelli corrosi dal tempo per trucidare o maledire i vivi assegnando loro la stessa sorte di eterna non vita. Valori aggiunti la bellezza delle attrici e le location capaci di abbinare il gotico al western, pennellate gore e qualche nudo. I morti incappucciati verranno omaggiati da Bianchi prima e Picchio poi.
MEMORABILE: I templari a cavallo; La mano ossuta consumata dal tempo e dai ripetuti primo piano; Il risveglio all'obitorio, topos nello zombescoitaliano.
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Dvd della Sinister davvero ottimo (master, definizione e colori sono superlativi) regge molto bene su un Televisore full hd da 43 pollici.
Riguardo l’audio italiano (un pó intubato) ci sono delle parti in cui è stato ridoppiato…trattasi di brevissimi dialoghi che all’epoca (anno domini 1972) non furono doppiati (per intenderci nel mux in mio possesso in predette scene partono i sottotitoli).
Durante la visione non ho riscontrato nessun problema fastidioso (pixel, scatti, scene aggiuntive dalla qualità differente).
Dvd della Sinister davvero ottimo (master, definizione e colori sono superlativi) regge molto bene su un Televisore full hd da 43 pollici.
Riguardo l’audio italiano (un pó intubato) ci sono delle parti in cui è stato ridoppiato…trattasi di brevissimi dialoghi che all’epoca (anno domini 1972) non furono doppiati (per intenderci nel mux in mio possesso in predette scene partono i sottotitoli).
Durante la visione non ho riscontrato nessun problema fastidioso (pixel, scatti, scene aggiuntive dalla qualità differente).
Ma quindi esisteva già un ridoppiaggio per le parti non presenti nell'edizione cinematografica italiana dell'epoca? Non credo che possano averlo fatto quelli della Sinister.
Ma quindi esisteva già un ridoppiaggio per le parti non presenti nell'edizione cinematografica italiana dell'epoca? Non credo che possano averlo fatto quelli della Sinister.
Purtroppo non lo so, non saprei neanche come scoprirlo. Secondo me lo hanno ridoppiato loro...poi sarò felicissimo di essere smentito.
Finnaly habemus il cofanetto! (almeno, su dvd-store lo danno come disponibile).
HomevideoXtron • 21/01/23 12:42 Servizio caffè - 2229 interventi
Nel cofanetto bluray SINISTER è presente anche il cortometraggio El último guión (per chi lo volesse benemeritare) in spagnolo con sottotitoli in italiano.
Divertente questo flano americano in cui si dice che, in confronto a questa pellicola, "La notte dei morti viventi" sembri un pigiama parti per ragazzi