Due anni prima del capolavoro romeriano c'era già chi aveva capito che la figura dello zombi, debitamente svecchiata e riambientata, possedeva potenzialità non comuni: i visi bianchi, gli occhi sbarrati, l'andatura caracollante… tutto questo in THE PLAGUE OF THE ZOMBIES c’è, compresa una suggestiva scena dei non-morti che riemergono da sottoterra - lentamente - destinata a fare proseliti. Certo, non ci si è ancora liberati dai legami degli zombi col voodoo e Haiti: l’arte di “zombare” la gente viene da lì e anche il conte Hamilton (John Carson) l'ha imparato...Leggi tutto durante un viaggio in quelle terre prima di tornare in Cornovaglia e utilizzare gli zombi classicamente come solerti e muti muli da miniera. Haiti e le sue danze ricreate nella brughiera fanno un po' ridere, ma una volta gli zombi erano una cosa ben precisa, vincolata al voodoo e a credenze particolari, non come saranno per gli horror futuri. Purtroppo il film di John Gilling è una classica produzione Hammer, inglese fino al midollo e vista oggi davvero sorpassata. Ci sono i soliti sir ben educati (Andre Morell, protagonista l'anno successivo di un altro film Hammer di Gilling, IL SUDARIO DELLA MUMMIA), le signorine decise e innocenti (Diane Clare), la colonna sonora invadente e dissonante (di James Bernard), le taverne inglesi coi loro bravi popolani bacchettoni... Insomma, niente di interessante al di là del tentativo di rilelaborare parzialmente la figura dello zombi (ma la Hammer ha cercato di farlo con ogni soggetto horror americano possibile, era naturale che prima o poi si riscoprissero anche i non-morti). Dialoghi compassati, atmosfere solari… Esattamente tutto quello che ci si può aspettare da un “Hammer horror”, senza accenni splatter.
Storia semplice e immediata ma appassionante, grazie non solo ad una sceneggiatura ricca di dialoghi intriganti ma anche all’ inquietante significato storico-politico che si cela dietro questa rappresentazione (reso più evidente nel significato del titolo originale). Nella migliore tradizione della produzione Hammer, il film si fa apprezzare per una scenografia molto curata e una fotografia particolarmente accattivante, fatta di colori accesi. Superato, prevedibile, ma efficace. Da riscoprire.
Uno dei prototipi (anche se già negli anni '40 Tourneur diresse il capolavoro Ho Camminato con Uno Zombi) sui morti-viventi. Ottima atmosfera "gotica", grandi caratterizzazioni dei personaggi ed un aspetto dei non-morti molto vicino a quello poi tratteggiato (e codificato) da Romero e da Grau. Ambientazione "nostrana" con all'opera un esperto di magia voodoo che rianima i cadaveri per sfruttare i loro corpi come "manodopera" impegnata nell'estrazione di stagno da una miniera. Da vedere con la mente rivolta al passato.
Una delle pellicole zombesche più interessanti, (targata Hammer) che può contare sull'ottima regia del grande Gilling. La scena dell'incubo al cimitero è esemplare. Come al solito anche la confezione e il cast di contorno sono perfetti e per la prima volta nel cinema inglese viene riportato il mito degli zombi alle origini (quelle haitiane). Da vedere. Nel cast c'e pure Michael Ripper.
Un altro tipico Hammer movie dall'inconfondibile sapore di antico. "The plague of the zombies" può essere considerato tra i precursori del filone zombi. Come sempre nelle produzioni Hammer tutto è curatissimo fin nei minimi dettagli, soprattutto le ambientazioni e la fotografia.
Chissa perché, quando ci sono di mezzo gli zombies, per un verso o l'altro si trattano, marginalmente o meno, tematiche sociali. Certo, il tema dell'uomo resuscitato e privo di ragione si presta ad ogni tipo di analisi psicosociale, è un dato di fatto. In questo caso si tratta di un ottimo Hammer in perfetto costume, girato benissimo e con scenografie impeccabili, una trama solida e una buona partecipazione degli attori. Il macabro è ben fatto e il trucco ricorda zombies moderni. C'è anche un iniziale risvolto animalista e questo non può che farmi piacere.
Discreto horror uscito dalla fucina della gloriosa Hammer. Come da tradizione della casa, il sangue non scorre certo copioso ed i ritmi non fanno venire il capogiro. Però
nello specifico ci sono un paio di scene che valgono "il biglietto" e più in generale
la storia riesce ad interessare abbastanza, soprattutto perché ci sono, prima di Romero, gli zombie. Curata e professionale la confezione. Può meritare un'occhiata.
Ottima storia voodoo che poteva essere rappresentata meglio. Ci sono troppe parti con l'effetto notte che diventa monotono, sopratutto le improbabili camminate nel bosco al buio (ma era una soluzione molto usata e credo poco costosa). Malgrado questo è un buon film, dove gli zombi (vecchia maniera) riescono inquietanti in un'atmosfera vittoriana, inglese, tipicamente Hammer. Ci sono ottime scene. Scenografie a volte ben ricostruite (come la miniera), altre abbastanza semplici e funzionali.
Ecco un validissimo titolo della Hammer che anticipa il più noto La notte dei morti viventi nel portare in scena gli zombi. Il film, girato da un regista di livello, si avvale di un'ottima fotografia e di validi interpreti. L'atmosfera è quella gotica classica, molto british, ma viene curiosamente messa a contatto con i ritmi tribali e i riti voodoo d'origine caraibica. La storia è quindi parecchio originale, ben congegnata e altrettanto bene realizzata. Intrigante.
In un piccolo villaggio della Cornovaglia numerose morti chiedono di essere chiarite ed è per questo che la scienza medica si contrapporrà alla malefica, superstiziosa magia nera. Un ottimo prodotto Hammer i cui elementi tipici (i colori terrosi, le ambientazioni gotiche, le tombe riesumate, ecc.) si arricchiscono del tema "zombesco", sostenuto da una sceneggiatura ricca che punta anche al sociale, anticipando Romero di qualche anno.
MEMORABILE: Le agghiaccianti maschere indossate durante i riti voodoo.
John Gilling, uno dei registi di punta della Hammer, firma un horror di buon livello, che può vantare di essere stato girato prima che quella degli zombi diventasse una vera e propria moda. Curioso l'accostamento tra i riti vudu e l'Inghilterra ottocentesca, efficace la confezione, discrete l'atmosfera e la suspense, attori non proprio di grido ma ben calati nei rispettivi ruoli. Certo, la trama per lo spettatore odierno è abbastanza prevedibile (abbiamo l'ennesimo finale fiammeggiante), ma all'epoca l'impressione doveva essere ben diversa.
MEMORABILE: La resurrezione e il successivo colpo di vanga.
Notevole prima parte: le location sono costruite con cura, il senso di minaccia grava inesplicabile e Morell è un eccellente protagonista poiché esalta la normalità borghese istituzionale a fronte di forze oscure e disgreganti (ha il ruolo di Utterson in Jekyll, insomma). Il prosieguo (dal sogno in poi) svela, purtroppo, i consueti difetti Hammer: la trama diviene troppo "ginnica" e il Male viene combattuto a furia di bicipiti invece che sul piano morale dileguando, in tal modo, la bella atmosfera. Non male, tuttavia.
Un film che riassume pregi e caratteristiche dei film Hammer e che ha ben poco a che vedere con Romero e gli zombi successivi. Gli scenari sono poveri e riciclati da un altro film, ma il modo in cui viene descritta la corrotta aristocrazia inglese che sfrutta manodopera fornita dai morti viventi è davvero notevole. C'è anche un attore che si chiama Jack Ripper: chissà se era uno pseudonimo... Interessante film d'altri tempi.
MEMORABILE: Lo zoom sullo zombi che esce dalla miniera, molto anni Sessanta.
Un horror ambientato in un villaggio inglese dove alcuni misteriosi fenomeni legati alla morte portano un illustre medico londinese a indagare su una deriva voodoo che attanaglia tragicamente la collettività. Tema zombesco per l'epoca originale e anticipatore di tutto un filone di successo negli anni, che pur essendo piuttosto parco nelle scene più raccapriccianti, mantiene una sua forza espressiva e incuriosisce grazie a una regia di valore che riesce a coniugare irrazionale e ragioni scientifiche con una velata denuncia sociale (la miniera). Musica ossessiva, cast in parte.
Gioiello Hammer poco noto, tuttavia storicamente importante (oltre a essere un grande film di per sé) per aver rinnovato (pre-Romero, seppur di poco) il mito degli zombi: anche qui non mancano le metafore politiche e (per l'epoca) le scene forti, tuttavia alquanto mitigate dalla raffinatezza della regia di Gilling e dalla (solita) elegantissima fotografia. Ottimo cast con in testa il gran veterano Morell; sorprendono gli effetti speciali e il trucco dei revenant. Spielberg e Andrea Bianchi avranno senz'altro preso nota (oltre a Romero) da questo film, meritevole di grandissimo culto.
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HomevideoZender • 26/06/08 10:40 Capo scrivano - 48957 interventi
In uscita il 3 luglio 2008 per la Eagle questo classico della Hammer.
Audio: Ita.mono
Video: 16:9/1.85:1
Extra: Photogallery + Lista dialoghi + Trailer