Brandon, un ragazzino venuto dallo spazio “adottato” dagli amorevoli Kyle e Tori, si rende protagonista di episodi violenti; al che i genitori iniziano a dubitare della sanità mentale del proprio figlio. Il genere demonio dalla faccia d’angelo è piuttosto inflazionato e in questa ennesima riproposizione l’unica variante è riconducibile al fatto di essere ibridato alla fantascienza. Il risultato è un film che fa dello sprezzo del ridicolo il suo principale credo, con sequenze deliranti che, quantomeno, mettono di buon umore. Sequel in arrivo...
Il concept sempreverde sul bambinello malefico donneriano masticato e risputato in senso ufologico-nembokidiano. Dal Superman ipertrofico al SuperOmen catastrofico: un piccolo Clark Kent all'incontrario piegato al "lato oscuro della forza". Per vie traverse e preterintenzionali, il film - routinario e senza sussulti - accende riflettori da stadio sulla pusillanimità conigliesca di adulti ed esseri umani, pronti a tradir individualisticamente fiducia affettiva e tolleranza del diverso allorché le cose volgono a mal partito. In fin dei conti chi sono i veri perturbatori del vivi-e-lascia-vivere?
MEMORABILE: Gli effetti ultra-gore: lo smandibolamento contro lo sterzo dell'auto incidentata e il cranio perforato dal potentissimo raggio oculare di Brandon...
Coppia che non riesce ad avere figli una notte trova vicino alla loro fattoria un'astronave con un bimbo che crescendo si rivelerà dotato di poteri eccezionali e non solo... L'idea quantomeno è curiosa: ibridare Il presagio con Superman, creando un Clark Kent cattivo e deciso a dominare l'umanità, invece di difenderla. Peccato che il film si riveli poi un modesto e banale horrorino trito e ritrito, con qualche momento splatter riuscito e il costume del "demoniaco supereroe" che pare uscito da un party di Halloween per undicenni. Evitabile.
Un neonato caduto dal cielo viene adottato da una coppia che lo alleva amorevolmente fino a quanto, passata l'infanzia, incomincia a trasformarsi in un essere sgradevole, come accade a tutti gli adolescenti umani, con la differenza di possedere super poteri letali... Questo volta Satana si prende una vacanza, dato che la malvagità del ragazzino è legata alla sua natura aliena ma la musica cambia poco: l'idea di un Superman cattivo non era male ma è affossata dalla banalità dello script, per cui solo l'abbraccio nel finale riesce a spiccare il volo, facendo rimpiangere l'occasione perduta.
Poteva essere una buona idea, un Superman malvagio che si contamina con l'ampia schiera di bambini malefici visti al cinema. Ma la sceneggiatura è troppo semplice, non sfrutta a dovere lo spunto iniziale e affastella una serie di momenti già visti con frequenti buchi logici. Certo il ragazzino ha la faccia giusta e qualche scena grottesca funziona, ma si poteva fare di meglio. Non male il pirotecnico finale.
La scalata al potere di un essere "non di questo mondo" contamina elementi caratteristici di due filoni della cinematografia di genere, evil child e super (anti)eroico. La sintesi è discreta, ben sorretta da un ritmo crescente e da un uso di effetti speciali vecchia maniera (la mandibola spaccata, l'occhio trafitto). Si aggiunga la buona scelta del giovane protagonista, Dunn, il cui volto vale da solo la visione, pervaso com'è da incessante malevolenza e il divertimento è servito. Peccato per le esagerazioni da fumetto di serie b.
Due contadini che non riescono ad avere figli si ritrovano tra le mani un'astronave con un neonato dentro e decidono di adottarlo. La storia è la stessa di Superman, con la sola differenza che il nostro protagonista invece di salvare gente la uccide. L'idea era interessante ma è stata gestita male da una sceneggiatura non all'altezza, che banalizza il tutto ottenendo un classico filmetto horror sui bambini assassini. L'unico vero pregio è proprio il piccolo protagonista, che per la parte ha la faccia giusta. Si fa dimenticare piuttosto in fretta.
C’è pane per molari e incisivi, visto che lo splatter impavido non manca e che c’è parecchia ciccia per gli amanti della Marvel et similia. I due universi però sembrano acqua e olio nello stesso bicchiere e si toccano senza fondersi, forse perché entrambi troppo radicati alle proprie regole o forse più semplicemente perché la sceneggiatura si limita a elencare senza modellare alcunché. Alla fine, quel che è meglio filmato è il rapporto tra la Banks e il bravo, piccolo Dunn. Non è andata benissimo rispetto alle potenzialità.
Prendete Superman, dategli una destinazione malvagia piuttosto che bonaria... et voilà, la pellicola è servita. Tanti, troppi elementi ricordano l'eroe della D.C. Comics per permettere che questo film possa essere minimamente apprezzabile. La Banks ci prova pure, ma la sceneggiatura non aiuta: dopo essersi trascinata per quasi tutta la durata, con tutti i cliché del bambino "demoniaco", ha un exploit giusto negli ultimi 10-15 minuti. Davvero troppo poco per un'opera a cavallo tra horror e cinecomic.
Mancava sul grande schermo la versione cattiva di Superman ed ecco che David Yarovesky è pronto a propinarcela. La sceneggiatura non cambia di una virgola, la storia del supereroe con la "S" sul petto viene riproposta nella versione maligna. La baracconata è servita fredda e fatta di personaggi e oggetti scagliati a metri di distanza, occhi che lanciano fiamme e una famiglia che più tonta non si può. L'oggetto misterioso non è quello caduto sulla terra bensì l'opera nella sua totalità, che non è né carne né pesce. Molto brutto.
Rivisitazione della storia di Superman in chiave dark, che alla fine non si discosta molto da altri film con bambini terribili riducendo Brandon a una sorta di Anticristo (o "piccolo mostro" da Ai confini della realtà) coi superpoteri. L'andamento è prevedibile, in mezzo a spaventi di routine (il bimbo sparisce dall'inquadratura per sbucare dietro la vittima in quella successiva, capirai...), cliché tipici del genere (l'irrazionale istinto materno), un po' di gore nella seconda parte ed effetti speciali non clamorosi. Comunque vedibilissimo.
MEMORABILE: Il richiamo lovecraftiano dal fienile; L'uccisione della donna nel fast-food; Il poliziotto ridotto a brandelli da un velocissimo Brandon in volo.
Non è granché, ma va premiato perché rimette in uso, senza troppi fronzoli, la vecchia strategia horror mostriciattolo-contro-tutti. E la strategia funziona, a patto, ovviamente, di deporre il senso critico accanto alla poltrona. Il bambino malefico ha sempre goduto di buona fama al cinema e questo blando crossover tra Il presagio e Il villaggio dei dannati intrattiene discretamente sino alla fine (al netto di buchi logici e di fastidiosi jump scare). Moccioso accettabile, cast di contorno al minimo: nessuno è perfetto.
Cosa sarebbe successo se il bambino dallo spazio, che poi diventerà Superman, fosse stato malvagio? Già Superman III mostrava un alter ego negativo del noto uomo d'acciaio; questa pellicola, anche se non ne parla direttamente, è un po' come se lo facesse, mostrando questo bambino astrale, trovato e allevato da una coppia, che poi crescendo scopre la sua invulnerabilità da usare a beneficio del suo lato oscuro. Nel complesso la regia è buona, la confezione tipicamente americana, la sceneggiatura regge, il gore non manca, ma viene da chiedersi quanto sia necessario un soggetto simile.
Qui core de mamma non basta a correggere un pupo non di queste "Terre;" e i risultati sono deleteri, prima per i ficcanaso e poi anche per i parenti sempre più stretti. Non c'è quasi niente di realmente interessante in questa pellicola con un Superman al contrario. Poteva essere molto inquietante se la sceneggiatura fosse stata curata, non limitandosi a disegni inquietanti, inespressività e mancanza di empatia del giovane protagonista. È tutto approssimativo e superficiale, compreso il rapporto con i "genitori" fresconi, che passa da un'esagerazione all'altra. Davvero poca cosa.
MEMORABILE: La scena dello zio braccato, accettabile grazie all'interpretazione del poveretto; In negativo: il collegamento stile posseduto con la navicella.
Ahi, il coming (out) of space: la pubertà è una meteora dal terminale deep impact. Deve essere grande la sfiducia nella generazione a venire se Rosemary è sempre incinta di SuperSonici figli delle stelle che vantano il morbo di chronicle e sensi di Ragnarok tra le tare ereditarie. A volte a grandi poteri rispondono solo grandi orrori trans-yuggothiani. Yarovesky invera un horror rizomatico e ofiuco, narrativamente sfrontato che, ghigno da spaccamontagne in volto, usa E.T.Starman e la Marvel come pupi da pignatta. E son 90' di perfido sollazzo che cavalcano speronano disarcionano.
Pregare per un miracolo a volte non conviene, e i novelli Anfitrione ed Alcmena di questo film capiranno presto il perché. L'idea poteva essere molto buona, peccato però che questo Superman alla rovescia s'impantani nei difetti dell'horror USA moderno medio, ovvero personaggi e dialoghi già visti e sentiti, e sviluppo che ricorre ai soliti jumpscare per farsi attraente. Il protagonista è peraltro poco espressivo e male approfondito (diventa ciò che è di punto in bianco?). Guadagna mezzo pallino per via degli effetti gore ben più espliciti della media, ma resta mediocre e perdibile.
MEMORABILE: Il richiamo dalla stalla; Il PC "posseduto" che trasmette "Send her to me" di Wayne Chance; Mandibola.
Una fantascienza insidiosa, horror nominale in quanto l'essere fa paura, quando vuole. Il suo segno è come prendere la S di Superman e porla al contrario. Il suo volo è maligno e la pellicola spesso esalta il male attraverso una forte tensione, con punte di violenza più che moderata. Deciso, con un montaggio azzeccato che tiene il ritmo sempre, senza inclinare minimamente l'atmosfera oscura che cala inesorabilmente nella comunità. Micidiale l'escalation domestica, con i genitori che progressivamente giungono alla consapevolezza di un preciso dovere. Notevole sorpresa, da vedere.
MEMORABILE: I suoi occhi; I suoi simboli, dopo aver dato la morte.
Ancora alle prese con un'entità che vuole conquistare il mondo, puntando su un unico soggetto; stavolta non è il diavolo che se la prende col poliziotto, ma un adolescente, di origine aliena, che stermina la famiglia che l'ha adottato, con l'aggiunta degli zii e della mamma dell'unica bambina che a scuola credeva in lui. Insomma, anche gli alieni sono scemi, agli occhi degli sceneggiatori del film. E poi? Una morale, un insegnamento, o almeno un'idea su cui riflettere? Zero assoluto. Perdibilissimo.
MEMORABILE: In America si adotta senza conoscere la provenienza del bambino. All'anagrafe: "Origine?", "Aliena", "Ok firmi qui".
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* Quando il PC di Caitlyn (Hunter) si accende ripetutamente da solo, trasmette "Send her to me" di Wayne Chance; * I titoli di coda hanno per sottofondo "Bad guy" di Billie Eilish.