Il colore venuto dallo spazio - Film (2019)

Il colore venuto dallo spazio
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Color Out of Space
Anno: 2019
Genere: fantascienza (colore)
Note: E non "The Colour Out Of Space". Basato sulla novella di H.P. Lovecraft dallo stesso titolo.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

E' sempre un'impresa trarre un film da un racconto, figuriamoci quando questo è esile e visionario come il mitizzato "Color Out of Space" di Lovecraft. Ci prova il sudafricano Richard Stanley, che gira un film ogni chissaquanto e s'è guadagnato la fama di cult-director con due soli veri titoli in 35 anni. Controversi peraltro; perché, come anche qui è evidente, la parte legata all'immagine sovrasta quella che fa capo alla narrazione sbilanciando il film e lasciando molti dubbi sulla qualità della sceneggiatura, scritta qui da Stanley stesso con Scarlett Amaris. Era inevitabile che la scelta del classico di Lovecraft portasse il film a concentrarsi...Leggi tutto sugli aspetti visivi, ma trovare qualche dialogo più pregnante in grado di dare un significato maggiore alla prima parte non sembrava impossibile. Invece la famigliola che vive nella fattoria al limitare del bosco non riesce proprio a rendere interessante la fase in cui s'attende il famoso meteorite né, a dire il vero, quella immediatamente successiva. Perché l'opera si elevi con decisione tocca appunto aspettare l'esplosione di colori liberati dalla pietra aliena (la dominante è viola), che quando finalmente irrompono in scena riportano alla mente certe sperimentazioni baviane e ci accompagnano in una dimensione sospesa, da osservare stupefatti proprio come i protagonisti, poi costretti a fare i conti con una mutazione che non può non ricordare quelle viste nella COSA di Carpenter. Nella seconda parte Stanley sa essere personale, sa colpire l'immaginazione, ma a dire il vero non siamo poi in territori così distanti da quelli dei moderni horror che ibridano effetti speciali vicini a certa fantascienza del terrore Anni Ottanta, quando si giocava ingenuamente con lampi, luci di ogni genere e scariche elettriche. Oggi la tecnologia permette risultati nettamente superiori, naturalmente, ma non c'è nulla che stupisca davvero, nel film; tanto che viene da pensare a come l'eco dell'opera sarebbe stata assai minore, se dietro la macchina da presa ci fosse stato un nome meno quotato. Ancora si possono comunque notare le qualità di un regista che ha sempre mescolato la propria genuina ambizione a un'ingenuità di fondo mascherata dalla gran perizia tecnica: certe aperture paesaggistiche (si veda il finale), le riprese della natura (il bosco nell'incipit), i campi lunghi e la perfezione nelle inquadrature sono figlie di una mano non comune, ma vedere Cage e famiglia discorrere di alpache, malattia e rituali magici stanca ben presto. Molto fumo e poco arrosto, insomma, con la sensazione che una volta bruciata l'idea "carpenteriana" si prosegua lasciando che infine gli sviluppi si rivelino in tutta la loro elementarità e povertà d'idee. Difficile insomma che stavolta Stanley lasci il segno, nonostante la consueta eleganza e una valida gestione di effetti e spettro cromatico.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/01/20 DAL BENEMERITO HERRKINSKI POI DAVINOTTATO IL GIORNO 16/06/20
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Herrkinski 19/01/20 03:50 - 8052 commenti

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Il primo lungometraggio di Stanley dai tempi del cult Demoniaca non poteva che essere un evento, specialmente se tratto da Lovecraft; non è il primo adattamento cinematografico ma è forse il migliore, con il regista a suo agio nel creare un crescendo delirante di contaminazione aliena che attanaglia la famiglia di un Cage come sempre macchiettistico, ma questa volta perlomeno in parte. Sconta forse una durata eccessiva; ci sono comunque varie scene d'effetto e l'atmosfera - affogata tra luci violacee e lenti deformanti - risulta allucinatoria.

Daniela 10/03/20 09:52 - 12606 commenti

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Nessun dubbio che Color out of Space sia uno dei racconti più affascinanti di Lovecraft, ma è anche difficile da rendere sullo schermo, come dimostrano i precedenti adattamenti. Il redivivo Stanley ci prova con un film che va oltre le aspettative e, nonostante i rischi legati alla presenza di Cage, non fa ridere per niente, anzi mostra connubi carnali tra i più spaventosi visti ultimamente. Efficaci gli effetti speciali, azzeccato il cast con menzione speciale per mamma Richardson, mentre la solita recitazione sopra le righe di Cage questa volta trova giustificazione nel contesto.
MEMORABILE: Gli alpaca nella stalla; L'abbraccio tra la mamma ed il figlio più piccolo

Kinodrop 15/03/20 20:25 - 2909 commenti

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Un meteorite cade nei pressi di una fattoria e con le sue folgorazioni contaminerà le falde acquifere generando radiazioni luminose che stavolgeranno il bios circostante. Tratto da un racconto di Lovecraft, questo ennesimo rifacimento per il cinema cerca di stupire con un'effettistica a tratti credibile ma, specie nel finale, un po' troppo esagerata e tendente al trash. Una trama un po' farraginosa mette in campo una serie di mutazioni genetiche (che stravolgono anche la psiche dei protagonisti) che si risolveranno in maniera inesplicabile.
MEMORABILE: Il magma degli alpaca contaminati; L'orribile fusione madre-figlio; Le escandescenze di Cage/Gardner; Il super-mega-fucsia finale.

Bubobubo 7/05/20 22:57 - 1847 commenti

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Nel racconto lovecraftiano si cercava di dipingere un orrore metafisico e, come tale, negativo dell'ipostasi divina, irrappresentabile, senza nome né origine. Pur negli evidenti richiami estetici a certi metahorror postmoderni (Cage sciroccato coprotagonista e i lampi accecanti di colore richiamano, sebbene blandamente, le atmosfere allucinate di giocattoloni come Mandy), Stanley vince una sfida ambiziosa: instillare genuina paura pur senza mostrare quasi nulla. Una decina di minuti in meno avrebbero giovato, ma il risultato è soddisfacente.

Anthonyvm 14/05/20 03:25 - 5615 commenti

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Quasi trent'anni dopo Demoniaca, Richard Stanley torna ispiratissimo al lungometraggio, mischiando Lovecraft all'estetica vaporwave (produce la SpectreVision di Mandy), fra neopaganesimo, mutazioni corporali su modello La cosa e luci fucsia invasive. Non è angosciante quanto la versione di Huan Vu né dilettevole quanto La fattoria maledetta, ma un'esperienza visiva che lascia di stucco. Cast pregevole con Cage (over-the-top come sempre) in evidenza. Diverte e inquieta. Peccato per qualche effetto in CG un po' grossolano. Comunque consigliato.
MEMORABILE: Il fischio dal pozzo; La mantide religiosa color magenta; L'ammasso d'alpaca assemblati; Madre e figlio uniti per la schiena; Il luminosissimo finale.

Viccrowley 16/06/20 15:38 - 814 commenti

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Che gaudio per l'appassionato assistere al ritorno di un geniaccio come Stanley. Come dimenticare l'incredibile Hardware o l'ottimo Demoniaca? Stavolta è il turno di uno dei più inquietanti racconti del Solitario di Providence. La famiglia di Cage si trova ad avere a che fare con un misterioso asteroide che muta orribilmente cose e persone. Parte body horror, parte omaggio a una sci-fi di siegeliana memoria, il film di Stanley porta su schermo un racconto difficilmente traducibile in immagini con la consueta bravura e nonostante un budget non proprio roboante.
MEMORABILE: La mutazione degli alpaca nella stalla, chiaro omaggio alla Cosa carpenteriana.

Rambo90 26/10/20 02:44 - 7661 commenti

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Una discesa agli inferi delirante fin dai colori che difficilmente può lasciare indifferenti, con un ritmo vorticoso: fin da principio si sa che non potrà che andare tutto male. Raramente Lovecraft è stato trasposto con la stessa efficacia, lasciandone intatto lo spirito che cerca di raccontare di orrori silenziosi, non sempre visibili (anche se verso la fine un paio di momenti di puro disgusto ci sono) e per questo davvero inquietanti. Bravo Cage, nella sua prova migliore da almeno dieci anni. Notevole.

Piero68 2/11/20 08:51 - 2955 commenti

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Horror fantascientifico ottimamente confezionato che vede anche il ritorno di Nicolas Cage ai livelli che gli competono. Partenza un po' in sordina che però esplode in un vorticoso turbinio di colore e situazioni al limite del disgusto. Anche se tratto da un racconto di Lovecraft è Impossibile non notare una sorta di omaggio a La cosa, da cui il film eredita assemblaggi di carne che mettono a dura prova lo stomaco. Buoni gli effetti e valida la regia di Stanley. Qualche ingenuità qua e la ma assolutamente perdonabile, nel computo complessivo. Da vedere

Pesten 3/11/20 14:20 - 785 commenti

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Basare qualcosa su un lavoro di Lovecraft è complicato. Poi se uno dei protagonisti è impersonato da Cage, i pregiudizi aumentano. Eppure questo è un film di qualità, decisamente interessante e che spicca tra i lavori usciti negli ultimi anni. Si fa vedere poco, ma quel poco è fatto bene. Non si parla molto, evitando di inserire quei dialoghi che tanto rendono ostici i lavori di Lovecraft, e si punta tutto sul lato visuale, ottenendo risultati a dir poco eccellenti. Tra citazioni (La cosa) e uso selvaggio di estetica synth/vaporwave, un risultato che Lovecraft avrebbe apprezzato.
MEMORABILE: Tutte le mutazioni, sia dell'ambiente circostante che degli esseri viventi.

Fromell 18/11/20 09:48 - 77 commenti

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Dopo Mandy di Panos Cosmatos, di un anno più anziano di questo film, Cage è sempre più a suo agio nel gestire la sua interpretazione in atmosfere purpuree psichedeliche. Il suo personaggio è meno macchiettistico del solito, forse uno dei migliori Cage degli ultimi tempi grazie anche a un buon cast di contorno e a una sceneggiatura che, sebbene troppo prolissa, rende omaggio a uno dei racconti più celebri del Solitario di Providence. Due o tre scene horror sono davvero memorabili.

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Jena 22/11/20 14:47 - 1547 commenti

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Il regista cult Richard Stanley dopo trent'anni ritorna al cinema e affronta nientemeno che Lovecraft. Ci sarebbe da fregarsi le mani ma il risultato, seppure buono, è inferiore alle opere cult del visionario regista australiano. Lunga introduzione non malaccio, poi la virata nell'horror che rimanda alle mutazioni mostruose della Cosa carpenteriana (identica la scena dell'ammasso di carni nel fienile dei lama) più che agli orrori metafisici lovecraftiani. L'aspetto visionario-psichedelico è sicuramente l'aspetto migliore, con luci  e colori abbaglianti. Cage discreto.
MEMORABILE: Il meteorite dallo spazio; La mantide multicolor (seppure un pò pacchiana); La mostruosa creatura ragnesca madre-figlio fusi insieme.

Rufus68 3/12/20 20:04 - 3819 commenti

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A Stanley riescono sempre le cose a metà: a tratti si accende, in altri si spegne irrimediabilmente mancandogli la capacità di padroneggiare la materia fantastica più profonda. Stavolta accumula meccanicamente varie suggestioni (Lovecraft, la figlia streghetta, l'aura hippie della famigliola) che non si combinano fra di loro; riesce, tuttavia, a evocare vera disperazione ritraendo la lenta dissoluzione dei protagonisti con toni quasi cronenberghiani evitando, al contempo, ogni facile tentativo di happy ending. Discreto il cast, buoni gli effetti, sopportabile Cage.

Giùan 6/12/20 10:32 - 4528 commenti

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Spiazzante e controverso significherebbe dotarlo di un aggettivazione sopravvalutante ma non c'è dubbio che questo "spaziale" Lovecraft di Stanley disorienta col suo pervicace squilibrio. Come già nell'esordio, il regista sudafricano contamina hardware e software dell'horror(e), alto e basso, Poltergeist e overacting (Cage in alcuni passaggi è terribile), Cronenberg e arthouse, Carpenter (da citare in questo senso l'apporto dello score) e home invasion. Fatto sta che il colore spruzzato in questo patchwork painting possiede una chiara personalità e un (di)segno non omologato.
MEMORABILE: L'inquieta Lavinia della Arthur; L'informe unione madre figlio.

Capannelle 10/12/20 00:10 - 4394 commenti

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Prendendolo seriamente non raggiunge grandi vette. Tra scoppi di materia informe, cromatismi ambientali e invocazioni varie si finisce regolarmente in un poutporri poco significativo. Privilegiando invece la discesa in un tunnel tragicomico si apprezzano le cose più estreme, dalle battute finali di un Cage che cambia totalmente registro ad alcune reminiscenze carpenteriane (il mostro madre-figlio gli alpaca). Tutto però in un contesto pasticciato, con personaggi familiari prevedibili e una parte iniziale oltremodo melensa.

Hackett 15/01/21 12:17 - 1865 commenti

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Incredibile quanti lavori abbia ispirato questo racconto di Lovecraft, forse anche troppi. Pure l'eclettico Richard Stanley vuole darci la sua versione e ci regala una pellicola al solito curata, ma con i pregi e difetti del suo cinema. Fotografia preponderante con colori "boreali" che aumentano l'effetto stordente per lo spettatore e narrazione attenta a condurci in un crescendo al catastrofico finale. Buone le interpretazioni (anche Cage se la cava) ed efferati al punto giusto certi momenti, che regalano qualche scossone.

Schramm 22/01/21 13:47 - 3490 commenti

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Arriva l'asteroide, ed è subito disfacimento psichico, familiare, ecosistemico. Mandycando una rosa purpurea del kairos, Stanley ci riprova, napoleonico come non mai. Rimpatria a Las Vegas Cage (ormai biglietto da visita del cinema più scardinato), pretende la luna storta nel pozzo, ci lascia col maccosa?, poltergeistizza il poltergeistizzabile, esclama Ochiai il prezzo è giusto. Stroppia, disarmonizza, non distingue la ciambella dal buco, ma non rimproveriamolo: quando fa del film l'epicentro di ogni trauma e riconfigurare la fisiognomica dell'impossibile gli riesce, son scossoni.
MEMORABILE: Bollettino meteo: Arkham, Innsmouth, Aylesbury, Dunwich, Kingsport...

Pumpkh75 4/02/21 14:40 - 1736 commenti

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E’ da metà anni 90 (ovvero dopo Demoniaca, ma anche dopo From beyond e le amene creature di Yuzna) che se ne avvertiva un bisogno quasi fisico: una implosione esteriore di corpi fusi e profanati, meraviglie della natura come moine di docili demoni appaganti e un tripudio di luminescenze anche ardite nell’oscurare destini e storie. Attenzione che ciò che troppo brilla spesso acceca: gli ottimi effetti speciali sono un'ombra nera ristoratrice, l’atmosfera densa di ineluttabile disfacimento una porta verso il focolare della propria parte oscura. Bentornato Stanley.

Fedeerra 6/02/21 04:54 - 770 commenti

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Certo che portare sullo schermo le psicosi letterarie di Lovecraft non deve essere stata certo una passeggiata da niente. Eppure il film di Richard Stanley riesce, in parte, a rievocare il mondo immaginifico dello scrittore statunitense senza snaturarlo poi più di tanto. Grandissimo l’impatto estetico e sonoro, con vette visionarie sbalorditive e una fotografia splendida e davvero ricercatissima. Buono anche il cast, in cui emerge l’interpretazione di Joely Richardson. Notevole.

Jandileida 13/03/21 09:22 - 1558 commenti

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Stanley mischia, anzi forse sarebbe il caso di dire fonde, tutto quello che c'è da mischiare in fatto di mistero, alieni e paure recondite dell'animo umano. Peccato che per farlo scelga il redivivo Nicolas che con la sua sola presenza riesce a far derubricare qualche scena da "alta tensione" a un più prosaico "facciamoci una risata". Dopo un inizio che veleggia placido tra accettabili banalità assortite, il regista punta tutto sull'effetto ottico e ci immerge in uno straniante mondo viola shocking anni '80 che un po' coinvolge e spaventa, un po' annoia e un po' esagera.

Enzus79 1/05/21 20:59 - 2864 commenti

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Ben riuscito questo adattamento del celeberrimo racconto omonimo di H.P. Lovecraft. Un film apprezzabile soprattutto per quanto concerne il lato tecnico: ottimi gli effetti speciali, i trucchi e la regia di Stanley. Inquietante e a tratti raccapricciante senza mai però precipitare nel ridicolo. Nicolas Cage in una delle sue migliori interpretazioni degli ultimi anni.

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Leandrino 18/07/21 22:46 - 506 commenti

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Il celebre racconto di Lovecraft trova un colore nel film di Stanley, redivivo regista di culto che fa sua la visione del genio di Providence. Situazioni, luoghi e atmosfere sono del tutto aderenti a quelle dei racconti dello scrittore, mentre a farsi sentire un po' meno è quell'impronta poco ortodossa che ha caratterizzato le due opere precedenti ormai trent'anni fa. Ad ogni modo uno sci-fi affascinante e affatto banale, duro - fa capolino La cosa di Carpenter - e raffinato nella lenta declinazione di un'invasione aliena che diventa abisso psicologico.
MEMORABILE: Il sangue nel lavello e l'inizio del delirio; La "visione" di un mondo sconosciuto.

Areknames 29/07/21 13:08 - 45 commenti

I gusti di Areknames

Se si sono amati Hardware e Demoniaca, è arduo non provare affetto per questo ritorno di Richard Stanley. Il film, però, non trova una sua via personale, risultando poco furoreggiante come adattamento delle visioni di Lovecraft (molto meglio padroneggiate dal duo Gordon/Yuzna) e anche modesto nelle sue componenti allucinogene, che avrebbero dovuto essere pane per i denti di Stanley. Basta notare quanto sia scontata la visualizzazione del colore venuto dallo spazio, che non ha nulla di impressionante, di altro, di alieno. Il film arranca per un'ora, poi ingrana ma rimane scontato.

Minitina80 15/09/21 22:40 - 2976 commenti

I gusti di Minitina80

Il lavoro svolto da Stanley è di ottima fattura, riuscendo a trasporre su pellicola un’idea che richiede un’astrazione mentale non indifferente. Ricorre a un’estetica notevole e difficile da riscontrare in altre opere e riesce a distogliere dalla ricerca di una trama lineare, immergendo lo spettatore all’interno di incubo profondo in cui regna un caos distruttivo. Peccato che lasci addosso una sensazione di incompiutezza che non gli permette di entrare nella cerchia ristretta a cui appartengono titoli imperdibili. La narrazione, infatti, non ha la stessa forza delle immagini.
MEMORABILE: Gli alpaca mutati.

Fulleffect 20/10/21 11:48 - 107 commenti

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Richard Stanley, dopo un silenzio durato quasi trent'anni, torna al lungometraggio e si dimostra regista di grande coraggio cimentandosi nella trasposizione di uno dei racconti di Lovecraft più difficili da portare sullo schermo. Il talento nella messa in scena è indiscutibile, a partire dall'ottima resa dello straniante colore che ricopre ogni superficie fino alle disgustose trasformazioni corporee, in più le scene d'impatto non mancano ed è ottima la costruzione della tensione. Il film rimane penalizzato da qualche caduta di stile e dalla recitazione esasperata di Cage.
MEMORABILE: La creatura madre-figlio; L'alpaca.

Puppigallo 30/07/22 09:59 - 5251 commenti

I gusti di Puppigallo

Pellicola particolare e coraggiosa vista la minaccia, ma nello stesso tempo un po' troppo debole nella narrazione, nonostante i protagonisti se la cavino abbastanza bene (convincente la figlia, singolare Ezra, mentre Cage può sbizzarrirsi giustificando con la situazione ogni tipo di recitazione, persino nel finale). Il motivo d'interesse è dato dal voler capire come verrà risolto il tutto e la cosa potrà deludere. Ma le parole pronunciate alla fine riescono a giustificare parzialmente l'epilogo e questa visione lovecraftiana nel complesso non sarà poi così male.
MEMORABILE: Il fratellino: "Nel pozzo c 'è un uomo, sta chiaccherando con me"; La fusione; "È soltanto un colore ma brucia... esso brucia".

Gabigol 8/08/22 02:07 - 569 commenti

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Prova notevole quella di Stanley, meritorio di attingere dal cinema di Carpenter, Cronenberg, Yuzna e Bava per restituire su pellicola l'impossibile colore venuto dallo spazio. La buona caratterizzazione dei personaggi e la fotografia (da capogiro soprattutto in apertura e chiusura) accompagnano il semplice script verso uno sfoggio visivo di raro impatto. Finalmente si ritorna nei meandri dell'horror violento e sporco; inesorabile nella sua promessa di morte. Assieme a Il seme della follia e Dagon, il film rientra nei migliori omaggi e/o trasposizioni di Lovecraft.
MEMORABILE: "Willows" di Blackwood come libro; Gli alpaca; L'abbraccio; La completa mutazione del paesaggio; Scorci di mondi alieni; Il ritorno a casa del colore.

Lupus73 21/08/22 16:15 - 1485 commenti

I gusti di Lupus73

Tranquilla casa rurale in mezzo al bosco, Cage padre di famiglia felice con tre figli, ma cade un meteorite dalla luce fucsia e le cose iniziano a degenerare. Confezione e sceneggiatura molto attuale, emergono suggestioni tra lo spielberghiano e il kinghiano, con qualche tocco alla Carpenter (La cosa), per quello che può essere definito un horror sci-fi con pennellate fantastiche (e perfino l'elemento pagan-folk sovrannaturale rappresentato dalla figlia wiccan) fino al body-horror. Valido, interessante il tema dell'impatto di distorsione spazio temporale, soggetto un po' dozzinale.

Myvincent 23/08/22 07:34 - 3722 commenti

I gusti di Myvincent

Crossover fra Cronenberg e Carpenter, il film racconta di una sorta di meteorite che precipita dalla spazio modificando geneticamente persone e animali. Pescando da più film aggiunge poco al genere lovecraftiano, anzi sottrae, per la recitazione di Nicolas Cage continuamente sopra le righe. In più latitano sia la suspense che l’horror vero e proprio. Se la cavano meglio i giovani protagonisti e… gli alpaca.

Magerehein 20/11/22 12:04 - 977 commenti

I gusti di Magerehein

Cosa accade quando un asteroide piove nel giardino di una famiglia fuori dal mondo? Difficile, anche per un profano, credere che il racconto di Lovecraft fosse sviluppato in questo modo, al netto del cambio d'epoca (che comunque non giova) e delle molteplici citazioni. L'inizio non è male, ma l'evoluzione fa storcere il naso; la qualità dei dialoghi è discontinua, la tensione moderata e ci sono troppi vedo/non vedo (perché non mostrare la "moglie" o gli alpaca per intero?). Cage vorrebbe fare Nicholson senza riuscirci e a volte esagera, meglio gli altri. Purtroppo negativo.
MEMORABILE: In negativo, Cage alle prese prima con l'auto che non parte e poi con gli alpaca; Il registratore distorto, di avatiana memoria.

Buiomega71 3/06/23 01:16 - 2899 commenti

I gusti di Buiomega71

Stanley salta fuori nei riti pagani di Lavinia (quello nell'incpit in riva al lago, nella stanzetta con il Necronomicon a incidersi le carni) e nell'eremita nella capanna, nonché nella chiusa sulla diga. Autore personalissimo che fa suo il classico omaggio alla SF anni 50 tra colori sparatissimi, momenti da commedia rancida (Cage che si lamenta vedendosi in tv) e totale delirio in dirittura d'arrivo con mostruose mutazioni tsukamotiane impressionanti e trip allucinogeni. Cage straordinario nella sua follia che monta inesorabile e gustosi gli SXF "bottiniani" del duo Allen/Tuohey.
MEMORABILE: La madre che si affetta le dita con noncuranza; La mutazione della gatta Punto g; L'assemblagio aracnide madre/figlio sbavante che sibila "Fameee".

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  • Curiosità Daniela • 9/03/20 01:58
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Il colore venuto dallo spazio (The Colour Out of Space) è uno dei racconti più famosi di Howard Phillips Lovecraft.

    Pubblicato per la prima volta nel 1927 sulla rivista "Amazing Stories", ha già avuto varie trasposizioni cinematografiche:

    - La morte dall'occhio di cristallo(1965)
    - La fattoria maledetta (1987)
    - Colour from the Dark (2008)
    - Die Farbe (2010)
    - Virus: Extreme Contamination (2015)
  • Discussione Buiomega71 • 29/09/20 14:35
    Consigliere - 25896 interventi
    Esce in dvd (e blu ray) per la Cecchi Gori con il titolo Il colore venuto dallo spazio.
    Ultima modifica: 29/09/20 14:51 da Zender
  • Homevideo Caesars • 1/10/20 16:36
    Scrivano - 16796 interventi
    Per chi fosse interessato al blu-ray, è partita la "Start-up" sul sito di Cecchi Gori
    ?https://www.cgentertainment.it/film-dvd/il-colore-venuto-dallo-spazio/f60090/???
  • Curiosità Magerehein • 20/11/22 12:10
    Call center Davinotti - 73 interventi
    In questo film le citazioni a Lovecraft sono diverse e specialmente si riflettono nei nomi delle località. In una scena si vede invece il tecnico idrico proteggersi il viso con il libro "The willows", ovvero I salici di Algernon Blackwood, scrittore coevo di Lovecraft e specializzato anch'egli in opere dell'orrore.
    Qui la fonte 
  • Discussione Buiomega71 • 3/06/23 09:49
    Consigliere - 25896 interventi
    Già nell'incipit (Lavinia che si prodiga in un rito pagano in riva ad un laghetto) salta subito fuori la mano di Richard Stanley e tutto il suo umore iconoclasta, che non ha perso un grammo dai tempi andati di Demoniaca (che per il sottoscritto resta il suo capolavoro, anche se limitato a non poterlo gustare nella sua versione voluta da Stanley ma solo sulla , qualitativamente, penosa vhs della Multivision), che si ripete nel secondo rituale sempre con Lavinia, nella sua stanzetta, a incidersi le carni con un taglierino seguendo il Necronomicon  o nella figura dell'eremita Ezra, che , mummificato, davanti a schermi e audio registratori dalla voce distorta non può non far venire alla mente le suggestioni cyberpunk di Hardware, fino a Ward che esce a rivedere la luce , dopo la notte di totale e distorto delirio spaziale, che sembra il deserto della Namibia di Demoniaca.

    Stanley , con la sua fortissima personalità, si appropria della nostalgia per la SF anni 50 (che, probabilmente, in mano a un altro regista sarebbe stato l'ennesimo fantahorror da discount) e tra trascischi hippieschi e trip allucinogeni fa montare ben bene la tensione (non senza le avvisaglie disturbanti disseminate qua e là: la mantide violacea che esce dal pozzo, i pomodori e le pesche abnormi, i fiori che crescono sospettamente rigogliosi, il pozzo, la puzza emanata dal meteorite che avverte solo Cage), per poi esplodere in tutta la sua furia devastante in dirittura d'arrivo tra mostruose mutazioni edipiche che lasciano il segno (FAMEEEEE) e un parapiglia lisergico e psicotronico tra i più stordenti degli ultimi anni.

    Il momento destabilizzante in cui la madre si affetta le dita con noncuranza (prima di servire uova con pulcini abortiti) e esclama divertita "La cena è pronta" (mi è balzata alla mente una scena pressochè analoga con Suzanna Love nel lommeliano Mirror) , mostrando la mano sanguinante senza le due dita o la follia che si impadronisce inesorabile di Cage (in uno dei suoi ruoli migliori in assoluto) che sbrocca totalmente  come papà Freeling di Poltergeist 2, non prima di aver deliziato con un attimo di pura commedia rancida (le sue lamentele quando si vede in tv intervistato dalla giornalista che lo prende bellamente in giro).

    Il ritorno di un autore istrionico e dotato di una visione non comune (gli spazi ariosi del New England come quelli sudfricani, che nascondono minacce e insidie) che spiace veder ridotto a soli tre film e mezzo. E spiace ancor di più sapere che Il colore venuto dallo spazio  avrebbe dato nuova linfa creativa a Stanley, progettandone una trilogia, se non fosse stato per una brutta storia di violenze domestiche che ha decretato l'estromissione perenne del regista a progetti futuri.

    Gustosissimi gli SFX "bottiani" del duo Allen/Tuohey (anche quì Stanley opta per l'animatronic e poco per la CG) con l'impressionante e repellente fusione aracnide madre/figlio che sembra uscita dagli incubi tsukamotiani (Hiruko in primis) e soprattutto i suoi insostenibili lamenti.

    Forse meno originale dei suoi autenticati cult movie, ma dotato di una potenza visiva e di una suggestione evocativa che non lascia indifferenti.

    E due giganteschi "loser" come Stanley e Cage a dar ancora polvere (demoniaca) alle nuove generazioni.
    Ultima modifica: 3/06/23 15:35 da Buiomega71