Rassegna estiva:
Postatomica-L'estate italiana del dopobomba Oltre il trash (che diventa opera d'arte), oltre tutti i possibili difetti di una messa in scena cialtronesca e scriteriata, questo post-atomico simpaticamente freak non è poi così orribile come lo si dipinge.
Prima di tutto il senso dell'azione di David Worth, che gira con perizia gli ineguimenti madmaxiani, poi le derive narrative squisitamente folli come la cava con i reietti che lambisce la zona
John Waters (la matrona cicciona sdentata che si degusta disgustosamente un pollo, Geretta Geretta, valchiria amazzone, che mena con indosso le zeppe e con le calze autoreggenti a brandelli, i nani da circo, vari mostri umani, figuri con in testa i collant, punkettone trucidissime), una caverna che pullula di ragni, serpenti e zombi/mutanti che sembrano usciti da
Zombi Holocaust, santoni guaritori che stanno tra
L'altra faccia del pianeta delle scimmie,
I magnifici 7 nello spazio e i peplum goderecci di Bruno Mattei.
Non mancano picchi di crudeltà (i dissidenti eliminati sulla pubblica piazza e poi bruciati con il lanciafiamme) e soprattutto un immenso e luciferino Donald Pleasence, che torna ai fasti della
Spectre, che assoggetta la mente di Persis Khambatta previo un macchinario, fino a trasformarla in una macchina per uccidere senza volontà sul modello
Operazione diabolica.
E sempre al dittatore di Pleasence è riservato il geniale colpo di scena
robotico, degno, appunto, di un'avventura di 007.
Poi il filmaccio è un totale delirio su pellicola, che non basterebbero pagine e pagine per sottolineare tutte le castronerie (e sarebbe anche un pò come sparare sulla croce rossa o prendere in giro Beppe fetish), fino alla festa finale che sembra un Fellini sotto anfetamina e senza il becco di un quattrino.
Notevoli, comunque, alcune intuizioni visive, su tutte il locale dove un gruppo di modelli posa in plastiche movenze erotico/BDSM (effettivamente, quì, più consoni alla regista di
Domino che nemmeno nelle corde di Worth) che battono sul tempo quelle fac-simili di
Sotto il vestito niente IITutto il resto e un'accozzaglia di action da sotto bancarella, sparatorie da cortile sotto casa e ciarpame di scarto (scultissima la moto alla
Herbie con fastidiosa vocina stridula, che così, dal nulla, ripete "Puttana, puttana...").
Nel mezzo del cammin del post atomico più becero e disastroso (ma con riserve) brilla, comunque, la pregevole fotografia del martiniano Giancarlo Ferrando.