Delirio cine-videoludico: film & videogiochi
8 Aprile 2013
INTRODUZIONENell’ultimo decennio sembra diventata una moda: ogni videogioco di successo viene trasformato in un film, talvolta con tanto di sequel. Inutile dire che la maggior parte dei titoli finiscono per diventare pessimi film, straight-to-DVD che spesso non rispecchiano neanche tanto fedelmente storia e personaggi dei giochi. Eppure la moda persiste ed è ormai quasi una regola, che ogni videogioco subisca una trasposizione cinematografica; sintomo, insieme ai numerosissimi remake, di una crisi artistica che sta attanagliando il mondo del cinema. Tra gli esempi più noti, possiamo citare i film diretti dal regista tedesco Uwe Boll, vero sostenitore del filone: House Of The Dead (2003), Alone In The Dark (2005), BloodRayne (2005), In The Name Of The King (In The Name Of the King: A Dungeon Siege Tale, 2007), Postal (2007), BloodRayne II (BloodRayne 2: Deliverance, 2007), Far Cry (2008), BloodRayne III: The Third Reich (2010), tutti tratti da videogiochi usciti per varie console e per PC. Film quasi unanimemente stroncati da critica e pubblico, nonchè solo lontanamente basati sui rispettivi videogiochi, che hanno valso a Boll l’appellativo di “peggior regista professionista del mondo”. Ma è davvero tutta colpa dell’ineffabile regista tedesco? Molti altri si sono cimentati con questi adattamenti, con risultati non proprio eclatanti: Final Fantasy (2001) di Hironobu Sakaguchi, Cacciatori di zombie (House of the Dead II: Dead Aim, 2005) di Michael Hurst, Doom (2005) di Andrzej Bartkowiak, Silent Hill (2006) di Christophe Gans, DOA: Dead Or Alive (2006) di Corey Yuen, Clannad (2007) di Osamu Deza, “Hitman- L’Assassino” (“Hitman”, 2007) di Xavier Gens, Alone In The Dark II (2008) di Michael Roesch & Peter Scheerer, Max Payne (2008) di John Moore, tanto per citarne alcuni. Qualche altro ha avuto un po’ più di fortuna, senon altro ai botteghini, ad esempio i due film tratti dal videogioco “Tomb Raider” (Lara Croft: Tomb Raider del 2001 e Tomb Raider: La culla della vita del 2003), la serie di “Resident Evil” (Resident Evil - 2002, Resident Evil: Apocalypse - 2004, Resident Evil: Extinction - 2007, Resident Evil: Afterlife 3D - 2010, Resident Evil: Retribution - 2012, più lo spurio Resident Evil: Degeneration - 2008) oppure il recente Prince Of Persia: Le sabbie del tempo (Prince of Persia: The Sands of Time, 2010) di Mike Newell. Tutti i film, manco a dirlo, abusano della CGI (computer grafica) per ottenere risultati visivamente spettacolari; ma prima che questa tecnica diventasse di uso comune anche nelle produzioni low-budget, come si faceva? Si faceva lo stesso, purtroppo, come dimostrato da obbrobri su celluloide usciti negli anni ‘90, tipo Super Mario Bros (1993) di Annabel Janken, Street Fighter - Sfida finale (Street Fighter, 1994) di Steven E. De Souza, Double Dragon (1994) di James Yukich, Fatal Fury: The Motion Picture (1994) di Masami Obari, Mortal Kombat (1995) di Paul W.S. Anderson, Mortal Kombat: Distruzione Totale (Mortal Kombat: Annihilation, 1997) di John R. Leonetti e molti altri.
E andando ancora a ritroso nel tempo, ci si accorge di una differenza importante: negli anni ‘80 e primissimi ‘90, erano i videogiochi ad esser tratti dai film, non il contrario! E i risultati su entrambi i fronti (cinematografico e videoludico) erano spesso e volentieri di gran lunga superiori, per i teenager dell’epoca. Avendo avuto la fortuna di vivere il periodo d’oro delle sale giochi (ormai quasi scomparse) e soprattutto dei computer casalinghi (Atari 2600, Commodore 64/128, Commodore Amiga, Spectrum, Amstrad CPC, MSX, Sega Master System, Nintendo, Super Nintendo, Sega Genesis, Sega Megadrive e via dicendo) ho deciso di realizzare questo dossier sulle trasposizioni di film in videogiochi (anche chiamate “tie-in” in inglese), a partire dal principio degli anni ‘80.
IN PRINCIPIO ERA L’ ATARI 2600
Tra le prime console a cartucce disponibili sul mercato ebbe gran successo il primitivo Atari 2600, a partire dall’inizio degli anni ‘80. Oltre a una discreta serie di famosi videogame realizzati per questa console, tra cui il celeberrimo “Space Invaders”, si diffusero le prime trasposizioni videoludiche di film di successo. Tra gli esempi più noti, tutti rilasciati tra il 1982 e il 1985, come non citare i 4 episodi dedicati a Guerre Stellari (“Star Wars- Empire Strikes Back”, “Star Wars - Jedi Arena”, “Star Wars- Return of the Jedi (Deathstar Battle)”, “Star Wars- The Arcade Game”) e il gioco di I Predatori Dell’Arca Perduta (“Raiders Of The Lost Ark”); storici anche l’adattamento di Alien, di E.T. (“E.T.- The Extraterrestrial”), di Gremlins e del fantasy Krull. Tra le bizzarrie, impossibile non ricordare gli adattamenti di Halloween- La notte delle streghe (“Halloween”), Non aprite quella porta (“The Texas Chainsaw Massacre”) e soprattutto un gioco completamente dedicato a Chuck Norris (lontano dai tempi della rivalutazione trash!), intitolato “Chuck Norris Superkicks”! Chi possiede le cartucce dei suddetti, sappia che ha un discreto gruzzolo in mano.
LA RIVOLUZIONE: IL COMMODORE 64 E I SUOI DERIVATI
Nonostante l’Atari e qualche altra console continuassero a vendere, nei primi anni ‘80 la Commodore rilasciò sul mercato il suo home-computer, il celeberrimo Commodore 64 (con la sua variante, il 128, poco più tardi), cambiando la concezione di computer e di videogiochi per un’intera generazione (o forse anche per due). Programmato in linguaggio Basic e capace di leggere programmi e giochi su cassetta (tramite il mitico Datasette) e su floppy disk da 5,25” (con il lettore 1541), il C64 divenne il computer più venduto di sempre e diede vita a decine di case di produzione di videogiochi. Nello stesso periodo nacquero i concorrenti, lo Spectrum ZX della Sinclair, l’Amstrad CPC e il meno noto MSX. La supremazia del C64 comincò a diminuire da quando la stessa Commodore immise sul mercato il rivoluzionario Amiga 500, presto affiancato da Atari con l’Atari ST, diffusi fino alla prima metà degli anni ‘90 in versioni più avanzate. Un discorso a parte si può fare per le console, che a partire dal Nintendo 8 bit (il classico NES), diffuso in contemporanea con Atari 2600 e C64 nei primi anni ‘80, si svilupparono in macchine da gioco sempre più evolute (Sega Master System, Sega Genesis, Sega MegaDrive, Super Nintendo, Nintendo 64, Neo Geo, fino alle recenti Dreamcast, Playstation, X-BOX e via dicendo).
Il C64 e l’Amiga 500 rimangono tuttavia i computer che più hanno sfruttato la moda delle trasposizioni da film a videogioco, quindi il mio speciale si concentra prevalentemente su queste due macchine (anche perchè la mole di giochi da esaminare è veramente notevole), con qualche cenno alle altre versioni. Tra i primi esperimenti di inizio anni ‘80 fino agli ottimi risultati di fine anni ‘80/inizio anni ‘90, le case produttrici si sono accaparrate i diritti di decine di pellicole più o meno famose, dando vita a un filone che merita sicuramente di essere ricordato, in quanto vero e proprio fenomeno di costume del periodo. Mi scuso fin da subito per qualche eventuale omissione o dimenticanza e spero troviate comunque divertente e interessante questo articolo.
DA FILM A VIDEOGIOCO: I PRIMI ESPERIMENTI (1984-1985)
Tra le prime trasposizioni, come già successo per l’Atari 2600, si segnala Alien (1984, Argus Press Software), uscito sia per C64 che per Spectrum. Le due versioni non presentano particolari differenze e sono caratterizzate da un gameplay tutto sommato abbastanza elaborato e cervellotico. L’obiettivo è ovviamente allontanare gli alieni dall’astronave. La grafica è ancora alquanto minimale.
Nello stesso anno esce per C64 "Chuck Norris" (1984, Xonox), dedicato al marzialista più vituperato della storia del cinema; trattasi né più né meno della versione Atari 2600 di “Chuck Norris Superkicks” trasposta per C64, mantenendone tutti i difetti, in primis la grafica primitiva. Però si poteva usare il classico calcio girato di Norris!
In “Conan" (1984, Datasoft) bisogna guidare Arnold attraverso i classici mondi fatati e pieni di pericoli e trappole. Seppur la grafica non sia eccezionale e le musiche abbastanza irritanti, la giocabilità è a buoni livelli e ci si diverte abbastanza; si finisce però alla svelta. Uscito per C64.
Neppure La casa sfuggì alla moda nascente dei videogames; ecco così spuntare il mediocre “The Evil Dead” (1984, Palace Software), in cui Ash/Bruce Campbell deve difendersi dai posseduti e da altri pericoli. Pur avendo una pessima grafica e dei controlli approssimativi, il gioco riesce se non altro a mantenere una discreta atmosfera. Uscito sia per C64 che per Spectrum, con pochissime differenze.
Il successo planetario di Ghostbusters diede vita a una serie di videogame. Il primo è “Ghostbusters” (1984, Activision), in cui bisogna andarsene in giro con la mitica auto del team di cacciatori di fantasmi catturando spiriti malvagi. Sul C64 il gameplay è estremamente ripetitivo, ma la grafica per l’epoca era abbastanza avanti sui tempi. Buone anche le inconfondibili musiche, tratte dal film. Il gioco venne realizzato per parecchie piattaforme, oltre al C64 e allo Spectrum: Atari 2600, NES, Sega Master System, Amstrad CPC, MSX.
“Gremlins” (1984, Atarisoft) è un porting per C64 dell’Atari 2600 ispirato al Gremlins di Dante; ne mantiene quindi il gameplay minimale, anche se la grafica non è del tutto disprezzabile. Una versione stile “avventura grafica” (una sorta di gioco di ruolo per computer, fatto da testo e immagini, molto diffuso negli anni ‘80) fu realizzata nel 1985; “Gremlins: The Adventure” (1985, Adventure International) è un ottimo esempio del genere per il C64 e gode di buone conversioni per Spectrum, Amstrad CPC e Commodore Plus/4.
La Lucasfilm fece fortuna grazie alla saga di Indiana Jones. Quando il mercato dei videogiochi cominciò a prendere piede, creò una succursale dedicata a questa attività rilasciando una manciata di titoli, alcuni dei quali di culto. La saga di Indy però, tranne qualche eccezione, non fu trasposta con abbastanza attenzione. A parte quel “Raiders Of The Lost Ark” uscito per Atari 2600, il primo esperimento in merito fu “Indiana Jones in The Lost Kingdom” (1984, Lucasfilm) per C64, spin-off della serie che si caratterizzava per un impianto enigmistico ma che lasciava a desiderare sotto il profilo estetico e del divertimento.
Un’altra saga di successo, quella di 007, diede vita a una serie di videogiochi. Tra i primi si segnala “James Bond” (1984, Parker Bros), uscito inizialmente per Atari 2600 e poi per C64. Le due versioni presentano minime differenze e risultano abbastanza risibili, specialmente sotto il profilo grafico.
Poteva l’A-Team sfuggire alla moda dei videogames? Ovviamente no! Peccato che la licenza del telefilm se la accaparri la misconosciuta Courbois Software e ne realizzi nel 1985 una conversione per C64 a dir poco pietosa. A parte la grafica, ai minimi storici, non si capisce perchè la casa produttrice abbia deciso di impostare il gioco in modo che il giocatore debba cercare di colpire l’A-Team, rappresentato dalle facce volanti dei quattro protagonisti! Una bizzarria ignobile, tra l’altro controproducente.
“Blade Runner” (1985, CRL Group) è solo lontanamente ispirato al Blade runner di Scott, da cui riprende esclusivamente la colonna sonora di Vangelis e la sparatoria in mezzo alla strada. Un titolo trascurabile. Uscito per C64 e Spectrum.
“Friday the 13th” (1985, Domark) è un gioco per C64 ispirato dalla serie di Venerdì 13. Graficamente è pietoso e riporta alla mente i giochi per Atari 2600, tuttavia ogni volta che Jason ammazza un villeggiante compare una schermata splatter decisamente ben fatta, accompagnata da un urlo terrificante. Peccato per la musica insopportabile; comunque ha un certo fascino funereo! Ne esistono conversioni per Spectrum e NES.
Il classico per ragazzi I Goonies viene trasposto nel 1985 dalla Datasoft, che ne realizza un misto tra platform e enigmistica, generalmente ben considerato tra i fan. Gustose le grafiche sia per C64 che per Spectrum. Una curiosità: la chiacchierata scena della piovra, tagliata dalla versione italiana del film, è presente nel videogioco! Ne esiste un porting per Amstrad CPC, Commodore Plus/4 e MSX.
“The Rocky Horror Show” (1985, CRL Group) è una trasposizione del musical/film Rocky Horror Picture Show, probabilmente fatta senza averne i diritti, vista la modifica del titolo. Eppure il gioco è abbastanza fedele al film e si segnala per un’ottima grafica (sia su C64 che su Spectrum) e per una buona giocabilità. Ne esiste una rara versione per C128, che differisce per una grafica migliore, nonchè una per Amstrad CPC.
A chiudere il biennio, ci pensa il secondo episodio per computer ispirato alla famosa saga di 007. “A View To A Kill” (1985, Domark), tratto dal film Agente 007- Bersaglio mobile con Roger Moore, è stato da molti giudicato un passo più lungo della gamba; se infatti si nota la volontà di fare un gioco complicato, che riunisce diversi stili in un unico videogame, è altrettanto vero che il risultato finale non rispecchia le aspettative e risulta un pasticcio di difficile giocabilità e dalla grafica approssimativa. Pessima la versione per C64, ma non va meglio con quella per Spectrum (che addirittura tenta un primitivo approccio in 3D in un livello). Ne esistono anche versioni per MSX e Amstrad CPC.
LA MANIA SI DIFFONDE (1986-1988)
Nel 1986 la moda comincia veramente a prendere piede e le case produttrici puntano ad accaparrarsi i diritti dei più svariati blockbuster. Il C64 nel periodo regna incontrastato, quindi d’ora in avanti prenderò in considerazione il suddetto come principale metro di giudizio dei giochi.
Poteva Cobra con Stallone scappare a una trasposizione in videogioco? Ovviamente no! Così nel 1986 la Ocean, casa che di lì a breve si specializzerà nei remake videoludici dei film, lo trasforma in un platform in cui Sly deve andarsene in giro per vari quartieri a sparare ai malviventi. La grafica colorata e la musica ripresa dal film non bastano però a supplire a una giocabilità mediocre. Meglio la versione per Spectrum. Ne esiste una anche per Amstrad CPC.
La Ocean nel 1986 mise insieme anche altre frettolose trasposizioni da vari blockbuster. La prima fu quella di Highlander. Caratterizzato da una buona schermata introduttiva e da una cover di “It’s A Kind of Magic” dei Queen, il gioco era però una mezza ciofeca e scontentò tutti. Non andò meglio neanche con le conversioni per Spectrum e Amstrad CPC.
Lo stesso vale per "Miami Vice", di cui si salvano solo le discrete musiche; grafica e giocabilità da dimenticare, sia su C64 che su Spectrum. Disponibile anche per Amstrad CPC.
Con “Rambo: First Blood Part II” la Ocean invece aggiusta il tiro e crea un buon sparatutto, fluido e scorrevole, seppur caratterizzato da una grafica piuttosto primitiva, a parte la bella schermata di caricamento che riprende il poster del film; buone invece le musiche. Ancora più minimal la versione per Spectrum ZX, simle quella per Amstrad CPC.
In concorrenza con la Ocean, la Electric Dreams invece lo stesso anno propone le proprie versioni di Ritorno Al Futuro (“Back To the Future”) e Aliens – Scontro finale (“Aliens”); mentre col primo fallisce piuttosto clamorosamente a causa di grafiche scarse e giocabilità altrettanto pessima, col secondo realizza un buon sparatutto con grafica in soggettiva, rinomato per la buona atmosfera di tensione durante il gameplay. Ne esistono versioni anche per Spectrum, Amstrad CPC, MSX e Commodore Plus/4.
Curiosamente, l’anno dopo (1987) uscì anche un altro gioco tratto da Aliens – Scontro finale e intitolato in modo omonimo, tramite Activision. Il gioco ottenne un buon successo, rivelandosi molto aderente al film e azzardando alcune grafiche in 3-D ante-litteram, che culminavano nello scontro con la feroce Regina Madre degli alieni.
La Activision nel 1986 si rende pure responsabile della trasposizione di Howard e il destino del mondo (“Howard The Duck”), uno dei film anni ’80 in assoluto da me più vituperati. Il gioco è poco meglio, infatti a parte la discreta grafica il gameplay è ben poca cosa. Praticamente identiche le versioni per Spectrum e MSX.
L’annata si conclude con “Nosferatu The Vampyre” (Macmillan), versione videoludica più o meno ufficiale del Nosferatu herzoghiano. Trattasi di un gioco di esplorazione in isometrico, in cui bisogna aggirarsi per il castello del noto vampiro stando attenti a pericoli e collezionando oggetti, fino a confrontarsi col Conte. La grafica è stranamente monocromatica in tutte le 3 versioni (C64, Spectrum e Amstrad CPC), rendendole tutte molto Spectrum-style. Pur avendo una giocabilità appena sufficiente e pur soffrendo di una certa monotonia, il gioco si salva grazie alle atmosfere lugubri.
Il 1987 fu un altro anno “caldo” per la moda dei giochi tratti dai film. La sempre lungimirante Ocean si accaparra Grosso guaio a Chinatown e Corto circuito, facendo uscire rispettivamente gli omonimi “Big Trouble In Little China” e “Short Circuit”. Il primo era una ciofeca di rara inutilità, imprigionato in un gameplay inesistente e in generale vittima di una trasposizione frettolosa, atta esclusivamente a lucrare sul successo del film; il secondo era invece appena discreto, un mix tra gioco d’azione e quiz da risolvere, dalla discreta grafica. Entrambi disponibili in versioni simili per Spectrum e Amstrad CPC.
Sempre per Ocean, si segnalano un altro fail ma anche un win: “Top Gun” e “Platoon”. Laddove il primo si rivela un penoso gioco di simulazione aerea, noioso come pochi e ben lontano dal Top Gun di Scott, l’adattamento del Platoon di Oliver Stone è invece un gran bell’action dalle musiche notevoli e dalla grafica altrettanto curata, segno che quando voleva la Ocean riusciva a fare anche buoni lavori. Il gioco è talmente un successo che viene subito esportato anche alla quasi totalità delle piattaforme; oltre ai soliti Spectrum e Amstrad CPC, pure ai nuovi arrivati Amiga e Atari ST nonché una versione in MS-DOS per PC.
Charles Bronson, finora sfuggito alla trasformazione in pixel, viene catturato dalla Gremlin Graphix che butta fuori “Deathwish 3”, tratto dal terzo, sanguinario episodio della serie de Il giustiziere della notte. Il gioco si rivela altrettanto truculento, uno shoot ‘em up volto al massacro totale, seppur piuttosto insulso nel complesso.
La Gremlin Graphix è anche responsabile del pessimo “Masters Of The Universe: The Movie”, tratto dal film con Dolph Lundgren I dominatori dell’universo, a sua volta tratto dal celeberrimo cartone animato “He-Man”, una sorta di sparatutto dalla grafica approssimativa, di certo non al passo con la concorrenza. Per completezza citiamo anche gli spin-off della US Gold “Masters Of The Universe: Super Adventure”, un’avventura grafica nello stile del periodo, nonché “Masters Of The Universe: The Ilearth Stone”, un platform di discreta fattura, tutti disponibili anche per Spectrum.
Sempre in tema cartoon, citiamo brevemente “BraveStarr” (Go!), dall’omonima serie TV, uno shoot ‘em up di poco conto uscito sia per C64 che per Spectrum.
Il nostro Franco Nero, interprete del ninja-movie L’invincibile ninja, viene pixellato per “Enter The Ninja” (Mastertronic), picchiaduro piuttosto primitivo che scompare ben presto nell’oblio.
Sempre in tema arti marziali, la Microdeal realizza (solo per Amiga questa volta) “The Karate Kid Part 2”, picchiaduro abbastanza fedele al film, caratterizzato da una grafica colorata e da musiche in verità abbastanza snervanti.
La US Gold si accaparra “Indiana Jones And The Temple Of Doom” (da Indiana Jones e Il tempio maledetto) ma sfrutta male l’occasione, con un tie-in abbastanza elementare e opaco, dove non basta certo la tipica musica della saga a risollevare gli animi. Piuttosto deludenti pure le altre versioni, anche se d’altronde già l’arcade da sala giochi non era un granchè.
Chiude l’annata “Skate Or Die” (Electronic Arts), che sembra apparentemente ispirato dal film Thrashin’ – corsa Al massacro, specialmente nella lotta sugli skate dove bisogna colpire l’avversario con un remo da barca e nel look punkeggiante dei protagonisti.
Nel 1988 esce un’altra manciata di titoli tratti dai maggiori film di successo dell’anno. La Ocean ovviamente rimane in prima linea, rilasciando “Rambo III”; il gioco non differisce tanto dal secondo episodio, mantenendo grafiche e gameplay simili e deludendo le aspettative, tuttavia viene inspiegabilmente convertito a una miriade di piattaforme, oltre al C64: Spectrum, Amstrad CPC, MSX, Amiga, Atari ST, MS-DOS e pure alla nuova consolle Sega MegaDrive.
Il blockbuster Chi ha incastrato Roger Rabbit? (“Who Framed Roger Rabbit?”) viene realizzato da Buena Vista Software con le migliori intenzioni, creando un interessante mix tra action, platform e adventure che segue la trama del film offrendo molte gag e animazioni, supportate da una bella grafica; purtroppo ne risente il gameplay, sia sulla versione C64 che su quella Amiga e Atari ST.
Il fantasy Willow subì una trasposizione come avventura grafica sia per C64 che Amiga e Atari ST, con esiti disastrosi, anche a causa di tempi di caricamento leggendari. Da dimenticare subito.
Schwarzy arriva sugli schermi dei videogiocatori tramite Activision, con Predator. Il gioco si lascia ricordare per una buona grafica e un buon gameplay, nonostante una difficoltà elevata. Le versioni per C64, Spectrum e Amiga non presentano grosse differenze e si mantengono tutte su un livello più che discreto.
Nel 1988 si verifica nel mondo videoludico anche un ritorno di fiamma delle saghe di Guerre Stellari e di Star Trek, con vari titoli usciti per la Domark, nel dettaglio: “Star Wars”, “Star Wars: Return Of The Jedi”, “Star Wars: The Empire Strikes Back” (che ricalcano i 3 episodi della saga, a cavallo tra arcade e simulazione in 3-D), disponibili per tutte le principali piattaforme, mentre per la sola Amiga esce “Star Trek v1.0” (Twisted Images), simulazione di volo dallo scarso successo.
In calce al capitolo, obbligatorio citare il celebre “Splatterhouse” (1988, Namco), uscito come arcade e poi sulle console Sega (con anche 2 seguiti). Il protagonista di questo picchiaduro splatter indossa una maschera uguale a quella di Jason Vorhees (della serie Venerdì 13) e nel gioco si notano citazioni più o meno palesi da vari horror, tra cui Poltergeist, La casa 2, The Toxic Avenger, Creepshow 2 (episodio “La zattera”).
Inoltre le musiche di tutti e tre gli episodi sono spesso ispirate dalla soundtrack di Quella villa accanto al cimitero di Fulci, in particolare il tema finale di “Splatterhouse 2”, che ricorda da vicino il “Tema Bambino” di Rizzati dal medesimo film.
LA GOLDEN AGE (1989-1991)
Con il C64 ormai spremuto al massimo delle potenzialità e lo sdoganamento definitivo dell’Amiga, dell’Atari ST e delle console giapponesi, la produzione di videogiochi tratti dai film diventa un business a tempo pieno, tanto che le case produttrici fanno a botte per accaparrarsi le licenze dei vari blockbuster. Si può quindi parlare di una vera “Golden Age” del fenomeno cine-videoludico, sia in termini di popolarità che di qualità. La quantità di titoli uscita in questo biennio è a dir poco imponente, quindi per forza di cose cercherò di riassumere il più possibile le varie analisi.
Nel triennio la Ocean diventa tra i leader del settore, seppur non sempre per la qualità dei prodotti meriti tale status. Tra i titoli più riusciti vanno segnalati: “Batman The Movie”, tratto dal Batman di Tim Burton (1989), straordinariamente buono sul C64 per grafica, musica e giocabilità, ma niente male nemmeno sulle altre piattaforme; Hudson Hawk (1991), ottima trasposizione in stile platform dell'Hudson Hawk con Bruce Willis, molto divertente e ben realizzata, specialmente sul C64; “Navy Seals” (1991), notevole mix tra platform e sparatutto con ottime grafiche e musiche; “Robocop” e “Robocop 2” (1989 e 1991), classici sul C64, meno sulle altre piattaforme, ma comunque validi sparatutto; “Terminator 2: Judgement Day”, tratto da “Terminator 2: Il Giorno Del Giudizio” di Cameron (1991), ottima commistione di stili, impreziosito da animazioni piuttosto strabilianti per l’epoca e ben riuscito su tutte le piattaforme; “The Untouchables”, tie-in del gangster-movie Gli intoccabili (1989), buon platform dalla bella grafica e dalla discreta giocabilità. Tra i titoli venuti fuori così-così (o disastrosamente, a seconda dei casi), la Ocean ha anche dato alle stampe: “Darkman” (1991) e “Total Recall” (1991- dal film Atto di forza), due platform/picchiaduro dalle strutture e dalla grafica simili, ma che soffrono di una certa imperizia di fondo, pur cercando di seguire a grandi linee le fasi salienti dei rispettivi film; “Night Breed” (1990- dal film Cabal), la cui confezione promuove David Cronenberg a protagonista ma che videoludicamente risulta un mezzo pasticcio di difficile digeribilità (meglio “Night Breed: The Interactive Movie” per Amiga, avventura grafica fedele al film e abbastanza intrigante); non ultimo, “Red Heat” (1991- Dal film Danko), ennesima trasposizione di un film con protagonista Schwarzy, decisamente brutta e ingiocabile, specialmente la versione Amiga.
Le altre case produttrici non stanno certo a guardare. La US Gold realizza il terzo capitolo della saga di Indy con “Indiana Jones And The Last Crusade” (1989), discreto platform avventuroso, di certo meglio del precedente capitolo; pure le versioni sulle altre piattaforme si lasciano giocare.
La US Gold realizza anche “Moonwalker: The computer game” (1989), trasposizione del noto film/musical con Michael Jackson; viene snobbato dai più, anche se personalmente lo trovai piuttosto spassoso e aderente alla trama del film, oltre ad avere parecchie canzoni di Jackson campionate nel gioco. Buone tutte le versioni, anche se l’arcade rimane la migliore.
La misconosciuta Starsoft Development Laboratories dà vita all’avventura grafica “Jaws” (1989), ispirata a Lo squalo spielberghiano, con discreti risultati, specialmente sull’Amiga. Ne esiste anche un’altra versione tipo sparatutto, ambientata ovviamente sott’acqua, dotata di fondali particolarmente psichedelici sul C64.
La Monarch Software azzarda un arcade/adventure tratto dal terzo capitolo di Freddy Krueger, Nightmare 3 - I guerrieri del sogno, semplicemente intitolato “A Nightmare On Elm Street” (1989). Il gioco è abbastanza divertente e include alcuni puzzle da risolvere, pur soffrendo di una grafica abbastanza arretrata. Disponibile solo sul C64.
Sempre in tema horror, la Starsoft Development Laboratories nel 1989 fa uscire un’avventura grafica ispirata da Psyco, che pare essere più divertente e atmosferica sul C64 rispetto alla versione Amiga, che dal canto suo offriva qualche schermata digitalizzata dal film, piuttosto ben fatta.
Anche “Zombi” della Ubisoft era un’ottima avventura grafica sia su C64 e Spectrum che su Amiga, caratterizzata da un’atmosfera tetra e ispirata con grande precisone allo svolgimento del cult romeriano.
Numerosi furono i blockbuster nel triennio in questione e di conseguenza altrettanto numerosi furono i tie-in prodotti dalle più svariate case di produzione di videogiochi. Nel mucchio si annoverano: “The Real Ghostbusters” della Activision (1989), piuttosto minimale già da arcade e per nulla migliorato nelle versioni da home-computer, seppur abbastanza spassoso sul C64; “Ghostbusters 2” della Activision (1990), dotato di bella grafica su tutte le piattaforme ma affossato da una pessima giocabilità; “The Running Man” della Grandslam (1989), tratto da L’implacabile, ennesimo gioco/film con protagonista Schwarzy, pessimo sotto quasi tutti gli aspetti nonostante un intro ben fatto; stessa malasorte, principalmente dovuta a una pessima giocabilità nonostante le buone grafiche, per altri prodotti quali “Beverly Hills Cop” (1990, Tynesoft), “Days Of Thunder” (1990, Mindscape, da Giorni di tuono), “Dick Tracy” (1990, Titus Software), “Gremlins 2: The New Batch” (1990, Elite, da Gremlins 2: La nuova stirpe), “The Hunt For Red October” (1990- Grandslam, da Caccia a Ottobre Rosso), “Predator 2” (1991- Image Works). Da segnalare anche “The Godfather” (1991, US Gold, da Il padrino), uscito solo per Amiga, che presentava grafiche spettacolari ma la cui giocabilità era pressoché nulla.
Andò meglio invece con le trasposizioni di: “Back To The Future” 2 e 3 (1990 e 1991, Image Works), tratte dai sequel di Ritorno al futuro, dalla bella grafica e dal gameplay molto vario e fedele ai film della serie; “The Neverending Story 2” (1990, Linel), tratto da La storia infinita 2, che riuscì sicuramente meglio del film stesso, grazie a grafiche di un certo livello, alta giocabilità e ottime musiche; “Arachnophobia” (1990, Titus Software), gioco dall’atmosfera abbastanza spooky in cui c’è da combattere l’invasione di ragni come appunto in Aracnofobia; “The Blues Brothers” (1991, Titus Software), platform coi celebri fratelli, colorato e spassoso; “Die Hard” (1990, Activision), dal celeberrimo Trappola di cristallo, adventure ben strutturato ed appassionante; non manca anche un tie-in del sequel, “Die Hard 2: Die Harder” (1991, Grandslam), che però vira sul versante sparatutto, con risultati solo discreti.
La saga di Star Trek non poteva non generare vari giochi e anche in questo triennio infatti si segnalano “Star Trek: The Next Generation” (1989, Micro Technologies) e “Star Trek: The Game” (1989, AGATron); entrambi sono usciti solo per l’Amiga e sono delle simulazioni di volo spaziale, pare di una certa qualità per l’epoca e per i mezzi a disposizione.
Stesso discorso per la saga di 007, di cui la Domark in particolare realizzò durante gli anni vari tie-in, alcuni più riusciti, altri meno. Nel periodo in questione uscirono: “Licence to Kill” (1989- Da 007 Vendetta privata), il miglior gioco della serie, uno sparatutto piuttosto dinamico, specialmente nella spassosa versione C64; “The Spy Who Loved Me” (1990 - Da 007 La spia che mi amava), divertente gioco in cui la maggior parte dell’azione si svolge a bordo di un’auto, decisamente godibile; la versione Amiga di “Live And Let Die” (1989- Da 007 Vivi e lascia morire), non dissimile da quella del C64; segnaliamo pure lo spurio “James Bond: The Stealth Affair” (1990, Interplay Productions) per Amiga, spin-off della serie, realizzato come avventura grafica point-and-click, decisamente ben fatto.
La Flair Software invece si concentrò sulla figura della nota presentatrice/attrice Elvira (Cassandra Peterson), realizzando ben 2 giochi ispirati sia dal personaggio che dal film Una strega chiamata Elvira: “Elvira: The Arcade Game” e “Elvira: Mistress Of The Dark”, entrambi del 1991. Se il primo è un classico mix tra arcade e platform, il secondo è un adventure con vari puzzle da risolvere, che viene tenuto in alta considerazione sia dai fans del C64 che dell’Amiga.
Pure un simbolo dei primi anni ’90 come le Tartarughe ninja, presenti sia al cinema che in cartoon, non sfuggono alla moda dei videogiochi, finendo protagoniste di tre giochi nel 1991, “Teenage Mutant Ninja Turtles” (1990, Ultra Software), “Teenage Mutant Hero Turtles” (1990, Image Woks/Mirrorsoft) e “Teenage Mutant Hero Turtles: The Coin-Op!” (1991, Konami). Dei tre il migliore è indubbiamente il terzo; trattasi in tutti i casi di picchiaduro arricchiti da alcune trovate abbastanza divertenti, d’altronde la saga ben si adattava ad essere trasposta in videogame.
Per chiudere questo triennio, citerei il curioso “Spaghetti Western Simulator” (1990, Zeppelin Games), che come si evince dal titolo si ispira ai nostrani spaghetti western muovendosi su una struttura da sparatutto ambientato nel Far West.
ULTIMI FUOCHI: INNOVAZIONE E DECADENZA (1992-1994)
L’ultimo biennio analizzato è quello dove le classiche macchine da gioco, su tutte C64 e Amiga, cominciano a perdere popolarità, soppiantate dalle consolle giapponesi più moderne e dal PC. Le case produttrici cercano di mungere la vacca fino all’ultimo, rilasciando anche qualche buon prodotto, specialmente grazie ai nuovi modelli Amiga (come l’Amiga AGA), più evoluti tecnologicamente.
E così per Amiga e PC troviamo le ottime avventure grafiche “Dune” (1992, Virgin Games) e lo spin-off “Dune II: the Battle For Arrakis” (1993, Virgin Games), entrambe ispirate al cult di Lynch Dune; “Indiana Jones And The Fate Of Atlantis” (1993, US Gold), spin-off della serie spielberghiana divenuto famosissimo negli anni (ne esiste anche una versione stile arcade del 1992 disponibile su tutte le piattaforme, ritenuta però una ciofeca); “Star Trek: 25th Anniversary” (1994, Interplay), ben valutata dalla maggior parte degli appassionati.
Sul versante picchiaduro, platform e sparatutto, pochi i titoli, seppur qualcuno degno di nota. In ritardo sul film, esce “Lethal Weapon” (1992, Ocean - da Arma letale), che include elementi platform ed è uno degli ultimi titoli decenti della Ocean; “Alien 3” (1992, Virgin Games), dal film di Finch; “The Addams Family” (1992, Ocean), divertente e colorato platform; stesso dicasi per “Hook” (1992, Ocean), dall'Hook con Robin Williams; il discreto sparatutto “Robocop 3” (1992, Ocean), che chiude la saga del poliziotto bionico; “Cool World” (1992, Ocean - Da Fuga dal mondo dei sogni), mix tra platform e shoot ‘em up, dalle grafiche piuttosto curate. Citiamo anche “Elvira II: The Jaws Of Cerberus” (1992, Flair Software), spin-off della saga di Elvira, un’adventure di ottima qualità. Tutti titoli disponibili per la maggior parte delle piattaforme: C64, Amiga, Spectrum e in alcuni casi anche per alcune console della Sega o per l’Atari ST.
Per Amiga troviamo anche i pessimi “Batman Returns” (1993, Konami), tie-in del secondo capitolo del Batman burtoniano; la discreta avventura grafica “Plan 9 From Outer Space” (1992, Gremlin Graphics), tratta dal cult trash di Ed Wood; “Jurassic Park” (1993, Ocean), sufficiente mix tra sparatutto e adventure; “T2: The Arcade Game” (1993, Virgin Interactive), tratto dal Terminator 2 di Cameron, sparatutto/arcade vecchio stile, di buona fattura; il mediocre picchiaduro “Bram Stoker’s Dracula” (1994, Psygnosis), che violenta il bel film di Coppola; l’orripilante “Cliffhanger” (1994, Psygnosis), ufficialmente decretato uno dei peggiori giochi usciti sull’Amiga, roba da far venire un colpo anche a Sly Stallone; un altro obbrobrio targato Psygnosis del 1994 che vede tornare sugli schermi dei videogiocatori il mitico Schwarzy, “Last Action Hero”; per concludere, il mediocre “Universal Soldier” (1994, Ballistic Accolade), che uscì solo per le console Sega Genesis e Megadrive.
CONCLUSIONE
Così si conclude l’epopea cine-videoludica che rese magico quel periodo tra anni ’80 e ’90. Personalmente preferivo la creatività dell’epoca nel trasformare i film in videogiochi, piuttosto che l’aridità di idee del cinema d’oggi, costretto a ricalcare i videogiochi per creare un film… Progresso? Esigenze commerciali? O semplicemente sono cambiati i tempi? Domande retoriche e forse inutili, ma che oltre a far riflettere fanno tornare una certa nostalgia per i tempi che furono…
APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO HERRKINSKI
8 Aprile 2013 18:04
8 Aprile 2013 18:19
8 Aprile 2013 22:27
Grazie Herrkinski
9 Aprile 2013 00:12
Mi fa piacere comunque che chi ha vissuto il periodo abbia apprezzato lo spirito dello speciale e spero che chi non l'ha vissuto possa comunque trovarlo interessante ;-)
9 Aprile 2013 16:10
Uno speciale che mi ha riportato indietro nel tempo.
Bravo Herrkinski!
10 Aprile 2013 12:43
Anche io sono orgoglioso di aver vissuto l'epoca d'oro dei computer casalinghi e delle varie trasposizioni cine-computerecce (ancora apprezzabili grazie agli emulatori). Come non citare Commando per C64, con la mitica musichetta di Rob Hubbard durante gli hi-score.
22 Aprile 2013 10:51
comunque consiglio di leggere anche questa pagina di Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/E.T._(videogioco)
7 Ottobre 2017 09:21
14 Agosto 2021 11:47
che a parte una grafica da bambini dell'asilo, era diventato leggendario perchè funzionava con comandi scritti in una sorta di "linguaggio macchina formulare per il Fantasy" che non era vero e proprio "inglese letterario" ma piuttosto una catena di ordini semplificati "kill troll with sword"
e ovviamente l'unica maniera di venirne a capo era acquistare riviste cartacee che "suggerivano" alcune cosiddette "frasi" da copiare.
Lo segnalo solo per eventuali rimandi alla trilogia di Peter Jackson giacché non aveva nessun punto di contatto con il Signore degli Anelli parte prima animato da Ralph Bashki nel 1978 nè con altre animazioni tratte dal romanzo di Tolkien
quindi, diciamo, un videogioco del 1982 che rimanda a un film del 2012...