Decoder - Film (1984)

Lo Zeitgeist della controcultura berlinese degli anni Ottanta in una distopia metropolitana tetra e profetica - i condizionamenti psichici verso consumismo e massificazione indotti dai MacDonalds con la loro “muzak” – che si appropria delle visioni lisergiche di Burroughs e delle disturbanti sperimentazioni visive della video-art iniettandole in un livido scenario monocromatico riconducibile ad uno stile amatoriale (gli interpreti sono quasi tutti non attori). Dialoghi sparuti come di nordico rigore e musiche underground di Soft Cell, Einsturzende Neubauten, The The.

Controcultura e controinformazione, il riemergere del diverso e dell'inatteso in un Landschaft post-ideologico di omologazione pressoché totale, la ribellione titanica di un Prometeo industrial (Einheit) contro un commissario orwelliano (il Rice dei corti kerniani) e la muzak da fast food che ottenebra le menti e spinge al consumo di massa. Lo si guarda oggi con una punta di tenerezza che deriva dalla troppa disillusione, ma questo manifesto della Germania underground (con O.S.T. stellare e Christiane Felscherinow come magnetica coprotagonista) funziona.