il Davinotti

Nello laboratorio bunker, in un bosco indeterminato, hanno luogo le schermaglie, via via amorose, tra il programmatore Domhnall Gleeson e l'inquietante-attraente totem d'intelligenza fluida, l'umanoide Ava, con l'enigmatica misura di Alicia Vikander, creatura ingegneristica dell'amministratore delegato del motore di ricerca Blue Book, il Nathan Bateman di un ottimo Oscar Isaac; creata per superare l'automatismo e generare pensiero casuale, l'intelligenza anticipatrice e nutrice del caos, Ava/Eva è una nuova coscienza senziente, dai lineamenti umanamente inconoscibili.

Il giornalista Christian Hansen riprende le indagini del collega Danny Casolaro, morto trent'anni prima in circostanze poco chiare, proprio mentre stava cercando di far luce sul complotto più contorto della storia americana. Fra personaggi ambigui e inquietanti, (dubbie) testimonianze eclatanti e colpi di scena più o meno plausibili, la docuserie si dimostra un'avvincente ma lacunosa discesa nella tana del bianconiglio, più valida come esempio di quanto sia facile farsi ammaliare da certe teorie cospirazioniste che non come precisa investigazione true crime. Singolare quanto ombrosa.

Giovane e bella scrittrice in crisi si ritrova all'improvviso a dover scegliere tra due uomini (fortunella!). Prevedibile commedia che però meriterebbe almeno una visione, non foss'altro per la piacevole ambientazione che ben ricrea l'atmosfera festiva e il trio di protagonisti che, per quanto costretti in ruoli fondamentalmente privi di spessore, riescono comunque a fornire un'interpretazione abbastanza convincente. Il ritmo, d'altro canto, scorre lesto e i personaggi di contorno si rivelano un piacevole diversivo alla storia principale, vista tante altre volte altrove e meglio.

Aspira a essere un'esplorazione brutale della mente di un efferato serial killer, ma affonda nel compiacimento più che nella riflessione (come invece faceva l'ottimo Maniac di William Lustig). Esteticamente curato in certi momenti, il film spreca il suo potenziale artistico con una violenza gratuita e priva di contesto. Non è tanto inquietante quanto semplicemente stancante. C'è un’idea dietro, forse, ma sepolta sotto troppo sangue e troppo poco cinema. Quello che rimane è solo un sacco di noia e la speranza che la mattanza si concluda il più presto possibile.