Pig - La vendetta di Rob - Film (2021)

Un ex chef ritiratosi tra i boschi subisce il rapimento della sua maialina da tartufi; la reazione è tornare al proprio passato facendo emergere dolorosi trascorsi. Nonostante il titolo la vendetta è più oratoria che fisica, con un Cage sorprendente che interpreta in maniera dimessa ma efficace il tormentato protagonista. Una narrazione interessante che culmina con un finale lievemente spiazzante.

Rob deve ritrovare il suo maiale rubato, fedele compagno di vita nella casupola nei boschi appena fuori Portland. Un Nicolas Cage in grande spolvero è assoluto protagonista di questo dramma raffinato, dal cast ristretto - bravi anche Wolff e Arkin - e dai pochi elementi - anzi, ingredienti - dosati alla perfezione. Una storia che racconta di perdita ed elaborazione del dolore, mai scontata né sentimentale, ancorata anzi a una disperazione sottile che non va oltre l'accettazione di una vita effimera. Un film da scoprire e da sentire.

Un uomo vive da anni rintanato in una capanna in mezzo al bosco con l'unica compagnia di una maialina da tartufi. Quando gliela rapiscono, si fa portare in città per rintracciarla... Lo spunto induce a prevedere una storia di vendetta fuori di testa nello stile consueto dell'attore protagonista ma il film imbocca una strada introspettiva del tutto diversa in cui la ricerca dell'animale si confonde con il confronto doloroso con il proprio passato. Una scelta spiazzante sostenuta in buona parte dall'interpretazione sommessa e trattenuta di Cage che si riscatta da tante prove infelici.

Un Cage atipico che coraggiosamente sceglie un copione meno banale del solito rivelando di non aver perso del tutto quelle capacità recitative che ne avevano caratterizzato l'inizio di carriera. Il racconto filmico sconta un'eccessiva lentezza e sceglie un epilogo che può non convincere a dovere ma ha il merito di illustrare la storia con un taglio personale, affrontando il vissuto sofferto del protagonista in modo meno scontato del solito. Wolff non proprio un portento ma discreta spalla.

Amare significa non dover mai dire oink oink. È il segreto di pulcinella che la filmografia di Cage costituisca oramai weirdopedia a sé. A dare ulteriore pimento alla curricolare costellazione dello stravagante, la sintesi superiore tra perle e porci: Cage maialino coraggioso va in città a riprendersi il suo salvadanaio. Mica vero che del maiale non si butta via niente: siamo alla cosmesi del narrativo nulla, a un revenge senza revenge che più vorrebbe accattivare e più si presta al rischio polpettonite, che assesta l'interesse sullo zero virgola zero senza quasi mai smuoverlo da lì.

Un solitario cacciatore di tartufi (ed ex chef) ritorna in città per cercare il suo maiale rapito. Storia abbastanza curiosa, che se non fosse per i ritmi piuttosto lenti risulterebbe un buon film. Ben scritto e con dinamiche interessanti. A tratti sa essere introspettivo e triste. Nicolas Cage discretamente convincente. Regia efficace. Sconsigliabile per chi si aspetta azione d'intrattenimento.

Un ex chef di fama, in autoisolamento in una baita in mezzo ai boschi, vive procacciando tartufi per i gourmet di Portland grazie al fiuto di una maialina; quando questa verrà rapita, il padrone si metterà alla sua ricerca, chiedendo qua e là e inciampando in un passato per lui traumatico. Dato il presupposto, l'aura di un action/revenge si infrange in uno psicologismo antisistema e pseudo naturalistico che cavalca alcuni stereotipi su artificio e autenticità, con un Cage quasi irriconoscibile tra barba, capelli ed ematomi vari che, dimesso, filosofeggia e moraleggia a tutto spiano.