il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

IL TEATRO 5 AI DE PAOLIS
lo studio aperto che bruciò
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360409 commenti | 68461 titoli | 26977 Location | 14211 Volti

Streaming: pagine dedicate

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  • Film: Lezioni di volo (2007)
  • Luogo del film: La sinagoga nella quale Apollonio (Miglio Risi) va a pregare
  • Luogo reale: Kochi: Paradesi Synagogue, Synagogue Lane, India, Estero
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  • Film: Lezioni di volo (2007)
  • Luogo del film: La fermata della metropolitana nella quale Apollonio (Miglio Risi) e Curry scendono prima di raggiun
  • Luogo reale: Mumbai: Hazarimal Somani Road, India, Estero
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Maurizio Toran

    Maurizio Toran

  • Andrea Zalone

    Andrea Zalone

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Dave hill
È un John Waters lontano dagli esordi, meno underground, sperimentale, "disgutoso" e provocatore. Eppure questa commedia nera mainstream che può permettersi una straordinaria Kathleen Turner, non perde un'oncia del gusto dissacrante e caustico tipico del regista. Presi di mira la famiglia tradizionale perfettina e tutta apparenza, gli ipocriti rapporti di buon vicinato, la manipolazione dell'opinione pubblica da parte dei media e il sistema giustizia. Si ride molto, soprattutto al processo dell'impunita mamma serial killer.
Commento di: Siska80
Il fratello di uno stimato avvocato uccide un uomo e cerca di sfuggire alla meritata prigione con l'aiuto di... Drammone all'antica (vedasi il finale con tanto di "reunion" familiare, un indigesto trionfo dei buoni sentimenti) che però merita almeno una visione grazie alla bravura dei due interpreti principali maschili (i quali prestano il volto a personaggi diametralmente opposti) e alla tensione via via crescente scandita da un ritmo regolare. Certo, un epilogo meno banale sarebbe stato gradito, ma nel complesso si tratta di una pellicola accettabile e diretta con mano sicura.
Commento di: Harden1980
Un adolescente della provincia americana viene coinvolto suo malgrado dal fratello più grande in un giro di spaccio di stupefacenti, ma avendo del talento per lo sport si trova a un bivio. Bel dramma sostenuto da un buon cast e da ottime ambientazioni che sottolineano lo squallore di vite al margine del profondo sud dell'America, dove i più deboli cedono a dinamiche illegali e hanno ben poche occasioni per riscattarsi. Una riflessione sul sistema americano ormai al collasso che lascia intravedere però un barlume di speranza in quel sogno USA in cui sono in molti ancora a credere.
Commento di: Gold cult
Buon episodio breve, senza nulla di davvero memorabile ma comunque ben condotto. In clima da wargames (si simulano gli attacchi dei cattivoni anti americani, sperando che tutti se la bevano...) un antagonista borioso che si crede intelligente ne combina in realtà una più di Bertoldo nel commettere un omicidio per proteggere suo figlio (in realtà gli interessa il suo onore) e al nostro non resta che risalire pazientemente le tracce. Non male le parentesi spiritose con Cane e quelle teneramente umane col bimbo prodigio. La moglie della vittima molto innamorata, ma poco affranta.
Commento di: Dave hill
Buon film che mescola musical e horror. Il blues consola, unisce ma attira... il diavolo (che poi è un vampiro). Dura tanto, forse troppo, ma alla fine della visione non si resta a bocca asciutta. Nel calderone, segregazione razziale e fratellanza, proibizionismo e affari illeciti, magia nera e un titty twister nel Mississippi degli anni Trenta con vampiri tradizionali (aglio, paletti, luce solare, ingresso solo su invito).
Commento di: Siska80
Una giovane (e bella) rivive per magia il Natale dell'anno precedente nella speranza di tenersi stretto l'attuale ex... Poco importa se la trama è impossibile, quello che più interessa è lo spunto di riflessione che vien fuori dall'intreccio e che ci fa capire come a volte la felicità sia più vicina di quanto non si creda e possa giungere da chi meno la si aspetta. Certo, a conti fatti non un film trascendentale, ma comunque meritevole della visione, non foss'altro per la simpatia del triangolo amoroso protagonista (si tifa per l'uomo "giusto" e infatti il lieto fine non delude).

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Bisogna capirli, gli americani e il loro cinema: ci vedono allo stesso modo da sempre, e quando si tratta di film di facile consumo come in questo caso non è logico pretendere che rinuncino a stereotipi cui sono affezionati e che dipingono gli italiani a metà tra la simpatica presa in giro e il folklore. Per un film quasi per intero ambientato nella solare cornice di Capri (ripresa in modo eccellente e ci mancherebbe, considerato il budget investito), con maestranze e qualche attore di casa nostra, non ci si aspetti quindi che si affronti la descrizione dei personaggi rinunciando...Leggi tutto a luoghi comuni, che d'altra parte vengono aggravati dall'uso del dialetto napoletano per doppiare tutti gli italiani presenti in scena o quasi (come fare altrimenti però, per differenziare gli americani - che parlano in perfetto italiano - dai capresi senza ricorrere a sottotitoli?).

Per questo sequel il regista Paul Feig cambia insomma completamente l'ambientazione, che era profondamente statunitense, per trasferire le due protagoniste a Capri, dove Emily (Lively), liberata di prigione da avvocati evidentemente molto in gamba, dovrà sposare il prestante e ricchissimo Dante Versano (Morrone). E con sprezzante sfacciataggine chi pensate che avrà il coraggio di invitare alla cerimonia? Proprio Stephanie (Kendrick), la donna che l'aveva spedita in carcere e che, raccontando in un libro la loro storia, ha guadagnato gloria e denaro. Naturale che Stephanie non accetti, ma il ricatto di Emily (hai sfruttato la mia immagine senza il mio permesso, ti denuncio) la costringe a partire.

Attenzione però: nel lussuoso albergo dove alloggiano gli ospiti, tra i quali pure Sean (Golding), l'ex marito di Emily che condivide con lei un figlio, avverrà un delitto in doccia, immediatamente derubricato dagli investigatori a incidente domestico... Stephanie comincia a capire che il rischio di finire in una trappola ordita da chi non può che logicamente pensare di vendicarsi è alto, e di certo non l'aiuta a sentirsi tranquilla un'agente dell'FBI decisamente pasticciona.

Perché è chiaro che tracce di commedia sono sparse un po' ovunque e che un film del genere non può e non va preso troppo sul serio. Gioca coi generi, li sfrutta piegando la complessa trama gialla (che nell'ultima parte si fa anche non facilissima da seguire) allo strano rapporto che lega le due donne e che già era all'origine del successo del primo capitolo: la Kendrick e la Lively hanno caratteri diversissimi e non si capisce mai chi delle due sia la più furba o chi prende in giro chi. Nonostante l'ovvio sentimento di avversione reciproca dovuto al finale del primo film, le due protagoniste ridono insieme, scherzano, stabiliscono una complicità che - almeno per chi conosce quanto avvenuto in precedenza - non può che apparire folle, irreale, ancor meno credibile del carrozzone che le due guidano tra macchiette improbabili e figure di dubbio gusto (si veda Elena Sofia Ricci nel ruolo della madre dello sposo).

Il clima scanzonato indica gli strampalati contorni del progetto, da prendersi per quel che è senza rammaricarsi degli evidenti difetti, godendosi le sempre buone performance delle due protagoniste e cercando, nel caos generale, di seguire l'intreccio giallo con nuovi colpi di scena garantiti da una soluzione assai contorta. Tra un faraglione e una piazzetta, nel frattempo, ci s'infila pure la fontana di Trevi, tanto per gradire. Le canzoni di Noemi in apertura e di Angelina Mango in chiusura confermano le alte quote di partecipazione italiane presenti.

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Il mondo della boxe continua a offrire grandi storie di redenzione e coraggio, quasi sempre condite – come in questo caso – da uno spirito popolare che ben si addice a uno sport diverso da tutti gli altri. THE FIGHTER racconta la storia (vera) di Micky Ward (Wahlberg), peso welter con un fratellastro ingombrante, Dicky (Bale), più vecchio di nove anni e, tempo prima, pugile a sua volta, già idolo di Lowell (Massachusets) per aver messo K.O. nientemeno che Sugar Ray Leonard. Ma poi per lui ci fu il ritorno a una dimensione molto più umana, fatta di eccessi e di una...Leggi tutto caduta nella tossicodipendenza (crack, per l'esattezza), che lo portò a dedicarsi anima e corpo all'allenamento di Micky, ancor più forte di lui e con la testa a posto.

La vita in una famiglia in cui la madre Alice (Leo) e il padre (McGee) devono tenere a bada ben nove figli (gli unici maschi sono Micky e Dicky) è stressante, e per Micky lo è ancora di più avere di fianco un fratello decisamente fuori di testa come Dicky, la cui psiche è stata con tutta evidenza distrutta dall'abuso di droghe. La madre, diventata la manager di Micky, gli procura incontri che non sempre sembrano poter essere i migliori e, quando uno di questi finisce male, Micky, nel frattempo messosi insieme con una bella barista del posto, Charlene (Adams), capisce che è arrivato il momento di cambiare vita, anche a costo di entrare in contrasto con la famiglia.

Una storia ben organizzata, diretta con mano esperta da David O. Russell, che rende al meglio l'atmosfera popolare nella quale sono inseriti i personaggi, tutti caratterizzati con gusto e sana veracità. Tra questi svetta Christian Bale, autore di una performance memorabile (giustamente premiata con l'Oscar per il miglior attore non protagonista, statuetta identica a quella guadagnata da Melissa Leo, brava ma assai meno incisiva): la naturalezza con cui dà vita al fratello su di giri e un po' scemo è in ogni situazione davvero rimarchevole e rappresenta il valore aggiunto di un film in cui comunque anche Wahlberg fa onestamente la sua parte. Spesso malinconico, disilluso, Micky è il volto buono del campione che non sempre sa quale sia la scelta giusta da fare, con la dolce Amy Adams a tenergli ottimamente testa per dare la necessaria tridimensionalità al personaggio.

Discretamente rappresentati gli incontri di boxe: lontani dal drammatico spettacolarismo di un ROCKY, convincono per il lavoro fatto sulle immagini, che assomigliano a quelle di una ripresa televisiva con tanto di piccoli disturbi; un passo originale in direzione del realismo per chi è abituato a vedere la boxe da casa. Si aspetta con trepidazione l'ultimo incontro, ma si capisce quanto i match non siano mai troppo centrali, all'interno di una storia che punta a raccontare altro e lo fa seguendo le coordinate del cinema americano più classico, confezionato senza sbavature e forte di una sceneggiatura solida, che individua bene gli snodi importanti scandendo al meglio il ritmo. L'ambientazione Anni Ottanta e Novanta è restituita con rigore e aiutata come sempre dalle musiche (“Dance Hall Days” dei Wang Chung, “Here I Go Again” dei Whitesnake, “Back in The Saddle” degli Aerosmith e molte altre, oltre a una “I Started a Joke” dei Bee Gees cantata in auto dai due premi Oscar).

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Non un sequel questa volta ma, visto anche un Keanu Reeves a mezzo servizio (e anche meno), uno spin-off, che s'intrufola nel mondo di John Wick sfruttando tangenzialmente l'idea del Continental (la catena di hotel di lusso in cui è proibito uccidere) e con più decisione quell'estetica laccata e raffinata mescolata all'azione turbolenta che sono marchi indelebili della saga. Reeves lo s'infila come marchio di garanzia certificato, presente molto di sfuggita (e semimuto) in una scena nella prima parte e in modo più decisivo e importante nell'ultima, quando...Leggi tutto agisce da “mediatore”.

Il prologo è poco centrato, con siparietti banalmente melodrammatici in cui padre e figlia si divertono sulla spiaggia e il carillon con la ballerina che appare insistentemente imponendosi come immagine simbolo del film. Quando poco dopo subentra l'azione esplosiva, con l'arrivo - nel castello dove i due vivono - di un manipolo di uomini in nero armati fino ai denti al servizio del losco Cancelliere cui dà il volto Gabriel Byrne, si rientra finalmente nel mondo "vero" di John Wick, nel quale da sempre si spara, si trucida, si bombarda, si vola e ci si mena a più non posso. Ma ancora il film non decolla: tutto troppo già visto, piatto... Bisogna aspettare la fatidica didascalia che ci riporta al presente (o meglio al 2019, a cavallo tra gli eventi del terzo e quarto capitolo) e l'entrata in scena della De Armas (la stessa bambina dell'incipit ormai diventata una donna, Eve Macarro) per cominciare a ingranare.

Le prime fasi sono tuttavia ancora un lungo percorso di iniziazione durante il quale la protagonista si allena a diventare una "ballerina" della Ruska Roma, scuola di danza - gestita da un donnone carismatico (Huston) - dove in realtà ci si trasforma in "guardie del corpo" molto particolari, con chiara licenza di uccidere. L'ha portata lì il buon Winston (McShane), il direttore del Continental di New York che l'ha aiutata dopo che nell'agguato iniziale il padre di lei era morto. Non le ci vorrà molto prima di incontrare sulla sua strada un uomo che sul braccio porta lo stesso simbolo di quello che Eve aveva visto sul braccio degli assassini di papà, al castello. Partirà alla volta di Praga, dove ha scoperto che le stanze del Continental ospitano un altro killer affiliato alla stessa “setta”, e da qui si ritroverà nello splendido paesino austriaco di Hallstatt (il nome esatto viene mantenuto anche nel film), dove si rifugia il Cancelliere, l'uomo a cui Eve ha giurato vendetta.

Tutta la seconda parte del film è ambientata sotto la neve nel magnifico borgo, i cui abitanti verranno sterminati allegramente dalla "Ballerina" in quella che si trasformerà in breve nella consueta carneficina esagerata. Il livello dell'azione salirà a livelli parossistici e tutto rientrerà con decisione, dopo una sparatoria selvaggia in un'armeria che ci aveva fatto pregustare la violenza selvaggia e sanguinaria tipica della saga, nei consueti binari dello spettacolo brutale di indicibile ferocia: un delirio di corpi maciullati, bucherellati, accoltellati, impiccati, fatti esplodere e massacrati a ritmo di videogame. Il finale coi lanciafiamme alza ulteriormente l'asticella e - almeno al cinema - le scene valgono il prezzo del biglietto.

La De Armas non ha modo di brillare granché al di là della prestanza fisica, gli altri fanno quel che devono e la regia tiene viva l'attenzione senza concedere un attimo di tregua (memorabile anche un comico scontro ravvicinato con piatti spaccati in testa). Gli appassionati della saga gradiranno, pur se qui latita parzialmente quella poesia rafforzata da una sorta di misticismo che si accompagnava a uno stile esteticamente elegantissimo e alla grandiosità scenografica, ritrovata in questo caso solo grazie ai suggestivi scenari sul lago ad Hallstatt.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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