Il personaggio di Elsa Martinelli ricorda sin troppo le ragazze acqua e sapone interpretate dalla stupenda Audrey Hepburn per non pensare che la cosa non sia stata voluta. Il film non è sicuramente tra i migliori di Monicelli, anzi a voler essere critici la storia è banalissima e anche la regia non è particolarmente felice. Il finale, scontatissimo, è pervaso da un buonismo esagerato. Si salvano solo le ottime interpretazioni della Martinelli e di Aldo Fabrizi.
Monicelli sfrutta il panoramico cinemascope per farci ammirare Roma in tutto il suo splendore anni 50 e per mostrare dialoghi a due (o a tre) personaggi senza l'uso del controcampo. La storia non è nuovissima (ricorda favole e film precedenti), ma lo stesso si segue con piacere, vuoi per i battibecchi tra Aldo Fabrizi e Virgilio Riento, vuoi per la freschezza e spontaneità della Martinelli. Per contro appaiono non troppo in parte Chiari e Ferzetti, troppo "uomini" e perciò poco credibili; sarebbe stato meglio un principe azzurro più "ragazzo".
Le vacanze romane di una ragazza romana: la sua città l'aveva vista soltanto dai finestrini del tram che la portava dalla sua modesta casetta alla scuola per dattilografe, e adesso, per uno scherzo del destino, può sfrecciare a bordo di una fuoriserie... Sceneggiatura smilza, rimpolpata da un buon gioco di equivoci, i richiami alla fiaba di Cenerentola sono volutamente espliciti (la fine dl ballo a mezzanotte...), ma saporiti quadretti familiari e lo spontaneo umorismo di Fabrizi scongiurano cadute nel... melassoso. Simpatico e fresco!
MEMORABILE: Gli intermezzi dell'esplosiva Abbe Lane, che danno colore e sapore d'epoca. Walter Chiari, sfortunato ma divertito e divertente.
La favola di Donatella che, da modesta impiegata romana, incontra e sposa il principe azzurro è un topos narrativo eterno e sempre riaffiorante nelle storie cinematografiche di ogni epoca. Il tema, da messinscena sofisticata; però non rientra nelle corde di Monicelli, molto più versato per la commedia realista e per la satira di costume. Il film, piuttosto piatto, prolisso e prevedibile ha comunque un garbo e una gentilezza che conquistano ed esibisce il fascino incantato della Roma di una volta. Manca, però, l'impennata geniale del grande regista.
MEMORABILE: La Martinelli è perfetta nel ruolo della "pricipessa"; ha fascino da vendere e un'eleganza innata; Fabrizi e Riento fanno da controcanto realistico.
Viene subito in mente Sabrina, ma mentre lì il tono favolistico è condotto magnificamente, qui l'inserto di elementi realistici rovina l'incanto e rende tutto inprobabile. Basta la scena dove la servitù della signora tratta Donatella (che è una dipendente e quindi alla loro pari) inspiegabilmente come una principessa. Ma quando mai... Oppure Donatella che parla e si comporta come una popolana a corrente alternata. Rimangono i siparietti umoristici di Chiari e Fabrizi e una magnifica Roma in cinemascope.
Una giovane tra emancipazione ed insidie societarie, una Cenerentola che prende a prestito abiti principeschi e deve rincasare entro mezzanotte… Nonostante l’accesa fotografia in Eastmancolor e gli esuberanti numeri canori di Abbe Lane, la commedia è spenta e banale, attenendosi ad un mero descrittivismo pronto a servire l’ovvietà del lieto fine. I ruoli da personaggi da commedia hollywoodiana cuciti addosso alla Martinelli e a Ferzetti cadono larghi, Chiari viene limitato e molto più brillanti sono i contributi di Fabrizi, Riento e Porelli. Però il regista avrà modo di riscattarsi presto.
MEMORABILE: Chiari che giustifica la foto ritagliata di Abbe Lane con la pubblicità dello sciroppo per la tosse che sta dietro; la servitù invitata a tavola.
Per due terzi una commedia brillante dai tempi perfetti a metà strada tra Colazione da Tiffany e Vacanze romane, poi lo sfarzo viene meno e il film ricade nell'ordinario, quasi anonimo incedere. Una giovane e quasi anonima (per l'età) Elsa Martinelli, novella pretty woman, si trova catapultata, grazie alla sua onestà, in un mondo che neppure avrebbe mai immaginato di frequentare. Un romanticismo da cartolina per una tappa minore ma non disprezzabile della filmografia di Monicelli.
Monicelli firma una commedia che, se non ci fossero Walter Chiari e Aldo Fabrizi (straordinaria la sua prova) sembrerebbe quasi una produzione americana. Film che scorre liscio e piacevole, ma sul giudizio pesano un montaggio impreciso e soprattutto un pessimo finale. Peccato, l'operazione era ammirevole, anche se il tema della povera ragazza che entra di colpo nel bel mondo non è certo nuovo.
Monicelli di prammatica esalta una Cenerentola che plana sul morbido. Sembra però tutto troppo semplice per la ragazza del popolo (che non parla romanesco), fidanzata con un benzinaio milanese (sic) e ammaliata da un Ferzetti in cappotto cammello doppiato seriosamente addirittura da Cigoli. Il qui pro quo ridotto al minimo viene vivacizzato giusto dal duo Fabrizi-Riento. La Martinelli fa quel che deve, senza grinze umorali, e tanto (poco) le basta per vincere l'Orso d'argento a Berlino.
In attesa di diventare il re della commedia al'italiana ma ormai conscio che il vecchio cinema comico del secondo dopoguerra era superato, Mario Monicelli si cimenta con una commedia sofisticata che poggia tutta sull'eleganza principesca di Elsa Martinelli e che vuole essere simile a quelle classiche hollywoodiane. Però il personaggio che rimane più impresso è il romanissimo Fabrizi, che qui è straordinario.
Mario Monicelli HA DIRETTO ANCHE...
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Il film dovrebbe essere uscito nel 1956.
Il visto di censura è del 5 Maggio 1956 (fonte ItaliaTaglia) e anche Imbd porta come prima internazionale il 2 Luglio 1956 al festival di Berlino e come prima italiana il 3 Ottobre dello stesso anno.
Tatti Sanguineti, presentando il film su Cine34, dice che la lavorazione fu interrotta per la morte nei primi giorni di lavorazione del padre di Elsa Martinelli
DiscussioneDusso • 20/05/24 09:11 Archivista in seconda - 1868 interventi
Da aggiungere al cast: Mariù Gleck; Pietro Chiassai; Luciano Fatur