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Homesick: La furia vendicatrice di un capo barbaro a cui hanno ucciso la promessa sposa provoca un’ecatombe… Da questo spunto sull’assurdità della violenza discende un peplum ingenuo e raffazzonato che si alza di livello con qualche scena di battaglia, allestita con la consueta professionalità degli artigiani del nostro cinema popolare. Purdom è al suo minimo storico, la Podestà se la cava con sguardi e décolleté; il migliore del dimenticabile cast è Lorenzon, in uno dei suoi tipici ruoli da cattivo.
MEMORABILE: Le sensuali danze delle fanciulle barbare.
Ramino: Non è un film. E' piuttosto, come ammette candidamente il protagonista, un omaggio al mondo del cinema attraverso godibili parodie tenute insieme da alcuni sketch con il fido Paci. Uno sberleffo in piena regola al modo di fare commedia in Italia (qualche frecciata all'amico Pieraccioni) con qualche buona trovata come quella di andare a trovare Pinocchio "da grande" e l'incontro con Salemme. Manca un po' di mestiere in quanto la regia è approssimativa, ma almeno Ceccherini ha l'onesta di dire veramente come stanno le cose.
Von Leppe: Inizia da una buona idea, essendo il rifacimento de L'invasione degli ultracorpi del 1956, con l'inserimento del cammeo di Veronica Cartwright protagonista dell'ottimo remake del 1978. Il film non è all'altezza dei due predecessori. Gli effetti speciali sono scarsi; anche la trama ben presto perde colpi inserendo, tra l'altro, persone immuni che fanno presagire il finale. Interessante, invece, l'intuizione sull'umanità malvagia e il contagio alieno, visto quasi come una cura.
Skinner: Stiracchiato all'inverosimile, noioso, poco divertente. Nuoce molto al film l'avere un Banfi sacrificato nel ruolo del gay, a metà tra la macchietta e il realistico-patetico. Dorelli in parte, Suma molto bella, alcuni buoni caratteristi sprecati in ruoli vicini alla comparsata. Trama che va avanti a scatti e che a tratti sembra improvvisata sul momento. Fotogafia mediocre e pessimo audio in presa diretta (difetto tipico di tanto cinema italiano anni 80) fanno il resto. Tra i peggiori di Steno.
Pigro: Storia di amici che negli anni 70 hanno dato vita a una radio privata in un paese della piana reggiana. Una sorta di "emilian graffiti" vagamente nostalgico e sottilmente retorico, capace di strizzare l'occhio ai ragazzi di oggi in virtù di un taglio generazionale comune a tanto cinema italiano ormai fatto con lo stampino. Ligabue, al suo esordio, non deraglia dai binari del già visto, supportato da un produttore abile nel confezionare prodotti trendy, da un cast fresco e ammiccante e dalla musica che fa tanto giovanile.
Caesars: Un onesto prodotto che certo non fa gridare al miracolo. Anche l'interpretazione di Pacino, pur sempre buona, non è tra le sue migliori e Keanu Reeves non eccelle per qualità. Niente da dire: il film è ben confezionato e si lascia seguire fino alla fine ma gli manca quel non so che per fargli fare il salto di qualità. Comunque non male, dopotutto.
Siska80: Alla fine di una puntata della nona stagione, Laura rivela che Albert sarebbe ritornato vent'anni dopo a Walnut Grove, come medico. French, smemorato o menefreghista, lo condanna invece a morte certa subito dopo il diploma! Tremendo film strappalacrime: inutile, fuori contesto e irrispettoso nei confronti dei molti fan di questo orfano dal carattere turbolento e pieno di conflitti interiori che però aveva conquistati da subito un po' tutti con la sua simpatia.
MEMORABILE: I malori sempre più frequenti del povero Albert.
Luchi78: Film simpatico e gradevole se non fosse per lo stonato finale, fin troppo lieto per la vena maligna che pervade gran parte della pellicola. Particolarmente convincente l'interpretazione della Buy, che sfoggia un notevole sex-appeal in un ruolo per lei insolito, ma sicuramente ben riuscito. Rubini la segue senza particolari spunti; peccato invece per un Haber davvero troppo poco sfruttato. Spensierato e senza pretese.
Rambo90: Praticamente una rilettura dell'omicidio Kennedy in salsa western. L'ambientazione post guerra civile rende e la regia di Valerii sa districarsi bene in una storia sicuramente diversa dagli altri spaghetti del periodo. Gemma dà una buona interpretazione e per una volta non è l'assoluto protagonista; ci sono infatti anche un ottimo Stefanelli, il credibile presidente di Van Johnson e un Fernando Rey versione uomo di potere. Buona la colonna sonora di Bacalov.
Katullo: Titolo che riesuma vecchie nostalgie fantascientifiche, la rivolta delle api gladiatrici oggi suonerebbe quale orgoglio di punta dell'attivismo ecologico. All'epoca era solo una delle tante idee messe su cellulosa e proveniente dai diffusi romanzi di genere. Irwin Allen, dopo aver prodotto i grattacieli fumanti zeppi di star, dirige un classico entomologico fin troppo bistrattato: alle punzecchianti operaie infervorate non è che si potesse chiedere di più, mentre Caine sbarca un lunario facile facile. Non sarà un capolavoro, ma si fa ricordare nel bene e nel (ahia!) male.
Siska80: Ex pistolero con più di qualche peso sulla coscienza torna a impugnare la pistola dopo l'uccisione della moglie. Western di fattura mediocre che non può nemmeno contare su una trama originale, eccezion fatta per la trovata, a dire il vero coraggiosa, in base alla quale l'attempato protagonista si porta dietro addirittura la figlia dodicenne desiderosa di emularlo (della serie "piccole donne alla riscossa"). Per fortuna, la durata nella norma consente di non annoiarsi troppo, visti la prevedibilità dello snodo, la regia piatta e l'interpretazione poco convincente dell'intero cast.
Buiomega71: Suggestivo incipit vacanziero/aussie (si cita testualmente il museo dedicato a Mad Max, ma al lui della coppia sono piaciuti solo il primo e l'ultimo), con avvisaglie disturbanti hooperiane disseminate qua e là (il morso della medusa, la carcassa del canguro nel bel mezzo della strada, il gps che impazzisce). Poi la perdita dell'orientamento, la natura ostile (tra punture di scorpioni, ululati di dingo, formiche guerriere e serpenti molesti) e l'outback che diventa quasi un pianeta alieno e ben poco ospitale. Peccato per le continue manfrine lagnose di coppia e il brutto finale.
MEMORABILE: L'urina (e il liquido di raffreddamento del motore) come unico sostentamento idrico; Wade, novello Mosè perduto, che traccia i solchi nella terra.
Domila1: Sembra un esperimento non troppo riuscito. Spencer è per la prima volta protagonista assoluto in un film che in certi aspetti prende spunto dalle innovazioni comiche dei Trinità. I duetti tra Spencer e Palance funzionano, un po’ fastidiosa la Saval, mentre è azzeccato l’inserimento di un bambino come spalla di Spencer (formula che verrà più volte utilizzata). Ma a parte la ripetuta gag degli occhiali, il film non diverte troppo per via di un ritmo troppo lento che lo appesantisce. Si poteva fare... meglio.
MEMORABILE: Spencer che trasporta il suo cavallo; La menata che dà a Palance; I due vicesceriffi (Borgese e Verziera) che ne prendono sempre assieme.
Siska80: French ricicla un tema caro a Landon (che aveva una fissazione per gli episodi natalizi), ma stavolta manca la famiglia Ingalls al completo; il personaggio di Isaiah non è incisivo, paterno e simpatico come quello di Charles, che da solo bastava a riempire lo schermo; la storiella fatta di dolore e buoni sentimenti è di una pochezza sconcertante. La MacGregor (morta nel 2018 a 93 anni) fece bene a rifiutarsi di partecipare ai tre film post produzione, assolutamente superflui e fuori luogo.
Siska80: Giovane (e naturalmente bella) scrittrice ha una crisi di ispirazione, ma un grande cambiamento la attende dietro l'angolo. Commediola innocua con una trama di due righe vista altre centinaia di volte e quasi sempre con esiti scarsi nella quale si salvano le location lussuose, il montaggio spettacolare e i due interpreti principali, bravini e affascinanti. Il resto è la solita accozzaglia di dialoghi annacquati, coincidenze scontate, titubanze sentimentali che spariscono magicamente negli ultimi minuti dando spazio al fiabesco. In sostanza scarso e di certo opzionale.
Noodles: Mentre Bud Spencer da solo regge i suoi film, non si può dire lo stesso per Terence Hill, che senza il fido compagno appare spaesato e poco convincente, come se gli mancasse qualcosa. Questo non fa che peggiorare la situazione di un film noiosissimo e scontato, dall'inizio alla fine. Il taglio è quello di un telefilm americano anni '80, ma forse non è questo che lo spettatore vorrebbe vedere. Quasi nulla da salvare. Meglio Don Matteo, a questo punto.
Nando: La battaglia che diede consapevolezza agli americani che i giapponesi erano vulnerabili. Emmerich narra la vicenda con il suo solito stile fatto di ottime battaglie aeree, nonostante il massicci ouso del digitale, ma soprattutto contrappone due scuole di pensiero opposte che mai vengono giudicate, tutt'altro. Bella la scelta di Skrein, che regala una bella interpretazione del pilota spavaldo ma conscio delle sue immense capacità. Appropriato il resto del cast. Sostanzialmente un bel film che offre poca retorica.
Pesten: Se guardiamo i mezzi a disposizione ci si aspettava di più. La storia cerca di intrecciare tre o quattro situazioni diverse, da quella violenta a quella romantica, ma a volte sembra tutto troppo slegato o comunque sviluppato in maniera distaccata rispetto al contesto, con tanto di indiani cattivi e infami sullo sfondo, giusto per non perdere un briciolo di retorica. Tirando le somme, le cose migliori sono sicuramente le location, a tratti pazzesche e ottimamente riprese, e tutto quello che riguarda le scenografie e la cura per i dettagli usata per costruire abitazioni e luoghi.
124c: Charles Ingalls e sua moglie tornano a Walnut Grove per far visita alla figlia Laura, ormai sposata e con una bambina, ma la loro vacanza si tramuta in una lotta disperata contro un perfido proprietario terriero che ha acquistato il villaggio e che si può vincere solo perdendo tutto. Micheal Landon distrugge davvero con la dinamite i set del serial a cui deve tanto, facendo sembrare il tutto una protesta pacifica dei personaggi della fiction. Per quanto sia toccante, un finale senza la dolce Mary Ingalls e la signora Oleson non è tale.
Reeves: Che sia un western al risparmio lo dimostrano già i titoli di testa, in cui John Bartha viene annunciato con Jhon Bartha senza che nessuno si sia dato la cura di correggere. Il film si regge tutto su una stupenda interpretazione di Gordon Mitchell, sogghignante per tutta la durata e sulla cattiveria di Nello Pazzafini, in uno dei suoi ruoli migliori. La trama ha qualche spunto, ma la povertà di mezzi inibisce ogni sviluppo.
Rambo90: Commedia godibile ed effervescente; benché parta da un'idea presa in prestito, riesce a crearsi una sua identità, soprattutto grazie a un cast ben assortito e in palla. Ghini e Morelli sono a loro agio con questo genere di copioni, mentre i meno dotati Ruffini-Ballerina-Del Bufalo per una volta non sfigurano, strappando anzi grasse risate. Qualche cedimento nella parte finale, con concessioni di troppo alla sguaiatezza (il campo nomadi, la rivelazione di Ruffini) ma tutto sommato un film che intrattiene a dovere.
Paulaster: Colonnello dei marines è accusato della strage di 83 yemeniti. Storia di terrorismo e di vittimismo degli organi Usa con l'unica parte interessante che sono le regole d'ingaggio in combattimento. Friedkin gira una specie di Codice d'onore con una maggiore crudeltà visiva ma che diviene piatto nella fase giudiziaria e retorico in chiusura. Sugli insabbiamenti si poteva insistere di più, anche per far capire meglio l'influenza politica sulle questioni militari. Coppia protagonista che recita col pilota automatico.
MEMORABILE: Gli spari sulla folla; L'ambasciata crivellata di colpi; La falsa testimonianza di Kingsley.
Deepred89: Cinepanettone abbastanza inguardabile, colmo di gag da scuola elementare e permeato da una sciattezza tecnica spesso disturbante. Eppure si lascia vedere, anche per la curiosità nel seguire una serie di nomi noti della commedia italiana ormai allo sbando muoversi tra intrecci senza senso. E così Ceccherini vuole la moglie di Boldi (ma si consola con un bambolotto), la quale vuole Siffredi artista francese gay che a sua volta vuole Ceccherini e quando lo raggiunge da dietro, stacco e torre Eiffel. Altro da aggiungere? Sì: tremendi i giovani.
Lucius: Va annoverato tra i film incentrati sulla ricerca di tesori sommersi (vedi Abissi, Oro sommerso) con il valore aggiunto di mostrare reperti e statue sottratti al mare, di indubbio valore artistico. Per la Loren una prova attoriale di tutto rilievo ma anche un balletto prorompente che all'epoca potrebbe avere creato problemi al film. Location degne di nota e un tesoro (vedi titolo del film) da riportare alla luce dopo millenni. Svolgimento e dialoghi abbastanza semplici, ma se amate il genere, come me, non perdetevelo.
MEMORABILE: Il ballo prorompente della Loren che all'epoca non sarà certo passato inosservato.
Minitina80: Le premesse non lasciavano intendere nulla di eccezionale: ci si aspettavano i soliti militari gradassi e pieni di sé, pronti a distruggere qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Cosa che in parte avviene, anche se non in maniera disturbante e parossistica. Al contempo, il film rimane abbastanza impalpabile e incentra gran parte degli sforzi nelle sequenze belliche, nelle quali non demerita. Essendo ispirato a una storia vera, poteva essere l’occasione per rimpinguarlo con un po’ di sostanza che andasse oltre le sparatorie. Si lascia guardare, ma non lascia alcun segno tangibile.
Galbo: Se il precedente non era passato alla storia del cinema, ma era quantomeno "nobilitato" dalla regia di Del Toro e dalla presenza del carismatico Idris Elba, questo sequel cade facilmente nel dimenticatoio. La trama è banale, la regia di DeKnight non memorabile e i due protagonisti Boyega e Eastwood alquanto anonimi. Sono di ottimo livello gli effetti speciali ma non basta al film per riscattarsi. Flop commerciale meritato.
Myvincent: Un anziano libraio fa amicizia con un ragazzo africano a cui insegna il piacere e il significato della lettura, per gradi. Attorno e dentro al suo negozietto, vari sketch di vita vissuta si susseguono: un professore che è alla ricerca di un suo libro introvabile, un barman gentile che cerca l'amore... Un'opera poetica, un po' fiabesca, che dice tante cose, con personaggi ben messi a fuoco (specie per i contorni sfumati) e che si conclude con un messaggio politico molto forte. Inutile aggiungere altro sulla bravura di Remo Girone.
Puppigallo: Parte come favola di campagna, dove tutti si vogliono bene e i "problemi" dei protagonisti sono: per il padre battere il vicino a una gara col calesse; per la madre far comportare il marito da quacchero; per la figlia fare colpo sull'amato; per il figlio respingere le avance di tre assatanate e per il più piccolo sfuggire agli assalti dell'oca. Detto ciò, a rendere il tutto piacevole ci pensa una vena ironica quasi sempre presente, a parte quando la guerra bussa alle loro porte; e se si aggiunge la convincente interpretazione degli attori, il risultato non può che essere buono.
MEMORABILE: Mentre Cooper infila un uomo di testa in una botte d'acqua, la moglie passando gli domanda "Stai forse avendo un alterco?"; Il maggiore e i quaccheri.
Galbo: Ancora un film sullo scambio di corpi con equivoci che ne conseguono ? ebbene sì, formula vincente non si cambia anche se si introduce qualche novità, in questo caso la contaminazione (a volte appena accennata, altre più evidente) con la commedia demenziale. Strappa anche qualche risata questo film di David Dobkin ma è fortemente penalizzato da una durata francamente eccessiva e da una sceneggiatura che non osa e si adagia sui confortevoli binari del prevedibile. Simpatici i due protagonisti.
Belfagor: Il terzo capitolo pare abbia finalmente ingranato la marcia, pescando a dovere dai film anni '60 e '70 per riproporne l'estetica sopra le righe. Se la forma è ben curata, continua a non convincere del tutto il ritmo, con alcuni squilibri disseminati lungo la storia e dei climax piuttosto scarsi in quelle che dovrebbero essere svolte importanti per la trama. I migliori si confermano il Ginko di Mastandrea (non male anche la sinergia con la Bellucci) e la Eva Kant di Leone, vera protagonista della trilogia.
MEMORABILE: Il gioco di appostamenti nel motel; Il King di Calabresi.
Minitina80: Notevoli le scene d’azione in cui si cerca la spettacolarità rimanendo in territori non troppo parossistici. Anche il soggetto è semplice, ma ugualmente funzionale e trova in Waltz un discreto antagonista che sfrutta al meglio le opportunità concessegli. La durata è mastodontica e non sempre trova una giustificazione, per quanto il senso di stanchezza ai titoli di coda non è tanto. Non cerca in alcun modo di distaccarsi dai tópoi della serie e nemmeno serve.
Nando: Una grottesca commedia multiculturale che vede contrapposte le tre religioni monoteiste a causa una vetrata frantumata da un bimbo di religione islamica. Dall'evento si innesca un confronto logorroico che talvolta genera noia e in altri casi rabbia. Guzzanti non riesce a risollevare un cast abbastanza fiacco in cui è da salvare Apera; deludenti la Smutniak e la Mascino.
Giùan: Indubbiamente il film di Brizzi va ad occupare un vuoto che il cinema generazionale Mocciano da un verso e Mucciniano dall'altro non avevano modo di coprire. Una commedia di media qualità, "realistica", non sguaiata, ben diretta e (abbastanza) conscia dei propri limiti: per la verità non è poco. Detto questo, resta personalmente insopportabile (cinematograficamente) quel senso di evanescente merendina la cui carica resiste 10 minuti e per di più genera assuefazione. Stucchevole la voce guida off e fastidiosa la citazione della "nonna delle mele". Faletti ok.
Giùan: Fuqua è bravo soprattutto (di nuovo verrebbe da dire) a riciclare il tanto materiale di scarto del cinema d'azione metropolitano degli ultimi decenni (che, come la serie ispiratrice di questo film, è stato anche molto televisivo). Il risultato è ancora una volta (verrà l'apoteosi definitiva di John Wick) quello di un grado zero della traccia narrativa, con annessa stilizzazione del personaggio, a fronte di una estremizzazione e diversificazione della violenza, alla cui declinazione si dedica tutta la "intelligence" dell'opera. Washington vendicatore fai da te cui tiene testa Csokas.
Almicione: La raffigurazione del sistema capitalistico sfrenato e della competizione che diventa lotta per la sopravvivenza ha il suo senso, soprattutto oggi; ma oltre a questo non c'è niente. La trama esagera allontanandosi sempre più dall'inverosimile e cerca di salvarsi con qualche colpo di scena. Certamente non era necessaria tutta quell'azione né quell'ipertecnologia. Oldman regala una delle sue migliori interpretazioni, anche se lo spettatore sarà probabilmente rimasto incantato alla vista della bellissima Heard. Regia e protagonista non convincono.
Galbo: Sequel del primo lungometraggio dedicato alle gesta della più celebre famiglia preistorica non più in versione cartoon, Viva Rock Vegas è solo un lontano parente del primo capitolo. I cambiamenti del cast (con la sostituzione di Goodman e Moranis) incidono pesantemente sulla qualità del prodotto, non essendo i nuovi volti all'altezza dei precedenti. Anche la storia è piuttosto scialba, con gag risapute e pochissimo ritmo.
Redeyes: ...Questa droga cinese non l'avevo presa anch'io, ma la necessità di adrenalina l'ho quasi quasi percepita di pari passo con il protagonista. Film assurdamente schizzato. Esagerato ed esasperato. Sicuramente piacevolissimo, pur nelle sue ripetute idiozie di fondo (che ne sono la linfa, tuttavia). A me è piaciuto molto ed ha ricordato un divertentissimo The Snatch, vuoi per l'ottimo Statham, vuoi per la regia. Geniale il fumettistico Riviera, macchietta/icona del gangster arrivista quanto stupido! Cammeo del vocalist dei Linkin Park!
MEMORABILE: Quando Statham buggera un poliziotto, che, così, idiota lo potremmo trovare solo in uno [f=3887]Scary movie[/f].
Cotola: "Campionessa" di provocazioni, la Breillat torna al cinema dopo una decade e pensa di colpire nel segno con un film che parla di "incesto". Non ci riesce non solo perché il tema affrontato è vecchio come il cucco, ma perché tutto è scontato dall'inizio fin quasi alla fine. Meglio poi stendere un velo pietoso sulle caratterizzazioni psicologiche dei personaggi che sono anch'esse trite e di una banalità sconcertante. Cosa salvare? Una certa morigeratezza nel trattare il tutto che porta la sceneggiatura a non indulgere in pruderie e la discreta prova del cast. Ritmi assai compassati.
Rambo90: Catlow e la sua banda rubano un carico d'oro destinato all'esercito americano, ma uno sceriffo suo amico si ostina a dargli la caccia per recuperarlo. Western che non si prende troppo sul serio, scanzonato in alcuni momenti e più serio quando si tratta di sparare un po'. Nulla di eccezionale, ma la coppia Brynner-Crenna è in palla e tiene in piedi gran parte dello spettacolo. Vedibile.
Buiomega71: Il medioevo marshalliano si apparenta con quello fosco verhoeviano (la peste, i corpi impiccati, l'escamotage del vino avvelenato), tra torture degne di quelle delle vergini e uno sfacciato omaggio soaviano nella copula con il demonio. Resta l'estro sanguigno del regista (roghi con volti in fiamme, decapitazioni, mani perforate da lame di spada, frustate sadiane), una ricercata cupezza nella fetida prigione e il putridume agli angoli delle strade. Finale che si muta in un romanzo d'appendice e notevole Ursula, combattente al servizio di Dio, dalla faccia ridotta a un hamburger.
MEMORABILE: Grace che assiste al rogo di sua madre; Ursula salvata dalle fiamme dalla pioggia "divina"; Le maschere "veneziane" dei cacciatori di streghe.
Redeyes: Riproposto anche di recente, questo Lupin è senza ombra di dubbio divertente. Si nota fortemente la penna di Miyazaki, ma questo non è assolutamente un difetto, anzi. La storia non è sempre lineare e chiara, ma il risultato finale risulta piacevole e bagnato di quel buon romanticismo come ogni singola avventura del nostro ladro par excellance!
Pinhead80: Ormai è usuale vedere Robert De Niro cimentarsi nella parte del vecchietto indomito capace di mettere in subbuglio la quiete famigliare. C'è da dire che funziona benissimo e dimostra ancora una volta di essere un grande attore anche quando riveste questi ruoli simpatici. Le schermaglie tra lui e il nipote sono molto divertenti e riempono la totalità del film senza che questo cada mai di ritmo. Ci sono alcuni momenti classici di questo tipo di commedia americana come la partita a dodgeball e la festa di compleanno con tanto di Babbo Natale incluso, che sono sempre esilaranti.
MEMORABILE: Uma Thurman in auto e il poliziotto che si affianca a lei al semaforo.
Maxx g: Avevo apprezzato Capatonda su youtube in brevi sketch e in finti trailer. Qui la storia sarebbe sufficiente per mezz'ora al massimo, perché dimostra di avere il fiato corto. Ci si diverte all'inizio ma poi il tutto risulta quasi stucchevole. Qualche spunto divertente c'è, come la divisione dei compiti per arrivare in alto dei ragazzi sodali di Giulio Verme o il personaggio dell'amico che gli dà la pillola (o meglio, quello che lui crede), ma la sensazione è quella di qualcosa riuscito a metà.
MEMORABILE: Lo strano balletto che precede la zuccata di Verme alla telecamera: letteralmente esilarante.
Zardoz35: Emozionante creare identità fasulle sui social, fingersi chi non siamo e abbandonarsi a sessioni di chat bollenti. Però prima o poi bisogna fare i conti con la realtà, leggasi passaggio da virtuale a reale, e qui casca l'asino. Un tema piuttosto intrigante in questa pellicola decisamente divertente per la prima metà, ma che poi strada facendo si perde in elucubrazioni psichiatriche, universi paralleli e via dicendo. Bravissima e anche bella la Binoche, troppo ingessata la Garcia. Maschietti non all'altezza: non basta recitare la parte del toy boy. Ritmo soporifero, almeno a tratti.
Reeves: Un sequel fuori tempo massimo, quando la bellezza di Laura Antonelli era ormai evaporata tristemente mentre Salvatore Samperi si preparava a diventare un regista di fiction televisive. Manca la sfacciata morbosità del primo episodio, tutto è venato da un clima di tristezza che svela lo scopo puramente commerciale dell'operazione. Robero Alpi archeologo con figlio è quello più in parte.
Cerveza: Prolisso polpettone in cui le vere api regine sono le vecchie glorie del cast, ognuna delle quali reclama un adeguato metraggio di visibilità. Lo sciame assassino deve infatti guadagnarsi la pagnotta ritagliandosi degli spazi tra una scenetta di vita quotidiana e l'altra. Non esiste una escalation claustrofobica, non c’è il sentore di una minaccia incombente, ma solo il beccheggiare nel mare della noia senza una rotta precisa. Si naviga a vista assistendo ai battibecchi tra un generale, la cui unica strategia è lo sterminio e un compassato entomologo inglese dall'aria onnisciente.
MEMORABILE: Il bimbo che guida la Ford Mustang meglio di [f=733]Steve McQueen[/f]; Gli esperti entomologi che maneggiano le api indossando caschi da motociclista.
Manfrin: Rappresentazione favoleggiante, in stile Cenerentola, sullo sfondo di una Roma che Monicelli ben inquadra sia nello sfarzo che nella ristrettezza economica dei vari protagonisti. La gradevole ma risoluta popolana impersonata dalla Martinelli è giustamente al centro della scena, mentre Chiari e Ferzetti restano nei loro cliché interpretativi. Fabrizi è di un'altra categoria.
Giùan: Come sempre nell'"autorato" di Soderbergh, è un'opera dall'ingegnoso dinamismo cui manca il quid per sottrarsi alla succedaneità e rendersi definitivamente indimenticabile. Lo script è sagacemente confezionato (sotto pseudonimo) dalla moglie del regista mentre la mise en scene smagliante e la fotografia squillante ribaltan "cinematograficamente" la miseria del depressissimo sud degli States. Strepitosa direzione del cast, con lo sciagurato broncio dell'"offeso" Driver che strappa clamorose risate, alla guida del plotone di Soliti ignoti dell'era Trump.
MEMORABILE: L'ossigenato "artificiere" Daniel Craig e il suo "necessaire" per l'esplosivo; La motivazione "morale".
Noodles: Un western di ambientazione temporale molto particolare, visto che siamo a due mesi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Film piuttosto breve, che riesce a raccontare tutto in maniera abbastanza succinta, forse troppo. Guardando il film si avverte forse la mancanza di qualcosa, di qualche scena e di qualche intreccio. Il tutto appare troppo semplice. E anche l'ambientazione appare troppo classica per essere alle soglie degli anni '50. Ma la grande prestazione di Spencer Tracy e la trama comunque piacevole garantiscono la sufficienza. Ma poteva essere ancora migliore. Peccato.
Aal: Da apprezzare lo sforzo produttivo, vista la gran quantità di personaggi e ambientazioni diverse, ma la comicità del duo qui non è efficace, messa al servizio di una sceneggiatura fallace e noiosa. Qualche buona battuta e qualche valida citazione (come la riproposizione in salsa parigina della famosa scena di richiesta informazioni in Totò, Peppino e la... malafemmina), ma spesso la banalità e la pochezza prendono il sopravvento. Apprezzabile Lionello nella parte di Napoleone. Film invecchiato malissimo.
Myvincent: Tre mostri sacri del cinema di tutti i tempi danno il loro volto a un noir tutto francese che ha come oggetto un furto altamente professionale in una gioielleria di Place Vendome. La lunga e ansiogena scena del crimine, fra antifurti disinnescati e peripezie varie, tiene col fiato sospeso e la classe registica è indiscutibile. La fisionomia francese di Delon si scontra con quella italiana di Volonté mentre su tutto campeggia la smorfia virile di Montand.
Almicione: In un futuro distopico orwelliano i protagonisti di un mortale show televisivo sono dei prigionieri; tra questi Ben Richards, riuscito a fuggire dopo essere stato incarcerato per essersi rifiutato di sterminare una folla inerme. Tratta da un buon libro, questa pellicola mostra una società falsificatoria governata dall'apparenza e da spietati idoli di masse passive, in cui vengono dimenticati valori che dovrebbero essere alla base della dignità umana, e offre dunque un'aspra critica alla degenerazione che vive la nostra società. Interessante.
R.f.e.: Ispirato al racconto omonimo di Piero Chiara (è incluso nella raccolta "Sotto la Sua mano", pubblicata da Mondadori nel 1974) a mio giudizio il film non è poi così disastroso. Diverte spesso e vi si ritrovano le tipiche atmosfere provinciali dello scrittore di Luino. Certo Massaro NON è Lattuada, ma la pellicola scorre comunque piacevolmente, insaporita da un bel gruppo d'attori affiatati (con una particolare menzione per Bonacelli, Chiari e Gardenia).