il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

QUA LA MANO
le location esatte
ENTRA
364321 commenti | 69117 titoli | 27182 Location | 14374 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Ricchi a tutti i costi (2024)
  • Luogo del film: L’autonoleggio dove la famiglia Delle Fave affitta un'auto subito dopo esser arrivata a Minorca
  • Luogo reale: Via Portuense 2413, Fiumicino, Roma
VEDI
  • Film: I racconti della domenica (2022)
  • Luogo del film: La casa in cui abita il sindaco Francesco Giuffrida (Vassallo)
  • Luogo reale: Via Edoardo Pantano, Castiglione di Sicilia, Catania
VEDI
  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Livia Antonelli

    Livia Antonelli

  • Edoardo Bennato

    Edoardo Bennato

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Luluke
Lui è colto, ricco e annoiato. Lei nasconde qualcosa. L'altro, artista fallito e stalker in attività, è il segreto nel passato di lei. Nella prima ora si capisce solo (e a fatica, il sonoro non è granché) che l'altro si è inserito nella vita e nella villa di lui per rammentare a lei che non può liberarsi di quel passato. Il thriller dovrebbe consistere nel capire fin dove si spingerà. Ma poi c'è un meta thriller, di cui non si comprende l'utilità fino a quando non arriva lo spiegone. Appena prima del finale che però lo smentisce. Giannini svogliato, Scarpetta pretenzioso, Elodie boh.
Commento di: Giufox
Mieloso spaccato familiare disteso su tre generazioni o (due) cento anni di gratitudine visto il live-motif del robot Andrew. Ci si accoda ai pareri diffusi che ne vedono il buon incipit perdersi nel melò familiare - senza i vari siparietti comici cari al regista - o l'ennesima bella performance di Williams viziata da una sceneggiattura blanda. Columbus ha sempre saputo nutrire di ritmo e intelligenza le sue commedie, ma di fronte all'anticipazione produce solo "un meccanismo senz'anima che vuole celebrare l'umanità".
Commento di: Cerveza
Dice il detto: “Chi muore giace, chi vive si dà pace”. In questo caso chi vive si scanna. La scomparsa del presidente di un'importante società scoperchia un vaso di Pandora fatto di intrighi, inimicizie latenti e amanti. Tra vili affaristi, mogli arrampicatrici e idealisti, ne viene così dipinto il cinico dietro le quinte. Ottimo l'innesco, con la soggettiva dal morituro, già senza volto e identità. Bene il seguito, con la marchiatura dei caratteri in base alle reazioni umane di fronte alla morte. Male il resto: prima s'insabbia nei negoziati e poi sprofonda nella retorica.
Commento di: Giufox
Viaggio iniziatico di una mente prodigiosa dal passato "complicato" inserita in un improbabile (leggi fruttuoso) contesto sociale. La bravura di Gus si manifesta nei passaggi periferici di una Boston operaia, sfibrante e taciturna tanto quanto Will nelle violente sedute dall'efficace psicologo Sean; quella di WIlliams di cucirsi addosso il personaggio meno irriverente della sua carriera giocando di pancia e non di smorfie. Alla fine la scalata accademica risulta didascalica quanto inevitabile, più che conquistata e love story troppo centrale - ma ben funziona il duo Damon/Driver.
Commento di: Mr.chicago
"Mascaria" in siciliano significa "calunniare", ed è su questo che si basa l'opera della Leoni, qui al suo esordio in un lungometraggio. L'onta di cui sopra, infatti, riguarda non solo la sofferenza di sottostare a una condanna di "pizzo" per poter lavorare ma, addirittura, quella di essere accusati di una sorta di associazione con personaggi mafiosi; accusa, ovviamente, infondata, ma dalla quale sarà dura, durissima, sfuggire. Prodotto di stampo televisivo, che non accelera mai e rimane abbastanza in superficie, pur avendo una sua dignità (anche perché storia vera).
Commento di: Magerehein
Prima di De Concini e Hirschbiegel c'era Pabst e il suo film non sfigura affatto nel confronto, anzi; per quanto concerne atmosfere (che il bianco e nero contribuisce a rendere ulteriormente funeree) e dialoghi si tratta forse dell'adattamento migliore e andrebbe visto come complementare agli altri due. Skoda non ha somiglianza fisica ma tratteggia assai abilmente il proprio personaggio, sebbene alle volte questo Führer appaia fin troppo spiritato e delirante nei modi (nel rappresentarne la collera Ganz rimarrà inarrivabile). Riuscite le sottotrame drammatiche esterne al bunker.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Insopportabile, tediosa e presuntuosa commedia noir finto sofisticata che per tutto il tempo non fa che vivere di moine, scambi d'occhiate, look ricercati e di un Tim Roth attaccato alla bottiglia dalla prima all'ultima scena. Non è facile trovare un film in cui ogni tentativo di risultare simpatico s'infrange contro una barriera di leziosa artificiosità che rende ogni sequenza un concentrato di inutilità e di smancerie fini a se stesse.

La storia vorrebbe raccontare di due gangster in fuga da Londra, Harriet (Thurman) e Peter (Roth), che si rifugiano a Los...Leggi tutto Angeles nel tentativo di non farsi trovare, pur sapendo che presto o tardi la perfida Irina (Maggie Q) scoprirà dove sono. Intanto si ricongiungono a un loro vecchio sodale, Sydney (Fry), felicissimo di ritrovarli, il quale subito propone loro un affare intrallazzando nel contempo con Irina che, guarda un po', è segretamente innamorata di Harriet. Nel frattempo Peter ritrova a Los Angeles la sua vecchia fidanzata, Jackie (Eve), che ora sta insieme a Gabriel (Glover), regista di successo con cui vive in una lussuosissima villa. Invita lì Peter, il quale scopre che Jackie è in possesso di un preziosissimo anello che potrebbe proprio far caso a lui e Harriet, decisamente in bolletta.

Gabriel tuttavia non se la spassa solo con Jackie ma anche con la moglie Gina (Posey) e l'esuberante Vivien (Vergara), la quale non fa che ripetere di volerselo portare a letto... Un ménage a trois che dovrebbe movimentare l'azione ma genera invece ulteriore confusione in una trama pasticciatissima in cui le truffe non trovano spazio se non sullo sfondo di un caos indescrivibile. I minuti passano tra futilissimi dialoghi, un Gabriel che deve passare da una donna all'altra e una Harriet che è sempre in tiro, elegante e seducente, scambiata però da Jackie per una "sussurratrice di cani" (avrebbe cioè il compito di capire cosa vuol esprimere il cagnolino della giovane). Harriet - che pretende di farsi chiamare "comunicatrice di animali" - capisce che può divertirsi e finge di parlare a lungo con la bestiola, ma anche questo fa parte di un quadro generale desolante, che cerca di infilare battute senza disporre della competenza necessaria e si accontenta di descrivere un ambiente chic e pretenzioso nel tentativo di agganciare un genere che nemmeno si capisce quale voglia essere, a metà tra il pulp meno sguaiato e una sorta di parodia del noir del tutto velleitaria.

Osservare un cast di così grandi nomi finire alla deriva minuto dopo minuto non è gradevole, e lo è ancor meno sorbirsi in sequenza scene che non dicono assolutamente nulla, nelle quali Roth compare (pure spesso) giusto per farfugliare qualche parola e riattaccarsi alla bottiglia. Dura 95 minuti ma sembrano il doppio, con un lungo elenco di forzature e interpretazioni sopra le righe che contribuiscono a donare un'aria terribilmente fasulla all'insieme, sublimata nel momento in cui l'anello lanciato da molto lontano cade dall'alto giusto nel bicchiere della Thurman.

Chiudi
Tra i tanti triangoli sentimentali proposti al cinema, uno dei più insoliti. Eppure per nulla improbabile, perché da sempre l'amore prende direzioni autonome, non direzionabili a proprio piacimento. Qui Marc (Fourastier) vive con Suzanne (Bonnaire), una coinquilina deliziosa, charmant, dal sorriso radioso, ma non è interessato a lei: è omosessuale, e quando in piscina un altro ragazzo, Lucien (Blaine), salva Suzanne che si è sentita male mentre nuotava, se ne innamora; nello stesso momento in cui lui invece si innamora di Suzanne, che per chiudere il cerchio...Leggi tutto ha sempre guardato con interesse Marc. E' tutto sbagliato, insomma, un corto circuito non sanabile che si trascina generando imbarazzi, equivoci, lunghi silenzi da gestirsi non si sa come e che il regista Michael Béna (cameo hitchcockiano fuori dalla cabina telefonica da cui chiama Suzanne) drammatizza escludendo le musiche dal film, alla Rohmer.

I dialoghi si fanno quindi ancora più gravi, vicini alla realtà in quelle frasi spezzate che si perdono in uno spazio sospeso, lo stesso che divide i protagonisti e che trovano in Marc la figura che meglio di tutti incarna quel non saper come rapportarsi a un mondo che non capisce e non lo capisce, che lo porta a piangere sotto la doccia confondendo le sue lacrime nell'acqua, che cerca conforto in Suzanne senza però stabilire troppo un legame che possa definirsi importante nemmeno con lei. Lucien pare meno contorto nei suoi ragionamenti, ma non riesce a far breccia in Suzanne, che pure non lo respinge mai se non quando le avance si fanno troppo insistenti arrivando troppo oltre.

C'è poi la voglia di cambiare posto, città, la fuga in direzione di qualcosa che possa cancellare radici fragili, infelici. C'è una complessità psicologica che non può non rispecchiare quella del suo autore, regista di qualità alla sua unica prova dietro la macchina da presa (morirà di Aids di lì a poco), già inevitabilmente alle prese con un dolore e una consapevolezza dati dalla propria condizione. Ne è uscito un film rarefatto, impalpabile, delicato, che però, da una situazione di stallo che non trova sbocchi, non riesce a progredire per raggiungere una concretezza che gli darebbe una forma decisa.

La presenza di personaggi esterni non ben inquadrati nel quadro generale (a cominciare da Clothilde, l'amica di Suzanne) lasciano aperte tutte le porte senza arrivare a chiuderne nessuna nel consueto finale aperto alla francese, che ti arriva lì d'improvviso, come un passaggio a livello che passato il treno non s'alza più, senza una ragione. Lasciandoti a ripensare a quei tre, alla forza di scene indubbiamente azzeccate lasciate a bagno in un liquido che muove tutto con scarsa decisione, magari proprio come l'acqua di quella piscina che diventa l'unica valvola di sfogo per tutti e tre, momento di riunione che per qualche minuto scaccia una solitudine opprimente, mista a una tristezza ineludibile. Però poi, quando manca una storia e tutto verte all'indefinito, non è facile proseguire fino alla fine, nemmeno se la durata si contiene sotto l'ora e mezza (titoli di testa e coda compresi)...

Chiudi
Seconda avventura a Cinecittà World per i paesani di Pellizzano in trasferta. Che poi, vista la quantità di romani presenti nel cast, bisognerebbe forse chiamare trasferte quelle in val di Sole, non queste... Di nuovo le attrazioni del parco di Cinecittà vengono abbondantemente pubblicizzate (i titoli di testa assomigliano a un vero e proprio spot), così come si sprecano le panoramiche del parco dall'alto. L'ambientazione meno originale e suggestiva rispetto alle verdi vallate del Trentino, tuttavia, non inficia sul risultato finale, che invece rende più...Leggi tutto “confidenti” gli attori, più a loro agio in un contesto familiare come quello romano.

Rispetto al capitolo precedente si perde però Massimo Ceccherini, che dei nuovi acquisti era quello che più aveva reso vivace e brillante l'operazione; a “sostituirlo” troviamo Alessandro Di Carlo nel ruolo di sceicco fasullo, la rediviva Gegia in quello di Jasmine (la di lui moglie) e l'attraente, davvero splendida Samira Lui come accompagnatrice dei due. E' allo "sceicco" che Madame Leroy (Cléry), la proprietaria al 51% del parco, ha venduto le proprie quote, lasciando a Don Donato (Salvi) e soci il 49%. Non proprio una bella notizia per i nostri, che stavano già organizzando di rimettere in sesto la chiesetta del posto (ci pensa Don Gabriele/Garbotti) e a organizzare una bella festa di Capodanno con Johnny Depp versione Jack Sparrow (Rodi)...

Il rapporto con lo sceicco e i suoi uomini, che cominciano a vendere tappeti in loco facendo irritare il gruppo di Pellizzano, diventa uno dei leitmotiv del film, per il resto adagiato sui soliti rapporti spinosi tra coppie. La Gina (Stafida) infatti, tutta presa dal figlio che le sta per nascere, trascura il povero Edoardino (Milano); Luna (Murgia) sogna di farsi mettere incinta da Luigi (Dianetti) e per questo lo ha trasformato in una sorta di sex toy; Olivia (Marchione) si ritrova tra i piedi la figlia adolescente (Guarino) e per lei ignora Ragusa (Di Renzo); Angelo (Mattioli) - gemello del vescovo, qui presente solo in un paio di telefonate da Pellizzano – non fa che urlare dietro alla sua giovane compagna Zara (Massera), che risponde da par suo in un romanesco esasperato. Piccole sottotrame che movimentano una storia minimale in grado di offrire poco ma che conferma il rinnovato affiatamento tra i protagonisti, aiutati di nuovo dalla regia spigliata di Raffaele Mertes.

Le gag affiorano piuttosto a fatica e in minor numero rispetto al precedente episodio (al quale questo è ovviamente strettamente collegato), Mattioli - che di fatto qui non si sdoppia - si prende spesso la scena strabordando e facendoci rimpiangere quando si conteneva di più nella parte del vescovo (meglio inserita la Massera, un vero torrente in piena). Salvi, al contrario, sembra aver trovato la misura perfetta per il suo ruolo e convince più di tutti, con le tre attrici solide in personaggi che ormai conoscono a menadito. E alla fine, senza che si possa gioire granché per il risultato (soprattutto pensando al deprimente finale “horror” con truffe annesse), con una Cléry solo di passaggio e una Gegia eccessivamente invadente, la trasferta romana sembra concludersi qui. Se non altro, comunque, si respira più vita rispetto agli ultimi stanchi capitoli in Val di Sole...

Chiudi

Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

SFOGLIA PER GENERE