(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Esordio dietro la macchina da presa per Alberto Sordi, il quale crede di poter andare sul sicuro riproponendo uno dei suoi personaggi più celebri: quello dell'italiano all' estero. Sembrerebbe avere gioco facile, a prima vista, invece ben presto ci si accorge che la mancanza d'esperienza lo porta a stravolgere il ritmo del film con un montaggio ridicolmente documentaristico, in cui lo spazio dedicato ai paesaggi londinesi è superiore a quello in cui Sordi può cimentarsi con i suoi caratteristici scambi di battute in anglo-italiano (alla UN AMERICANO A ROMA). Tuttavia qui la...Leggi tutto preponderanza di dialoghi in inglese puro sconsigliano la visione a chi la lingua di Shakespeare non la mastica. Le gag sono comunque di bassa lega, con personaggi rozzamente caricaturali. Mancano insomma quell'esperienza e quella maturità registica che un ambizioso come Sordi lascia appena vagamente intravedere e che si concretizzerà solo molti anni dopo con lavori discutibili ma particolari. Si intuisce il desiderio di rifuggire la facile risata per inseguire una descrizione d'insieme più approfondita, ma allora per questo andrebbe rivalutato IL DIAVOLO piuttosto, girato tre anni prima da Polidoro con un Sordi (in Svezia) più moderato e per questo più credibile. Non era certo un capolavoro, ma di sicuro era migliore di questo FUMO DI LONDRA, epigono poco felice.
Opera celebre, ma incredibilmente debole, firmata da Alberto Sordi
come regista. Purtroppo tutto è lentissimo, tirato per le lunghe, col
risultato che anche un mostro di bravura come il protagonista (Sordi,
ovviamente) non ha la possibilità di dare un colpo d'ala. Talora scade
nel pochadistico. Cast secondario mediocre. Evitabile senza problemi.
Sì, forse più difetti (la proverbiale superficialità sordiana) che pregi, però altra ideale macchina del tempo per i cultori cinematografici di un'era, afflitto forse da una lunghezza eccessiva. Alcune buone idee e, soprattutto, una strepitosa colonna sonora di un ispiratissimo Piccioni, dall'immortale "Mr. Dante Fontana?" "Yes, I am, chi mi chiama? Chi mi chiama?", alla fortunata "You never told me" cantata da Lydia McDonald. Quando la musica vale più del film.
Insomma. L'Albertone nazionale in trasferta londinese recita (neanche con troppo impegno, a mio avviso) in una pellicola del tutto dimenticabile. Cast secondario così così, non si ride molto. La sceneggiatura è abbastanza approssimativa. Da citare solo Sordi vestito da perfetto inglese con bombetta.
L'unica cosa che vale la pena ricordare è la splendida canzone che fa da sfondo alla vicenda. Il resto, dalla sceneggiatura passando alla regia e finendo alle prove del cast, è decisamente imbarazzante. Insomma, Sordi, sia in cabina di regia che davanti alla macchina da presa, ha certamente fatto di meglio. Evitabile.
La struttura del film, con l'italiano che vuole emanciparsi visitando un paese moderno è la stessa de Il diavolo, solo che il paese in questione non è la libertina Svezia ma l'Inghilterra. Seguono, come nella stragrande maggioranza dei film italiani girati in terre straniere, chilometri di pellicola con Sordi che cammina sulle strade londinesi, riprese traballanti e sottofondo fatto di dolciastre musiche lounge. Le uniche parentesi divertenti sono quelle girate a Perugia, dove la solita famiglia in sovrappeso aspetta il ritorno dell'antiquario. Noioso.
Come faccio a parlare male di questo film? Insieme agli 007 con Sean Connery e a poche altre pellicole, è uno dei primi "ricordi cinematografici" della mia vita! Cercherò di essere obiettivo, ma non garantisco niente... Ridicoli gli inglesi doppiati tutti come Stan Laurel, ma irresistibile Sordi che va a far spese in luoghi simbolo della Londra d'allora, quali Jermyn Street, St. James Street o Savile Row (chiaramente lo preferisco nella prima parte e non nella seconda, quando scimmiotta i capelloni). Ormai mitico il brano "You Never Told Me".
Esordio dietro la mdp di un Sordi in veste di regista incredibilmente ispirato, che ci regala una commedia onesta e garbata, con momenti di grande classe e finezza recitativa. Impagabile Sordi impegnato in maldestri (e fallimentari) tentativi di apparire un galante gentiluomo inglese ricco di charme. Francamente evitabile la ripetitiva trovata di affibiare a Sordi per l'ennesima volta la famiglia buzzicona di obesi. Indimenticabile la colonna sonora (e soprattutto la canzone "You never told me"), un pezzo di storia del cinema italiano.
Il problema del film sta nel ritmo, un po' troppo lento e poco scorrevole. La trama poi è ai minimi storici, quindi tutto si regge su Sordi attore che riesce a strappare più di un sorriso, pur nella prevedibilità delle situazioni. Sordi regista invece si sofferma troppo a lungo su paesaggi e riprese folcloristiche che annoiano; il finale arriva all'improvviso. Bella la colonna sonora, esilaranti come sempre i tentativi di Sordi di integrarsi fra i nobili. Vedibile ma non indispensabile.
Tranne rare eccezioni, il Sordi regista non ha mai reso giustizia al Sordi attore e mattatore a cominciare da questo primo film dietro la cinepresa. Il fiuto tempestivo dell'attore romano, che aveva intuito quanto fosse proprio Londra la città che stava, in quegli anni, rivoluzionando il costume sociale dell'Occidente, si accompagna ad una resa registica senza polso e che difetta di ispirazione e ritmo. Il tema dell'italiano all'estero malato di anglofilia rimane sospeso a mezz'aria e tutta la parte londinese appare superficialmente descrittiva e opaca.
MEMORABILE: Le immagine "rubate" della parata equestre con la partecipazione della Regina Elisabetta II° hanno una schietta valenza documentaristica.
Non boccerei questo film di Sordi. Anzi, lo trovo molto english, come dice il titolo. Certo alcune scene sembrano forzate, ma nel complesso si ride e il tema di fondo è abbastanza malinconico, complice le belle immagini di Londra e la ragazzetta disinibita. Si sentono gli anni del film anche in una Inghilterra già allora avanti nella mentalità e libertà, ma il tutto è comunque piacevole. Sempre bravo Sordi, qui anche come regista.
Rivisto iersera, dopo anni; la sintesi dei film "turistici" di Sordi è: provincialotto italiano parte all'estero per "inzuppare il biscotto". E tutti i lucciconi e lo stupore di fronte a una cultura che si ritiene "superiore" e "emancipata" (ma su cui vince sempre l'amatirciana) sono scuse. Talmente terribile che non si può non vederlo. Tutti sanno l'italiano, lo schermo panoramico enfatizza la lungaggine, suadenti bosse nove incongruamente incorniciano questa cartolina con risate. Però Sordi riesce ad avere i suoi momenti di gloria.
MEMORABILE: Sordi vestito da Teddy Boy, con parrucca: impagabile.
Il tema del film è stato sviluppato a metà: il provinciale Dante Fontana in visita a Londra, con tutti i suoi limiti, poteva fornire risvolti sicuramente più interessanti visto l'argomento (il perugino che esce dalle sue "mura" tentando di assomigliare a ciò che non sarà mai rinnegando le sue origini, è azzeccatissimo). Troviamo invece un docu-film su Londra girato con la cinepresa a spalla per risparmiare e una storiellina esile con poco ritmo. Il doppiaggio in inglese dei personaggi è orribile.
Alberto Sordi alla sua prima regia stecca parzialmente in questo film che risulta a tratti lento e melenso. La prima parte è una sorta di cartolina londinese con un'insistente omaggio alla città e alcune gag simpatiche disseminate quà e là, la seconda diventa noiosa e Sordi fa quel che può per salvare la baracca.
Al suo esordio dietro la cinepresa Sordi già definisce la cifra che caratterizzerà tutte le sue regie: ambientazioni internazionali e ambizioni da docu-film jacopettiano che danno luogo a panoramiche cartolinesche e a siparietti bozzettistici. Gustosa la prima parte sull'italiano che vuole aderire ai classici costumi britannici, ma poi Sordi non riesce a raccontare la "vera" Londra che dovrebbe contrapporsi alle aspettative, finendo per descrivere la gioventù inglese in maniera ancor più macchiettistica dei genitori. Eccellente soundtrack.
MEMORABILE: Sordi (con parrucchino biondo alla Brian Jones) coinvolto suo malgrado in una rissa tra mod e rocket che rievoca la battaglia di Brighton.
Dante Fontana è la versione “british” e in apparenza ingentilita di Nando Meliconi, ma è ugualmente provinciale e ridicolo nei suoi tentativi di apparire “più inglese degli inglesi”. Film sordiano soprattutto nei difetti (ritmo appesantito da certe sequenze da “filmino delle vacanze”, stereotipi e scarso acume nei confronti delle tendenze giovanili), ma non disprezzabile grazie all’affidabilità attoriale del protagonista, per quanto si avverta la mancanza di comprimari all’altezza.
MEMORABILE: Sordi in completo da gentleman della City; La canzone “You never told me”.
Indubbiamente ben fotografata e girata in maniera corretta, una commedia con italiano a Londra che sconta il peso di un ritmo lentissimo e di una poco convincente narrazione in tre grandi blocchi. Restano comunque una piacevole atmosfera tardo sessantiana che spicca proprio nei momenti più stereotipati (il curioso blocco giovanilistico, con tanto di scontro tra hippies e mods), un azzeccato accompagnamento sonoro e un Sordi attore in grado di farsi apprezzare anche nei momenti più faticosi.
Un esordio in regia non molto brillante per Sordi, che realizza una commedia molto didascalica e schematica a cui manca la giusta vivacità per renderla coinvolgente. Si viaggia molto per luoghi comuni, esplorati con superficialità e poco nerbo e senza un vero e proprio filo conduttore. Sfora i classici novanta minuti e in un contesto simile non è certo un pregio, perché la noia prende il sopravvento subito senza scollarsi mai di dosso. Ridondante anche la colonna sonora, ridotta a un paio di brani ripetuti continuamente in ogni momento.
Dante Fontana va nella sua adorata Londra, vede gente e fa cose... A parte alcune battute e facce di Sordi, il film è estenuante nella sua prolissità: interminabili carrellate, musica lounge e l'assenza di una vera trama rendono la visione indigesta; se aggiungiamo gli inglesi che parlano tutti come Stanlio e Ollio... Va bene, erano gli anni 60, ma troppo provincialismo! Sordi bravo ma la baracca (filmica) traballa.
MEMORABILE: La famosa colonna sonora, bella ma troppo invadente.
Sempre massimo rispetto per Albertone, ma il suo esordio alla regia è noioso come pochi. La fotografia è molto bella, ma è il resto che non funziona. A parte il personaggio trito e ritrito, non ci sono battute, gag, riflessioni interessanti... nulla! È una carrellata di (suggestive) immagini tipiche britanniche, tra società sixty e folklore; ma a questo punto guardiamoci un documentario. Leggermente meglio la seconda parte. Alberto Sordi è sempre simpatico, ma non basta. Buone le musiche. Evitabile.
Film girato nel 1966, nello stesso anno dei mondiali di calcio inglesi. Il film parte bene, è curato nel modo giusto, cresce, sembra promettere, ma poi sembra che debba in qualche maniera chiudere sbrigativamente. C’è, come in molti film di Sordi, la vocazione alla cartolina, ma bisogna tenere conto che il 98% degli spettatori dell’epoca non visitarono mai l’Inghilterra e il cinema era una occasione per farlo. Non Il migliore film di Sordi, ma discreto.
Antiquario perugino va a Londra a un'asta. Trama risibile per permettere a Sordi di girovagare tra castelli, club e vie. Il suo personaggio serve per descrivere gli ambienti inglesi finendo nel cartolinesco. Anche la regia dello stesso Sordi è documentaristica negli esterni, benché nella fase degli hippies si sforzi di vivacizzare. Chiusura con il classico stereotipo dell'italiano fifone, con qualche sanguinolenza di troppo. La parte canora non è male e tutti i vestiti sono di pregevole fattura.
MEMORABILE: L'asta da Christie's; In un'inguardabile parrucca bionda; La caccia alla volpe.
I primi istanti lasciano il dubbio di trovarsi davanti a una delle varianti sordiane rispetto al tema principale, ma ben presto ci si trova nel classico macchiettismo tipico dell'attore, rispetto al quale la colonna sonora (ripetitiva, senza che ciò sia necessariamente un male) crea un effetto straniante, come fosse inizialmente destinata ad altra pellicola. Nel seguito le suggestioni non mancano, ma si procede senza una trama e tra sequenze documentaristiche, così l'iniziale curiosità lascia il posto alla noia, affiancata da un benevolo sorriso per l'ingenuità dell'ultima parte.
MEMORABILE: "Mr Dante Fontana?" "Chi mi chiama, chi mi chiama?".
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ERRORE DI SPELLING... Minuto 08.00 circa: Dante Fontana (Sordi), arrivato da poco a Londra, sale in albergo e nel tentativo di telefonare ai suoi cari si mette in contatto con una operatrice telefonica che gli chiede di fare lo "spelling" della città di Perugia:
Qui l'attore romano commette un errore, poichè dice "G like Gealousy", ma la forma corretta, come tutti sanno, è Jealousy!!!
MusicheAlex75 • 23/04/18 17:09 Call center Davinotti - 710 interventi
La canzone "You never told me" fu incisa in italiano da Mina col titolo "Breve amore", con testo di Alberto Sordi. La "tigre di Cremona" presentò questa canzone nell'ultima puntata della trasmissione Studio Uno (25 giugno 1966), con Albertone come ospite e protagonista di uno sketch con Mina. La cover di Mina sarebbe stata riproposta nel film di Daniele LuchettiDillo con parole mie.
DiscussioneRaremirko • 8/11/20 19:41 Call center Davinotti - 3863 interventi
Nulla di trascendentale, ma secondo me tranquillamente vedibile e pure un pò sottovalutato.
Il film ha il garbo e l'eleganza inglesi e qua e là, sul confronto tra i due paesi (Italia e UK) da anche qualche verità; più di un brio poi dal punto di vista tecnico, con un'indicata fotografia.
Sordi signore e bravo attore, qui pure in vesti di valido regista..