Schramm • 15/01/16 14:37
Scrivano - 7820 interventicaro, per me è molto semplice direi anche banalissimo:
so che può capitare in ogni momento, anche tra poco = mi fa paura;
so che non può capitare perché confinato nella fantasia e nel sovrannaturale = mi diverte. al più per questioni legate a retoriche e grammatiche rappresentative mi inquieta o angoscia
durante, ma giammai
dopo.
una guerra nucleare può aver luogo mentre guardo il film che la rappresenta; un serial killer posso ritrovarmelo all'uscita di un cinema o dentro il cinema stesso (ah!
l'angoscia!), i woodoo di
distretto 13 o un'invasione di blatte sono molto meno implausibili di morti che tornano in vita, vampiri o spettri, che so fin troppo bene essere codici metaforici, trampolini narrativi per altro, per cui su me non possono aver presa perché li prendo esattamente per quel che sono: giocattoli, balocchi allegorici. son cose che in sé e per sé so di non potermi trovare davanti nella vita. poi certo, sono archetipi che possono far paura terzi. ma che di fatto non tangono, non ci sono. attengono più a una sfera diciamo così "teologica", dove per avere paura devi davvero crederci. e io sono ateo anche in negativo, se mi metti davanti demonietti e vampirelli con me non attacca. attacca la fabula, sì, ma non il resto.
inland empire è il subconscio che facendosi linguaggio, e sostituendosi a esso, tutto scompagina. perciò mi funziona e scatena paura, forse più che paura un turbamento forte misto a panico, ma che resta anche dopo la visione per qualche giorno almeno. diventa qualcosa di intimo (per ritrovare qualcosa di simile mi devo rivolgere a un'altra forza, che è quella del teatro, e lasciar perdere il cinema). altra cosa da un
suspiria che sento già più legato a una grammatica da fiaba misto luna park per non far si che l'entusiasmo e il ludens prendano il sopravvento. poi dentro possono esservi momenti di grande spavento, certo, ma si esauriscono con l'esaurirsi della scena.
Ultima modifica: 15/01/16 14:48 da
Schramm