Lola, donna di vita - Film (1961)

Lola è il nome "d'arte" di Cecilia, costretta ad arrangiarsi tra un laido cabaret e "la vita" che pratica saltuariamente; l'intima fedeltà al suo primo amore tuttavia sarà ripagata. Demy racconta con leggerezza apparente e commozione profonda, oltre alla vicenda della protagonista, altre 3 esistenze incrociantisi nel porto di Nantes, scenario ideale per quel barocco irreale che sarà la sua costante cifra stilistica. Dedicato ad Ophuls e capostipite della Nouvelle vague, è un film in cui l'ambiente e la scenografia diventan personaggio. Mozzafiato Anouk.

Gran bell'esordio di Demy che racconta una storia tradizionale ma lo fa alla maniera della Nouvelle Vague. Il plot è semplice ma pur privo di vere sorprese - l'inizio è, per certi versi, sintomatico - riesce a coinvolgere sempre di più e a emozionare. Merito anche di un romanticismo che impregna tutta la storia fino all'epilogo, per metà dolce e per metà amaro. I ritmi sono molto buoni, forse persino troppo e i personaggi interessanti pur se poco tratteggiati. Aiméè incarna splendidamente Lola, ma a essere davvero indimenticabile è la storia tra la piccola Cecile e Frankie.

Ragazzo sfaccendato e sognatore incontra una vecchia fiamma. Nella marittima Nantes si incrociano quattro storielle d’amore, perlopiù superficiali, viste con occhio adulto. La prerogativa del film è che anticipa certi stilemi delle pellicole francesi a venire e c’è una fluidità degli eventi, che è come si rincorressero tra loro. Nel sottofondo si segnala una malinconia di vivere che ogni personaggio cerca di colmare col primo venuto, che va purtroppo alla ricerca di un altro. La Aimée, più che seducente, sa essere esuberante e inafferrabile.