E’ il film grazie al quale Oliver Stone, regista sin lì di strani thriller e drammi inquietanti, ha imboccato con decisione la strada del successo applicando uno stile nervoso, fresco, a storie a sfondo politico dove la violenza, la guerra (esperienze vissute da Stone nel Vietnam, dove combatté in prima persona), la lotta per la libertà o la verità dominano su tutto. In SALVADOR Stone si ispira alle avventurose vicende del fotografo Richard Boyle (realmente esistito e qui interpretato da James Woods) per raccontare le atrocità che hanno insanguinato il Salvador degli anni 80. Giunto lì alla ricerca di un servizio shock in grado di rilanciare le proprie quotazioni in ribasso, Boyle arriva assieme...Leggi tutto all'amico Rock (James Belushi) ed entra subito in contatto con la realtà di un mondo devastato dalla guerriglia. Stone però, invece di lasciare spazio all'azione, preferisce descrivere gli intrighi americani alla vigilia delle elezioni di Reagan, o approfondire il rapporto di Boyle con una donna del luogo di cui si innamora. Ammirevole, se tuttavia la sceneggiatura non fosse eccessivamente confusa e piuttosto imperfetta per chi non conosce la politica centroamericana dell'epoca (necessaria per comprendere le sfumature). Non è ancora l’Oliver Stone di PLATOON, che però già è visibile nel notevole, drammatico finale di guerriglia urbana, dove la spettacolarità diventa fondamentale. James Woods è interprete eccellente, la confezione è di prima classe, eppure il film fatica a coinvolgere. Spesso troppo attendista, inconcludente, si perde tra dialoghi fumosi e una forse troppo accentuata aderenza all'ideologia sinistroide del protagonista. La qualità è altalenante, il risultato rischia di lasciare insoddisfatti. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Con questo, Oliver Stone dirige uno dei suoi film più personali; benché ancora lontano dalla cura stilistica dei suoi film successivi (Platoon e Wall Street ad esempio) questo è un film molto sentito. Sembra quasi che il reporter interpretato splendidamente da Woods (uno dei suoi ruoli migliori) sia l'alter ego dello stesso regista, che lo adopera per raccontare molto bene la situazione politica e la guerriglia del paese. Il film è così segnato da un intreccio molto ben riuscito tra politica e vicenda umana che ne fa un'opera riuscita.
Non ricordo più chi disse che Stone "imbraccia la macchina da presa come fosse un fucile", ma la definizione resta calzante per il suo periodo di maggior fulgore. Così lo stile vigoroso riscatta il turgido e incazzato (ma in fondo onesto) manicheismo del nostro, e conferisce a Salvador una cruda, indubbia efficacia. Woods (anch'egli nella sua golden age) è pressochè perfetto. Buon film.
Buon film di Stone che denuncia il dramma della guerra in Salvador attraverso gli occhi di un giornalista americano. Straziante la storia d'amore che legherà il protagonista con una donna del posto, violente e ben fatte le scene di battaglia ma un po' troppo verboso in alcune parti. Il cast è perfetto, con Woods (nominato all'oscar) e Belushi in primo piano. Poteva durare meno e sarebbe stato eccellente.
Un film così lo poteva girare solo Oliver Stone. Chi meglio di lui sa raccontare la guerra, gli intrighi politici degli USA? Certo non è il miglior film del regista, ma l'ho trovato abbastanza coinvolgente. C'è un James Woods perfetto (doppiato alla grande da Amendola) ed un Belushi simpaticissimo.
Una delle pellicole meno conosciute di Stone, eppure tra le più meritovoli. Audace,
forte, eccessivo (a volte in modo un pò gratuito) come lo sono tante sue opere ma
anche emozionante e coinvolgente. Sforbiciato un pò sarebbe stato anche migliore. Ha il merito di non scendere a compromessi e di "urlare" certe cose dette generalmente poco e sommessamente. Ottima la prova di Woods. Non ha avuto l'attenzione che meritava, forse perchè "inferiore" ad altri lavori del regista, ma più probabilmente per il tema trattato, a dir poco scomodo.
Con Salvador, Stone inizia a dirigere una serie di Film con la F maiuscola, facendo finalmente conoscere le sue reali potenzialità e le sue intenzioni. Impegnata e di protesta, la pellicola è uno spaccato nudo e crudo del paese sudamericano soggetto a dittatura. Che sia il Salvador o qualche altro stato è uguale, sono la sostanza e i disatrosi effetti che contano. Woods e Belushi funzionano bene e riescono a vestire appieno i panni dei loro personaggi. Molti degli episodi narrati sono realmente accaduti (lo stupro e l'omicidio di quattro suore). Finale superlativo.
Il coraggio di cui diede prova all'epoca il quasi esordiente Oliver Stone era sicuramente fuori discussione. Opponendosi al reaganismo egemonico e imperante, egli denunciò con indubbio e sincero vigore i loschi intrighi dell'amministrazione repubblicana nel Centro America e l'appoggio ai terribili squadroni della morte. Un vero peccato, quindi, per la mano pesante con cui venne assemblato lo scottante materiale e per le concessioni al pubblico meno accorto. I siparietti del duo Woods/Belushi stemperano la tensione drammatica.
Ritratto in tempo reale di un paese in guerra civile: quando uscì nel 1986 il Salvador era ancora nell'occhio del ciclone. Oliver Stone prende subito le posizioni e cartabolla Reagan come pupazzo della situazione, poi tanto per assestare un colpo al cerchio e uno alla botte, fa commettere ai ribelli crimini pari a quelli delle squadre della morte governative. Il ritmo è alto e alcune scene davvero mozzafiato, l'interpretazione di James Woods è sublime. Un film da rivalutare soprattutto per chi ama approfondire i contesti storici.
Buon film, sì, ottimo lavoro, eppure sembra ancora non abbastanza maturo. Stone si fa prendere la mano, esagera in alcuni punti, ne tralascia altri (come ad esempio il motivo della guerra civile). La prima parte mi è piaciuta moltissimo, poi il film sembra cadere in una denuncia che però non riesce a stare in piedi, tanto che lo spettatore si domanderà "Ma è possibile?" È possibile che atrocità come queste siano rimaste impunite? È possibile che nemmeno su internet si trovino informazioni a proposito di questa guerra?
Stone fa una ricostruzione perfetta e incredibilmente realistica del periodo della dittatura militare in El Salvador, appoggiata dagli USA di Reagan con finanziamenti e aiuti nei primi anni '80. Il regista ci mostra i massacri compiuti dalle terrificanti squadre della morte (tra cui l'assassinio dell'arcivescovo Óscar Romero e lo stupro e l'uccisione di quattro suore americane), ma condanna anche le atrocità e gli abusi delle forze rivoluzionarie comuniste. Un film cupo e asfissiante, un vero e proprio "horror del reale". Importante.
MEMORABILE: "Gli fate accoppare chi vogliono, gli fate smantellare la Chiesa, gli lasciate fare tutto solo perché non sono comunisti! Queste sono le vere stronzate!"
Intenso film di Stone che affronta un tema molto scottante come la guerra civile nel Salvador. Immagini forti e sviluppo narrativo molto veritiero in cui la corruzione e le connivenze dilagano vergognosamente. Validissimo il cast con un intenso Woods, un appropriato Belushi e un sorprendente Savage. Drammatico finale in cui l'ipocrisia regna sovrana.
Film che colpisce ma, allo stesso tempo, lascia un po' freddo lo spettatore a fine visione; colpa di una sceneggiatura non lineare, che però mette in mostra il talento di Oliver Stone nel dirigere storie riguardanti il lato oscuro degli Stati Uniti, che diventerà il leitmotiv del suo cinema. Azzeccata la scelta di James Woods nel ruolo del protagonista.
Un classico del genere “giornalisti in guerra”; meglio del pluripremiato Platoon, è forse il miglior Stone di sempre. Inizia come un road-movie alla Paura e delirio a Las Vegas per poi diventare un vibrante e crudo film di denuncia con una seconda parte molto energica e avventurosa. Un coraggioso e sincero atto d’accusa contro i poteri economico-politici che sono alla base di tutti i conflitti terzomondismi, molto distante dall’imperante autocelebrazione reaganiana dell’epoca. Eccellente prova di Woods che in quel periodo girava solo grandi film.
MEMORABILE: L’uccisione del Monsignor Romero; Lo stupro delle missionarie; La foto del secolo di Cassidy; Il Reportage nella giungla con i guerriglieri.
Primo squillo nella carriera di Oliver Stone, che trova nelle atrocità della guerra civile di El Salvador il terreno ideale per denunciare l'imperialismo dell'America di Reagan e il suo sostegno a feroci dittature con il pretesto della lotta al comunismo. Lo stile non è ancora affinato, ma il film scuote nel profondo, il finale amaro spiazza, e nelle sequenze di violenza e guerriglia urbana già si avverte il talento del regista. Ottimo Woods nel passare dalla cialtroneria all'idealismo, bravi Murphy e la Carrillo, Belushi convince solo a sprazzi. Efficaci musiche di Georges Delerue.
Fotografo d'inchiesta documenta la situazione in Salvador. Prima parte sopra le righe nella descrizione dei protagonisti e delle dinamiche disinvolte tra donne e alcol. Quando ci si focalizza sulla guerriglia e sulle connivenze americane diviene un efficace documento storico. Stone è piuttosto crudo in più occasioni e evita nomi di fantasia anche ai più alti livelli. Non sempre il film è bilanciato come emotività e infatti l'ultima parentesi familiare convince poco, realisticamente. Woods migliora quando fa meno il cialtrone e Belushi non appare indicato per pellicole simili.
MEMORABILE: I cadaveri sparpagliati; L'omicidio di monsignor Romero; Gli stupri alle suore; Gli scatti di Savage.
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Che scempio immane, so' che hanno ridoppiao Lo squalo e Il padrino.Trovo questo un vero e propio "stupro" cinematografico.Nella vhs che ho della Multivision il doppiaggio e' pressoche' perfetto. Questa cosa di ridoppiare propio non la capisco. Ma addirittura che cambino i doppiatori durante il film e' inamissibile!
Forse però cambiano poichè hanno aggiunto scene
precedentemente espunte e così non avendo i
doppiatori hanno scelto, sbagliando, di non
lasciare i sottotitoli.
Circa i ridoppiaggi...che tristezza...qualche
giorno fa ho visto il padrino e ho scoperto
con orrore infinito che l'avevano ridoppiato.
Buio hanno ridoppiato anche C'era una volta in
America. E credo tanti altri che piano piano
scopriremo vedendoli.
Gia' Cotola, una vera tristezza.Ma il coccolone lo avuto vedendo Lo squalo ridoppiato...veramente ignobile! Posso capire se la traccia audio va' perduta, ma che senso ha ridoppiare un film degli anni 70? Questa di Salvador poi e' terribile( cribbio e' del 1985!).Lo stupro verso il cinema, dopo le infami versioni cut, continua, ahime'.
HomevideoGestarsh99 • 28/12/10 00:09 Vice capo scrivano - 21548 interventi
Buiomega71 ebbe a dire: ...Posso capire se la traccia audio va' perduta...
Un inconveniente del genere è avvenuto in occasione dell'uscita in dvd de Il rosso segno della follia: non essendo reperibile nè il negativo originale, nè una copia in positivo decente, la Eagle Pictures ha optato per un ridoppiaggio dell'ottimo master estero...
...Un ridoppiaggio però indegno di questo nome, tipico soltanto di porno import anni '90 e di telenovelas sudamericane anni '80.
Fortuna che nell'edizione digitale era inclusa anche l'utilissima traccia originale in inglese, che ha davvero salvato un prodotto di altissimo valore dalla ridicolizzazione più prevedibile.
HomevideoZender • 28/12/10 10:20 Capo scrivano - 47182 interventi
Ricordo molto bene lo scempio di cui parli relativamente a Salvador, caro Cotola, che mi lasciò a suo tempo di sasso. Credo comunque sia un caso più unico che raro di ridoppiaggio parziale (fatto indubbiamente da cani). Io ovviamente sono per i ridoppiaggi solo in caso di irrintracciabilità dell'originale (vedi Il rosso segno, al limite), ma ormai i casi di ridoppiaggi killer non si contano. Per fortuna che nel Padrino, anche nel Blue Ray, hanno comunque mantenuto il doppiaggio originale in mono, per chi non accetta gli scempi del ridoppiaggio...
HomevideoGestarsh99 • 28/12/10 11:16 Vice capo scrivano - 21548 interventi
Zender ebbe a dire: ...Io ovviamente sono per i ridoppiaggi solo in caso di irrintracciabilità dell'originale (vedi Il rosso segno, al limite)...
Guarda, Zender, anch'io sono d'accordissimo sui ridoppiaggi in caso di irreperibilità del master in lingua italiana, purchè siano realizzati in maniera decente ed appropriata al tono della pellicola.
Col film di Bava è stato fatto un lavoro davvero pessimo, dello stesso livello di quei ridoppiaggi approntati dalle emittenti regionali per alcune pellicole datate (o per i più sciapi tv-movies), e personalmente ho preferito di gran lunga vedermi l'ottima versione in lingua inglese coi sottotitoli italiani (anche se in realtà non ce n'era gran bisogno, giacchè il parlato ed i dialoghi erano molto fluidi e comprensibili).
Un'opera bellissima ed affascinante come Il rosso segno della follia andrebbe trattata coi guanti di velluto e questo la Eagle non l'ha fatto...
HomevideoZender • 28/12/10 19:06 Capo scrivano - 47182 interventi
Per carità, son d'accordo Gest, ovvio che anch'io non sopporto i doppiaggi fatti coi piedi. Il fatto è che, soprttutto per un film di Bava in cui l'immagine è tutto, i sottotitoli non riesco ad accettarli.
Segnalo che il film passa il 20 ottobre 2015 alle 11:40 su Rai Movie come "Versione integrale (con inserti ridoppiati)".
HomevideoRocchiola • 12/04/20 10:47 Call center Davinotti - 1224 interventi
Al di là del deplorevole doppio doppiaggio (mi chiedo perchè non abbiano inserito le scene escluse dall'edizione italiana in lingua originale con i sottotitoli come da preassi comune), diciamo qualcosa sulla qualità tecnica del DVD MGM. Il video nel formato panoramico 1.85 è discreto ma sicuramente migliorabile sia a livello di pulizia (qualche piccola spuntinatura e sgranatura di fondo), che di definizione che non è granchè. L'audio italiano monofonico è un pò inscatolato cosa molto evidente se confrontato con l'inglese 5.1. All’estero esistono già diverse edizioni in bluray (l'americana Twilight Time e l'inglese Eureka sono le migliori), ovviamente nessuna delle quali con audio italico.