Note: Aka "Tempo di immagini". Proiettato come "Tempo d'immagini" al Festival di Venezia del 1970 ma poi mai più con questo titolo in pubblico. Il titolo venne definitivamente cambiato nel 1978 in "Febbre di sesso prima di uccidere (Tempo d'immagini)" ma il film uscì nelle sale solo dieci anni dopo, nel 1988.
Quando ancora i reduci dal Vietnam tornavano a casa senza mettere a ferro e fuoco intere foreste... Qui un altro John (Di Grazia), ad esempio, approfitta di una licenza dal fronte (dove ha visto morire in guerra un amico) per raggiungere in Italia la bella fidanzata Janet (Giancaro), sperando di poter riallacciare al meglio i rapporti. Lei nel frattempo non è tuttavia rimasta con le mani in mano e s'è fatta strada nel mondo della pubblicità approfondendo (si può immaginare come) la conoscenza con il suo fotografo di fiducia (Mele). Nel tentativo di trascorrere comunque qualche bel giorno insieme a John, si accorge (e noi...Leggi tutto più di lei) che la mente di questi è occupata da pensieri di morte, da profondi interrogativi sul significato della vita e da strazianti autoanalisi che lo hanno reso quasi abulico.
Per rendere visivamente il tormentato stato d'animo del protagonista, il suo allucinato punto di vista, Sala fa roteare la cinepresa dove può, passando da improvvisi primi piani a tagli bizzarri, inquadrature oblique, tentando in ogni modo di disorientare chi guarda nella speranza di farlo entrare in contatto “virtuale” con gli strazi interiori di John. Difficile dire se ci riesca: la natura sperimentale dell'operazione si scontra con un ermetismo associato a lunghe fasi di silenzi che la colonna sonora di Roberto Pregadio copre assumendo in breve il ruolo di cardine fondamentale: estremamente varia, si impone in più frangenti come ultimo appiglio al quale aggrapparsi per non trovarsi definitivamente in balia delle ardite pretese autoriali del film; affidate formalmente agli estemporanei volteggi della cinepresa, all'ossessiva celebrazione della bellezza di Pia Giancaro (che sfoggia abitini alla moda deliziosamente seventies), ai monologhi interiori di John spesso preferiti a dialoghi poco pregnanti chiamati a stabilire la complicata interazione tra lui e Janet. Il fotografo Peter resta sullo sfondo a dividere con la donna i rari momenti spensierati, finalmente lontani dalle ossessioni di un uomo che non sa come combattere efficacemente i fantasmi della guerra.
Se l'estetica si fa apprezzare (c'è anche qualche buon esterno), se il montaggio in qualche modo assiste come può gli slanci "lisergici" di Sala svariando goffamente sulla linea precisa che in quegli anni si imponeva in certo cinema "free", non è facile perdonare la limitatezza degli orizzonti, la scarsa capacità di infondere la necessaria drammaticità al personaggio di John, che legge Wodehouse ("Full moon" del '47, uscito anche da noi come "Luna piena"), si tuffa in flashback di modesta efficacia o va al cinema e ci fa sedere con lui ad assistere interminabilmente alle comiche di Charlot, evidente stratagemma per riempire qualche metro di pellicola in più e raggiungere la durata minima. A lasciare il segno sono soprattutto gli eleganti nudi della Giancaro (e della Adiutori poi) e alcune suggestive location sul mare tra scenari in cui si respira la medesima desolazione che trova spazio nel cuore del protagonista. Ma bisogna davvero calarsi convintamente nel mood giusto per entrare in simbiosi con lui, o i radi pensieri in libertà rischieranno di restare sospese eco di voci che galleggiano in superficie affondando il colpo solo di rado, accompagnando come sommesse litanie un John che si trascina da un letto a un divano, sul pavimento o poco fuori...
Ottima fotografia e gran bei primi piani, oltre a una pacchiana autoreferenza del regista col poster di un suo film. A parte questo, il presuntuoso esperimento di far ritrovare, per un lasso di tempo, l'amore e l'affinità a un marine in licenza dal Vietnam, fallisce ancor prima di iniziare. E oltre a lui perderanno anche gli altri, per quanto a quei tempi i pensieri libertini e volutamente trasgressivi fossero un must. Non si può andare contro natura: la gelosia è umana, l'ipocrisia è un "escremento" che prima o poi emerge e una prostituta è come una rondine che non fa primavera.
MEMORABILE: L'aliante; Le immagini di guerra; Le ultime parole del commilitone; L'eroina; La meditazione con la prostituta.
Curioso esempio italiano di cinema di protesta contro il conflitto in Vietnam; un instant-movie che usa un taglio autoriale per mostrare gli effetti devastanti della guerra sulla mente dei soldati, in un questo caso un Di Grazia dallo sguardo intenso accompagnato dalla bellissima modella Giancaro, qui all'esordio. Tra riprese sghembe, continue voci fuori campo, riflessioni esistenziali e momenti onirici, un esempio di cinema sperimentale molto 70s che può vantare una bella fotografia e location marittime desolate e suggestive, oltre a una buona ost "sognante" nello stile del periodo.
Può essere insostenibilmente noioso un film di circa 75', cifra raggiunta solo con chilometrici titoli di testa, un lungo fermo immagine finale e spezzoni di un film di Chaplin proiettati in una sala? Il rilievo maggiore che si può fare a Antonioni (un Maestro, è chiaro) non è aver prodotto pure film rifiutati da molti, ma aver causato la nascita di una sorta di antonionismo, che di solito dà una lieve patina (senza nascondere nulla) a poche idee, pochi mezzi, recitazioni scarsine. Non basta mettere due attori di schiena, impostare immagini sghembe, mettere gente che cammina a lungo.
MEMORABILE: La spettacolare Giancaro; La torbidissima Adiutori; Il canto orgasmico a volo d'aliante.
Sotto il segno dei coevi polpettoni intellettual-contestatari d'oltralpe, una pellicola che prende un'idea di base pure discreta e la stiracchia a dismisura (i riempitivi non si contano, dagli interminabili loop chapliniani ai close up di locandine cinematografiche, autocitazione inclusa), arrivando boccheggiante all'ora e un quarto scarsa di durata. Discrete le due attrici, non all'altezza il protagonista, suggestiva estetica godardiana negli interni e antonioniana negli esterni, ripetitiva OST di Pregadio bilanciata dall'azzeccata "There But For Fortune" di Joan Baez sui titoli.
Rimasticando l'estetica godardiana (pochi anni prima era uscito La cinese), Adimaro Sala mette in scena il dramma amoroso tra una donna e un reduce dalla guerra in Vietnam. Seppur breve, spesso si inceppa in dialoghi non proprio brillanti che non riescono a far distinguere il racconto di una crisi sentimentale da quelle già viste molte volte nel cinema. Meglio allora certe inquadrature e una suggestiva scena sull'aliante, efficacemente ripresa negli ultimi minuti. Di Grazia, poco espressivo, ha la faccia giusta per il ruolo. Bolse le musiche di Pregadio.
Marine di stanza in Vietnam decide di impiegare tre giorni di licenza per fare un salto in Italia a trovare una sua vecchia fiamma. Con una simile premessa è facile immaginare la logica che regge il seguito di uno dei titoli più fumosi dell'altrettanto oscura filmografia di Adimaro Sala. Il divario fra le ambizioni autoriali e la povertà di idee e di tecnica si fa sempre più impietoso scena dopo scena e non bastano certo le inquadrature sghembe e le funamboliche giravolte della mdp a colmarlo. Comunque splendida Pia Giancaro con i suoi deliziosi abitini squisitamente settantiani.
MEMORABILE: In pieno 1970 il protagonista entra in un cinema dove si proietta un film di Charlot!
Avendo conosciuto e apprezzato Adimaro Sala con quel piccolo gioiello che è La notte dell'ultimo giorno, non si può che rimanere delusi. 75 minuti (scarsi) di vacuità totale, con Di Grazia che filosofeggia in maniera sconsiderata con lo sguardo imbambolato, qualche nudo e un sussulto finale che non riscatta la pellicola. Pretese autoriali troppo elevate, che si scontrano con la realtà fatta di mezzi poveri. Apprezzabili le musiche, che riempiono più di un vuoto e che qualcuno riciclerà in futuro.
Uno dei tanti film contro la guerra in Vietnam ma dallo stile curioso (vengono alternate scene di sesso a scene di guerra in bianco e nero). A tratti è lento e annoia, ma nel complesso può piacere. Azzeccato il cast, soprattutto quello femminile. Verso metà film una curiosa scena di "cinema nel cinema" che può sembrare fuoriluogo ma risulta divertente. Belle ma troppo ripetitive le musiche, ottima fotografia.
MEMORABILE: Il volo con l'aliante.
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DiscussioneDusso • 12/09/23 09:04 Archivista in seconda - 1795 interventi
Fauno ebbe a dire:
Se lo si recupera, é interessante capire se Patrizia Antinori e Patrizia Adiutori non siano la stessa persona. In questo film è in versione "mora", ma non meno bella.
Scusatemi, ma vista l'ora sono un po' fuori fase...d'altronde Adimaro è Adimaro...;-)
Ah stasera controllo
DiscussioneFauno • 12/09/23 11:52 Contratto a progetto - 2725 interventi
Per Herrkinski:
commento ottimo, ma io direi molto più 60s che 70s...quelle immagini ferme, quegli sguardi intensi e quella desolazione che tu giustamente puntualizzi sono molto più tipici degli anni 60...mi vengono in mente una scarriolata di film simili, da La donna invisibile, a Io Emanuelle, a Un amore oggi, a Una pelle più calda del sole...
La voglia di vederlo subito e di inserirlo era tanta, ma se come spero riuscirò a rivederlo, magari riuscirò a distaccare meglio i quattro personaggi. Se come credo la Antinori è la Adiutori, qui è veramente il massimo. Magari anche qualcosa di introspettivo da aggiungere ai momenti topici mi è sfuggito, ma ad esempio il lancio dell'ordigno sul blindato mi ha ricordato molto la scena clou de L'ultimo uomo di Sara, anche se lì erano organizzazioni eversive nostrane...
commento ottimo, ma io direi molto più 60s che 70s...quelle immagini ferme, quegli sguardi intensi e quella desolazione che tu giustamente puntualizzi sono molto più tipici degli anni 60...mi vengono in mente una scarriolata di film simili, da La donna invisibile, a Io Emanuelle, a Un amore oggi, a Una pelle più calda del sole...
Capisco cosa intendi, a me ha ricordato proprio il cinema degli anni di protesta a cavallo tra '68 e '70. Per questioni di spazio ho messo cinema 70s perchè essendo del '70, mi pareva più corretto di cinema 60s, ma di fatto, come ho scritto nel commento, lo trovo un instant-movie stilisticamente, molto legato a quei 2-3 anni di transizione.
DiscussioneDusso • 12/09/23 17:24 Archivista in seconda - 1795 interventi
Credo ci sia un errore nelle note non 1988 ma 1978...
DiscussioneDusso • 12/09/23 20:39 Archivista in seconda - 1795 interventi
Fauno ebbe a dire:
Se lo si recupera, é interessante capire se Patrizia Antinori e Patrizia Adiutori non siano la stessa persona. In questo film è in versione "mora", ma non meno bella.
Scusatemi, ma vista l'ora sono un po' fuori fase...d'altronde Adimaro è Adimaro...;-)
Direi di si , primo o secondo film stando ad imdb questo film visto l'anno...
DiscussioneFauno • 12/09/23 20:45 Contratto a progetto - 2725 interventi
A prescindere dal voto non eccelso, gran bel ritrovamento!
DiscussioneZender • 13/09/23 15:14 Capo scrivano - 47369 interventi
Dusso ebbe a dire:
Credo ci sia un errore nelle note non 1988 ma 1978...
No, è corretto 1988 Dusso, me l'ha confermato Deep.