Colpisce la capacità di Marco Vicario di trattare un tema volgare con così tanta eleganza formale. Non è il Buzzanca migliore, ma è indimenticabile, anche perché circondato da un gineceo raramente eguagliato. Forse quando ho visto e rivisto il film ero ubriaco, ma direi che la Benussi non si spoglia. Grandissimo Luciano Salce, fatto "alce" dal suo cameriere. Peccato che il film funzioni meglio in alcuni specifici momneti, rispetto al suo totale. Il suo limite è questo.
Buzzanca perfetto, Salce impagabile, donne splendide, gustosa ambientazione. Vicario (un sottovalutato) si concede soluzioni stilistiche non da tutti (spicca la sequenza con la Asti). Fondamentale.
Un cast eccezionale, dialoghi perfetti basati su una serie inesauribile e continua di doppisensi arguti e caratterizzati da un tempismo perfetto. Un film divertentissimo e girato con stile ed eleganza. Curiose anche le ambientazioni e la critica sociale insita nell'esagerazione della contrapposizione Nord-Sud. Una perla.
Commedia sexy di esplicita derivazione (o degradazione?) germiana (vedi Signore e signori, Sedotta e abbandonata, Divorzio all'italiana, tutti e tre più o meno citati apertamente): in fondo non è un caso che Buzzanca abbia cominciato la sua carriera proprio con Germi. Cast nutrito e d'eccezione per una divertente storiella che avrebbe meritato un metraggio minore. Tuttavia, anche tra tante lungaggini, salta all'occhio la brillante messa in scena di Vicario che produce di continuo doppi sensi ed allusioni tramite montaggio e oggetti (fallici) inquadrati.
MEMORABILE: Salce che parte per assassinare il suo rivale e finisce col lasciarsi andare ad attività scopica mediante telescopio....
Commedia alla siciliana in trasferta nordica, con cui Vicario consacra Buzzanca a modello di emigrato del Sud dall’inesauribile potenza sessuale: materia bassa, eppur nobilitata dalla rifulgente fotografia della location bergamasca, da Salce – impagabile con il cannocchiale e scrutato da cornuti trofei venatori - e da un raffinato harem di grandi attrici e starlets. Felice connubio tra immagine, simbologia priapica e musica (Svampa si esibisce come cantastorie dell’alta società) pronta ad intervenire per sottolineare i momenti clou.
Insieme a Il merlo maschio, rappresenta il manifesto del buzzanchismo. Volgarità e doppi sensi a profusione, ma sempre mantenendosi sul filo del buon gusto: in più c'è da dire che Vicario sapeva girare con un certo stile. Il cast femminile è quasi impareggiabile, mentre Buzzanca ed il grande Luciano Salce hanno il compito di far ridere, e lo assolvono in pieno. Davvero un peccato che il film sia scomparso da anni, per volontà -pare- del regista.
Pellicola che conferma Buzzanca in ruolo di "sciupafemmine", ma sempre in parte eccessivamente grottesca essendo, in tal caso, un superdotato in senso figurativo poiché munito di membro accessoriato con tre testicoli! Il cast del film è di tipo stellare e presenzia pure la Benussi in un breve ruolo d'antiquaria. Il cameriere del film è uno scatenato amante del gentil sesso e, rivisto a distanza di oltre 35 anni, Homo Eroticus appare - per l'epoca - assai spinto. E' da questo titolo che due editori milanesi presero spunto per lanciare nelle edicole due serie a fumetti (Il Lando e Il montatore).
Uno dei titoli più conosciuti fra tutti i "Buzzanca movies". Vicario sceglie di nuovo Buzzanca come protagonista e dalla Sicilia lo trapianta a Bergamo. Simpaticissime battute e inquadrature sempre molto fluide rendono il film piacevole, anche se un po' troppo lungo. Vicario si distingue sempre per la sua dimestichezza nel girare e di dirigere gli attori. Musiche azzeccate contraddistinte da uno scacciapensieri a firma Trovajoli. Ci si diverte, soprattutto i fan buzzanchiani.
MEMORABILE: L'arrivo a Bergamo; Il grandissimo Luciano Salce; Il finale.
Talmente debordante nel suo oltranzistico fallocentrismo da risultar un oggetto filmico in qualche modo disorientante. Senza scomodar la fatidica questione natura/cultura (cinematografiche) è indubbio che Vicario vellichi i più bassi istinti e vieti luoghi comuni machisti con una sensibilità visiva e una fluidità tecnica degni di miglior causa. Se da una parte però il gioco è condotto con coerente cattivo gusto, dall’altra è tirato troppo per le lunghe col risultato di prolassare. Podestà e Sylva magnifiche, Adriana Asti sacrificata, Salce impenitente.
Bergamo alta, Bartolomeo Colleoni, un vasto harem altolocato... cosa poteva mancare? Michele triorchide con sintomi di priapismo e pure siciliano; ed eccolo qui Lando Buzzanca, con attributi che fanno strabuzzare gli occhi ai dottori ma soprattutto solleticano le fantasie (e non solo) delle bellissime donne che lo circondano. Tipica commedia inizio anni settanta che si distingue per la classe con cui è stata girata (nonostante il soggetto potesse prestarsi a facili volgarità) e per le buone interpretazioni. Un notevole occhio anche al sociale.
MEMORABILE: La pittrice a Michele: venga a trovarmi domani allo studio, cominceremo con qualche schizzo.
L'orgia di doppi sensi onomastici (Cannaritta, Godè, Sallunga) e non (cappella del Colleoni, l'uccello di Cocò) cela un film meno banale del previsto sulla dialettica fra sesso e potere. Relazione diretta (il parallelo fra orgasmo e produzione nell'industria della Koscina) e di sudditanza (Buzzanca scaricato continuamente dai padroni che dettano il gioco, l'onore "in banca" del barbiere, la virilità ritrovata con l'umile Concettina). Adeguato Buzzanca come "oggetto" motore della trama e grande Salce come magnifico cornuto.
Il nostro Lando fa il perfetto siciliano trapiantato al nord circondato da uno stuolo di bellezze che se lo contendono. Si ride parecchio grazie anche a un ottimo Luciano Salce in veste di attore. Ma è soprattutto il cast femminile a far da padrone, dalla Podestà alla Koscina fino ad arrivare alla principessa Ira von Fürstenberg. Forse il migliore dei Buzzanca-movies.
Non è solo uno tra i più importanti film dell'era d'oro di Buzzanca, ma è anche una delle migliori commedie erotiche italiane di sempre, poco citata a causa della scarsa circolazione in video: da uno spunto degno di una barzelletta sconcia da caserma, Vicario trae un film condotto con estrema classe, coraggioso nel suo spirito politicamente scorretto, che mostra l'arroganza razzista dell'alta borghesia nonché la sua colossale ipocrisia in ambito sessuale (ne escono a pezzi sia uomini che donne), sbeffeggiando al contempo un'altra ipocrisia, quella relativa all'onore "meridionale".
Commedia erotica non priva di qualche graffiatura a livello sociale e in cui il protagonista, generosamente dotato da madre natura "della virtù la più indecente", verrà dirozzato da caruso del sud qual è e scoprirà che "comandare è meglio che... fare all'amore", ma chi troppo vuole... La seconda parte avrebbe beneficiato di una narrazione più secca e la parentesi quasi horror che inguaia definitivamente il nostro non spinge abbastanza sul pedale del grottesco; Buzzanca sugli scudi, bellezze seventies. Merli qua e là rimandano lo spettatore a un'altra avventura del nostro.
MEMORABILE: Il marito tradito che prende coscienza delle pulsioni sessuali; Il chiacchiericcio delle brave signore mentre Nanni Svampa canta di donne perdute...
Se lo si prende singolarmente, senza troppo conoscere Lando Buzzanca, potrebbe essere apprezzabile per la buona regia, per l'ottimo cast e per alcuni momenti della storia. Ma chi conosce l'intera filmografia dell'attore s'annoia presto. Ennesimo ruolo di sciupafemmine, ennesimi stereotipi del meridionale dotatissimo, ennesima colonna sonora a base di scacciapensieri. Uno strazio che dura perdipiù quasi due ore. Certo non è un pessimo film, ma Lando Buzzanca avrebbe meritato altra sorte, nel nostro cinema.
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DiscussioneGugly • 26/03/23 20:06 Archivista in seconda - 4713 interventi
Il titolo della pellicola è un buon richiamo al botteghino vista l'epoca e il successo di allora del protagonista, tuttavia un altro titolo adattissimo avrebbe potuto essere "L' opportunista", che tale è la vicenda che vediamo dipanarsi sullo schermo; questo spunto mi suggerisce la seguente riflessione, ovvero che i mezzi del c.d. cinema di genere saranno stati limitati ma gli spunti e le critiche potevano diventare molto incisive come in questo caso, una sorta di "Signore e signori" in salsa bergamasca e col pedale ancora più spinto sul sesso...che poi, a pensarci bene un episodio di corruzione di minorenne ricorre in entrambi i film.