Durante la prima mezz’ora il rischio di spararsi è concreto. Una serie di personaggi più o meno variopinti, tutti amici, che si incontrano per parlare, cenare, divertirsi… Trito e ritrito insomma. Poi, dopo il fattaccio, il film inizia a decollare e ne viene fuori una buona prova di squadra degli attori (persino Ambra se la cava. Brava anche la Vukotic). Ciò non toglie che dei primi trenta minuti si ricordi solo un temporale con tuoni realistici (vorrà pur dire qualcosa). Nel complesso, comunque, non è male.
Diciamo che, per la prima metà del film, ho visto solo un'accozzaglia di situazioni già viste nei film di Ozpetek, quasi un riciclaggio di idee e personaggi. E poi Accorsi... stesse espressioni e movenze dell'Ultimo bacio, con il suo frenetico atteggiarsi da uomo di mezza età in crisi. Poi nella seconda parte e soprattutto nel finale il film acquisisce il suo perchè (Accorsi incluso), con gli ultimi fotogrammi molto belli. Ma purtroppo, per me, non basta. Sempre più bella Margherita Buy.
La telenovela alla Ozpetek va a parare sempre sul concetto di famiglia allargata, in questo caso un gruppone di amici vicendevolmente legati da una ragnatela di relazioni di cui talora si perde traccia. Forse esagera anche, il buon Ferzan, nel riproporre pedissequamente situazioni (e persino attori!) oppure nell'abbozzare appena certi personaggi. Ma in quanto a delicatezza non è secondo a nessuno. Lo dimostra la direzione, lo dimostrano i dialoghi e i silenzi e nel complesso tutto il film. Ah, mi raccomando, fate l'uncinetto invece di drogarvi!
Qualcuno deve dire ad Ozpetek che non è Almodovar, né nella scelta delle musiche né tantomeno nella scelta di personaggi che tentan di ricalcare in sordina situazioni appunto almodovariane. INCREDIBILE a dirsi, Ambra sa recitare! Molto brava la Vukotic, piatto il protagonista/voce narrante Lorenzo. Bella la scena di Accorsi che insegue l'amante per la strada con sotto lo speakerato della guida spagnola sull'Imperatore Adriano. Però troppi clichè, please....
Torna Ozpetek e torna prepotentemente con il suo concetto di famiglia allargata che mai come questa volta è formata da persone "diverse": la cicciona saggia, il gay adorabile, la drogata emancipata, il fallito malinconico. Tutti i cliché sono studiati ad arte e se non fosse per l'interpretazione del sempre più sorprendente Favino (una spanna sopra tutti), Saturno Contro si limiterebbe a rimanere come una frase a effetto pronunciata da Ambra, probabilmente ancora attaccata all'auricolare.
Ozpetek realizza dopo Le fate ignoranti il miglior film della sua carriera. Salvo che nella caratterizzazione forse un po' schematica dei personaggi (vedi il padre conservatore) il regista italo-turco parla come al solito d'amore in maniera delicata con allusioni alla situazione politica (in particolare alla legislazione sulle convivenze ancora in corso d'opera) supportato da un gruppo di attori che si è calato totalmente nel progetto da credibilità a tutti i ruoli.
Ozpetek è evidentemente convinto che l'amore renda tutti buoni e belli e che la diversità sia un leggero e pittoresco alito di vento che rende più familiari i personaggi con i loro sorrisi semplici e i loro abbracci d'amicizia. L'amore, invece, è anche rancore e può rendere cattivi come nessun altro sentimento e la diversità non sempre trova riparo dall'esterno dentro il proprio nucleo. Questo mondo rosa che si chiude per proteggersi dal contorno nero ha un po' stancato, ma Ozpetek si conferma il regista dell'intimità fra uomini come nessun altro.
No, non ci siamo. Di nuovo il clichè del gruppo amicale composto da persone con storie diverse ma che si vogliono tanto, tanto bene e sono meglio della famiglia tradizionale. Peccato che nella realtà non esistano; per motivi di gelosia, interessi e rivalità professionali si rompono i rapporti fra parenti di sangue, figuriamoci fra amici. Voglio dire, non è una descrizione onesta della realtà. E poi, siamo sempre nella borghesia medio alta. Uffa.
Ozpetek cerca di seguire le mode correnti su omosessualità, Dico e droghe mantenendo una vena intimista e focalizzandosi sul valore coesivo e consolatorio dell’amicizia. Nonostante il tema trattato (malattia e morte) riesce ad evitare il patetismo riscontrabile in sue pellicole precedenti grazie ad una buona dose di humour e ad alcuni personaggi azzeccati: la sempreverde Vukotic, la Yimaz e la bella e stravagante Angiolini, che si rivela anche una brava attrice. Partecipa l’ex del ‘Grande Fratello’ Luca Argentero.
Il tema della eterogeneità dei sentimenti, delle forme a-convenzionali che possono prendere: l’amore omosessuale, ma anche il legame in un gruppo di amici che può portarli a costituire un vero e proprio clan famigliare. Questi argomenti sono esplorati con delicatezza e sensibilità: le musiche accompagnano garbatamente l’evolversi dei rapporti tra i personaggi, gli attori danno tutti ottima prova di sé e, se in un primo momento la lentezza può sconfinare in noia, il susseguirsi degli avvenimenti manterrà incollati allo schermo fino alla fine.
La direzione degli interpreti è eccezionale: Ozpetek, senza ricorre ai dialoghi - pur ben scritti - ruba sottotesti e densità agli attori che riescono a imprimere spontaneità a evidenti forzature e didascalicismi. Le situazioni “tipo” sono problematizzate e possono offrire persuasivi spunti di riflessione. Quello che respinge è l'idealizzazione della classe sociale eletta a rappresentare il dramma – sorta di borghesia paraintellettuale arrivata e autoreferenziale – nella quale si dubita possa davvero albergare tanta abnegazione e coscienza amicale. Brava la Buy, sorprendente la Angiolini.
Così così. Personaggi irreali inseriti in un contesto ancora più irreale (la casa comune dove andremo tutti a vivere! Certo, come no) anche se qualche singolo momento funziona e Ozpetek è bravo nel dirigere gli attori, anche i più inadatti come Argentero o lo stesso Accorsi. Imperdonabile la scivolata nella scena dell'obitorio, a mio avviso.
L'amore "un po' così" di Ozpetek per le situazioni, le ambientazioni, le suggestioni è sempre unilaterale. Riesce molto facile ad uno spirito femminile entrare nel suo universo e non perché, come dicono alcuni, l'uomo ha paura di cadere in "tentazioni". Dopo il bellissimo Le fate ignoranti , il regista stufa, coì come le comiche del film muto che finiscono sempre a torte in faccia. Gli attori che provengono direttamente da un concorso di bellezza regalano emozioni solo a chi le può capire.
Un gruppo di amici, la morte di uno di loro, il dolore del suo compagno e di tutti gli altri: una storia intensa, ad alto tasso di emozione e con buone occasioni per riflettere. Ma Ozpetek è ormai sulla china di un manierismo ozpetekiano sdolcinato, buonista, politicamente corretto, ma soprattutto artificioso, fintamente realista e perciò vuoto nonostante i temi affrontati. Sembra l'Azione Cattolica del movimento gay: tutti amici, tutti solidali con semplicità e affetto, magari peccatori ma con un cuore grande così... Cioccolatinoso.
Il fatto di far recitare bene la Angiolini ed Argentero (assieme ad altri attori solitamente televisivi) non fa altro che sottolineare la bravura di Ozpetek nella gestione del cast, nel quale spicca un intensissimo Favino (il contorno invece poco mi ha convinto). Un film sul dolore della perdita (un po' una riedizione delle Fate Ignoranti, a voler essere cattivi) il film denota il solito buon gusto registico ed uno sviluppo coerente, forse fin troppo prevedibile e perciò apprezzabile, ma meno di altri lavori del regista turco.
Che differenza c'è tra questo film e le fiction tv? Pochissima, forse i tempi. Per il resto Ozpetek è regista di scarso coraggio e prevedibile. Drammi della buona borghesia italiana, sentore di attualità per un film visto troppe altre volte. Non ci si salva usando bravi attori (nemmeno tutti bravi; salvo Favino e Argentero e basta). L'omosessualità è trattata in maniera annacquata, spesso siamo attorno alle parti del Grande freddo, Ambra irrita ma ancor peggio fa la Ylman, come sempre petulante e sentenziosa.
Uno dei migliori film di Ozpetek, che per certi versi ricorda l'ottimo Fate ignoranti (soprattutto per il cast) e che in realtà si traduce in un'opera che parla di diritti negati, di famiglie allargate, di coppie di fatto e di altri argomenti di interesse sociale, ma con uno stile "leggero" e allo stesso tempo drammatico. Il regista realizza un film corale con un cast di attori veramente affiatati che, con la loro compattezza, contribuisce a dare lustro e credibilità a una pellicola in cui i temi centrali sono trattati con verismo e sensibilità.
Film intenso e poetico, che riesce a trasmettere il dolore che si prova nella separazione senza tanti fronzoli, andando dritto al cuore. Forse si potrebbe attribuire ad Ozpetek un po' di furbizia in questo, ma il suo film è girato con garbo e stile e gli va reso merito. Inoltre i suoi personaggi così eterogenei lo aiutano a rendere la trama sempre interessante e con mille sfaccettature. Bravi tutti gli attori, superlativo Favino.
MEMORABILE: "Ma anche lei è gay?" "Chi io? noooo... io sono frocio!"
Film che francamente ho fatto veramente tanta, tanta fatica a digerire. Ogni volta sembra di assistere allo stesso film: cambia qualche personaggio (altri invece sono sempre gli stessi), ma la storia poi prende la stessa piega degli altri film precedenti. Ozpetek, dopo Le fate ignoranti, non ha più saputo aggiungere qualcosa di nuovo, o comunque di diverso, nelle sue storie, e questo film ne è la conferma.
Un Grande freddo all'italiana, con qualche solito stereotipo Ozpetekiano (l'amore omosessuale, i giovani belli e di successo, Serra Yilmaz) ma anche con magnifiche interpretazioni, su tutti Favino e Fantastichini. Poi ci sono una bella colonna sonora, una sceneggiatura in cui convivono qualche banalità, dialoghi brillanti e battute divertenti, la solita "famiglia allargata" di amici stile Fate ignoranti e il dolore raccontato in modo molto intenso e delicato. Tutto sommato un buon film.
Un film riuscito a metà, nel senso che per la prima metà è guardabile, poi è un'accozzaglia di scene dirette a casaccio, tutte noiosissime. Film incompleto, anche per un finale che più inutile non si può. Bene la Buy e Ambra, mentre è impossibile non chiedersi a quale santo si sia votato Accorsi per diventare famoso come attore e non come lavavetri. Se non altro gli affibiano sempre il ruolo dell'uomo medio fesso e sfigatello, che non sa prendere una decisione manco a pagarlo.
MEMORABILE: La figlia sadica della Buy. Gli ultimi 40 minuti (perfetti se qualcuno è indeciso sul suicidarsi o meno).
Commiato di Ozpetek alle Fate ignoranti che han popolato i suoi film? C'è di paradigmatico nel cinema del regista d'origini turche un afflato languido, uno sguardo fastidiosamente affettuoso sulla fauna che lo popola che, se favorisce la condi-visione (senza però identificazione) con le storie raccontate, disinnesca invece qualsiasi riflessione, scoprendosi alfine solipsistico e autoreferenziale. Ecco così che anche qu il rischio è che tutto scorra, il dolore come la sua disincantata elaborazione. Argentero, come tutti i migliori, se ne va troppo presto.
Ozpetek ai suoi massimi: nessuna sceneggiatura eccezionale, nessun personaggio o interpretazione fuori dal comune, ma come poter dimenticare le sequenze dell'obitorio. In quel momento termina un film fatto di chiacchiere inutili e noiose, di cene abbastanza trascurabili, il regista diviene protagonista insieme all'ambiente, alla musica, tutto assurge ad un livello superiore e dà slancio a ciò che d'ora in poi sarà. Tanti buoni attori, ma Ambra per la prima volta mostra capacità d'attrice.
Più che Saturno contro il film contava diverse critiche contro, ma devo dire invece che è fatto bene, sia nella parte iniziale più spensierata sia nel fatto doloroso. Attori ben diretti (e solo Timi pare superfluo in questa larga comitiva), atmosfera che ti avvolge senza mai scadere nel pacchiano o nel patetico, qualche riflessione seria sui diritti civili. I clichè sulla famiglia allargata e sul marito immaturo? Sotto il livello di guardia.
Un nutrito cast di attori non sempre è la garanzia di un ottimo film. In questo caso Ozpetek confeziona una storia che sulla carta è interessante ma poi, nello specifico, ha un risultato piuttosto altalenante. Alcuni momenti sono decisamente tristi e in un certo senso "pesanti" (l'elaborazione del lutto), poi per fortuna ogni tanto ce ne sono altri più sorridenti. I migliori del cast: Angiolini, Favino e Vukotic.
Una pellicola tipica di Ozpetek che narra l'amicizia e il dolore con il suo tono manieristico ma efficace. Un racconto corale che si avvale di un bel cast coeso e veritiero in cui emergono la sorprendente Ambra e la conferma Favino. La narrazione scorre piacevolmente, con un finale ottimista.
L’ottimo cast di attori italiani espressivi è l’elemento di valore del film di Ozpetek, che presenta un’altra storia corale dopo Le fate ignoranti. Il gruppo di amici e amiche indivisibili, etero e gay, single e sposati, viene proposto anche qui come alternativa al modello della famiglia tradizionale, però la sceneggiatura è fragile e la gestione del dolore, leitmotiv del film, ossessivamente mostrata ma solo superficialmente analizzata.
Ambienti medio/alto borghesi, idilliache relazioni omosessuali, amicizia "vera" a profusione, cenette allegre senza pensieri. Sembra il solito copione, senonché un evento drammatico rimodella attorno a esso ruoli, rapporti e percezioni di sé. I soliti difetti di Ozpetek anche qui vengono controbilanciati da una buona regia "corale" degli attori e una innegabile resa del pathos in alcuni momenti. Luca Argentero pieno di fulgida bellezza si rivela anche molto capace.
MEMORABILE: L'insopportabile amica turca "di sempre" con le sue pillole di saggezza.
Solita cucina, gruppo di amici e tutti che condividono ogni pensiero. Nel mondo di fantasiosa solidarietà di Ozpetek si denotano comunque dei buoni dialoghi e alcuni ruolo azzeccati (Angiolini, Vukotic e a sprazzi Favino). La sagra del volemose bene però eccede come col padre poi affettuoso, tra moglie tradita e amante fino a un finale retorico che toglie ogni sincerità. Accenni spagnoleggianti alla ricerca dell'Almodovar perduto.
MEMORABILE: La Angiolini che fa fumare una signora in carrozzina.
Pessimo, proprio mal riuscito: Ozpetek ha intenzione di dirci qualcosa per tutto il film ma fallisce cacciandosi sotto un cumulo di banalità. Dal sapore di sceneggiato Rai (sarà che sono presenti la Vukotic e la Savino), ha una trama sciocca e tratta dei soliti comunissimi problemi sentimentali spesso legati a tradimenti. Il gruppetto di amici si muove un po' come un gruppo di fenicotteri e più che cordiali danno la sensazione di essere morbosi. Insomma, la morte di una persona amata ci fa soffrire, ma anche questa pellicola non scherza.
Ozpetek ha un merito raro: sa esaltare parole, colori, musiche e attori (di cui alcuni finiti nel dimenticatoio e altri quantomai azzardati perchè scelti da trasmissioni discutibili) dando loro la giusta collocazione. Anche qui scommette su un cast bizzarro e la scelta si rivela vincente. Il tema non è nuovo al regista (l'omosessualità, le storie parallele, i tradimenti) ma dramma, ironia e commedia sono ben dosati. Unica pecca che toglie credibilità alla storia, l'utopistica e stucchevole unione tra amici, onnipresenti, un po' troppo alla "volemosebene".
Nonostante un soggetto meno particolare rispetto ad altre sue opere, Ozpetek con questo affresco corale centra forse il suo film migliore. Merito di una sceneggiatura che sa raccontare cose semplici in modo semplice, puntando dritta a un'emotività scaturita da piccoli gesti e dialoghi a mezza voce. Il cast egregio fa il resto: una splendida Buy, un grande Fantastichini e la Yilmaz forse al suo meglio, fino a ruoli minori incredibilmente azzeccati. Colonna sonora di classe, bei movimenti di macchina: un piccolo gioiello.
Ritratto di un gruppo di quarantenni che si trova alla fine della propria giovinezza e inizia ad affrontare una nuova "realtà". Film mediocre (che merita però una visione), purtroppo. Ferzan Ozpetek è si un buon regista, ma delude come sceneggiatore: la storia non convince e si cade nel mieloso e nel già visto. Gli unici salvabili nel cast sono la Buy e Favino.
Discreta opera corale alla quale tuttavia è d'uopo muovere più di un'osservazione. Da un lato si apprezza un cast ben diretto che interagisce discretamente e che inizia a ingranare post incidente. In questo senso anche la sceneggiatura è abbastanza convincente. Dall'altro lato, tuttavia, si percepisce un senso di artefazione quasi opprimente che esplode nelle farlocca cena iniziale per essere declinato a più riprese nel personaggio di Ylmaz, che interpreta un personaggio sì fuori dalle righe ma poco credibile. Una pellicola banalmente politically correct ma in piume di struzzo!
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MusicheGugly • 12/02/10 13:47 Archivista in seconda - 4712 interventi
Ricordo anche l'altra OST, Passione di Neffa, il cui relativo video girato dal cantante e da alcuni attori del film è stato realizzato da Maria Sole Tognazzi:
http://www.youtube.com/watch?v=DwFUCInGjGY
Gli interni dell'appartamento nel film, dove si riunisce il gruppo di amici,(la camera da letto, il bagno e la cucina dove sono girate diverse sequenze) sono quelli del vero appartamento di Ozpeteck a Roma;
Lo stesso ha dichiarato che chiunque viene a cena da lui esordisce asserendo di credere di essere nel film Saturno Contro.
Fermo restando che certi legami amicali a volte e non raramente si rivelano più forti di altri parentali, la pellicola di Ozpetek a mio avviso tratta molti argomenti che, specialmente in Italia, sono privi di una legislazione ma che invece riguardano migliaia di persone, soprattutto le coppie di fatto che ricordo non sono solo quelle gay.La mancanza di certe normative si ripercuote sulle vite degli interessati e in questo il regista è stato molto bravo a fornircene un esempio.Emblematica in questo senso la scena in cui gli amici e il compagno di Argentero vanno in ospedale a chiedere notizie e le "delucidazioni" che l'infermiera fornisce loro. Il film ha delle analogie con Le fate ignoranti, ponendo maggiormente l'accento sui diritti mancati.
L'ospedale va radarizzato,è una location importante nel film.
DiscussioneZender • 3/06/10 08:11 Capo scrivano - 48372 interventi
Questo è strano, ero certissimo di averlo radarizzato, anche perchè non l'avevo trovato subito e l'avevo cercato in mappa. Boh, chissà cos'è successo quel giorno. Comunqueora è in radar, grazie Lucius.
DiscussioneRaremirko • 3/04/21 22:12 Call center Davinotti - 3863 interventi
Solita delicata fotografia sociale del regista turco: cast molto buono (Fantastichini, che qui fa un omosessuale, 3 anni dopo in Mine vaganti odierà i gay!; bene la Angiolini), regia curata e svariate emozioni.
Credibile e verosimile, non innova molto il panorama filmico, pur possedendo un proprio stile ed una propria dignità; Ozpetek è, per certi versi, complementare ed alternativo a Muccino.