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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Come già Comencini intuì quando girò il celebre sceneggiato dei Settanta, in una favola immaginata quasi completamente in esterni la scelta delle location e la resa fotografica diventano fondamentali. Passando dall’iperrealismo di allora alla reinvenzione personale di scenari comunque adeguatamente calati in un credibile spaziotempo, Garrone ci immerge nel suo mondo che si colora d’immaginazione come già era avvenuto per IL RACCONTO DEI RACCONTI. Una favola non può che prestarsi a un’operazione...Leggi tutto simile e forse l’unica vera stonatura si ravvisa nella figura del protagonista: le venature di legno che screziano il volto, il naso troppo grosso per un bimbo, l’evidente, eccessivo ricorso al digitale portano al centro della storia uno Ielapi che così truccato fatica a sposarsi al contesto rispetto a chi gli sta intorno. Soprattutto al confronto di un Benigni che insegue nella sua caratterizzazione profondamente umana di Geppetto l’indimenticabile Manfredi dello sceneggiato centrando sprazzi di assoluta eccellenza. E’ lui il personaggio meno artefatto, il più autentico, il motore primo della spinta sentimentale che anima il film (e ancor più l'opera originale), colui a cui innanzi a tutti viene affidato il compito di riportarci ciclicamente alla realtà, per quanto "lunare" come l'attore riesce da sempre ad essere nelle sue migliori interpretazioni. La fedeltà all’opera di Collodi è alta, quasi ogni parte del libro viene recuperata lasciando di conseguenza traccia di forti cesure dovute a un ovvio lavoro di sintesi che si maschera rallentando saltuariamente il ritmo. Nel non altissimo numero di star utilizzate spiccano il Gatto e la Volpe di Papaleo e Ceccherini (anche coautore con Garrone della sceneggiatura) che tuttavia non sembrano così centrati, più vicini come sono ai Fichi d’India della versione benignesca del 2002 che ai mai più avvicinati Franco e Ciccio dello sceneggiato. Le riprese cercano di deformarne i lineamenti con inquadrature ravvicinate e sghembe, di sottolinearne la grettezza mostrandoli mentre si abboffano al ristorante, ma l’effetto è poco vicino a quella stessa poetica che porta al creativo disegno dei numerosi animali antropomorfizzati. Davide Marotta, il bimbo della Kodak poi mostro di PHENOMENA, è in doppia parte: breve tra le marionette di Mangiafuoco/Proietti, più ingombrante come grillo parlante. L’universo collodiano rivive nella sua forza evocativa in più momenti, trova nelle immagini e nel make-up il contatto magico coi profondi conoscitori della favola mentre fallisce parzialmente nel dare il respiro necessario all’insieme (non potendo disporre della necessaria durata), un collage di scene cui dare omogeneità non era facile. Ielapi, pur bravo, non comunica sufficiente spontaneità e senso di ribellione; alterna comportamenti talvolta ai confini della schizofrenia, per chi non conosce le dinamiche della favola, semplicizzati come capita anche in altri casi (la figura di Mangiafuoco ad esempio, sotto i cui baffi Proietti poco può dare). Stupisce che l’allungamento del naso sia confinato a un’unica (pur potente) sequenza, che Melampo faccia fine anche peggiore, che il sogno di Pinocchio di diventare bambino traspaia di rado e quasi marginalmente e che l’apprezzabile insieme rischi di apparire in troppe parti solo come un immaginifico riassunto. D’altra parte rimangono impressi molti momenti, dalla comparsa del grosso pescecane (non una balena, come in molti erroneamente pensano) all’incipit quasi neorealista con Benigni, dalle meravigliose aperture paesaggistiche alla fotografia notturna fino alla fortemente metaforica parentesi al Paese dei Balocchi. Esteticamente inappuntabile, il lavoro di Garrone lascia semmai dei dubbi sulla validità della sceneggiatura e sulla gestione delle problematiche legate al ritmo narrativo, rivelando comunque, fortunatamente in più occasioni, l’impronta di un grande cinema d’autore.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/12/19 DAL BENEMERITO VON LEPPE POI DAVINOTTATO IL GIORNO 26/12/19
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Matalo! 3/01/20 21:15 - 1378 commenti

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Troppo compromesso tra autorialità e formato export, il Pinocchio di Garrone (nemmeno così filologico) asfittisce la fiaba. Non convince il ritmo degli avvenimenti, costruiti come siparietti che oltre alla cura formale e un sapore "garroniano" ormai maniera ben poco hanno del tono picaresco e da scorribanda del burattino. E si pensa a Comencini, eccome! E dato che lo si cita il confronto è impari, per assenza di commozione ed empatia. Ci volevano più bugie e più nasi lunghi e maggiore "infedeltà" per toccare il cuore.

Capannelle 6/01/20 23:47 - 4398 commenti

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Difficile rinverdire il mito di Pinocchio trovando qualcosa di appagante a livello visivo ed emozionale. Con una forte impronta personale Garrone sfrutta come pochi sarebbero stati in grado di fare attori, makeup e fotografia. Con primi piani notevoli sui personaggi che ne amplificano la bravura; un mix riuscito di atmosfere fiabesche e dark; trucchi e FX che stupiscono senza mai diventare eccessivi. Su tutti il piccolo Ielapi (meglio versione lignea però), Benigni e Ceccherini ma è bene non fare un torto all'intero cast e insieme di maestranze.

Puppigallo 30/12/19 10:41 - 5258 commenti

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Garrone ha talento, ma Pinocchio è un soggetto difficile, nonostante l'apparente semplicità del messaggio, diretto ai bambini e agli adulti (la figura degli assassini, il premiare i delinquenti, applicando al contrario la giustizia). Era molto difficile lasciare un'impronta dopo il Pinocchio di Comencini; e non tutti i personaggi, camei e non, si dimostrano particolarmente riusciti nell'interpretazione (il grillo, il gatto e un po' la fatina). Eppure, il tutto scorre piuttosto piacevolmente, con la giusta ambientazione, alcune notevoli scenografie e una maggiore attinenza all'originale.
MEMORABILE: La "lumachina", che lasciando la scia di bava rende insidioso il pavimento; La notte, intesa come il momento di assassini e falsi benefattori.

Von Leppe 21/12/19 19:09 - 1258 commenti

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Buon film, ma tutto pare un po' sottotono, sia la fotografia che la recitazione degli attori. La fata turchina rende meglio quando è bambina di quando è adulta. Altre caratterizzazioni sono più o meno riuscite. Buona l'idea di dare tratti spiccatamente animaleschi ai personaggi (e con gli effetti speciali odierni era lecito aspettarselo). Le location sono italiane e forse più originali del solito (il Paese dei Balocchi sembra stare in una masseria pugliese). Sicuramente meglio delle fiabe Disney di ultima generazione.

Bubobubo 23/12/19 21:57 - 1847 commenti

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Sospeso in paesaggi di bellezza edenica che a buona ragione si possono definire fiabeschi, il Pinocchio di Garrone è l'omaggio estetico che il romanzo di Collodi non aveva ancora ricevuto: trucco e parrucco di impressionante realismo (si veda la rivoltante scena della cena a scrocco di Gatto-Papaleo e Volpe-Ceccherini), fotografia ineccepibile, sfx e sonoro di grandissimo impatto. Qualche scricchiolio a livello di gestione della storia (sequenza della balena un po' affrettata, Fata Turchina evanescente). Nel complesso, da vedere.
MEMORABILE: Cena a tre con Pinocchio, Volpe e Gatto; Uscita dalla bocca della balena (un quadro in movimento); I titoli di coda.

Il ferrini 22/12/19 18:30 - 2345 commenti

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La migliore trasposizione dai tempi di Comencini. Apprezzabile l'utilizzo dei caratteristi toscani (Forconi e Barbara Enrichi, per dirne due), ma anche delle location (Valdichiana e Sinalunga su tutte) che gli conferiscono grande autenticità. Benigni mai così in parte negli ultimi vent'anni, sorprendente Ceccherini, anche sceneggiatore. Molte le idee visive di Garrone, come già nel suo Racconto, fra le più potenti la trasformazione in ciuchi e l'accelerazione della lumaca. Nei primi minuti c'è perfino un omaggio a Berlinguer ti voglio bene.
MEMORABILE: Il pasto del gatto e la volpe; Le bacchettate del maestro; L'impiccagione.

Pigro 29/12/19 09:26 - 9635 commenti

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Un Pinocchio come uscito da un cunto di Basile. Così non poteva non immaginarlo Garrone: popolare e raffinato, complesso e ombroso, in una storia non di marachelle ma di esplorazione delle relazioni del burattino con Geppetto e amici. Film straordinariamente curato nel dettaglio: ottime ambientazioni rurali, effetti speciali efficaci senza strafare, musica azzeccata (con omaggio iniziale a Comencini), attori quasi sempre perfetti (grande Benigni). Ma proprio il notevole livello tecnico da costante ammirazione mette in secondo piano l’emozione.

Rambo90 23/12/19 21:58 - 7676 commenti

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Questa versione di Garrone restituisce a Pinocchio quell'aspetto da fiaba nera e a tratti anche inquietante che mancava alla versione di Benigni. Tecnicamente ineccepibile, con uno straordinario lavoro su effetti e trucco, si segue con facilità, anche grazie a un cast in stato di grazia in cui lo stesso Benigni si trasforma in un Geppetto credibile e per niente sopra le righe. Bravissimi anche Proietti e un sorprendente Ceccherini, mentre risulta felice la scelta di Ielapi. Qualche cedimento verso la fine, dove forse viene a mancare in emozione-

Galbo 24/12/19 07:17 - 12380 commenti

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Matteo Garrone realizza una versione convincente della vicenda del celebre burattino, puntando sul rispetto filologico per la storia. Efficaci le ambientazioni che rimandano ad un contesto povero e rurale, così come la fotografia e gli effetti speciali, di cui il regista giustamente non abusa. Felice la scelta degli interpreti, a partire da quella di Roberto Benigni, che finalmente abbandona l’estro eccessivo di alcune sue prove. Convincono anche il piccolo Ielapi e il duo Ceccherini Papaleo. Un buon film.

Gabrius79 27/12/19 07:31 - 1420 commenti

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Matteo Garrone riesce a centrare il bersaglio per questa nuova trasposizione collodiana, grazie a una decorosa fotografia, a belle ambientazioni, al trucco e parrucco tenendosi a debita distanza dagli effetti speciali. Benigni trova nuova linfa dopo alcuni anni, il piccolo Ielapi è ben calato nella parte, lascia piacevolmente sorpresi il ruolo della volpe di Ceccherini. Il gatto di Papaleo e la fata turchina Vacht paiono invece un po' appannati mentre Proietti/Mangiafuoco imita se stesso. Pellicola talvolta lenta, ma che comunque fa sognare.

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Deepred89 27/12/19 15:11 - 3704 commenti

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Piuttosto fedele a Collodi a livello di scrittura, ne prende invece le distanze come atmosfere: Garrone si muove tra i grigi di un'ennesima fotografia autorialmente desaturata stando in bilico tra un Guillermo Del Toro bucolico, un Jodorowski per famiglie e il neo(sur)realismo di Che cosa sono le nuvole. Discontinuo ma ricco di ottimi scorci, si avvale di un cast adulto magistrale, con riqualificazione di varie eccellenze da anni in attesa di rilancio. Notevole somiglianza tra Nino Scardina e il rispettivo personaggio nell'adattamento Disney.

Taxius 29/12/19 19:11 - 1656 commenti

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Una fiaba dalle tinte dark in cui i colori sono prevalentemente spenti e scuri e in cui manca quella tipica atmosfera che si respira in questo genere di storie, solitamente ricche di emozioni e sentimenti. Certi personaggi sono freddi e distaccati (la fata dall'aspetto cadaverico), altri invece sono viscidi e meschini (il gatto e la volpe, molto lontani dal tipico cattivo semi buffo che si vede nei film tratti dalle favole). Bellissima la fotografia, bravo Benigni e applausi a Ceccherini. Notevole!

Cotola 1/01/20 12:42 - 9009 commenti

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Finalmente una versione veramente riuscita di Pinocchio. Il merito non è tanto, o non solo, del rispetto filologico dell'opera, ma perché Garrone ha saputo catturare l'anima tetra che si "nasconde" in tutte le fiabe, compresa quella di Collodi. E così ci si può gustare i notevoli squarci visivi dark, di cui il film è pieno, perfettamente corroborati da una forma impeccabile come al solito. Anche l'anima anarchica del burattino più famoso del mondo, viene perfettamente fuori. E non manca nemmeno qualche sprazzo ironico. Benigni a parte, il cast si fa preferire per i ruoli "minori". Notevole.

B. Legnani 5/01/20 21:19 - 5523 commenti

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Garrone prende Collodi, sostanzialmente lo rispetta, inserisce parti che rafforzano le caratterizzazioni (come Benigni all'osteria, nell'incipit) e sforna un prodotto che ha un buon punto di partenza nell'esser diverso dalle opere di inevitabile raffronto, dalla celebre opera di Comencini al fondamentale (ma traditore) cartone disneiano. L'asso nella manica è Benigni, che disegna uno straordinario Geppetto, nei suoi tocchi amorosi e nelle senili debolezze. Bene i caratteristi di contorno, con cenno al laido Omino di Burro di Scardina e al maestro di Vetrano. Meno centrata la fata della Vacth.
MEMORABILE: Geppetto che insegue Pinocchio, alla prima fuga.

Magi94 15/01/20 21:04 - 944 commenti

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Bellissimo e poetico film di Matteo Garrone, che rispetta in toto la trama letteraria di Pinocchio senza allo stesso tempo insistere sui punti meno convincenti della stessa (il "fare il bravo bambino", ecc.), ma regalandoci una magnifica ambientazione della fiaba e una caratterizzazione indimenticabile dei personaggi. Colpisce il racconto dell'Italia povera, rurale, incarnata da Geppetto e Giangio, così come la poetica delle voci e delle espressioni dei personaggi di contorno (la lumaca, il gatto e la volpe, l'omino di burro, il maestro).
MEMORABILE: La caratterizzazione del maestro, che certo getta un'ombra su quella scuola; Gli "Amorini!" dell'omino di burro; I paesaggi incantati e veri.

Ryo 12/02/20 10:47 - 2169 commenti

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La favola di Pinocchio è sempre affascinante. Questa ennesima trasposizione è curata davvero in maniera sublime nel comparto tecnico: costumi, scenografie, location ma soprattutto make-up sono un qualcosa di straordinario. Vale la pena di guardarlo solo per ammirare quanto lavoro alla base ci sia stato. La sceneggiatura non aggiunge niente al libro originale, se non qualche gag a casa della fatina con i becchini e la lumaca. Poco approfondito, purtroppo, il rapporto con Lucignolo.

Daniela 8/04/20 00:35 - 12622 commenti

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Ha senso riproporre una nuova trasposizione della più celebre fiaba italiana, ormai universalmente nota? La domanda è lecita perché Garrone, scegliendo la strada del recupero filologico del testo che ne mantiene i riflessi cupi, dirige un'opera visivamente appagante grazie alla bellezza dei paesaggi toscani e pugliesi, ai discreti effetti speciali ed ad alcuni passaggi che ricordano le atmosfere dark di Burton, ma anche troppo poco innovativa per coinvolgere ed appassionare, tanto da sembrare un ripasso scolastico che poco aggiunge a quanto mostrato dal fedele Comencini e l'infedele Disney.

Jdelarge 19/04/20 20:05 - 1000 commenti

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Film a due facce diretto da Garrone. Se, infatti, la bellissima fotografia contrastata immortala i personaggi in un mondo affascinante che ben poco ha a che vedere con la realtà, pur condividendone la semplicità, si ha l'impressione che a determinate situazioni non venga concessa la giusta attenzione, facendo risultare l'evoluzione psicologica del noto burattino poco giustificata e la presenza di alcuni importanti comprimari superflua. Ottimo Benigni. Trucco e costumi di livello altissimo.

Urraghe 30/04/20 18:53 - 78 commenti

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Il fascino del racconto di Collodi trasposto su celluloide da Garrone. Se da un lato la ricostruzione è affascinante e l’interpretazione di Benigni ottima (reggendo benissimo il confronto con Manfredi), la regia non convince e sorvola sul viaggio dell’eroe (Pinocchio) slegando le scene che semplicemente si susseguono. Peccato. Gigi Proietti è irriconoscibile, bravi tutti i comprimari. Bellissimo il trucco e straordinarie le ambientazioni. Da far vedere.
MEMORABILE: Tutte le maschere dei personaggi secondari.

Paulaster 11/05/20 10:48 - 4389 commenti

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Rilettura della storia di Collodi. Garrone segue le linee originali (la fatina che cresce, il pescecane al posto della balena) con piccole invenzioni (da cineteca Geppetto che cerca del lavoro da fare). Cura degli ambienti e ottime rappresentazioni dei vari ruoli; a livello recitativo Benigni è sopra tutti mentre qualche pecca si ravvisa tra le seconde linee (fatina in primis, ma anche Papaleo è spuntato). Ultima parte che emoziona meno rispetto al film di Comencini, anche per una certa sbrigatività nella chiusura. Effetti digitali non sempre a segno (l'asino in acqua).
MEMORABILE: Geppetto che cerca cibo e lavoro; L'albero degli zecchini; Il giudice che condanna gli innocenti; L'asino sott'acqua; La lumaca.

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Gugly 14/07/20 18:09 - 1185 commenti

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Bignami di lusso con venature dark (ottima CGI e trucchi eredità del Racconto dei racconti) in cui risalta l'umanità di un Benigni-Geppetto finalmente "cresciuto" ma non la monelleria di un burattino monocorde, senza allegria, ingessato dal trucco e le cui avventure si dipanano veloci col presupposto che chi guarda conosce già la storia e magari anche il capolavoro di Comencini (che almeno conservava l'ironia toscana, qui completamente assente). Come comprimari, guest stars che lasciano poco il segno completano un lavoro da cui ci si aspettava di più.
MEMORABILE: Il ciuchino "divorato" dai pesci.

Jandileida 16/07/20 08:56 - 1560 commenti

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Garrone si tuffa con coraggio nel calderone pinocchiano, in cui si rimesta ormai da lungo tempo. L'ardimento viene premiato: si recuperano infatti le sfumature più oscure della storia, quelle che permettono ai genitori di giustificare il proprio dominio familiare (vedi a non dar retta?), ma al tempo stesso non si perde il ritmo fanciullesco del racconto. Soprattutto, piace l'odore di antica artigianalità cinematografica che permea tutto il film, dalle centrate interpretazioni di tutto il cast giù fino alla fotografia e ai costumi. Benigni, finalmente posato, è un grande Geppetto.

Smoker85 24/07/20 23:36 - 487 commenti

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Nuova trasposizione cinematografica per l'immortale opera di Collodi, che recupera Benigni stavolta nei panni di Geppetto e affida al piccolo Ielapi il ruolo da protagonista. La pellicola punta molto sulla fedeltà alla controparte letteraria e sulla confezione, elementi che ne costituiscono il punto di forza. La rappresentazione resta fredda e poco coinvolgente, nota abbastanza dolente dato il tipo di storia narrata. Simpatica interpretazione di Proietti, positiva anche la prova della Vacht. Gradevole ma non del tutto riuscito.

Giùan 10/08/20 10:18 - 4539 commenti

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Misurarsi con un capolavoro polimorfo eppure ostinatamente classico quale il testo di Collodi è ardimento attraente quanto scivoloso. Garrone sostituisce all'arrembante ma studiatissima naivetè della lettura di Comencini il suo canone cinematografico fatto di disarmonia (i nani, il trucco, la famelicità de Il Gatto e la Volpe) ed intensità figurativa (il "design" del burattino, la fotografia), rinunciando con umiltà all'apologo che, da Primo amore a Reality a Dogman, ne ha incarnato il magistero ma non al controllo totale dell'inquadratura. Flessibile e (si spera) resistente.
MEMORABILE: Benigni nell'overture in osteria: strepitoso; Il pranzo "pilluccato" del Gatto e la Volpe; La bava di Lumaca.

Nando 26/07/20 00:46 - 3810 commenti

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Garrone offre un lavoro magniloquente in cui tutto appare perfetto, dal trucco alla scenografia fino ai dialoghi. Il problema, se si può definire tale, è che parliamo di un racconto arcinoto che ha avuto una realizzazione eccelsa con Comencini, quindi conoscendo la vicenda si possono apprezzare le interpretazioni di Benigni, talvolta commovente, del piccolo Ielapi e di Proietti ma il tutto, nonostante l'impegno, non raggiunge quel vetusto sceneggiato degli anni 70. Comunque apprezzabile e talvolta sorprendente.

Leandrino 6/11/20 14:44 - 511 commenti

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Grande dispendio di effetti speciali per la decima fatica del regista romano, che regge sui piedi di un ottimo cast: sorpresa per il redivivo Ceccherini - qui anche co-sceneggiatore -, meno per un Benigni che, seppur nella parte, interpreta il solito sé stesso. In sostanza la storia è sempre quella (e la morale invecchia!) e si avverte che, in generale, qualcosa scricchiola come il burattino protagonista, ma rimane affascinante il tentativo di Garrone di rinfrescarla con la sua visione favolistica fatta di barocco e crudo realismo.
MEMORABILE: Il giudice-scimmia; L'incontro col tonno nel ventre della balena.

Modo 24/04/21 18:25 - 948 commenti

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Buona trasposizione cinematografica del classico di Collodi. Confrontandolo col film di Benigni regista ad esempio non c'è paragone: molto meglio questo. Tra l'altro l'attore toscano recita in maniera impeccabile e non esagera in stravaganze. Il paragone con l'opera di Comencini invece è più ardua, ma Garrone ha alcune frecce a suo favore come quella di rendere la narrazione più serrata e quindi adatta al pubblico giovanile d'oggi. Fra i comprimari Ceccherini una spanna sopra gli altri, un po' deludente e smorta la fatina.

Giufox 25/05/21 16:30 - 324 commenti

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Ci sono tutti gli elementi per farne un film maggiore: ci sono voglia, budget e cast; e poi costumi e scenografie hollywoodiani plasmati su di un grafismo laido degno del miglior Burton. Eppure manca qualcosa, quell'elemento imprescindibile che ci lega alle fiabe: la "magia"? Qui certo non aleggia, soffocata dal dispiegamento abnorme di mezzi ed un virtuosismo invasivo come la contemporaneità continua a imporci. Trasposizione vicina al libro, tra gatti farabutti, volpi affamate e paesaggi chimerici, eppure fredda; tanto de segnare un solco con la sincerità artigiana di altri tentativi.
MEMORABILE: Le sequenze alla locanda con il gatto e la volpe; La lumachina; I pettirossi che baccano il naso.

Anthonyvm 2/10/21 03:28 - 5637 commenti

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Garrone usa per Collodi lo stesso trattamento che aveva riservato a Basile, recuperando l'essenziale bizzarria del romanzo in un contesto mirabilmente realista, senza edulcorare gli spaccati di miseria contadina né limare il look inquietante delle creature che popolano l'universo di Lorenzini. Sebbene decisamente dark, come in fondo la fonte letteraria richiedeva, l'autore addolcisce qualche passaggio (la morte del Grillo-Marotta è omessa) e insinua un paio di gag nella narrazione (la Lumaca velocizzata magicamente), assicurando il gradimento degli spettatori più giovani. Riuscito.
MEMORABILE: L'ottima prova di Benigni, che si redime dopo il flop del 2002; Il Corvo e la Civetta; Il Giudice Gorilla; Mutazione in asino; Il weirdissimo Tonno.

Redeyes 26/02/22 12:07 - 2443 commenti

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E' ripetitivo ma ripensando a Comencini anche questo è noia o poco più! Garrone ci regala una discreta fiaba dai tratti accattivanti e dalla bella fotografia ma pecca nella costruzione della storia, che pare quasi un mero susseguirsi di eventi inframezzati da caratteristi più o meno abili: tra questi non si riesce ad apprezzare alcun attore non toscano a cominciare dal grillo Marotta per finire all'impalpabile Pinocchio. Bravi Benigni e Ceccherini, invece. Si apprezza comunque la fedeltà all'opera, meno le atmosfere dark e i costumi, pur belli in sé e per sé.

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Orson 12/04/22 11:34 - 120 commenti

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Dopo i Racconti di Basile, Garrone alza il tiro delle ambizioni e prende di petto la favola italiana per eccellenza, già chimera per molti registi. L'approccio è ancora una volta quella di un realismo fantastico, nella veridicità di paesaggi e costumi dell'epoca e nella matericità dei trucchi (stupendo quello di Ielapi), non eccedendo mai nell'abuso di digitale. La favola di Collodi però si muove su un piano più empatico e bisognoso di emozioni, che invece latitano nella trasposizione garroniana, molto fedele al testo ma piatta nello svolgimento. Molto bravi Benigni e Ceccherini.

Buiomega71 28/08/22 11:28 - 2901 commenti

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Quasi stucchevole nella sua messa in scena perfezionista, che frena le emozioni: il tutto appare un freddo, calcolato e distaccato esercizio di stile. Sebbene Garrone si riveli il Neil Jordan nostrano, alcuni momenti suggestivi che sfiorano l'horror avatiano (nella casetta della Fata Turchina, dove sono tutti morti, lei compresa) e una inquietante pletora di animali antropomorfi (la lumaca, il giudice, la mutazione in ciuchi, il cocchiere, i dottori), il resto manca di passionalità (seppur imperfetto, Benigni, lo era di più). Atroce la canzone sui titoli di coda.
MEMORABILE: La decadenza spettrale della Fata Turchina adulta; Pinocchio che striscia a terra con le gambe di legno amputate dal fuoco; La mostruosa balena.

Gottardi 30/12/22 15:36 - 395 commenti

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Accurata trasposizione della favola di Collodi arricchita da suggestive ambientazioni e fantasmagoriche scenografie, talvolta ombrose, quasi tetre. Una volta presa la decisione di rimanere fedele al testo, e non è affatto un difetto data la solo apparente semplicità collodiana, la bravura di Garrone è quella di creare efficacemente e con immaginifico talento il mondo fantastico di Collodi. Molto bene il piccolo Ielapi. Forse la più bella interpretazione di Benigni, tenero e commovente.
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  • Discussione Buiomega71 • 2/11/20 08:08
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    Io lo voglio ricordare come l ho visto l estate scorsa, che beveva champagne dalla scarpetta di Catherine Spaak ne LA MATRIARCA
    Ultima modifica: 2/11/20 08:25 da Buiomega71
  • Discussione Ruber • 2/11/20 08:40
    Formatore stagisti - 9242 interventi
    Un enorme dispiacere. Proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Per me rimarrà sempre e solo
    Mandrake e ovviamente il maresciallo Rocca, ma la sua enorme è lunga carriera dice ben altro visto i mille personaggi che ha portato sullo schermo.
    Ciao grandissimo!
  • Discussione Caesars • 2/11/20 09:00
    Scrivano - 16800 interventi
    R.I.P.
  • Discussione Daniela • 2/11/20 09:35
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Ciao Gigi. Un grande talento che il cinema italiano non ha sfruttato appieno, anche se i suoi personaggi sono quelli che restano impressi. Per aggiungerne qualcuno alla galleria: il penitente masochista Pattume, lo stilita Colombino e la Morte in Brancaleone alle crociate.
  • Discussione Gestarsh99 • 2/11/20 09:58
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Era nell'aria... Proprio ieri sera Rai Movie e Rete 4 avevano trasmesso i due capitoli di Febbre da cavallo (ufficialmente per festeggiare i suoi 80 anni).

    Al di là delle sue sanguigne e pungenti prove attoriali, continuerò a ricordarlo in quel suo ghigno pietrificato nella splendida cine-reclame del Vat 69.
  • Discussione Anthonyvm • 2/11/20 10:26
    Scrivano - 804 interventi
    Che brutta perdita... Artista versatile e di grande talento.
  • Discussione Graf • 2/11/20 11:23
    Fotocopista - 908 interventi
    Mi dispiace molto...Se ne andanto un pezzo di Roma.
    E' morto attore immenso, un funambolo, un grande mattatore della scena, un fine dicitore, un maestro della contaminazione...In tutto questo il migliore seguace di Vittorio Gasmann.
    Addio Gigi.
    Una prece.

    Ultima modifica: 2/11/20 11:23 da Graf
  • Discussione 124c • 2/11/20 13:50
    Gestione sicurezza - 5190 interventi
    Una prece per un grande del cinema, della tv e del teatro.
  • Discussione Capannelle • 15/03/21 19:03
    Scrivano - 3486 interventi
    2 nomination agli oscar 2021, Trucco e Costumi.
    Spero vivamente ne porti a casa almeno uno.
  • Discussione Capannelle • 26/04/21 15:49
    Scrivano - 3486 interventi
    Capannelle ebbe a dire:
    2 nomination agli oscar 2021, Trucco e Costumi.
    Spero vivamente ne porti a casa almeno uno.
    Niente, ha vinto entrambi La madre del soul. Più vicino al loro gusto e aggiungo in "quota nera".

    Ultima modifica: 26/04/21 15:49 da Capannelle