(BABY VINTAGE COLLECTION) Ancora un ritorno, per Freddy Krueger, di cui non si sentiva il bisogno. Se poi anche il suo creatore, il Wes Craven del primo indimenticato episodio, si riduce a simili stratagemmi per acchiappare qualche critica positiva da parte di chi facilmente si lascia sedurre dal metacinema, è la fine. Pure John Carpenter nel quasi contemporaneo IL SEME DELLA FOLLIA ha tentato un improbabile rimescolamento tra incubi e "realtà cinematografica", mal l’ha fatto, va detto, con ben maggior convinzione. Che sia il sintomo...Leggi tutto di scarsa ispirazione? E' possibile, perché qui Craven non fa altro che inserire Freddy Krueger nella propria vita e in quella di Heather Langenkamp, invece che in quella dei soliti adolescenti svampiti, arrivando a mettere in mostra se stesso insieme a Robert Englund senza maschera, John Saxon e la Langenkamp nelle parti di loro stessi. Espediente troppo debole per risollevare le sorti di un film in cui mancano persino gli effetti speciali. La Langenkamp è sempre bella ma anche qui poco espressiva, suo figlio recita le solite frasette di rito quasi apaticamente, la fotografia è pessima (sembra un tv-movie), gli incubi sono gli stessi da secoli. "Un film nel film" diceva lo slogan. Bella novità! Tutto già visto e strasentito, appunto. Si va avanti tra pillole per dormire e tentativi di resistervi, risvegli sconvolti tra le coperte e lingue che escono dal telefono. Ma non era NIGHTMARE 1, questo? E non solo quello…
C'è da scommetterci pesante che Craven, forte di un nome (ingiustamente) legato al genere, abbia coscientemente emulato la povera (in senso di budget) operazione portata sugli schermi da Fulci nel 1990 (all'estero col titolo di Nightmare Concert: quando si dice la coincidenza!). Peccato che dietro all'uso puerile dei trucchi (che si palesano dopo oltre 50 minuti di tedio imperante), la sceneggiatura si svolga in maniera caotica, con dialoghi poco curati (Craven è un professore di lettere: davvero!) spesso sconfinanti nel caricaturale.
Seccante.
Tralasciando il successivo Freddy Vs Jason, ultimo capitolo ad oggi della saga del mostro di Elm Street. Torna in cabina di regia e in sede di sceneggiatura Wes Craven e realizza una storia assai ingarbugliata ma godibile, dove realtà e fantasia si mescolano con esiti imprevedibili. Buon ritmo, diverse sequenze azzeccate e attori in grande spolvero. Una più che degna conclusione (forse) della serie.
Craven torna alla sceneggiatura e alla regia del suo personaggio più riuscito di sempre e invece che realizzare l'ennesimo sequel, cerca la trovata innovativa facendo di questo settimo capitolo un curioso esperimento di metacinema. Idea in effetti non del tutto nuova, ma che comunque funziona applicata a questa ormai abusata serie, offrendo alcuni spunti interessanti, specialmente nelle apparizioni dei vari protagonisti nella parte di sè stessi (su tutti l'inquietante ed enigmatico Englund). Qualche buona scena, stranamente brutto make-up per Freddy.
Ottimo esempio di metacinema. Infatti questa volta gli storici attori (compreso il regista Wes Craven) del primo capitolo interpetano loro stessi mentre stanno per girare un nuovo capitolo dedicato a Freddy. Purtroppo lui è tornato nella realtà e come nel film perseguita la Langenkamp. Molto godibile, non manca sangue e la commistione tra realtà e sogno è ben riuscita. Da vedere.
Assieme al terzo capitolo il miglior seguito della serie. Non a caso lo firma Craven che la serie l'ha inventata e conosce bene la sua creatura. Il merito maggiore è quello di aver riportato toni seri e privi di quella ironia che aveva caratterizzato le altre pellicole. In questo modo la tensione, buona, non viene smorzata in modo inutile. Buona anche la sceneggiatura. In ogni caso sotto il livello del primo capitolo.
Penoso. Qualche idea rubata da L'Esorcista, Freddy con anfibi ed impermeabile, make up amatoriale, effetti speciali tristissimi. Una conclusione peggiore Craven non poteva inventarsela. Englund sembra Bela Lugosi in Ed Wood di Tim Burton, un attore vittima del suo ruolo ridotto a fare lo show davanti ad un pubblico di fan vestiti come Kruger. Il cinema nel cinema per far credere a qualche becero critico americano dalla bocca buona che Craven sia Truffaut. Da dimenticare.
Craven chiude in bellezza la saga con un colpo di coda pesantemente definitivo che interrompe una prosecuzione con seguiti mediocri come stava accadendo fino al film della Talalay. La storia è metafilmica e intelligente, nonostante la lentezza e la lunghezza e gli attori son bravi, con una Langenkamp in gran forma. Buona la caratterizzazione psicologica dei personaggi (il bimbo), discreti gli SFX anche se il livello di sangue è ridotto. Krueger, da macchietta dispettosa quale era diventata, qui è serio e crudele e non scherza con le vittime...
MEMORABILE: Il bambino che sale in cima al tetto alla casetta dei giochi nel parco.
Questo è il capitolo più strano e originale di tutta la saga di Krueger, non a caso segna il ritorno alla regia del suo ideatore Wes Craven. Il risultato è però ambiguo e non del tutto riuscito. Lo si può clssificare come esempio di pellicola di metacinema e credo che questo ci possa stare perché Freddy è un personaggio che è sempre vissuto nel limbo tra realtà e sogno e quindi la sua evoluzione che lo porta a ritrovarsi tra reltà e finzione cinematografica è concenttuale coerente. Il problema è che quello che teoricamente funziona sullo schermo non va!
Piaccia o meno ai fan di Krueger, il reboot di Craven rimane una delle più interessanti riflessioni sulla funzione catartica del cinema horror, nonché una sperimentazione metanarrativa profonda e accurata. L'incubo forgiato dall'autore si dibatte in quattro dimensione distinte (la riproduzione della realtà, il sogno, il film nel film, il film in sé) che cospirano verso un'imminente, perturbante collasso narrativo. Krueger, cupo e reale, torna a far paura e le scene di morte reinventano ogni volta quelle del modello. Il finale scenograficamente ridondante è una smania recidiva del regista.
Una buona idea, anche se deboluccia, quella del metacinema, quasi finita in malora per colpa di una regia degna di una mattina su Retequattro e un cast che, a volte, gira a vuoto (nonostante sia di più che discreta qualità, poi). Fortunatamente con un po' di mestiere, Wes Craven evita il disastro completo, anche se fece un discreto flop al botteghino e non è certo ricordato con grande affetto... anzi. Forse sarebbe stato meglio non prendersi troppo sul serio in questo frangente? Vabbè, ormai è andata così.
A distanza di dieci anni dal primo notevolissimo capitolo Wes Craven riprende in mano l'iconico Kruger che evidentemente anche secondo lui era stato piuttosto maltrattato negli ultimi sequel. Il risultato però è deludente poiché il film, al di là della trovata, neanchè così originale, del metacinema si riduce ad uno pseudo-remake del primo film, per di più povero di idee e che non spaventa mai. Certo, lo squallore degli ultimi due film è (abbastanza) lontano, ma sicuramente dal creatore del personaggio era lecito aspettarsi di più.
Fatta tabula rasa di tutti i sequel apocrifi, Craven si riappropria della sua Creatura e ne sancisce la fine sovrapponendo ai consueti passaggi tra incubo e veglia quelli (metacinematografici) tra fiction e realtà quotidiana. Tale progetto, ambizioso nella mente dell’autore, si traduce in uno pseudo-remake del capostipite, incredibilmente impoverito nell’armamentario onirico e funestato da risibili banalità sull’influenza sociale del cinema horror. Il personaggio del bambino, per le sue espressioni e gli insopportabili bisbigli gutturali, è da dimenticare.
Pregiato esempio di metacinema: un antico e potentissimo mostro, che sfrutta l'immaginario collettivo per terrorizzare l'umanità, assume le sembianze del famoso serial killer cinematografico Freddy Krueger per colpire coloro che hanno lavorato alla famosa serie di film. Con questo originale film Craven torna a dirigere la sua creatura, restituendole la dignità andata perduta nelle tre pellicole antecedenti a questa. Assolutamente da rivalutare.
MEMORABILE: L'aspetto del demone-Freddy: volto scarnificato, stiloso trench nero e, invece del guanto, una mano artigliata che è in parte carne e in parte metallo.
Speravo in qualcosa di più, invece siamo di fronte ad una pellicola sostanzialmente inutile che ripete stancamente quanto visto negli episodi che l'hanno preceduto, senza riuscire minimamente ad avvicinare le atmosfere del primo (bello, quello sì), capitolo. Per quasi un'ora non succede praticamente nulla, ed è la parte migliore della pellicola, poi quando l'azione entra nel vivo si sfiora, quando non si supera, il ridicolo e lo spettacolo diventa una baracconata poco accettabile. Craven ha una fama decisamente superiore ai suoi meriti. *!
Un horror ambientato durante la preparazione di un horror (oramai è diventato un trucco abusato) ripropone un Freddy Krueger cattivo vecchia maniera, privo della carica comica e cinica. Il film ha un ritmo travolgente, ma impersonale e non prende come dovrebbe, trasferendo sul finale apocalittico molte delle aspettative fino a quel momento non soddisfatte. Dimenticabile con facilità.
Buon film di Wes Craven che riprende in mano la saga di Nightmare dopo cinque seguiti dall'originale. Craven ridà la dignità al suo personaggio più famoso, Freddy Krueger, facendolo ridiventare cattivo e feroce come un tempo. Il settimo capitolo si avvale di una storia diversa dal solito e segna il ritorno della protagonista originale, Heather Langenkamp. Davvero inquietante, forse l'unico che riesce a creare (almeno in me) un po' di tensione. Unico punto debole l'odioso bambino. Uno dei migliori della saga, da vedere.
MEMORABILE: Il nuovo look e il nuovo guanto di Freddy.
Wes Craven restituisce dignità alla sua creatura con questo bellissimo film, in cui le vicende sono narrate nel mondo reale dove Freddy, cattivo e spietato come nei primi tre capitoli, seminerà terrore tra il cast di Nightmare. Se nei precedenti capitoli la storia finiva in secondo piano per lasciare spazio agli spettacolari effetti speciali, in questo film avviene l'esatto contrario. Particolare e originale, il film vanta una storia interessantissima, una regia fantastica, ottimi effetti speciali e musiche strabilianti! Ottimo e unico!
MEMORABILE: Il nuovo look di Freddy: make up demoniaco, mantello nero, anfibi e un micidiale guanto artigliato metallico; Il bellissimo finale.
Craven riprende in mano la saga dopo numerosi pessimi episodi (non che il suo fosse meglio) stravolgendo le basi del film: l'intero cast (compreso il regista) impersonifica il cast dei film di Nightmare creando così una struttura metanarrativa in cui si vive un doppio incubo, sul set e nella "vita reale", il quale rispecchia l'ambivalenza di Krueger rispetto al sogno e alla realtà. Sono inoltre inseriti elementi propri dell'horror moderno, ma nonostante tutto la pellicola si rivela poco più che mediocre. Il migliore della saga, comunque.
Dopo tanti anni torna al timone il grande ideatore della saga, ovvero Wes Craven. Il nuovo incubo assomiglia molto di più a quelli vecchi, così come il personaggio di Krueger torna a essere più spietato che mai. Poi la cosa più incredibile è il film nel film, con gli attori che interpretano se stessi mentre Freddy diventa un'entità maligna secolare. Era l'ora di riportare ai vecchi fasti uno degli incubi horror che ho amato di più. Eravamo stufi di dormire sonni tranquilli. Freddy è tornato a fare paura.
Moltissimi bassi e pochi alti per questo filmetto che tenta di resuscitare ormai in ritardo un morto che cammina (Freddy). Bella l'idea di mischiare realtà e fantasia (i personaggi interpretano se stessi), pessimo il riciclo di alcune scene dai film precedenti (la scala appiccicosa) e l'ignobile scopiazzatura dall'Esorcista. Il bambino (si riconosce subito è il bambino di Cimitero vivente e Codice Mercury) francamente recita meglio di certi adulti. Mediocrità fuori tempo massimo.
MEMORABILE: L'apice del ridicolo: la protagonista viene investita da un auto a velocità sostenuta, lei si rialza e va a casa!
Craven ritorna al suo personaggio più celebre ma il risultato non convince. Il buon Wes gioca al metacinema (il film nel film) anticipando alcune cose degli Scream, ma senza avere l'adeguata raffinatezza registica. Ci si dovrebbe spaventare a vedere Freddy minacciare la Langenkamp o Englund, quando ne abbiamo già viste di tutti i colori nei sei episodi classici? Niente di nuovo sul piano della visionarietà. Certo è curioso vedere i reali attori della saga e lo stesso Craven alle prese con Freddy... Insopportabile il bambino.
Con un’idea interessante Craven restituisce dignità a un personaggio che aveva smarrito da tempo il suo carisma in episodi che avevano poco da dire. Krueger abbandona quella vena ironica tornando a incarnare il male assoluto e non potevano mancare citazioni dal passato, come era lecito aspettarsi. Finzione e realtà si mescolano in un vortice pericoloso e malgrado qualche imperfezione il risultato è soddisfacente, sebbene rimanga un film a se stante destinato principalmente agli estimatori della serie.
Ci voleva il ritorno di Craven per dare nuova linfa a una saga ormai spremuta all'inversosimile. Il padre di Freddy dirige una pellicola che non ti aspetti, raffinata e complessa, fruibile su molteplici livelli di lettura. Il metacinema la fa da padrone in un intrecciarsi di sogno, vita reale e realtà filmica dove il mito di Krueger fa il paio con la favola di Hansel e Gretel. Gli attori interpretano se stessi e si rivolgono allo spettatore, mentre Craven ironizza e sbeffeggia la censura riportando Freddy al grado zero dell'horror.
MEMORABILE: Il lungo dialogo tra la Langenkamp e Craven; La citazione all'omicidio di Tina nel primo film; Il finale.
A 10 anni di distanza dal suo primo Nightmare, Wes Craven torna a dirigere un capitolo del franchise che l'ha reso più celebre. Lo fa dignitosamente, cambiando totalmente strada; non un sequel delle vicende ma una geniale storia ambientata nella realtà in cui gli attori del primo classico, il regista stesso e il produttore interpretano sé stessi in un film sul film stesso. Freddy qui appare più cattivo e spaventoso che mai, c'è un vero senso del terrore, costruito con suspance, musica e sequenze azzeccate. Bravissimo e inquietante il bambino.
MEMORABILE: Le citazioni del primo film; Il funerale; Freddy che tenta di mangiare il bambino.
Finalmente, a dieci anni dall'epocale esordio, Freddy torna in mano a papà Wes che decide di concluderne l'epopea horror in maniera intelligente e piú in linea con le cupe atmosfere iniziali. Certo il metacinema sospeso tra realtà e finzione non è una novità assoluta, ma questo espediente coinvolge e aiuta a trovare una nuova strada per dare una fine più dignitosa a un personaggio che tanto ha dato al regista americano. Nel finale si teme per una ricaduta trash, ma il rischio è scongiurato.
Dopo i sei film dedicati all'assassino dei sogni (di cui i veri pilastri sono l'originale e il numero tre) questo "nuovo incubo" è un metafilm sui suddetti, in cui non c'è solo il dubbio tra veglia e sogno ma anche tra realtà e cinema. Tornano gli attori del primo, ormai diventati delle star (tra cui John Saxon, che lo era già), che interpretano loro stessi. Quando i seguiti diventano troppi si raschia sempre il fondo, ma questo è po' diverso (non proprio il numero sette) e comunque un occasione per rivedere Freddy.
Non sono una fan della serie e non ho visto tutti i film. Forse è questo il motivo per cui questo "Nuovo Incubo" mi è piaciuto abbastanza. Il film vive in un mix tra "realtà" e fantasia, gli attori interpretano se stessi oltre che il personaggio della storia. Quello che conta comunque è che ne esce un horror dignitoso che se la cava senza troppi eccessi.
Straordinario esempio di metacinema firmato Wes Craven! Il creatore prende in mano e plasma in modo definitivo la sua creatura! Un nuovo Freddy, giustamente con un look differente perché qui non è più il babau di un film ma un’entita Maligna che agisce nella realtà! Tornano tutti i grandi nomi del primo film (Langenkamp, Saxon, Englund) e ricoprono il doppio ruolo attore/personaggio in un continuo e strabiliante rimando tra film, lato onirico e realtà (scenica); Craven si ritaglia anche una parte da attore per meglio spiegare l’intero progetto.
Wes torna alla sua creatura e sforna un piccolo capolavoro di metacinema. Evidentemente deluso dalle derive incongruenti e mediocri prese dai sequel, Craven dirige un seguito come si deve, che gioca coi fan (e in parte, bonariamente, contro i fan) e satirizza sul sistema dei franchising e sulla censura. L'autoironia di Wes, Englund e compagnia nei panni di loro stessi ricorda quella di Fulci in Un gatto nel cervello, con qualche soldo in più. Il plot in sé non è eccelso (un altro bambino in pericolo!), ma la struttura che c'è dietro lo salva.
MEMORABILE: Il guanto meccanico prende vita; Il nuovo look di Freddy; Il gioco di scatole cinesi che rivela, sul finale, una reminiscenza de Il seme della follia.
Esaltante finale "circolare" di una saga che era iniziata e opportunamente si conclude col personaggio di Nancy. La trama non brilla per originalità (piuttosto banale la vita di moglie e madre di Heather, è chiaro che il regista esageri col sentimentalismo per far presa maggiore sul pubblico), ma è geniale l'idea di far interpretare agli attori se stessi (con Englund che si sente ossessionato dal mostro che lo ha reso famoso). Buoni cast, ritmo ed effetti speciali.
MEMORABILE: Gli strani terremoti che lasciano sulle pareti di casa della protagonista squarci simili a quelli del guanto di Krueger.
Dopo molte traversie Craven decide di mettere il punto finale al tema Nightmare, firmando un film molto personale ed efficacissimo, supportato dagli attori che hanno lanciato il mito (Englund) e dal gradito ritorno della Langenkamp, impegnati a interpretare sé stessi. La verve comica sparisce e Freddy torna a fare paura, ma stavolta Craven un errore lo compie: eccede un po' troppo con la preparazione e questo azzoppa la pellicola frustrando i desideri di chi vuole vedere sconfitto il male quando è all'ennesima potenza, e non soltanto... a mezzo servizio.
Poteva essere un buon finale ma il film è troppo concentrato sull’iperprotettività materna e l’isteria infantile. Non si salvano nemmeno le scene gore, che sono letteralmente una copia sbiadita del capostipite. Cast tecnico da fiction televisiva e cast artistico appena sufficiente (anche se la Langenkamp si impegna). In due parole una baracconata senza atmosfera.
Dopo l'esecrabile sesto film, Craven tenta di risollevare la sua "creatura" con un film onesto, di certo inferiore al capostipite (al quale forse somiglia un po' troppo in certe sequenze) ma superiore agli altri. Buona l'idea di modificare la natura e il look di questo Freddy (ora un incubo demoniaco più antico e crudele) portandolo nella realtà (gli attori interpretano sé stessi), la tensione si sente a tratti. Non male la colonna sonora e curioso il modo con cui la Langenkamp approccerà il mostro per lo scontro conclusivo. Finale da fiaba nera. Un buon intrattenimento.
MEMORABILE: Il guanto meccanico; Englund che dipinge con lo sguardo perso; "Ti sono mancato?!".
Dopo un incipit che faceva quasi ben sperare, l’autorialismo ostentato di Wes Craven si catalizza e adagia nel solito meccanismo volto a rinverdire la genesi di un mito. Se ne sentiva il bisogno? Tirando le somme no. Infatti, più che un sequel sembra uno sciapo remake del capostipite, ma senza suspense, senza paura e senza il benché minimo interesse. Evitabile.
Il rivoluzionare Craven non ci sta e, mettendo una pietra sopra alla saga, la rifonda partendo da un'estetica puramente anni '90 e da un impianto meta-cinematografico gestito da gran professionista. Il "nuovo incubo" è un'ancor più atavica riflessione sul potere dei sogni e del cinema. Manca di grinta, vira troppo verso il "bambineso" (inteso però come modalità di rendere protagonista un attore under 14) ma concettualmente è un film di gran classe.
MEMORABILE: La lettura finale della sceneggiatura.
Era indispensabile produrre un nuovo capitolo di una saga ormai morta da anni? Assolutamente no. Ma al peggio non c'è mai fine. La trama è vista e stravista (il classico "film nel film", che novità!), gli effetti speciali sono ridicoli e il resto è un perfetto déjà vu di quanto mostrato in precedenza. L'unico pregio che gli si può concedere è quello di aver rimosso quella fastidiosa ironia dei capitoli precedenti. Ma la pellicola è rivolta principalmente al tipo di pubblico che appena sente la parola metacinema è pronto a gridare al capolavoro.
MEMORABILE: Il ridicolo e grottesco finale; Il look di Freddy.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
giusto per chiudere il cerchio sulla saga:
il dvd Eagle è integrale per quanto riguarda il video, ma utilizza il doppiaggio italiano della versione cut televisiva nostra, per cui ogni tanto partono i sottotitoli in sequenze che sono doppiate benissimo nella vhs...
HomevideoZender • 6/06/08 16:32 Capo scrivano - 48957 interventi
Era già successo per il primo NIGHTMARE, una cosa del genere: la nostra vhs era doppiata interamente e integrale. E' uscito il dvd italiano che era CUT di una scena (colpa degli americani) e sottotitolato in alcune altre spacciate per "inedite" (e invece regolarmente presenti e doppiate su vhs).