Il rapimento di Evan - Film (2021)

Non che sbirciando la trama si potesse immaginare di molto meglio, ma certo questo dramma a tinte nere con una madre scrittrice di successo che finalmente riesce ad avere un figlio e si vede minacciata online, riesce a fare peggio del previsto, con una protagonista lagnosa e una sceneggiatura davvero terribile, che non riesce a dare un minimo di sostanza a un soggetto già di per sé a dir poco striminzito.
 
La mamma in questione è Elizabeth Daley (Hobbs), autrice di best seller a sfondo crime, sposata con un marito che la ama (Neate) e ora finalmente con un figlio tutto suo (con tutta evidenza un clamoroso bambolotto, nelle prime scene in cui lo tiene a sé!). Le...Leggi tutto sue due amiche del cuore non possono che felicitarsi: Julie (Cleough) aspetta pure lei un bambino anche se non è sposata e sembra pronta ad aggredire la vita, Kate (Izsak) è invece, per sua stessa ammissione, una gattara quasi rassegnata a tornar vergine. Si ride e si scherza e tutto va per il meglio finché qualcuno, una notte, non entra nella clinica dove Elizabeth tiene i suoi ovuli in vitro in vista di un altro figlio e glieli distrugge uccidendo l'infermiera di guardia.
 
Un delitto inspiegabile, che comincia a minare le certezze della donna, la quale si rifiuta in ogni caso di mettersi al lavoro su un nuovo romanzo preferendo una più facile attività a PC. Apre infatti un blog che chiama "True mom" sul quale condivide le sue esperienze di madre con fan da subito entusiasti ("Hai già duemila followers dopo pochi giorni!", le dice l’amica), ma non ha fatto i conti con gli haters. Tra questi se ne segnala una particolarmente incattivita: si firma “mommy_says_no-no” e attacca la povera Elizabeth rimproverandola di pavoneggiarsi invece di curare il figlio. Non è così, naturalmente (anzi, tra lei e il marito il piccoletto ce l'hanno costantemente in braccio, pur se in qualche caso si continua a ricorrere a un evidente bambolotto!), ma il problema è che, da semplice hater, “Mamma dice no no” diventa una vera e propria stalker, mettendo in apprensione Elizabeth e suo marito, placido e insignificante come da tradizione in questi thriller televisivi a trazione femminile.
 
In una Seattle riconoscibile solo dalla solita torre, un film in cui non ci vuole davvero molto a individuare il killer e che d'altra parte non sembra proprio voler puntare a quello, per intrigare. Il problema è che nella storia altro non c'è, in pratica: i personaggi in scena sono troppo pochi, i dialoghi si perdono per buona parte in mielosissimi complimenti delle amiche alla protagonista spingendola a non scoraggiarsi, la polizia chiamata per risolvere il “problema stalker” si defila quasi subito, il maritino fa gli occhi dolci mostrando comprensione e cercando di tranquillizzare sempre e comunque la moglie; l’ultima parte è occupata a lungo da un unico confronto di cui non si sentiva proprio la necessità e si conclude con un catfight sbrigativo e di nessun appeal.

Non c'è quasi nulla che possa apparire come credibile (per non parlare dell'epilogo, il più banale e abusato che si potesse ideare), l'azione è limitatissima, di tensione nemmeno a parlarne; perdipiù il film come whodunit è un disastro. A salvarsi appena appena la regia, che fa quel che deve riuscendo quasi a rendere sopportabile ciò che non sembrava poterlo essere.

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