Terzultimo film del grande Steno (Stefano Vanzina), che sceneggia qui assieme al promettente figlio Enrico e a Renato Pozzetto. L'idea di base è buona, quasi da vera commedia all'italiana, e si diverte a ribaltare i ruoli classici dell'uomo e della donna nella famiglia borghese tipo: lui (Pozzetto), ingegnere da una vita, finisce licenziato proprio mentre la moglie (Eleonora Giorgi) viene invece promossa e porta a casa due milioni e mezzo. Senza dire nulla lui si sostituisce alla domestica e intasca il suo stipendio (poco verosimilmente identico a quanto percepiva da ingegnere) finché un giorno lei capisce. Delle tante commedie interpretate da Pozzetto MANI DI FATA resta tra...Leggi tutto le più gradevoli. In molte occasioni esilarante (soprattutto grazie alla bravura e all’innata simpatia del comico), il film si mantiene sempre su standard piuttosto elevati, senza drastiche cadute di gusto e invece sfruttando intelligentemente le possibilità del soggetto. Eleonora Giorgi, che torna a far coppia con Pozzetto dopo il successo di MIA MOGLIE E’ UNA STREGA, riconferma di non saper recitare magari ad altissimi livelli ma di potersi riscattare in virtù di una bellezza non comune e di un’istintività che la rende comunque gradevole. Azzeccato Maurizio Micheli nella parte dell'architetto omosessuale al servizio di Sylva Koscina, godibile felice Andreasi in quella dell'ammiraglio con conoscenze “molto in alto” (ma è un personaggio meno che secondario). Nel complesso una commedia ben studiata, divertente al punto giusto e, se anche superficiale nell'affrontare un tema “scottante”, capace di far a suo modo riflettere. Alcune gag di Pozzetto sono da antologia e meritano di essere conservate. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Uno dei film migliori dell'accoppiata Steno/Pozzetto, forse il loro vertice. Riesce a coniugare benissimo risate e notazioni di critica sociale. Viene easaminata la precarietà del lavoro ma soprattutto l'inversione dei ruoli tra uomo e donna con tutti gli annessi e connessi all'omosessualità. Diviso in due parti(casalingo in casa propria e domestico sotto padrona), è un film davvero divertente con un Pozzetto in gran forma e una Giorgi radiosa. Anche il cast di contorno è al top: Andreasi, Micheli, Koscina. C'è anche Mike Miller (Bomber, Blastfighter) senza pseudonimo.
MEMORABILE: Pozzetto che torna biondo come agli esordi!
Come sfondo, la commedia apre in un primo tempo un'analisi sulla ricerca del benessere e sui ruoli dei membri di una famiglia, nella seconda parte affronta il tema dell'omossessualità. Entrambe le analisi però sono molto poco approfondite per mezzo di trovate comiche di Pozzetto che fanno prevalere la comicità e il divertimento. Il protagonista è molto bravo e in buona forma, sempre capace di far ridere nel suo ruolo. Ciò che è difficile da sopportare è l'interpretazione della Giorgi, che però con l'attore Lombardo formano una simpatica coppia.
MEMORABILE: Pozzetto: "Sono l'idraulico, devo riparare la tapparella!". Giorgi: "Un idraulico per la tapparella?". Pozzetto: "Per forza, perde acqua!"
Una delle ultime regie del grande Steno è questa discreta commedia che parte da una realtà sociale ancora attuale (la disoccupazione dei cosidetti "colletti bianchi") per costruirci sopra un film brillante e divertente che rappresenta anche una delle migliori prove recitative di Renato Pozzetto (affiancato dalla simpatica Eleonora Giorgi) che quando è ben diretto si rivela un buon caratterista. Buono anche il cast di supporto.
Se si ha a disposizione una sceneggiatura non certo eccelsa, ma si può contare su un Pozzetto in forma strepitosa, ecco che tutti i limiti vengono magicamente coperti; e finchè le situazioni comiche, create dal protagonista grazie alla sua mimica e alle battute, si susseguono, tutto fila comunque liscio (la sua colfizzazione. Lui che misura il pesce al mercato, o parla del peso specifico della zucchina). Ma purtroppo, anche il buon Renato non può fare miracoli e, alla lunga, la pellicola perde colpi. Eppure, resta da vedere, perchè un Pozzetto D.O.C. non deve mai andare sprecato.
MEMORABILE: Pozzetto con grembiule e cipolle da pelare ascolta "L'angolo della massaia". L'amica: "Io mi innamoro di uomini, donne..". E Pozzetto: "Cammelli no?".
Pozzetto in grande forma e ben diretto ci regala un ottimo e semplice film con tematiche di fondo quasi all'avanguardia (di attualità soprattutto negli anni a venire): ribaltamento del ruolo uomo-donna, amore saffico e omosessualità. L'attore milanese quando è in forma è una manna per gli appassionati di comicità meneghina (mai macchiettistica), vedi le scene in cui esercita il suo lavoro di colf con approccio ingegneristico. Finale scontato ma rassicurante.
Film comico che pur non essendo nulla di eccezionale risulta comunque molto gradevole grazie soprattutto alla bella prova di Pozzetto, che fornisce una delle sue prestazioni migliori. Garbata e professionale come sempre la regia di Steno. Chi ama il comico milanese non può perderselo, gli altri gli diano comunque un'occhiata.
Un altro buon film di Pozzetto, anche se si regge su una sceneggiatura costruita su un pretesto abbastanza esile; ma se il discorso sulla sessualità è portato avanti da Steno con una leggerezza che sfiora la superficialità, il film scorre bene e regala 4 risate al suo pubblico. Meglio comunque la prima parte milanese che non la seconda, a mio avviso: ed oltre a Pozzetto è molto bravo anche Maurizio Micheli, mentre in quanto al cast femminile, nonostante i 20 anni di differenza, Koscina batte Giorgi dieci a zero.
MEMORABILE: Pozzetto che piange disperato davanti all'Ammiraglio Felice Andreasi.
Visto in sala ai tempi dell'uscita, sembravano già trascorsi vent'anni dal successo di Mia moglie è una strega, film leggero ma ben fatto per la coppia Pozzetto/Giorgi. Qui Steno gira a vuoto, il racconto nella seconda parte si perde del tutto e Micheli gay è patetico. La moralina finale è soporifera. Avete presente La patata bollente? Ecco, tutt'altra cosa. P.S. La sala era mezza vuota: per noi fans di Pozzetto iniziavano tempi duri!
Rivisto stasera quasi per caso durante un passaggio televisivo su Raimovie. Una commedia brillante e divertente. Curioso come lo avessi quasi rimosso, tant'è che pur avendolo visto in passato non me lo ricordavo praticamente più. Bravi Pozzetto e soprattutto Micheli, fantastica Sylva Koscina.
Gradevole commedia sull'inversione dei ruoli sociali e familiari tra uomo e donna, nei primi anni 80. Convincente e abbastanza misurato Pozzetto nella parte di un ingegnere licenziato che deve adattarsi a fare il domestico autodidatta (scoprirà inevitabilmente di essere pure bravo!). Il messaggio finale del film potrebbe anche essere che la coppia (e la famiglia) per consolidarsi debba rinunciare a troppe ambizioni personali (nella figura della Giorgi stilista si notano i primi segni del 'rampantismò di quel decennio). Uno Steno ottimista.
MEMORABILE: Pozzetto con una "parata" alla Zoff salva il modellino di casa galleggiante che stava cadendo a terra. I vestiti un po' troppo "da architetto"...
Quando c'è Pozzetto e siamo tra il 1978 e il 1989, si va quasi sempre sul sicuro. Soprattutto se Steno fa il direttore d'orchestra nella maniera migliore. Purtroppo bisogna sottolineare la noiosa presenza di un'Eleonora Giorgi che avrebbe dovuto cambiare lavoro in partenza (tanto per dire, è più bravo l'enfant-prodige dell'horror fulciano Giovanni Frezza). Certo, magari i personaggi non sono caratterizzati al massimo e al posto di Renatone poteva esserci nello stesso modo Montesano, però questo non è un problema.
MEMORABILE: Pozzetto si traveste da colf ed entra nel caminetto.
Il Pozzetto dei bei tempi, che faceva ridere solamente a guardarlo. La Giorgi è una spalla poco incisiva, molto lontana dal precedente Borotalco. Comunque Pozzetto (biondo!) regge bene anche da solo. Da vedere. Film così, magari modesti un tempo, sarebbero capolavori oggigiorno.
MEMORABILE: Pozzetto in completo loepardato che dice alla Giorgi: "Spogliami!"
La femminilizzazione dell'uomo e la mascolinizzazione della donna, conseguenti al rovesciamento degli equilibri di potere all'interno della coppia è un tema trattato in maniera certo superficiale, ma non grossolana. Anzi, c'è molta misura, molti momenti felici e anche il personaggio dell'architetto gay (Micheli) è equilibratissimo. Pozzetto fa quel che può per ravvivare una seconda parte un po' scialba, ma certo non può niente contro il finalino moralistico. Però, ci accontentiamo!
Buona commedia svolta col dovuto garbo da Steno, permette a Pozzetto di sfruttare le sue innate qualità. Il tema di fondo dell'inversione di ruoli è classico ma il look e le battute dell'ingegnere che si ritrova ossigenato e ad ascoltare le trasmissioni culinarie rendono il tutto assai divertente.
Commedia centrata sulla disoccupazione che porta un valente ingegnere a tramutarsi in una perfetta colf. Situazioni boccaccesche anche senza grande volgarità rendono il film accettabile. Buono il cast, con i due protagonisti abbastanza in forma e ritornello musicale orecchiabile.
Commedia gradevole e frizzante ("sofisticata", direbbe qualcuno) con Pozzetto nella sua forma migliore e la solida direzione di un mostro sacro del genere: nauralmente non è il capolavoro per nessuno dei due, però si lascia guardare tenendo un buon ritmo e non scadendo quasi mai nella volgarità (ciò al giorno d'oggi stupisce e fa piacere, perché molte situazioni si prestavano ad essere risolte in maniera più grossolana). Non male.
Tra le migliori commedie pozzettiane degli anni '80. Ben girato dallo specialista Steno e interpretato con verve comica ai massimi livelli dal bravo Renato, il film scorre che è un piacere; il fondo di critica sociale, ereditato dagli anni '70 (ma ancora attuale), è inserito con intelligenza nel contesto e diventa veicolo di ottime gag e situazioni molto divertenti. Godibili sia la prima che la seconda parte del film; brava la Giorgi e soprattutto Micheli, attore spesso sottovalutato ma sempre spassoso. Sicuramente da vedere!
MEMORABILE: Pozzetto biondo ossigenato con il vestito in lamè dorato!
L'accoppiata Pozzetto-Giorgi (dopo il successo di Mia moglie è una strega) si riunisce ma non colpisce nel segno. Sceneggiatura stuzzicante che ci mostra (per via di eventi inaspettati) lo scambio di ruolo da uomo-padrone/donna-massaia all’esatto contrario (in un periodo in cui questo fatto poteva essere curioso). Una pochade sulla carta intrigante, ma la messa in scena è complessivamente lenta. Il film non mi ha convinto del tutto e permane un senso d’incompiutezza.
Uno dei Pozzetto movie più simpatici, soprattutto nella seconda parte quando si trova maggiordomo nella villa della contessa. Come protagonista è indubbiamente bravo e divertente, ma anche Micheli e la Koscina sanno supportarlo al meglio (un po' meno la Giorgi, che gioca tutto sulla bellezza). Tante le gag da ricordare, finale un po' arronzato.
Una gradevole commedia tutta centrata sullo scambio dei ruoli lavorativi (e sessuali) nella coppia. In realtà è una stoccata a un certo carrierismo esasperato che proprio in quegli anni veniva battezzato "yuppismo". Pozzetto non sbaglia un colpo con il suo consueto umorismo surreale (e mai troppo volgare, il che non guasta). La Giorgi invece non riesce a dare una recitazione un minimo naturale, credibile.
MEMORABILE: Pozzetto cameriere che "svolazza" leggiadro tra i commensali.
Si è preferito barcamenarsi nel solito mestiere dei commedianti, ritmo discreto, poche volgarità, qualche bella intuizione; non si può negare infatti che Pozzetto biondo e con abbigliamento dorato sia una bella trovata, rinforzata dalla Giorgi in tenuta maschile, in un bel duetto di confusione genitoriale davanti al figlio nel collegio nazistoide. Il resto del film però non ha la stessa inventiva, non ha la battuta folgorante e il finale è un colpo di grazia dolorosissimo, necessariamente buonista, affrettato.
Purtroppo è uno di quei casi in cui la realtà ha superato la fantasia: coi tempi che corrono, la storia di un ingegnere costretto a reinventarsi "colf" e poi maggiordomo non sembra poi tanto strana. Aggiungerei poi che il tema è trattato in modo vagamente moralista (il successo e la carriera che “sfasciano” la famiglia tradizionale). Comunque Pozzetto è in forma e sorregge il film senza problemi, coadiuvato da una Giorgi come sempre all’altezza. Insomma, si ride abbastanza ma non lo metterei al pari dei veri classici pozzettiani...
Sciatto nella forma ma ottimo veicolo per un Renatone come sempre irresistibile. Forse questi film van serviti così e Steno lo sapeva. Non svacca come altri titoli pozzettiani, malati di pseudosurrealismo inconsistente o solamente legati alla simpatia naturale del "non" attore. Giorgi stranamente sopportabile. Il taglio di capelli nazigay, la mise "troppo da architetto" o la sbornia "misogina" sono momenti impagabili per un artista che, pigro pigro e di rendita, ci ha fatto divertire spesso. Gagliarda tardona Koscina. Simpatico.
MEMORABILE: "Complimenti per la bicicletta. Una bicicletta da donna".
Simpatica e divertente commedia diretta da Steno con la coppia Pozzetto-Giorgi alle prese col mondo del lavoro. Si ride con le disavventure di Pozzetto e alcune gag sono ben congegnate, mentre la Giorgi è sufficiente nel suo ruolo. Bene Micheli versione gay e la Koscina fatalona ricca e matura.
MEMORABILE: Pozzetto che impara a fare "la donna di casa".
Un Pozzetto al top della forma (gli anni 80 sono stati il suo periodo d'oro) e una Giorgi molto brava sono i protagonisti principali di questa commedia. La storia non brilla per spunti d'inventiva, ma gioca a ribaltare i ruoli e senza sbracare in scene volgari fa ridere lo spettatore. Micheli recita piuttosto bene e rende un ruolo a rischio noia piuttosto divertente. Mariolino suscita antipatia ma il film fa passare un'ora e mezza in allegria.
Commedia piuttosto garbata e divertente diretta da Steno che può contare su un'ottima prova di un Renato Pozzetto molto in forma (una delle sue migliori prove). Personalmente mi è piaciuta più la prima parte, mentre la seconda è più altalenante, anche se regge ugualmente grazie ad alcune gag divertenti (quella con Andreasi ad esempio è esilarante). Oltre al grande Renato, ottimo anche Micheli nei panni di un architetto gay, l'ancora assai affascinante Koscina, mentre la Giorgi è una spalla sicura. Per passare un'ora e mezza di allegria.
MEMORABILE: Pozzetto che ascolta "l'angolo della massaia" mentre pela le cipolle in grambiule; Pozzetto che racconta la sua triste... storia a Andreasi.
Ancora un'ottima prova per Renato Pozzetto, con la Giorgi un po' "meccanica" e una fascinosa Koscina, nobildonna ricca e viziosa. Una storia originale, con la vena comica che però evidenzia importanti fatti sociali quali la perdita del proprio impiego, la creatività che ha bisogno dì "spinte" per potersi esprimere, il diritto delle donne ad affermarsi, il bisogno dei figli di stare con mamma e papà. Un film veloce e piacevolissimo da guardare, con "l'Italia 80" che vuol dimenticare gli anni del dolore cercando disperatamente la propria serenità.
MEMORABILE: Lui che arriva a letto con le mutande "leopardate" mentre lei legge un giornale "di classe".
Steno si avvale della bella Eleonora Giorgi e di un Pozzetto in forma smagliante per realizzare una commedia più che promossa. Nella prima parte il film scorre benissimo, Renato colleziona gag a non finire (segnalo il colloquio con i gemelli datori di lavoro su tutti), con l'originalità di sempre. Cala un poco negli ultimi venti minuti, pur mantenendosi su buoni livelli.
MEMORABILE: Il siparietto di Pozzetto, piangente, che cerca di convincere Andreasi a finanziare il progetto...
Steno ci regala una buona commedia con un Pozzetto decisamente straripante. Una Milano vorticosa, spinta nella centrifuga degli anni '80, ci mostra un tema adesso più che mai attuale come la perdita del posto di lavoro. Il trapasso da colletto bianco a colf è puro divertimento! Il finale allenta un po' la presa ma nel complesso il tutto è estremamente gradevole. A "puntino" pure la Giorgi, glaciale il giusto. Nota di merito pure per Micheli.
Una commedia interessantissima, attualissima nelle tematiche (l'arte di arrangiarsi di fronte al licenziamento), abile nel rilanciare continuamente la sceneggiatura facendole cambiare direzione non appena si inizia a calcare la mano su un determinato argomento. Cast assolutamente in palla, un bel personaggio principale, musiche orecchiabili; peccato però che nell'ultima il film si infranga contro la pochade più scontata, rovinando tutto il bel lavoro fatto in precedenza. Ciononostante un prodotto degno di nota.
Commedia che, per i temi trattati (inversione dei ruoli nella coppia, donne in carriera e disoccupazione intellettuale) precorre i tempi ed è diretta con garbo da Steno, forse il regista che meglio ha valorizzato Pozzetto (qui scatenato e a suo agio nel passare da giacca e cravatta al grembiule). La Giorgi supplisce con bellezza e simpatia a un'interpretazione un po' ingessata, la Koscina e Micheli mostrano la consueta classe e Andreasi diverte sempre al fianco di Renatone. Finale un po’ bolso.
MEMORABILE: Pozzetto in grembiule alle prese con le cipolle e l”angolo della massaia”; Pozzetto ossigenato e con giacca in lamè; La casa galleggiante.
Steno di errori ne ha fatti davvero pochi e infatti anche questa commedia ha una sua dignità. Il tema affrontato, quello di adattarsi a fare qualsiasi lavoro, combinato inoltre con l'inversione dei classici ruoli di genere lo rende particolarmente moderno nonostante l'età. Pozzetto è nel pieno del suo splendore, la Giorgi pure, Micheli è un gay parecchio stereotipato ma all'epoca usava così (vedi Il vizietto). Sempre di gran classe Sylva Koscina, che si prestava a questo tipo di commedie (Asso) con molta autoironia.
MEMORABILE: "Mio nonno faceva il capostazione". "Mio nonno prendeva sempre il treno". "Allora siamo quasi parenti".
Doppia chiave di lettura per una commedia che non decide di far ridere a tutti i costi: ribaltamento dei ruoli nell'ambito lavorativo e pure nell'immagine di coppia. Più spumeggiante la prima parte dove Pozzetto si adatta nel ruolo di casalingo, poi si passa alla grana grossa variando sugli ipotetici gusti sessuali. Un filo di erotismo con una Giorgi di vivace bellezza e piccoli camei da segnalare per la Koscina e Andreasi. Chiusura frettolosa a dimostrare che il vile denaro risolve ogni problema.
Pellicola che ha il merito di precorrere i tempi tra crisi del lavoro, donne in carriera e scambio dei ruoli; se la Giorgi non è completamente credibile come donna rampante (ma sempre bellissima), il nostro Renatone è la guest star indiscussa tra nonsense e avventure strane come la carriera di maggiordomo d'alta classe; completano il quadro Micheli classico omosessuale effeminato, la Koscina nel ruolo della tardona... Che altro dire? Un ingegnere casalingo è il massimo della precisione!
Deliziosa commedia sugli equivoci e sugli scambi di ruolo interpretata da un simpaticissimo Pozzetto e da una fresca Giorgi. La regia di Steno è veloce e corre di pari passo con lo svolgersi della sceneggiatura. Azzeccata Sylva Koscina nel ruolo della cougar sbadatamente ricca. Privo di volgarità di una morale trita e ritrita, il film affronta temi attuali senza mai banalizzarli.
MEMORABILE: La donna delle pulizie; La scena nel gay-bar nel finale.
Un ingegnere si trova improvvisamente licenziato e, per guadagnare e non sfigurare davanti alla moglie (Giorgi) si mette a fare il domestico da una contessa, accompagnata da un giovane amante (Miller) e da un architetto gay (Micheli). Ridere si ride, ma soprattutto nella prima parte. Poi il film si sfilaccia un po' e l'esito appare piuttosto prevedibile. Certo, Pozzetto giganteggia come sempre, mentre gli altri vanno di puro mestiere. La Giorgi fa colpo soprattutto per la bellezza. Vedibile.
MEMORABILE: I tentativi di Pozzetto di non far sapere alla moglie del licenziamento.
Divertente commedia di Steno sui paradossi dovuti ai cambiamenti sociali che non ha perduto attualità grazie a uno script intelligente e garbato che evita accuratamente quasi tutte le derive volgari che la vicenda poteva offrire. Pozzetto è al suo meglio coadiuvato da comprimari di classe (Micheli, Andreasi), mentre la Giorgi si limita al compitino e gli altri si dimenticano subito. Dopo un'ora scoppiettante si scende di livello nella parte finale, in cui la vicenda tende ad appiattirsi con soluzioni narrative piuttosto banali e facilmente prevedibili. Guardabile, ma non per forza.
MEMORABILE: "Perché, se perdessi il lavoro?". "Guarda, ci mancherebbe solo quello...". "Beh, adesso non ci manca niente!"
Avvicinandosi al tramonto Steno non si faceva troppi problemi ad affrontare temi "scottanti", pur mantenendosi all'interno della commedia leggera, ovvero si va a fondo ma non del tutto: stavolta tocca ai ruoli all'interno della famiglia. Pozzetto (in uno dei suoi periodi d'oro) diventa infatti una splendida casalinga prima e un perfetto maggiordomo poi, mentre la Giorgi (bella ma un po' fuori ruolo) fa carriera. Il buon ritmo, che però cala vistosamente nella finale trasferta svizzera, e qualche battuta divertente rendono la visione piacevole ma niente di più.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare la registrazione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DiscussioneZender • 24/03/10 08:29 Pianificazione e progetti - 46931 interventi
Esatto, così va bene. Finché dici un "nella parte di" e dici due parole sul personaggio può andare :)
Io nel cast mi sentirei di aggiungere anche Stefano Mingardo, noto per la "magistrale" interpretazione di Giorgione, in Bomber.
DiscussioneAlex75 • 15/02/17 17:56 Call center Davinotti - 690 interventi
Fabbiu ebbe a dire: Caro Zender, ho pensato di inserire la frase nel forum perchè mi è venuta in mente dopo aver aggiunto e inviato il commento. Siccome la battuta mi era piaciuta particolarmente, volevo in qualche modo citarla e quindi l'ho inserita nel discussione generale
Il Film mi è piaciuto abbastanza, ma ho notato una doppia parte con un cambio di tono piuttosto marcato. Il primo tempo sull'ingegnere che viene licenziato e cerca un rimedio sostituendo la colt fila molto liscio, con un Pozzetto veramente fenomenale, e in seguito alla scoperta dalla Giorgi diventano piacevoli le analisi sul ruolo in famiglia che si capovolge. Il secondo tempo è volto a ironizzare ed analizzare l'omosessualità, cambia il tempo da quando Pozzetto diventa maggiordomo. Anche qua Pozzetto è bravissimo e le risate sono garantitte, ma la trama si fà più articolata e infarcita di stereotipi un già visti e altre gag un pò messe a riempimento, mi è forse sembrato di notare un abbassamento del tasso comico. Molto carino e molto divertente, ma io avrei semplicemente tolto il punto esclamativo: "quello che si dice un buon film".
Concordo: il "piatto forte" del film, ciò che lo caratterizza, è proprio l'analisi dei ruoli della coppia. Sull'omosessualità, la collaborazione Steno-Pozzetto aveva dato risultati più interessanti qualche anno prima, nel film "La patata bollente". Peraltro, era un tema piuttosto frequente nelle commedie di quegli anni, dal "Vizietto" in poi.
Stavo riguardando ieri Pane e cioccolata,
e mi è venuta in mente una domanda, che poi è più una curiosità, o una chicca.
Dico, è possibile che Steno, visto l'ambientazione a cavallo con la Svizzera, e visto la capigliatura di Pozzetto abbia in qualche modo omaggiato la pellicola di Franco Brusati?
Diciamo che l'osservazione è indirizzata a sapere se qualcuno è a conoscenza di una qualche intervista in tal senso di Steno.
Redeyes ebbe a dire: Stavo riguardando ieri Pane e cioccolata,
e mi è venuta in mente una domanda, che poi è più una curiosità, o una chicca.
Dico, è possibile che Steno, visto l'ambientazione a cavallo con la Svizzera, e visto la capigliatura di Pozzetto abbia in qualche modo omaggiato la pellicola di Franco Brusati?
Diciamo che l'osservazione è indirizzata a sapere se qualcuno è a conoscenza di una qualche intervista in tal senso di Steno.
Credo sia un vezzo di Pozzetto, in quanto non nuovo a simili operazioni (si era fatto biondo anche nel 1975 in Paolo Barca…). In ogni caso Pane e cioccolata è ambientato in Svizzera tedesca, mentre Mani di fata sul lago Maggiore. Non ho però testimonianze (interviste) a comprovare la mia sensazione.
Markus ebbe a dire: Redeyes ebbe a dire: Stavo riguardando ieri Pane e cioccolata,
e mi è venuta in mente una domanda, che poi è più una curiosità, o una chicca.
Dico, è possibile che Steno, visto l'ambientazione a cavallo con la Svizzera, e visto la capigliatura di Pozzetto abbia in qualche modo omaggiato la pellicola di Franco Brusati?
Diciamo che l'osservazione è indirizzata a sapere se qualcuno è a conoscenza di una qualche intervista in tal senso di Steno.
Credo sia un vezzo di Pozzetto, in quanto non nuovo a simili operazioni (si era fatto biondo anche nel 1975 in Paolo Barca…). In ogni caso Pane e cioccolata è ambientato in Svizzera tedesca, mentre Mani di fata sul lago Maggiore. Non ho però testimonianze (interviste) a comprovare la mia sensazione.
Si, si immagino, d'altronde anche la mia era una sensazione.
Ma il collegio del piccolo Mariolino non era nella Svizzera tedesca?