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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Apertura sulle cupe stanze d'una casa che ravvivate da una patina rinfrescante ridiventano candide come le pagine d'un libro ancora da scrivere. Chi è deputato a farlo (Bardem) vi abita e ci vive con una splendida e giovane moglie (Lawrence), ma la placida atmosfera della meravigliosa villa persa nel verde è interrotta dall'arrivo di un medico (Harris) invitato a passare con loro la notte. L'ambiguità dell'ospite diventa sospettosa confidenza, infine smaccata invadenza quando si fa raggiungere da una moglie (Pfeiffer) ancor più subdolamente importuna. Lo scrittore accetta l'intrusione sperando possa restituirgli l'ispirazione, lei invece non capisce e si ritrova come una Mia Farrow...Leggi tutto sperduta in debito d'ossigeno. L'ombra polanskiana si allunga minuto dopo minuto su un'opera che Aronofsky andrà a completare con l'occhio puntato a chi già in Italia ne diede rilettura virtuosa. Ma non abbandona mai la metafora, i simbolismi; si affianca alla nuova onda di chi dirige lasciando a chi guarda l'interpretazione definitiva ma restando inizialmente agganciato a un realismo insolito, per chi sceglie simili vie. Il gioco degli ospiti che puzzano ben prima dei canonici tre giorni prosegue in un insistito gioco di sguardi e risposte spiazzanti, con una Pfeiffer che va a studiarsi la Moriarty di Avildsen e ruba la scena al marito. Più passa il tempo più scivoliamo nel'abisso con la povera Lawrence per gridare dentro no, non è così che ci si comporta con chi invade tanto ferocemente la tua privacy. E c'è dell'altro, in aggiunta: il sangue sul pavimento, il muro cedevole d'una cantina che s'apre a sua volta verso il tunnel dell'ignoto. Poi d'improvviso Aronofsky decide per l'impennata e il delirio, con uno showdown imprevisto che introduce l'invasione e la moltiplicazione, il sogno e la visione, il castello delle streghe e l'immersione extradimensionale: chi rappresenta cosa? Rimettendo mano agli snodi in cui i modelli ispiratori avevano affondato i colpi il regista apre all'apocalisse dopo stucchevoli eccessi che rumoreggiando rischiavano ormai di soffocare le migliori intenzioni; supera così un impasse che nella parte centrale non sembrava trovare sbocchi anche per via di interpretazioni corrette ma niente più (maggiori le responsabilità per un titano come Bardem). Quando la maniera di Aronofsky non strabilia, lo scheletro povero rifà capolino portando a riflettere sui limiti di un'operazione più provocatoria che sincera, che rubacchia furbescamente per rivestire d'intriganti visioni uno spunto esile esile. Nata per dividere, irritare e ammaliare, stupire, attrarre e repellere. A chi guarda non resta che scegliere e interpretare, infine valutare.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/09/17 DAL BENEMERITO TAXIUS POI DAVINOTTATO IL GIORNO 25/01/18
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Taxius 6/09/17 11:55 - 1656 commenti

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Un film folle ma geniale di un Aronofsky che a un qualcosa di commerciale e per tutti ha preferito un film ricco di simbolismi e per pochi. E' una metafora sulla vita che muore e rinasce dalle sue ceneri come una fenice. Il regista racconta la sua storia attraverso la Bibbia: i personaggi sono infatti tutti riferimenti biblici (la Madonna e la sua bontà, Dio che osserva impassibile, Adamo e Eva con la mela, Caino e Abele e Gesù con il suo sacrificio). Un vero pugno nello stomaco che merita due o tre visioni per essere capito a fondo.

Thedude94 29/09/17 10:43 - 1084 commenti

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Aronofsky ritorna ai suoi livelli più alti puntando la macchina da presa sulla Lawrence, magnifica e splendente, moglie di un poeta (Bardem) che ama molto sé stesso. E' vero che dopo un po' la trama del film si perde poiché entra in una dimensione surreale che spiazza, ma è contemporaneamente l'anima dell'opera stessa. Il regista non si smentisce con inquadrature e montaggio davvero calzanti, che in alcuni momenti fanno salire la tensione alle stelle. Usciti dalla sala si rimane stupefatti, al di là dell'interpretazione che si voglia dare all'opera.

Deepred89 1/10/17 18:10 - 3701 commenti

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I trascurabili intenti vertevano forse sull'horror cripto-evangelico d'autore, il risultato ha invece l'involontario ma efficacissimo gusto del film di genere schizzato e imprevedibile, claustrofobico e fuori controllo, un assalto a Villa Bedoni (sì, quella di Panarea di Pipolo) narrato con lo spirito del Polanski paranoide, la consistenza spazio-temporale di un Fulci dei primi anni ottanta e i primi piani di Aronofski. Sorprendente adesione del cast al mood kammerspiel e quasi "bis" del film. Empatia alle stelle per lo spettatore meno socievole.

Cotola 3/10/17 23:16 - 8998 commenti

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Alla fiera dei luoghi comuni e delle situazioni trite ed abusate, Aronofsky centra il bersaglio grosso. Concettualmente e tematicamente vecchio sia nella prima parte che nella seconda. Se però il primo segmento è banale e per certi versi regge, nel secondo si va abbondantemente sopra le righe per sfociare nel delirio e nel grottesco senza però, a mio avviso, una vera ragion d'essere. Regia e montaggio sono indiscutibilmente di pregio, ma stavolta non si può, per me, non punire la supponenza, specie per l'uso del sacro (metaforico) che sfocia nel cattivo gusto. Il film più divisivo del 2017.

Rambo90 4/10/17 23:06 - 7661 commenti

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Allucinante viaggio di Aronofsky che guida lo spettatore all'interno di una storia che può a prima vista sembrare senza capo né coda ma che ricucendo i pezzi assume un significato biblico-religioso ben preciso. Idea geniale una volta che si ritorna a ogni singolo momento e lo si legge nella giusta luce, ma anche limite stesso dell'operazione quando l'atmosfera thriller lascia spazio a un caotico susseguirsi di momenti che potranno essere capiti solo alla fine e quindi annoiano. Ottima la regia e il cast, l'uso della mdp, i colori.

Jdelarge 5/10/17 01:05 - 1000 commenti

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Fintamente irriverente e di una prevedibilità disarmante. Il contenuto del film e la maniera in cui Aronofsky decide di sviluppare la storia sembrano due rette parallele incapaci di cambiare rotta per incontrarsi. Si salvano la bellezza e la bravura della Lawrence, mentre l'idea di base dell'artista che cerca smaniosamente l'ispirazione, per poi farla a brandelli col suo insaziabile pubblico, pur avendo un potenziale enorme, in questo caso, lascia solo spazio al grottesco, che si tramuta in comico e caricaturale, suscitando l'inevitabile riso.

Ryo 14/11/17 16:02 - 2169 commenti

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Il film dell'anno! La regia di Aronofsky si riconferma superlativa, adottando inquadrature spesso molto strette, invadenti e che indugiano sui dettagli e i primi piani. I quattro protagonisti fanno un lavoro attoriale sublime, riescono a esprimere tutte le emozioni superbamente. La trama rappresenta un'allegoria del Vecchio Testamento ma è ambientata ai giorni nostri sostituendo la casa con il pianeta. Non era difficile da capire (anche perché la cosa non è molto velata). È decisamente spiazzante ma, proprio per questo, geniale.
MEMORABILE: La scena dopo il parto; La fastidiosa invadenza degli ospiti; Le guerre, il caos, la miseria, il sovraffollamento.

Fedeerra 8/12/17 07:25 - 770 commenti

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Aronofsky scarnifica ogni concetto di logica filmica e costruisce, a suo modo, un incubo biblico sull'ABC dei giochi di potere. La telecamera c'è e si sente, insegue morbosamente il volto di Jennifer Lawrence (le cui grida si candidano a essere indimenticabili) e, attenta a ogni spostamento, scruta tutti gli angoli della casa; quella casa, un paradiso fatto di pareti intonacate e rumorose assi di legno dentro la quale tutto si crea e tutto si distrugge. Isterico, violento e indimenticabile.

Herrkinski 13/12/17 05:57 - 8052 commenti

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Aronofsky punta in alto con un film interamente allegorico che ricostruisce alcuni passi salienti del Vecchio Testamento, cercando al tempo stesso di fare una critica ambientale e sociale. A dire il vero - nonostante i sottotesti religiosi siano evidenti nella seconda metà - senza sapere cosa si va a vedere il rischio di confusione è alto; all'uomo della strada parrà di più un mix tra Rosemary's baby, Il profumo della signora in nero e Society, seppur con momenti di follia e raccapriccio notevoli, il tutto confezionato a livelli artistici alti.
MEMORABILE: Tutte le parti con Harris e la Pfeiffer; La scena col bebè e la folla.

Capannelle 15/12/17 12:19 - 4394 commenti

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Aronofsky sceglie la sua strada, non senza un pizzico di furbizia, navigando tra Polanski e Von Trier. Dona alla Lawrence un palco da cui esibire una prova meritoria e relega Bardem e gli altri al ruolo di messaggeri di un male assurdo che prende mille forme in un esercizio di narrazione ridondante e sempre più pretestuoso nel suo ricorso a così tante metafore. Da esaltare o criticare, sicuramente raggiunge l'obiettivo di far discutere ma il sospetto del'esibizionismo e del manierismo fine a se stesso aleggia potente.

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Hackett 27/12/17 17:05 - 1865 commenti

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Metafora dell'ispirazione che con l'intelletto crea l'arte, sciupata da una condivisione indiscriminata e una ricerca della popolarità? Sicuramente l'ultimo lavoro di Aronofsky divide per la grandissima abilità nella messa in scena, che stride con un grottesco feroce e sfacciatamente autoriale. Cast in grande rilievo, movimenti di macchina ossessionanti (da stalker) come ormai consuetudine e la capacità di citare il miglior Polanski per arrivare addirittura a ricordare l'arcigno Greenaway di The baby of Macon. Da vedere a priori.

Daniela 29/12/17 10:07 - 12606 commenti

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All'inizio, forte deja vu polanskiano, ma non ci vuole molto per capire che questa volta Aronofsky, invece di dedicarsi ad un solo capitolo (qui riprodotto in formato mignon), si è ispirato all'opera divina omnia, ossia al Vecchio e al Nuovo Testamento. Progetto ambiziosissimo in cui evidentemente credeva molto, dato da scriverne lui stesso la sceneggiatura e cooprodurlo, per un film che, se a tratti intriga e diverte per l'assurdità crescente dell'home invasion, nell'ultima mezz'ora frana clamorosamente sotto il peso di troppe metafore e simbolismi banali/balzani, stordendo lo spettatore.

Didda23 16/01/18 14:49 - 2424 commenti

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Un horror autoriale che sa sporcarsi le mani affondando nel genere (ricorda certe opere italiche di fine Settanta inizio Ottanta) con una mezz'ora finale totalmente inaspettata e fuori controllo che sfiora più e più volte il capolavoro assoluto. Nel mentre, metafore e allegorie a stampo religioso e non solo, con spunti che fanno riflettere sulla genesi e sviluppo dell'ispirazione per chi ha un ruolo creativo nella vita. Un cast che si lascia totalmente andare con Bardem e Lawrence di incredibile bravura. Può dividere, segno indelebile di grande cinema.
MEMORABILE: L'arrivo di Ed Harris; Il pavimento con macchia di sangue; La polverina gialla.

Puppigallo 25/01/18 12:33 - 5250 commenti

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Senza infamia e senza lode questo horror, che risulta convincente solo quando non succede nulla di eclatante. Diventa invece quasi fastidioso nel momento in cui la situazione sfugge (a dir poco) di mano e l'atteggiamento di lui diventa così assurdo da far per forza mangiare la foglia. Alla fine, resterà poco nella mente dello spettatore, se si escludono alcune scene, come la scelta del colore, con pennellata e ciò che ne consegue; e la consegna della busta con "opera" conclusa. Troppo poco.
MEMORABILE: L'esplosione; "Io e te dobbiamo trovare il modo di perdonarli".

Mtine 25/01/18 23:14 - 224 commenti

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In un periodo di piattume (non solo) cinematrogafico diffuso, ben vengano le opere cosiddette divisive, che trattano in maniera originale temi più o meno scottanti. Ma è veramente così "divisivo" questo "Madre!"? L'impianto allegorico è smascherato già nella prima scena e ci accorgiamo subito che Aronofsky vuole utilizzare la storia del film per parlare, in maniera fastidiosamente didascalica, di temi molto più alti. Un'ottima idea sprecata, insieme al cast di grido, per ottenere a tutti i costi l'aura di film bello e maledetto.

Rebis 28/01/18 12:54 - 2331 commenti

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Lontano dall'affondo nella materia umana di The Wrestler e Requiem for a dream, con un'impellenza di trascendersi in una dimensione allegorica che ricorda Pi greco, ma senza autoreferenzialità esoteriche: persino didascalico nella sua rotondità di senso, rilancia un dialogo incessante con lo spettatore attraversando i generi. Slabbrato, rutillante, vive di una spontaneità creativa postulata a monte dal regista. Esito misantropico di un disincanto, se ne frega dei perimetri per riversare nello schermo un magma incandescente che livella il sublime e il trash, i sistemi massimi e infimi.

Anthonyvm 24/02/18 01:02 - 5615 commenti

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Un ottimo film, molto più lineare di quanto mi aspettassi e meno ermetico di quanto si possa credere. Si presta a numerose interpretazioni, tra simbologie bibliche e "semplici" archetipi da thriller psicologico. Gli echi polanskiani sono evidenti (a partire da una delle locandine, che omaggia Rosemary's baby), ma si va oltre il dramma paranoide: la seconda parte è un turbine surreale di follia e angoscia, dove succede letteralmente di tutto, una sorta di home invasion sotto steroidi. Finale circolare azzeccato. Da vedere, ma con cautela.

Kinodrop 18/04/18 18:12 - 2909 commenti

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Quando il simbolismo e la metafora ignorano un principio condivisibile e accettabile, tutto procede verso una deriva tanto barocca quanto gratuita. Aronofsky, nella sua mania di stupire, saccheggia Polanski (nella prima parte) senza però rendersene autonomo, palesando così la debolezza del soggetto, sostituita da un sovraccarico di sacro e profano che nella seconda parte rasenta la comicità. Un parco attori impacciato e non convinto di ciò che sta facendo, compresa la Lawrence perennemente perplessa. Irritante il giusto anche per la supponenza.

Pumpkh75 30/04/18 13:48 - 1736 commenti

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Aronosfky vola altissimo e sempre più su, così su che a un certo punto non si vede neanche il fatidico puntino all’orizzonte: il fumante delirio finale, a colpi di bibliche scudisciate allegoriche, pesa come l’indigestione e opacizza lo splendore del cristallo che fino ad allora ci aveva accecato. E’ più una questione di misura che di presunzione: la seconda ha portato un cinema strepitoso, la prima lo ha mortificato. La Lawrence creatura ultraterrena, Pfeiffer & Harris magistrali ospiti (in)desiderati. Si critica e si ama.

Piero68 28/05/18 08:47 - 2955 commenti

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Dopo il flop di Noah, il regista rigioca la carta del tema biblico. Solo che questa volta lo fa in maniera indiretta, attraverso metafore e simbolismi vari. E la prima parte gira pure bene e convince. Riesce anche a brillare di luce propria visto che una storia di base c'è. Poi però, con l'uscita di scena di Adamo/Eva Harris/Pfeiffer, il film precipita in un delirio fine solo a se stesso, dove l'unica cosa chiara sono alcuni simboli utilizzati anche gratuitamente. Grande perizia registica sicuramente. Ma il resto? Basta per appagare la spettatore?
MEMORABILE: Lawrence a Bardem: "Ma tu chi sei?" "Io sono quello che sono!"

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Bubobubo 22/09/18 19:29 - 1847 commenti

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Davvero arduo da valutare, specialmente per chi giudicava delusioni sia Il cigno nero che, soprattutto, Noah. La prima parte è pervasa da un sottile meccanismo bachtiniano dell'assurdo, da una simbologia polifronte non sempre facile da decrittare (vedi l'imbiancamento delle pareti). Le carte cominciano a scoprirsi nella seconda metà, quando la messa in scena acquista in barocchismi e il buon gusto scema progressivamente, sfociando in un paio di twist del tutto gratuiti (e molto poco sovversivi). Così così. Bardem più in parte della Lawrence.

Schramm 29/11/18 18:42 - 3490 commenti

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Casa o lavoro? Famiglia o ambizione? Amore dell’arte o arte d’amare? Scambio simbolico o morte? Tutte false piste, binari morti, segnaletiche truccate. Poelanski e la Genesi con tutta la bile del Lars più risentito, in una palindromica rifrazione sulla spocchiosa condizione dell’artifex che scimmiotta Dio, e come lui condannato a fallire e ripetere, ripetere e fallire. Di mezzo un’allegorica home invasion portata a conseguenze che voi estremisti non potete immaginare (ma voi teoreti si!) in un esclamativo precipitato di cataclismatico parossismo erostratico, inquinato dal suo stesso substrato.

Muttl19741 20/01/19 19:11 - 162 commenti

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Si aspetta Godot e Godot, come da copione, non arriva. Molto belle le riprese con macchina a spalla che segue o precede l'attore, è una tecnica amata da Aronofsky, utilizzata egregiamente in The wrestler, ma qui se ne abusa fino alla nausea, almeno nella prima ora. Un film che nel complesso è interpretabile, ma che sostanzialmente non si capisce dove voglia andare a parare. Confuso.

Giùan 10/12/18 10:05 - 4528 commenti

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Film che non merita (sia nell'accezione positiva, che nella connotazione riprovevole) gli estremismi che ha suscitato. Aronofsky "semplicemente" non sarà né il primo né l'ultimo autore a voler girare il suo 8 e 1/2 (la lettura della creazione artistica mi par incontrovertibilmente più calzante di quella biblica che lui stesso ha voluto ammannire): lo fa con una certa turgida grevità ma anche con una visionarietà il cui coraggio confina con un tenero autolesionismo. Opera polimorfa ma non intellettualmente "perversa" quanto vorrebbe, certo stimolante.
MEMORABILE: Il ghigno perverso della Pfeiffer; L'invasione della casa.

Pinhead80 18/12/18 20:18 - 4715 commenti

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Opera molto presuntuosa questa di Darren Aronofsky, che cerca di riproporre in maniera originale qualcosa che funzionava bene così com'era (Polanski docet). Tutto quello che accattiva all'inizio viene smantellato con una seconda parte assurda e volutamente provocatoria, anche questa già proposta con altri esiti in Society - The horror. Insomma un po' Polanski un po' Yuzna, ma alla fine nessuno dei due, o meglio un pasticcio tratto dalle opere dei due che non vuole dire assolutamente nulla.

Minitina80 29/05/19 00:59 - 2976 commenti

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Un film decisamente brutto, immerso in una patina fatta di colori spenti e una scarsa illuminazione a lungo andare fastidiosa. Ben peggiori sono i contenuti, esili e pretestuosi, di chi pretende di far credere di avere chissà cosa, quando in mano ha solo una manciata di polvere. Fosse durato qualcosa in meno il giudizio sarebbe stato meno negativo, ma tanti minuti di delirio sembrano davvero troppi. Antipatico Bardem, perennemente stupita e imbelle la Lawrence. Meglio cercare altrove, qualunque fosse l’intento del regista.

Greymouser 6/01/20 19:03 - 1458 commenti

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Aronofsky nel bene e nel male: colpisce in questo film l'impianto surreale-angosciante che insinua nello spettatore un crescente e strisciante senso di disagio, uno spiazzamento straniante che evolve verso un climax iperbolico totalmente sopra le righe. D'altra parte, proprio questa bulimia simbolico-metaforica tende alla saturazione della nostra ricettività cerebrale e sensoriale, lasciando l'impressione di un lavoro troppo studiato e intellettualistico. Secchiate di puro talento in un quadro di poca sostanza.

Enzus79 8/01/20 17:41 - 2864 commenti

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Il rapporto di coppia fra marito e moglie viene portato al delirio e alla fine grazie all'arrivo di nuovi ospiti nella villa dei due (enorme). Film che più cupo non si può, e anche se la seconda parte fa dimenticare abbastanza quello che di buono c'era nella prima, è vedibile e non appiattisce mai. Jennifer Lawrence si mette in evidenza meglio di Bardem, che onestamente in certi film ci sta come i cavoli a merenda.

Lupus73 7/02/20 23:37 - 1485 commenti

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Non esattamente un horror, ma piuttosto un film allegorico con effetti horror che ne raffigurano il significato più crudo. Questo diventa l'unico e solo piano di lettura del film: surreale e visionaria trasposizione del concetto di madre/procreatrice/fecondata contrapposto all'artista che è il poeta, il marito, il padre, il fecondatore che sacrifica tutto per la collettività. Un film può avere una sua concretezza (come di consueto) e a volte anche un significato trascendente che lo eleva. Qui c'è solo trascendenza che si avvicina all'aria fritta.

Buiomega71 5/12/20 01:43 - 2899 commenti

I gusti di Buiomega71

L'idillio matrimoniale spezzato dall'angoscia e dalla sociofobia (mai, come in questo film, le persone assumono tratti tanto spaventosi). Sitcom caliginosa e kammerspiel andato in acido, dalle cantine di Amityville horror per passare al surrealismo dell'home invasion, finendo in territori allucinogeni alla Invasione degli ultracorpi. Aronofsky perde il senno (deleteria la parte rumorosa tra il war movie, le teste di cuoio e I guerrieri della notte) ma si rifà con un finale di viscerale ferocia e crudeltà, tra neonati divorati e la Lawrence massacrata di botte. Geniale, nel suo caos. 
MEMORABILE: La Lawrence costantemente a piedi nudi; Il tipo che ci prova con lei e le dà della "troia snob"; L'estirpazione del cuore; Il finale ciclico.

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Straffuori 22/01/22 13:40 - 338 commenti

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Impetuoso, forte, che lascia impressionati. Un film che parte pianissimo e si trasforma in un crescendo di emozioni, follia e violenza. Il simbolismo è ovunque ed è d'obbligo. Film da rivedere, con molta pazienza, per cogliere le innumerevoli sfaccettature, riferimenti e allusioni.  Bravissima la coppia protagonista Lawrence/Bardem cosi come gli "ospiti inattesi" Ed Harris e la sempre bellissima Michelle Pfeiffer.
MEMORABILE: La folle escalation finale dal pellegrinaggio in poi.

Fulleffect 21/10/21 17:08 - 107 commenti

I gusti di Fulleffect

Aronofsky mischia il thriller psicologico alla Polanski con l'home invasion, ci aggiunge l'horror, i riferimenti biblici, l'ecologismo, una moltitudine di simbologie e simbolismi di ogni genere e condisce il tutto con un uso esasperato della camera a mano; per tirare fuori un film valido da questa accozzaglia servirebbe un miracolo, oppure bisognerebbe chiamarsi Trier o Zulawski. Darren, dopo il già deludente Noah, compie un altro passo falso confezionando un film pretenzioso e confuso in cui zoppica anche il comparto tecnico. Si salva la buona prova del cast

Onion1973 3/11/21 18:46 - 163 commenti

I gusti di Onion1973

Una coppia, lei gravida, lui scrittore, animano un'appartata casa di campagna. Vengono prima disturbati da una coppia molesta (sempre bravo Harris), poi si avvia una baraonda surreale dal finale mistico trascendente. Metafora della furia al contempo distruggitrice e creatrice dell'artista/dio? Allegoria religiosa del martirio artistico? Il film risolve nelle scene finali un guazzabuglio (soprattutto la seconda parte) che rasenta il videoclip. Il messaggio, alla fine, risulta semplice se non semplicistico e tutto il film di conseguenza manieristico, un divertissement derivativo.
MEMORABILE: Il sacrificio del figlio (di Dio?).

Gabigol 23/01/22 12:23 - 569 commenti

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Divisivo come un vero film autoriale; discontinuo nel suo esondare di contenuti. Aronofski firma la sua personale rilettura biblica, innestando nel tessuto narrativo autoptiche riflessioni sull'egoismo del processo creativo e il febbrile rapporto Artista/Dio-Opera/umanità che detta legge sulla Casa-Mondo. Regia sinuosa, sorretta da variazioni di registro che sconfinano nell'esercizio polanskiano quanto nelle deformazioni corporali di Cronenberg e Yuzna. Brava la Lawrence in un ruolo che non richiede una vasta gamma di espressioni.
MEMORABILE: "Dobbiamo trovare il modo di perdonarli"; Il corpo estraneo nel water; L'ufficio profanato; Il sangue sul legno; La comunione cannibale; Il principio.
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  • Discussione Schramm • 29/11/18 17:29
    Scrivano - 7693 interventi
    ...ma sai che ho quasi paura a leggerlo, potrei trovarla ancor più banale e didascalica di come l'ho messa giù io, e la delusione troverebbe nuovi spazi dove accamparsi :D

    non di meno corro a leggerla, sono davvero curioso del raffronto.
  • Discussione Poppo • 29/11/18 22:23
    Galoppino - 465 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    Schramm, analisi molto interessante, però Aronofsky l'ha intesa originariamente così:

    https://www.lascimmiapensa.com/2017/10/03/aronofsky-spiega-significato-mother/

    Inutile dire a chi non l'ha visto che nella spiegazione c'è pieno di spoiler.



    non mi piace quando i registi spiegano i loro film

    ad ogni modo possiamo serenamente dire che avevamo capito in tanti :-)
  • Discussione Raremirko • 29/11/18 22:29
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    In che senso eran vie di recupero quei 2 films Schramm?
  • Discussione Schramm • 30/11/18 12:26
    Scrivano - 7693 interventi
    Raremirko ebbe a dire:
    In che senso eran vie di recupero quei 2 films Schramm?

    rispetto a the fountain, che per me costituì - dopo i primi due affondi dirompenti - un rovinoso tracollo che non lasciava presagire riparazione.
  • Discussione Schramm • 30/11/18 12:37
    Scrivano - 7693 interventi
    Poppo ebbe a dire:
    Herrkinski ebbe a dire:
    Schramm, analisi molto interessante, però Aronofsky l'ha intesa originariamente così:

    https://www.lascimmiapensa.com/2017/10/03/aronofsky-spiega-significato-mother/

    Inutile dire a chi non l'ha visto che nella spiegazione c'è pieno di spoiler.



    non mi piace quando i registi spiegano i loro film

    ad ogni modo possiamo serenamente dire che avevamo capito in tanti :-)


    ok letto. Devo dire, avvallando la chiosa di poppo, che sulla prima metà del fronte interpretativo e dell’intendimento d’autore non mi ero discostato molto. Del resto la sottotraccia biblica è molto poco sottostante ed è quasi impossibile prescinderne man mano che il film va verso il proprio big bang (ed è in tal senso curioso che il semantema del cognome del regista sia aron, come il fratello di mosé e l’etimo di arca). avevo sicuramente assegnato un po' diversamente le parti, secondo angolazioni differenti: in lei per esempio vedevo una crasi di eva, madonna e sant’apollonia. il cristallo lo intendevo più come costola adamitica e altre traslazioni simili. che vanno a colpire anche la reminiscenza polanskiana: per esempio daniela la affilia a rosemary’s baby, io mi sono invece maggiormente ritrovato puntelllato da carnage come se l'avesse diretto von trier o il primo vinterberg.

    quanto all’ulteriore spostamento-carico segnico che ho affibbiato io, posso grazie a questo rispondere, più o meno spiritosamente, a chi nell'articolo del link non si raccapezza sul possibile significato delle continue tinteggiature dei muri: vuoi vedere che è lo stucco teorico-semiotico dell’artista?! ma allora che dire del lavello non fissato che viene fatto franare? è l'apparato della critica? :D
  • Discussione Rambo90 • 30/11/18 21:24
    Pianificazione e progetti - 436 interventi
    Schramm posso dirti quello che ho pensato appena è finito il film: o è un'idea geniale quella di parafrasare la Bibbia o è una grossa paraculata. Infatti appena uscito dal cinema ero indeciso tra un giudizio tra 1 e 5. Due estremi, ma è proprio come mi ha lasciato il film, contraddetto in quello che avevo capito di ciò che avevo appena visto.
    Alla fine mi sono posto nel mezzo. L'idea mi ha affascinato, in alcune parti anche davvero disturbato per come Bardem sembra incurante di tutto quello che sta accadendo sotto i suoi occhi (ma ancora non avevo colto il senso, quello è arrivato alla fine), ma resta secondo me un modo per attirare l'attenzione e far dire al pubblico "caspita guarda cosa si è inventato". Preferisco film più semplici come The Wrestler appunto, che nella sua semplciità dice molte più cose e mi ha preso nel profondo.
  • Discussione Schramm • 1/12/18 14:09
    Scrivano - 7693 interventi
    Rambo90 ebbe a dire:
    Schramm posso dirti quello che ho pensato appena è finito il film: o è un'idea geniale quella di parafrasare la Bibbia o è una grossa paraculata. Infatti appena uscito dal cinema ero indeciso tra un giudizio tra 1 e 5.

    diciamo che è una paraculata geniale. è perciò che si rimane oscillanti tra il mifacciailpiacere e il wow.

    Rambo90 ebbe a dire:
    in alcune parti anche davvero disturbato per come Bardem sembra incurante di tutto quello che sta accadendo sotto i suoi occhi

    beh, dio è silenzioso e indifferente come la natura no? è anche perciò che ho sentito farsi lango a prepotenti spintoni antichrist (ma in qualche strano modo anche festen)

    Rambo90 ebbe a dire:
    Preferisco film più semplici come The Wrestler appunto, che nella sua semplciità dice molte più cose e mi ha preso nel profondo.

    essì, alla fine brevità di discorso è vastità di pensiero. e di norma il principio prismatico vuole che un solo fascio di luce generi l'intero spettro dei colori. qui aronofsky prova a giocarsela in reverse. chiaro che qualcosa non vada proprio per il verso sperato.
    Ultima modifica: 1/12/18 14:11 da Schramm
  • Discussione Rambo90 • 3/12/18 01:48
    Pianificazione e progetti - 436 interventi
    Si ma Antichrist lo avevo sentito più sincero, anche perchè Von Trier si spingeva più in là nella sgradevolezza delle immagini, mentre Madre rimane ancora con un piede nel pudico (tranne forse nel caos che precede il finale). Comunque è sicuramente un film interessante, imperfetto ma interessante.
  • Discussione Buiomega71 • 5/12/20 10:54
    Consigliere - 25892 interventi
    Inizia come una sottospecie di sitcom caliginosa e man mano diventa un kammerspiel surreale e allucinato (mai, come in questo film, le persone diventano particolarmente inquietanti e spaventose, tanto da farti provare attacchi di sociofobia) dove si prova empatia per la povera e basita Lawrence che si vede arrivare in casa frotte di sconosciuti strafottenti che non solo le invadono il nido d'amore (oltretutto supportati dal marito che ben gli accoglie), ma la trattano pure con mera sufficienza (la Pfeiffer, straordinaria megera cinica e ben poco discreta, che le intima , con disprezzo, di mettersi qualcosa di più decente addosso, per poi rifilarle, prima di lasciare la casa,  uno sguardo fulminate di odio e spregio ) o ci provano spudoratamente con lei (il tipo che vuole lasciarle, con insistenza, il suo numero di telefono, e che al suo rifiuto si becca pure della "troia snob"), fino a devastarle la casa (il lavello) in tumultuosi e disastrosi effetti catastrofici quasi landisiani, ma che quì, ben poco hanno di comico.

    Sprazzi di haunting movie che Aronofsky dissemina farloccamente quà  e là alla Amityville Horror (lo scantinato, il muro che sembra un volto, la parte della cantina murata, la lampadina che esplode sangue, la ferita "vaginale" sul pavimento, il mostruoso cuore che pulsa tra i muri della casa, la disgustosa cosa organica che butta liquami sanguinolenti nello scarico del wc, che pare nascere dai cleenex sporchi di sangue lasciati dalla Pfeiffer sul lavandino del bagno) poi vira in una diversa (e angosciosa) rappresentazione dell'home invasion, fino a sbroccare nel delirio finale apocalittico dove il buon Darren si lascia prendere un pò troppo la mano fino a deragliare in un confusionario e fracassone parapiglia armageddoniano di dubbio gusto (ad un certo punto arriva la polizia, le teste di cuoio, le esecuzioni capitali, i guerrieri della notte, le stanze ridotte a lager, i bidoni infuocati che manco I guerrieri del Bronx, mancava solo la Wehrmacht), ma rimettendosi in carreggiata subito dopo, con una potenza viscerale feroce e crudele da lasciare esterefatti (neonati idolatrati, fatti a pezzi e divorati-e quì entra in gioco Peter Greenaway e il suo bambino di Macon-la Lawrence massacrata di botte, poi tumefatta e sanguinate che impazza con schegge di vetro in mano tagliando gole a destra e a manca, con copiosi schizzi ematici, come nei rape e revenge settantiani), fino a qulla poetica e sospesa calma dopo l'esplosione, ridotta hellraiserianamente a un grumo di carne carbonizzata, l'estirpazione del cuore, il diamante estratto dall'organo ancora pulsante e la meravigliosa e destabilizzante chiusa ciclica all'infinito).

    Aronofsky si (ri)dimostra autore personale, ermetico, dotato di una personalità autoriale fuori dal comune, chiuso a baloccarsi nel suo mondo (molteplici i rimandi alle sue opere, soprattutto all'Albero della vita), sviscerando il suo universo, dispensando inquietudine, panico, disperazione, opressione, scardinando le regole preimpostate dell'horror, arrivando a colpire duro quando occorre, facendo sbranare un bimbo appena nato in un film prodotto da una major rispettabile come la Paramount, andando a sbattere nel cinema settario, prendendo di mezzo The Believers in salsa alla mescalina e le antropofagie dei profumi delle signore in nero, mostrando una Lawrence sempre più sbigottita e angustiata (e noi con lei, in un effetto di costante imbarazzo e disagio non poi dissimile da quello provato in The invitation) che gira per tutto il film piedini nudi, che soffre di non meglio identificati dolori di stomaco, che sembra avere una certa empatia con le pareti di quella casa (ma forse è lei la casa stessa, come dirà Bardem), che si trova d'improvviso invasa da un'orda di barbari scatenati che portano il caos, prima subdolamente (nella figura di un Ed Harris accanito fumatore in preda a crisi di tosse e non poco impiccione, poi la consorte parecchio cafona, infine i due poco amorevoli figli, di cui uno completamente fuori di testa), poi un fiume in piena inarrestabile che sfocia nell'anarchia distruttiva totale, tra fanatismi religiosi e sanguinari disordini di piazza (ci sono pure un gruppo di "guerriglieri" albanesi, tra il marasma del delirio aronofskyano).

    Aronofsky dice di aver portato sullo schermo la metafora della sacra bibbia, ma sarebbe più interessante pensare a una riprosposta de Le creature di Agnes Varda, dove i personaggi dello scrittore in crisi artistica prendono vita (mi viene in mente pure un pornazzo di Arduino Sacco) e vengono proiettati nella realtà (Bardem ama troppo, e incondizionatamente, queste misteriose persone che le invadono casa con disapprovazione-giustificata- della moglie, quasi come se fossero sue creazioni), ponendo al centro il dominio maschile nella coppia e l'ispirazione per i suoi scritti (la Lawrence appunto, che non solo è rassicurante dimora, ma musa ispiratrice e perno su cui poggia la creatività SPOILER ma quando l'ispirazione non arriva si volta pagina, e la Lawrence diventa solo mero involucro-come, appunto, le pareti di una casa- e ultracorpo sostituibile-e guarda caso, nella sequenza dell'allattamento del neonato, la Lawrence non deve addormentarsi, pena il sacrificio dei nascituri, proprio come succedeva negli Ultracorpi di sigeliana o kaufmaniana memoria, se dormi loro ti avranno-, come lo è la ragazza infuocata all'inizio e quella in chiusura che si desta dal sonno, che rimanda ad un ciclo infinito, dove il film inizia come finisce e finisce come inizia FINE SPOILER.

    Bellissimi e sofferti primi piani sul volto e sullo sguardo spaventato della Lawrence, piani sequenza infiniti e la MDP aronofskyana che avvolge, coinvolge e sconvolge, che parte come una commedia surreal bunueliana e finisce nel mare magnum del caos più distruttivo e irrazionale.

    Opera che sicuramente divide (come il suo autore) ma che non può lasciare indifferenti.

    Azzeccata la scelta di eliminare la colonna sonora, di rendere la meravigliosa fotografia di Matthew Libatique oscura e granulosa e di gettar scarabocchi stilizzati sui titoli di coda.

    Impressionanti gli sfx in animatronic di sua maestà Adrien Morot (il neonato issato, che getta pipì, dall'orda idolatrante e impazzita, il pancione realistico della Lawrence, il suo volto saccagnato di botte, le teste che esplodono) e fiamme in CG che tutto spazzano via, fino alla reiterazione alla "giorno della marmotta", dove la casa ridotta a un cumulo di fumo e detriti torna a splendere rigenerandosi a nuova ispirazione creativa e si ricomincia da capo.

    Forse imperfetto, con svarioni tipici del suo autore, ma di innegabile fascino, suggestione e potenza visiva, dove il puro concetto di horror le va decisamente stretto (più dalle parti di un Sentinel metafisico e metaforico che nemmeno in quelle di Society nei momenti "infernal/orgiastici").

    Andatevene dalla mia casa!


    Ultima modifica: 6/12/20 00:27 da Buiomega71
  • Discussione Raremirko • 8/12/20 23:49
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    Al cinema è fenomenale, soprattutto nella parte finale.

    Ultima modifica: 9/12/20 08:16 da Zender