Deludente pseudo-fantasy biblico reso tale per creare più interesse nello spettatore moderno. Bisognerebbe sapere quanto sono stati sconvolti gli scritti per poter commentare ciò che si vede, altrimenti non resta che fidarsi, anche se gli angeli caduti intrappolati nelle rocce sanno più di Signore degli Anelli. Gli attori si barcamenano anche. Mentre dal punto di vista visivo si può apprezzare qualche scena di massa. Il tutto però non è sufficiente a dargli un perchè. Evitabile.
MEMORABILE: Il cane con squame...mah; La figura del finto rinco Matusalemme (molto più lucido e saggio dei meno attempati parenti).
Al pari delle acque del diluvio, sentimentalismo e piagnistei pronatalisti si riversano sul film, provocando fastidio, rabbia e rifiuto. Noè – un Russel Crowe fin troppo serio e impegnato per il tenore della pellicola - innalza le insegne del Dio implacabile del Vecchio Testamento in uno scenario fantapreistorico ove convivono uomini, animali, giganti di pietra e sanguinarie tribù. Pressoché nulli i legami con la Bibbia; di imbarazzante puerilità i messaggi ecologisti e irenici, siglati dall’immagine spudoratamente patetica di una colomba in volo con in bocca un ramoscello d’ulivo...
MEMORABILE: L’interno dell’arca e le scene del diluvio; l'incontro tra bisnonno e nipote.
Parte male, con bestie squamose strane e angeli caduti fatti di pietra, ma dalla costruzione dell'arca in poi si riassesta e diverte. La regia è ottima, sa come creare uno spettacolone che accontenti più o meno tutti e il cast dà una prova sentita, in particolare Crowe e la Connelly, davvero emozionanti. Certo chi è un purista dei sacri testi storcerà il naso, ma chi cerca solo un film hollywoodiano d'impatto si divertirà.
Godibile giocattolone con atmosfere in bilico tra Play Station 4 e fantasy di produzione Reteitalia, che alterna costantemente scene di buon impatto spettacolare a incredibili baracconate. Crowe e Nolte notevoli, Connelly sorprendentemente in parte (la migliore del cast), Emma Watson tremenda e tremendamente fuori parte, Hopkins (un Matusalemme con look da ex metallaro) buon jolly trash, non pervenuti gli altri. Un certo calo nel secondo tempo non distrugge uno spettacolo innocuo, spessoso e trashoso, per bambini e adulti non troppo filologici.
Russell Crowe diretto dal Darren Aronofsky di The wrestler trasforma il mite costruttore dell'Arca in un mezzo pazzo che, nella seconda parte del film, pur di compiacere il Signore è pronto a uccidere le figlie appena nate di Emma Watson. Mix di tutto un po', con la "solita" comparsata di Anthony Hopkins che fa di Matusalemme un parente di re Odino. Jennifer Connelly, per la terza volta (la peggiore, ahimé), interpreta la moglie di Crowe, mentre le uniche scene degne del 3D sono quelle del diluvio. Il resto è noia e molta, anche Logan Lerman.
Affrontare un film a tema biblico, oggi, non è come 50/60 anni fa: a maggiori mezzi tecnici corrisponde un sviluppo orizzontale degli animi. “Noah” non intende risolvere i dubbi delle scritture quanto concentrare l’attenzione sul travaglio psicologico di un uomo sulle cui spalle vengono travasati compiti e responsabilità superiori alle sue forze. Nelle parte spettacolare restano dubbi sulle movenze da cartone degli angeli caduti, per quanto non sia mai ridicola la loro figura. In sostanza più complesso di quel che sembra a prima vista.
Russell Crowe con look "post-atomico" è il protagonista di un'indigeribile macedonia che mescola il genere biblico con visioni new age. Tralasciando le innumerevoli inesattezze storiche, sconforta la mancata capacità di un regista come Aronofsky di realizzare un intrattenimento degno di nota, pur avendo a disposizione buoni attori e un budget presumibilmente dignitoso. Il film è soporifero, privo di ritmo, con effetti speciali non eccezionali e alcuni "plagi" evidenti. Pessimo.
Sconcertante. Come può un regista come Aronofsky, uno che ha firmato roba importante, prestarsi a dirigere una brodaglia melmosa di melensaggini noiose e grottesche, insultando in un sol colpo sia la fedeltà narrativa alla Bibbia a cui dovrebbe almeno ispirarsi, sia la pazienza degli spettatori? Tutto di questo film appare ridicolo, patetico, ridondante e senza senso. Non mi capita sovente di indignarmi tanto, per cui non posso fare a meno di assegnare la palma di film più brutto dell'anno, forse del decennio.
Il solito soggetto storico trattato con accenti mistici e guerrieri dove il cast e la confezione non riescono a imprimere vigore alla storia né a trovare spunti originali che gli permettano di lasciare traccia nella filmografia recente. Sono decisamente più numerose le mancanze e i passaggi noiosi che la scene, di massa o di riflessione, meritevoli di menzione. E stavolta mancano pure sia gli effetti speciali che le scene di lotta.
Veramente deludente se preso sul serio; se preso invece come giocattolone può anche far divertire, questa polpettonata folle biblico-catastrofista. Crowe, Hopkins e Watson completamente inadatti al limite del ridicolo, un po' meglio la Connelly nel ruolo materno. Prima parte da sparo/risata, seconda più ragionata; il tocco aronofskiano si intravede in qualche sprazzo, ma non serve molto a risollevare il film, che cola a picco e si rende più simile al Titanic che all'arca di Noé.
Visivamente parlando è un godimento per gli occhi: una scena meglio dell'altra! La trama invece lascia a desiderare: personaggi che si poteva evitare e momenti inutili (molti). Comunque Russel Crowe se la cava, a differenza del resto del cast. Darren Aronofsky si conferma un buon regista e (almeno qui) un mediocre sceneggiatore.
Anche stavolta un film in partenza mediocre non ha deluso nessuno. Del resto da un blockbuster dal tema biblico con protagonista Russel Crowe cosa potremmo aspettarci? Almeno un po' d'intrattenimento. E invece no: solo tanto senso di spreco. Di tempo, soprattutto: tempo di realizzazione, tempo di visione. Ma c'è anche lo spreco di denaro. Non è dunque un furto, quello che subiamo? Pallinaggio unica consolazione.
Chi come me ha amato l'Aronofsky di The wrestler o Il cigno nero non potrà che rimanere letteralmente scioccato dalla prova offerta in questo guazzabuglio biblico. E non solo per la direzione scandalosa ma anche perché c'è la sua mano anche nella sceneggiatura. Il film parte pure benino, ma piano piano si incanala su strade soporifere fino a raggiungere nel finale inutili scene da tragedia greca con annessi strepiti e urli a dire il vero molto irritanti. Cast imbarazzante con performance da b-movie. Se la cava solo Winstone. Da dimenticare.
L'impatto è devastante, perché pare di assistere a una baracconata fantasy-religiosa con inquietanti derive new age. Poi lentamente il film ingrana (o ci si arrende?) soprattutto per merito di Crowe e della Connelly, che recitano davvero bene. In qualche scena (il diluvio e le battaglie) Aranofsky mostra tutto il suo valore. Il regista mostra di possedere due anime contrastanti: tanto avvincente e concreto in The wresler e Pi greco quanto evanescente qui e ne L'albero della vita. Astenersi detrattori del genere pellicciotto (in questo caso di stampo religioso).
Un tema sicuramente non facile per descrivere le gesta di uno dei padri biblici per eccellenza, situazioni talvolta poco fedeli alle Sacre Scritture, costumi non sempre veritieri ed esseri pietrosi talvolta sconcertanti, tuttavia il risultato non è del tutto malvagio. Ottime scene e soprattutto dignitose le interpretazioni del cast, in cui Crowe come al solito magnetizza l'attenzione.
Sicuramente il peggior film di Aronofsky, molto lontano dai fasti del Cigno nero. Di biblico non c'è assolutamente niente, anzi Noah è molto più vicino a un fantasy/catastrofico. Il punto più debole del sono sicuramente gli angeli, che ricordano molto La storia infinita. Pure il cast stellare non basta a salvare il film in quanto Crowe non rende granché. Classico blockbuster che punta solo sugli effetti speciali.
Hollywood non si smentisce mai: produce questi kolossal imperniati su eventi storici ma non riesce a esimersi dal non avere atteggiamento ermeneutico. Della Bibbia qui c'è solo un lieve accenno, per il resto invenzioni e adattamenti di vario genere, il tutto per soddisfare una certa fascia di pubblico. Cast di buon livello sprecato, per questo polpettone. Paesaggi islandesi molto belli, fotografia valida, ma ciò non basta a evitare il naufragio dell'arca...
1/3 di Bibbia, 1/3 di Signore degli anelli, 1/3 di catastrofico di routine, una spruzzata della Storia Infinita, tanta acqua da annegarci la Terra: è la ricetta del cocktail che ci propina Aronofsky con la complicità di un Crowe mai tanto tetragono. Ridicolo nella trama e nei personaggi, anche dal punto di vista spettacolare risulta assai modesto: gli effetti digitali sono mediocri, mentre gli animali, da sempre punto forte nella storia dell'Arca, sono relegati in secondo piano. L'unico motivo per vedere un film tanto brutto risiede nei numerosi momenti comici, ovviamente involontari.
MEMORABILE: Hannibal/Matusalemme che offre un té alle erbette allucinogene; il figlio che giustamente vorrebbe avere anche lui la possibilità di accoppiarsi
Di questa commistione di romanzo fantastico, racconto biblico e nozioni scientifiche non c'era proprio il bisogno. Eppure non è proprio una catastrofe – scusate – come sembra. Il passo della Bibbia che mi ha sempre incuriosito e affascinato viene rappresentato insieme a dei giganti di roccia che manco Il Signore degli Anelli e in una storia contro gli Altri che manco Lost. Tuttavia, qualcosa funziona: sarà la profusione di FX o i millemila animali e paesaggi... In chiave allegorica può anche essere guardato. Sicuramente però non un gran film.
MEMORABILE: I Vigilanti, che (ricordandomi gli Ent) paradossalmente sono la cosa che mi è piaciuta di più dell'intero film; L'arca.
A deludere non è tanto il grande discostamento da ciò che la Bibbia racconta, anzi una creatività intelligente (non è questo il caso) può dare nuovi stimoli e portare a riflessioni diverse, ma è il ritmo blando, soporifero più dei fumi somministrati ai poveri animali, a spegnere presto ogni interesse e attenzione. A poco servono gli effetti speciali o i bui paesaggi, senz'altro affascinanti; sono il comparto umano e una sceneggiatura che fa dell'episodio biblico un mediocre racconto fantasy ad abbassare decisamente la qualità dell'opera.
Aronofsky o si ama o si odia. Rimane però uno dei pochissimi registi viventi ad avere una propria originalità, una capacità personale di rappresentare le cose. Qui rilegge i miti biblici riuscendo nella non facile impresa di restare fedele alla storia risaputa e nel contempo di metterci alcuni spunti nuovi, alcuni riusciti (gli angeli pietrificati, il personaggio di Winstone, specie di Prometeus che si pone pari a Dio), altri meno (le ridicole battaglie fantasy). Crowe, la Connelly e Hopkins ok, Winstone ancora meglio, bellissima la Watson.
MEMORABILE: Gli splendidi paesaggi; Il racconto della creazione e caduta; Gli angeli precipitati sulla terra; Alcune scene del diluvio.
Sebbene il fiasco si potesse subodorare già in partenza, assistere inerti a questa rivistazione aronofskyana (ma senza Aronofsky) di un classico soggetto biblico certifica la parabola discendente imboccata con Il cigno nero e ridimensionata solo col successivo Madre!. La mano del regista di Pi greco si riconosce solo nelle fugaci apparizioni della visuale serpentesca, nei lampi delle premonizioni metaforiche che precedono l'imbarco nell'arca: il resto è tremendamente pacchiano e inconsistente, anche nella psicologia manichea dei personaggi.
MEMORABILE: Tubal-cain e i suoi seguaci fanno a pezzi un povero cervo.
L'Arca creativa di Aronofsky seguita a flottare alla deriva nel suo naufragante affondamento artistico-espressivo. Disarcionato in acqua dal suo cigno bizzoso, il frastornato Darren sceglie di risalpar per mari genesìaci con la riproposizione del vizzo mitologema diluviale, mal indirizzato sulla rotta cerchiobottista del Darwinismo cristiano. Il suo bibliColossal però, tra effetti grafici pedestremente goffi e una messinscena ultrascolastica, mal che vada sembra la parodia scottiana di un film di Gibson dopo un'abbuffata letteraria di fanta-libercoli post-tolkieniani. Un'impresa da (ripu)Dio.
Non è sicuramente il miglior film del regista, ma questo "Noah" qualcosa da raccontare ce l'ha, al di là della conosciutissima storia dell'arca del personaggio biblico. La prima parte è senza dubbio la migliore, grazie alle scene di battaglia tra umani e angeli in formato giganti di pietra ed animali in computer grafica ben fatti, inseriti in paesaggi naturalistici molto affascinanti. La verità è che la seconda parte è a dir poco prevedibile e si allunga in un finale banale e molto convenzionale, anche se c'è qualche spiraglio di emotività e tensione. Complessivamente non male.
Si inizia ed è subito delirio. Bastano pochi minuti, o addirittura meno col rischio di sembrare esagerati, per capire di essere dinanzi ad una sciocchezza di proporzioni... bibliche. Il problema non è certo l'aderenza o meno al testo di partenza, ma questo minestrone tra Sacre Scritture, il Signore degli anelli e altre pessimi lavori fantasy è a dir poco indigesto e sconfortante, tanto da sfociare nel ridicolo, ovviamente involontario, più e più volte. E così ci si deve sorbire l'invasato Noè, mostri assortiti, deliri, tradimenti e quant'altro. Per ridere, ma senza volerlo.
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Per chi ha visto il film, un "ripasso" simpatico, mentre chi non l'ha visto forse vi troverà la spinta per affrontare la visione, a patto di essere estimatori dell'umorismo involontario come la sottoscritta... ;o)
In assoluto direi la più bella interpretazione della mitica leggenda creazionista (fase due)... Peraltro per chi ha amato Prometheus verrà qui ulteriormente gratificato.
Darren Aronofsky riesce inoltre a traformare il mito in tragedia, nel senso che sembra di assistere a una tragedia shakespeariana...
Sinceramente non so come si faccia a disprezzare un film del genere. Evidentemente sono entrato in una fase di distorsione temporale...