Buiomega71 • 5/12/20 10:54
Consigliere - 27202 interventiInizia come una sottospecie di sitcom caliginosa e man mano diventa un kammerspiel surreale e allucinato (mai, come in questo film, le persone diventano particolarmente inquietanti e spaventose, tanto da farti provare attacchi di sociofobia) dove si prova empatia per la povera e basita Lawrence che si vede arrivare in casa frotte di sconosciuti strafottenti che non solo le invadono il nido d'amore (oltretutto supportati dal marito che ben gli accoglie), ma la trattano pure con mera sufficienza (la Pfeiffer, straordinaria megera cinica e ben poco discreta, che le intima , con disprezzo, di mettersi qualcosa di più decente addosso, per poi rifilarle, prima di lasciare la casa, uno sguardo fulminate di odio e spregio ) o ci provano spudoratamente con lei (il tipo che vuole lasciarle, con insistenza, il suo numero di telefono, e che al suo rifiuto si becca pure della "troia snob"), fino a devastarle la casa (il lavello) in tumultuosi e disastrosi effetti catastrofici quasi landisiani, ma che quì, ben poco hanno di comico.
Sprazzi di haunting movie che Aronofsky dissemina farloccamente quà e là alla
Amityville Horror (lo scantinato, il muro che sembra un volto, la parte della cantina murata, la lampadina che esplode sangue, la ferita "vaginale" sul pavimento, il mostruoso cuore che pulsa tra i muri della casa, la disgustosa cosa organica che butta liquami sanguinolenti nello scarico del wc, che pare nascere dai cleenex sporchi di sangue lasciati dalla Pfeiffer sul lavandino del bagno) poi vira in una diversa (e angosciosa) rappresentazione dell'home invasion, fino a sbroccare nel delirio finale apocalittico dove il buon Darren si lascia prendere un pò troppo la mano fino a deragliare in un confusionario e fracassone parapiglia armageddoniano di dubbio gusto (ad un certo punto arriva la polizia, le teste di cuoio, le esecuzioni capitali, i guerrieri della notte, le stanze ridotte a lager, i bidoni infuocati che manco
I guerrieri del Bronx, mancava solo la Wehrmacht), ma rimettendosi in carreggiata subito dopo, con una potenza viscerale feroce e crudele da lasciare esterefatti (neonati idolatrati, fatti a pezzi e divorati-e quì entra in gioco Peter Greenaway e il suo bambino di Macon-la Lawrence massacrata di botte, poi tumefatta e sanguinate che impazza con schegge di vetro in mano tagliando gole a destra e a manca, con copiosi schizzi ematici, come nei rape e revenge settantiani), fino a qulla poetica e sospesa calma dopo l'esplosione, ridotta hellraiserianamente a un grumo di carne carbonizzata, l'estirpazione del cuore, il diamante estratto dall'organo ancora pulsante e la meravigliosa e destabilizzante chiusa ciclica all'infinito).
Aronofsky si (ri)dimostra autore personale, ermetico, dotato di una personalità autoriale fuori dal comune, chiuso a baloccarsi nel suo mondo (molteplici i rimandi alle sue opere, soprattutto all'
Albero della vita), sviscerando il suo universo, dispensando inquietudine, panico, disperazione, opressione, scardinando le regole preimpostate dell'horror, arrivando a colpire duro quando occorre, facendo sbranare un bimbo appena nato in un film prodotto da una major rispettabile come la Paramount, andando a sbattere nel cinema settario, prendendo di mezzo
The Believers in salsa alla mescalina e le antropofagie dei profumi delle signore in nero, mostrando una Lawrence sempre più sbigottita e angustiata (e noi con lei, in un effetto di costante imbarazzo e disagio non poi dissimile da quello provato in
The invitation) che gira per tutto il film piedini nudi, che soffre di non meglio identificati dolori di stomaco, che sembra avere una certa empatia con le pareti di quella casa (ma forse è lei la casa stessa, come dirà Bardem), che si trova d'improvviso invasa da un'orda di barbari scatenati che portano il caos, prima subdolamente (nella figura di un Ed Harris accanito fumatore in preda a crisi di tosse e non poco impiccione, poi la consorte parecchio cafona, infine i due poco amorevoli figli, di cui uno completamente fuori di testa), poi un fiume in piena inarrestabile che sfocia nell'anarchia distruttiva totale, tra fanatismi religiosi e sanguinari disordini di piazza (ci sono pure un gruppo di "guerriglieri" albanesi, tra il marasma del delirio aronofskyano).
Aronofsky dice di aver portato sullo schermo la metafora della sacra bibbia, ma sarebbe più interessante pensare a una riprosposta de
Le creature di Agnes Varda, dove i personaggi dello scrittore in crisi artistica prendono vita (mi viene in mente pure un pornazzo di Arduino Sacco) e vengono proiettati nella realtà (Bardem ama troppo, e incondizionatamente, queste misteriose persone che le invadono casa con disapprovazione-giustificata- della moglie, quasi come se fossero sue creazioni), ponendo al centro il dominio maschile nella coppia e l'ispirazione per i suoi scritti (la Lawrence appunto, che non solo è rassicurante dimora, ma musa ispiratrice e perno su cui poggia la creatività
SPOILER ma quando l'ispirazione non arriva si volta pagina, e la Lawrence diventa solo mero involucro-come, appunto, le pareti di una casa- e ultracorpo sostituibile-e guarda caso, nella sequenza dell'allattamento del neonato, la Lawrence non deve addormentarsi, pena il sacrificio dei nascituri, proprio come succedeva negli Ultracorpi di sigeliana o kaufmaniana memoria, se dormi loro ti avranno-, come lo è la ragazza infuocata all'inizio e quella in chiusura che si desta dal sonno, che rimanda ad un ciclo infinito, dove il film inizia come finisce e finisce come inizia
FINE SPOILER.
Bellissimi e sofferti primi piani sul volto e sullo sguardo spaventato della Lawrence, piani sequenza infiniti e la MDP aronofskyana che avvolge, coinvolge e sconvolge, che parte come una commedia surreal bunueliana e finisce nel mare magnum del caos più distruttivo e irrazionale.
Opera che sicuramente divide (come il suo autore) ma che non può lasciare indifferenti.
Azzeccata la scelta di eliminare la colonna sonora, di rendere la meravigliosa fotografia di Matthew Libatique oscura e granulosa e di gettar scarabocchi stilizzati sui titoli di coda.
Impressionanti gli sfx in animatronic di sua maestà Adrien Morot (il neonato issato, che getta pipì, dall'orda idolatrante e impazzita, il pancione realistico della Lawrence, il suo volto saccagnato di botte, le teste che esplodono) e fiamme in CG che tutto spazzano via, fino alla reiterazione alla "giorno della marmotta", dove la casa ridotta a un cumulo di fumo e detriti torna a splendere rigenerandosi a nuova ispirazione creativa e si ricomincia da capo.
Forse imperfetto, con svarioni tipici del suo autore, ma di innegabile fascino, suggestione e potenza visiva, dove il puro concetto di horror le va decisamente stretto (più dalle parti di un
Sentinel metafisico e metaforico che nemmeno in quelle di
Society nei momenti "infernal/orgiastici").
Andatevene dalla mia casa!
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 25/01/18
Fedeerra
Ryo
Taxius, Thedude94, Didda23, Anthonyvm, Straffuori, Il ferrini
Gabigol
Deepred89, Rambo90, Herrkinski, Hackett, Rebis, Pumpkh75, Giùan, Buiomega71
Mtine, Piero68, Bubobubo, Schramm, Greymouser, Enzus79, Marcel M.J. Davinotti jr.
Capannelle, Daniela, Puppigallo, Kinodrop
Jdelarge, Muttl19741, Pinhead80, Lupus73, Fulleffect, Onion1973
Cotola, Minitina80